L'Ultimo Viaggio
Autore: Elwing
Un cielo cupo, grigio, pieno di nuvole saettanti che minacciavano la terra
che stava ai loro piedi inerme. Sembrava che i Valar si fossero dimenticati per
un istante della loro amata terra, o Arda, il nome elfico che gli era stato
assegnato all'origine del mondo, durante la sua prima primavera.
La pioggia cadeva incessante sul suolo, sui monti, sul mare…quel mare che
sette giorni prima Loro avevano voluto affrontare per fuggire da un mondo pieno
di ricordi dolorosi, guerre, morti…dolori che sapevano di non poter cancellare
dai loro cuori un tempo fieri ed ora stanchi di lottare.
Volevano scoprire nuove terre, nuove culture…e quella voglia di sapere
sembrava spingerli verso la morte.
Tra i flutti violenti e le enormi onde si poteva scorgere la loro nave, la nave
di Legolas e Gimli, una semplice nave di legno che sembrava frantumarsi ad ogni
onda.
Gimli stava seduto in un angolo inerme: la vela della loro imbarcazione era
stata distrutta da tempo, e a lui non restava che sperare nella salvezza, così
stava seduto da giorni nel suo angolo con quel poco di cibo rimasto, quel poco
che era riuscito a salvare.
Legolas era smarrito. È strano questo per un elfo, dato che questa razza è
nota per il buon senso dell'orientamento. Ma in tutto quel caos era impossibile
ritrovare la giusta rotta. Il giovane elfo, era stato partecipe a numerose
lotte, ed aveva preso parte anche della lotta per l'anello, quella spedizione a
Mordor per distruggere l'Unico Anello…ma contro il mare non sapeva come
comportarsi. Era stata la sua voglia di sapere a spingerlo a viaggiare. Quella
voglia che sentiva tutt'ora e che lo fece ritornare per un istante al momento in
cui decise di voler viaggiare…..
La guerra dell'Anello era ormai terminata da anni, e la gloria e la fama
aveva circondato i componenti della compagnia,soprattutto Frodo che era riuscito
con le proprie forze a distruggere l'Unico e a sottrarsi dal potere del malvagio
anello di Sauron. Arwen aveva rinunciato alla sua vita immortale per amore di
Estel , ed era così diventata la sua sposa, la sua regina. Tutti erano tornati
alla propria vita di un tempo, ma sapevano benissimo che tutto quello che
avevano passato l'avrebbero dimenticato solo con la morte….e dopo numerosi
anni, era arrivata per tutti.
Frodo, Sam, Marry , Pipino, ed anche Aragorn e Arwen avevano lasciato l'amata
terra di mezzo. Solo Gimli, Gandalf e Legolas erano ancora vivi, ma per due di
loro non c'era molto tempo…solo Legolas sarebbe vissuto in eterno, per colpa
di quell'immortalità che lui disprezzava perché lo separava dal destino dei
suoi amici e che un domani lo avrebbe lasciato da solo. Di nuovo. Il principe di
Mirkwood sarebbe stato di nuovo solo. In realtà non sarebbe stato così: nel
suo villaggio sarebbe diventato Re al posto del suo coraggioso padre Thranduil,
avrebbe avuto una sposa e forse dei figli a cui insegnare l'arte del tiro con
l'arco, un popolo da cui farsi amare…ma nel suo animo si sarebbe sentito solo
e lo sapeva benissimo. Stanco di una vita senza fine, di una vita senza i suoi
amici, bramoso del desiderio di morire…di una vita tranquilla e monotona da
cui voleva fuggire; ed era proprio ciò che aveva fatto.
