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Autore: Feel Good Inc    24/03/2009    7 recensioni
Quando suono, io non esisto: non c’è più Amanda Bloom; c’è solo la musica, dentro e fuori di me.
Ma poi, da qualche parte, c’è stato un suono diverso… Come un singhiozzo.
Di colpo sono tornata alla realtà, e mi sono voltata.
Dietro di me c’era un ragazzo.
Che piangeva.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amanda Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Mi hanno detto che si chiama Kyle »

« Mi hanno detto che si chiama Kyle »

 

 

 

 

È incredibile quello che puoi fare con la musica.

In sole sette note puoi creare mondi, realizzare sogni, perdere completamente cognizione di te e diventare puro suono.

È triste che qualcuno non riesca a comprendere questo miracolo.

 

 

Erano più o meno questi i miei pensieri, oggi pomeriggio, mentre me ne stavo là sola, seduta al piano a suonare.

Neppure la voce di mia madre che mi annunciava il suo rientro a casa mi ha scosso dalle mie fantasticherie. Quando suono, io non esisto: non c’è più Amanda Bloom; c’è solo la musica, dentro e fuori di me.

Ma poi, da qualche parte, c’è stato un suono diverso… Come un singhiozzo.

Di colpo sono tornata alla realtà, e mi sono voltata.

Dietro di me c’era un ragazzo.

Che piangeva.

Ho avuto un sussulto di spavento, ma lui sembrava molto più spaventato di me.

Si è allontanato così in fretta da cadere; poi si è rialzato velocemente ed è fuggito dalla porta di casa ancora aperta.

Io non riuscivo a muovermi dalla sorpresa.

È stata mia madre a riscuotermi. È entrata in tutta fretta dalla stanza accanto, ha seguito la corsa del ragazzo con gli occhi, quindi si è fermata di fronte a me e mi ha scrutata con aria truce.

«Chi era quello

Io mi sono concentrata su di lei.

«Non… Non lo so… Io… È entrato all’improvviso.»

Le narici di mia madre si sono dilatate, segno che era furiosa.

«Ah, è così?» Mi ha agguantata per un braccio, costringendomi ad alzarmi, e mi ha trascinata fuori. Dall’ingresso abbiamo visto che il ragazzo entrava in casa dei vicini, i Trager. «Bene. Stasera risolveremo questa cosa.»

 

 

E infatti, questa sera eravamo entrambe al cospetto di Nicole Trager.

A me piace Nicole. È una brava persona, e sorride quasi sempre. La mamma è un po’ più prevenuta, forse perché non nutre molta fiducia negli psicologi, e Nicole è appunto una psicologa. Una delle migliori, a quanto sembra.

Mentre mia madre iniziava la sua tirata, io avrei voluto sprofondare dall’imbarazzo.

Lei ha subito iniziato ad attaccare Nicole.

«… Uno dei tuoi “casi difficili” ha fatto irruzione…»

Io mi sono voltata a guardarla, esasperata, e ho cercato di contraddirla.

«Non ha “fatto irruzione”, mamma!…»

Ma non è mai stata una donna facile. Ha continuato la sua solfa, imperterrita.

«… Ha fatto irruzione in casa mia questo pomeriggio, è arrivato di soppiatto alle spalle di Amanda, che era sola… Chissà cosa sarebbe successo se non fossi arrivata…»

Io ho cercato per un po’ lo sguardo di Nicole, sperando di farle capire con gli occhi il mio imbarazzo, e il fatto che non ero assolutamente d’accordo con mia madre. Quel ragazzo non aveva fatto niente di male.

Anzi, quando ho visto che era commosso dalla mia musica… ho provato… qualcosa… di strano. Ma non certo fastidio.

Ma ho smesso di guardare Nicole quasi subito, perché a quel punto il ragazzo in questione era entrato, fermandosi accanto a lei, e guardandomi con uno sguardo indecifrabile.

Ho ascoltato distrattamente Nicole scusarsi con mia madre e cercare di spiegarle la situazione, e lei ribattere con la solita acidità che me la rende spesso così antipatica.

Per qualche motivo, quel ragazzo mi affascinava.

Poteva anche essere un “caso difficile”, o qualsiasi cosa mia madre diceva che fosse; ma mi affascinava.

Ora lo guardavo da vicino, e ho visto la straordinaria intensità dei suoi occhi azzurri. Occhi curiosi, occhi pieni di segreti.

Gli ho sorriso, e quando l’ho visto ricambiare mi sono accorta che mi guardava come… come fossi la cosa più bella che avesse mai visto.

Ma la mamma ha notato i nostri sguardi, i nostri sorrisi, e si è subito sdegnata.

«Andiamo, Amanda!»

Prima che potessi rendermene conto, mi stava già trascinando fuori.

Continuando a guardare il ragazzo, ho fatto solo in tempo ad esclamare: «A presto!»

E spero davvero di rivederlo presto.

 

 

Mi hanno detto che si chiama Kyle.

Non ha ricordi, non ha alcuna coscienza di sé. I Trager lo ospitano in attesa di trovare per lui una nuova sistemazione.

Non so assolutamente nulla di lui, così come lui sembra non sapere nulla di se stesso e del mondo che lo circonda.

Ma una cosa la so: il modo in cui mi ha guardata, le sue lacrime mentre mi ascoltava suonare… So che quel ragazzo è speciale.

Kyle

Chissà chi è.

Mi volto adesso nel letto, vedo la luce della luna filtrare fino al mio cuscino, e sorrido senza un motivo.

Mi viene quasi voglia di tornare di sotto, a suonare.

Forse lui tornerebbe.

 

 

 

 

 

Ho visto due puntate di Kyle XY, due sole, e me ne sono letteralmente innamorata.

Scrivere qualcosa su questo telefilm maledettamente intrigante e misterioso è stata un’esigenza. Ovviamente, non potevo cimentarmi con lo stesso Kyle; so ancora così poco della trama… Ma poi ho ripensato al primo incontro che lui ha avuto con Amanda, nel primo episodio. Ho cercato di immaginare dapprima la reazione della madre di Amanda all’insolita apparizione di Kyle in casa, quindi i pensieri di Amanda stessa, e questo mi ha convinta. Così nasce questa piccolissima shot senza alcuna pretesa, scritta in sedici minuti cronometrati. ;D

Ah, sì: i pensieri iniziali di Amanda sulla musica corrispondono più o meno a quelli di Kyle nell’episodio; ho voluto giocare su una certa sintonia tra i due, pur non esprimendola chiaramente, perché è ovvio che Amanda non può conoscere i pensieri di Kyle.

Spero vi sia piaciuta! ^^ Me lo lasciate un commentuccio?

Baci, Fabiana

   
 
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