Un giorno, si diede appuntamento con il fidato Gimli sulle sponde del Grande
Mare a ovest di tutto: della contea, di Gran Burrone, di Bosco Atro…
E qui, alla foce del grande fiume Baranduin ( Brandivino) , stette ad ascoltare
il suono del mare, le onde, il profumo del sale che inebriava la sua mente e la
vista di quella distesa blu che riluceva sotto lo splendido sole d'orato, e che
faceva il tutto simile a pietre di inestimabile valore, un valore che aveva
rapito Legolas per sempre. Il dolce canto di Ulmo, signore dei mari, aveva
stregato i cuori dei due amici, che stanchi della vita che avevano vissuto,
decisero senza dubbi di partire, di lasciare il passato alle loro spalle, e con
esso il dolore che lo accompagnava.
Per Gimli sarebbe stato l'ultimo viaggio, dato che era vicino alla morte; ma per
Legolas poteva significare una nuova vita.
Il rumore della tempesta non riusciva a distogliere l'Elfo dai suoi pensieri.
Sembrava addormentato…Gimli si avvicinò strisciando sulla nave per paura di
cadere tra i flutti, e con una mano scosse l'amico che stava dormendo.
Legolas sussultò "Scusa non era mia intenzione addormentarmi. Erano
settimane che non lo facevo ed avevo bisogno di un momento per pensare…"
"solo tu riesci a dormire con questo baccano!"replicò Gimli
"stupido Elfo!"
Il volto di Legolas si illuminò per un istante lasciando lo spazio ad un debole
sorriso che non faceva da tempo.
Cercò di alzarsi per vedere il mare: quando lo fece vide enormi onde dinanzi a
loro e per la prima volta aveva paura di morire. Questa sensazione non l'aveva
provata neanche di fronte agli Orchi o al terribile Saruman, ma in quel momento
temeva per la sua vita e soprattutto, per quella del suo fidato amico.
"Scusami tanto Gimli…è colpa mia se non rivedrai più le tue amate terre…"
Gimli non ebbe il tempo di rispondere e di tranquillizzare l'amico, che Legolas
iniziò ad intonare un dolce canto…Il canto era un dono che il grande
Llúvatar, il creatore di tutto aveva donato ai Valar, suoi fratelli, e agli
Elfi, suoi primi figli. I primogeniti tanto attesi all'alba dei tempi.
Era un canto triste, melanconico, ma dolce e pieno di speranze. Si inginocchiò
ad un lato della debole nave, chiuse gli occhi e pregò i Valar.
" Oh Ulmo, grande signore del mare, colui che fece nascere in me la voglia
di navigare,di scoprire nuove terre, non ci abbandonare. Udii il tuo canto tanto
tempo fa ma non gli diedi ascolto, e quando lo feci intrapresi il duro viaggio
nella speranza di udire di nuovo il tuo canto. Oh Ulmo signore del mare, dei
fiumi, dei laghi e delle sorgenti; il cui canto ricorda le profondità del mare,
chiedi al tuo vassallo Ossë, signore delle tempeste, di cessare questa lotta,
che di lotte sono stanco, ed indicaci la via del viaggio…"
La nave tremò, si scosse sotto le onde possenti,e i due viaggiatori stanchi
sobbalzarono, sbattendo le teste sul duro legno e perdendo i sensi…
Un'ultima onda sollevò la nave, che si librò nell'aria, la mano di Ossë la
spinse nel vuoto e, il duro legno dell'imbarcazione si frantumò; ed i corpi dei
due viaggiatori si spersero nelle onde.
Legolas non sentiva più nulla, il suo corpo era leggero, credeva di essere ormai morto. Aprì debolmente gli occhi e intravide una possente figura che si stagliava nel grande blu che la circondava. Riconobbe la voce di Ulmo e la sua capigliatura blu, vide l'enorme palmo avvicinarsi a lui e si lasciò andare, rilassandosi a quel gelido tocco simile alla morte.
Mentre tutto ciò accadeva Gimli riemerse e riuscì ad aggrapparsi ai resti
della sua nave, quella nave che era stata anche del suo valoroso amico e che
ormai era…morto. Con la tristezza accumulata nel cuore durante gli anni
passati, e con la perdita del suo migliore amico, il nano non voleva più
lottare contro le onde voleva lasciarsi andare e cadere come aveva fatto il suo
compagno. Ma non ebbe tempo. Quando si rese conto di cosa gli accadeva intorno,
vide che il possente Ossë, aveva cessato di lottare, la sua ira si era
finalmente placata, ed il flebile sole del mattino illuminava l'argentea distesa
di acqua sorvolata dai bianchi volatili, tanto adorati da Ulmo. Era tutto
tranquillo, sembrava che non fosse accaduto nulla, tutto era tornato di nuovo in
pace, ed al povero Gimli non restava che piangere l'amato Legolas. Mentre
ricordava le numerose avventure da loro affrontate, in fondo al suo cuore sapeva
che l'amico non era morto, era solo lontano da lui, era certo che non l'avrebbe
più rivisto ma sapeva che era vivo.
Dopo poco iniziò a soffiare una leggera brezza, Gimli si ridestò e riuscì a
sentire il dolce canto di Manwë, signore dei venti, delle nuvole e delle
brezze. Il primo di tutti i Re voleva aiutare il piccolo nano, così soffiò
incessante per molti giorni, settimane, increspando le acque e guidando con le
correnti la piccola imbarcazione di salvataggio. Aiutò il viaggiatore anche la
piccola Estë, regina del riposo; che lo fece riposare per interi giorni,
rendendolo come morto. E questo sonno, era pieno di sogni belli e di amati
ricordi.
Quando Gimli si risvegliò, vide dinanzi a lui la terra, riconobbe subito quegli
odori, quei rumori e seppe riconoscere l'amata Terra di Mezzo: appena la sua
barchetta, se così può essere definita, entrò nel Golfo di Lhûn, il vento
cessò. E così trascinato dalla corrente del fiume, viaggiò tramite esso e
riuscì a raggiungere Hobbiton. Finalmente era di nuovo a casa.
Il calore del sole ed il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli,
destò il giovane Legolas. Rimase a terra per alcune ore, non capendo dove fosse
giunto. Sapeva solo una cosa: il grande Ulmo lo aveva salvato.
Sentiva il sole sulla pelle, sotto le sue mani una leggera sabbia d'orata, ai
suoi piedi la fresca acqua. Finalmente si alzò. Vide che era in riva al mare,
un mare sconfinato, enorme. Non riusciva a capire dove fosse, che posto era. Di
certo non era casa sua. Si guardò intorno smarrito, il dolce vento gli
scompigliava i lunghi capelli sciolti, facendoli sembrare di oro puro. Dinanzi a
lui il mare, dietro una sconfinata spiaggia, era da solo,non c'era nessuno.
Si mise a camminare per ore, giorni, mesi, anni, ogni tanto incontrava qualcuno
ma non sapeva chi fosse: non vedeva Elfi, Hobbit, Nani, solo uomini. Nella terra
dove era approdato c'erano solo uomini.
Uomini, palazzi di cemento, cavalli di metallo velocissimi,ed ancora uomini: non
vedeva prati,non vedeva campi, non vedeva boschi…era giunto in un posto dove
gli uomini si erano come dimenticati della natura, dei fiori profumati e dei
loro odori impastati nel vento.Si respirava solo aria sporca,fumi neri che si
levavano dal selciato.
Così, con la tristezza nel cuore, e con il disgusto di quel mondo rovinato,
iniziò a camminare, a correre in cerca di prati,fiumi,fiori.
Il giovane Elfo scomparve così nella città, nessuno sa dove è andato, nessuno
lo ha più visto, Lui sta ancora cercando un po' di pace. Si narra che stia
ancora camminando smarrito, chissà se il suo animo si è placato?Chissà se ha
trovato quello che cercava?Chissà se ha dimenticato antichi dolori?Chissà dove
si trova?
Chissà se ha provato a tornare a casa?
L'unica cosa certa è che lui è ancora vivo.