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Autore: supersara    25/02/2016    5 recensioni
Sakura è in ospedale in attesa di dare alla luce il secondo figlio. Sasuke e Sarada, soli in casa, si ritrovano a parlare dello zio Itachi.
Breve ma dolce momento padre e figlia.
Prima classificata al contest "Due parole per un'immagine" indetto da KakashinoSharingan sul forum di EFP.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sabaku no Gaara, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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UN BUFFETTO SULLA FRONTE

 


Sarada si avvicinò ai fornelli senza esitare. Doveva dimostrare di essere all’altezza della situazione. Afferrò il pelapatate e attaccò il primo tubero cercando di ricordare i movimenti di sua madre.
Non era un lavoro facile: era lenta, anche se il livello di qualità poteva definirsi perfetto.
Sasuke era seduto davanti alla TV. Sembrava tranquillo, ma Sarada sapeva che in realtà doveva essere impaziente almeno quanto lei.
Sakura era in ospedale, in attesa di dare alla luce il suo fratellino. Si era sentita male la mattina presto, ma stando a quanto dicevano i dottori, non era ancora giunto il momento del parto. Per sicurezza le avevano intimato di restare in ospedale, nonostante proteste come: “ho un’altra figlia, non posso lasciarla!” oppure “quando arriverà il momento saprò accorgermene da sola!”.
Sasuke le aveva detto di non preoccuparsi, avrebbe preso un permesso e sarebbe rimasto a casa. Sakura non sembrava rassicurata da quella dichiarazione: suo marito era uno shinobi di altissimo livello, e sì, era anche un buon padre, ma non li aveva mai lasciati da soli e come tutte le madri era fermamente convinta che ci fossero cose di cui potesse occuparsi soltanto lei.
“Stai tranquilla mamma, ce la caveremo!” Le aveva detto Sarada per rassicurarla.
“Pensa solo a stare bene e al piccolo.” Replicò Sasuke.
Le parole del marito e della figlia sembravano averla tranquillizzata, ma adesso la ragazzina era decisa a fare del suo meglio per occuparsi della casa in assenza della madre.
Mentre si perdeva in questi pensieri notò che non aveva sbucciato neanche mezza patata.
“Cosa fai?” La voce di suo padre la fece sobbalzare. Le era apparso dietro senza fare il minimo rumore, spaventandola un po’ per la sorpresa e un po’ per essere stata colta in fallo mentre il suo tentativo di preparare il pranzo procedeva in maniera disdicevole.
“Minestrone di verdure!” Rispose fingendo che fosse tutto sotto controllo.
Sasuke sorrise intenerito, espressione che la piccola Uchiha detestava: suo padre aveva sempre osservato il mondo con freddezza, ma quando era solo con lei, quello sguardo si presentava spesso e la faceva sentire piccola, debole. Mise il broncio e riprese il suo lavoro.
Lui afferrò una carota e la sbucciò senza problemi, per poi farla a pezzi e gettarla nella pentola. Sarada sgranò gli occhi infastidita. Accidenti a lui!
“Credevo che non ti piacesse il minestrone.”
“Non mi piace. Lo faccio perché piace a te… e poi fa bene.” Aveva deciso immediatamente il piatto da preparare: quando si cucina per gli altri si pensa solo per loro e ci si sacrifica per compiacerli.
Intanto Sasuke aveva già tagliato i pomodori e le cipolle. Sarada aveva finito con la patata e decise di dedicarsi al sedano lasciando l’altra da sbucciare a suo padre, che finse di non notare quel piccolo atto di debolezza.
Quando ebbero finito, andarono a sedersi sul divano.
Prima che potesse evitarlo, Sarada si ritrovò cinta dal braccio di suo padre. Avrebbe mai smesso di trattarla come una bambina? Si sarebbe divincolata se non avesse notato il piacere che quel contatto generava in lui. Era un uomo oscuro Sasuke, molti si sentivano in soggezione in sua presenza, ma con lei era diverso: era suo padre e ogni volta che la stringeva era una gioia, migliore e più grande di tutto ciò che aveva perso. La ragazzina gettò lo sguardo verso una fotografia su un tavolino. Ritraeva Sasuke con suo fratello da bambini: lo zio Itachi. Sarada non lo aveva mai conosciuto, ma Sakura le aveva raccontato qualcosa.
L’Uchiha più vecchio notò l’oggetto dell’attenzione della figlia, ma non disse nulla.
Sarada non gli aveva mai chiesto di lui, nonostante fosse curiosa.
Erano fratelli, e presto anche lei avrebbe avuto un fratello, così finalmente avrebbe capito cosa volesse dire. Boruto per esempio adorava la sua sorellina, anche se litigavano molto spesso. Chissà se anche lei avrebbe litigato con il suo fratellino, e chissà se suo padre e lo zio Itachi litigavano da piccoli. La curiosità era troppo forte, e poi quale momento migliore per chiedergli di lui?
“Ti manca?” Non sapeva come cominciare, e dato che si era accorta del fatto che suo padre la stesse osservando, decise di esordire con quella domanda.
Sasuke le sorrise, ma era un sorriso amaro, nostalgico.
“Tutti i giorni…” Confessò.
“Dimmi di lui.”
“Cosa vuoi sapere?”
Sarada sembrò pensarci su: “non so… vi volevate bene?”
“Sì… i fratelli si vogliono sempre bene, anche se litigano.” Con quell’affermazione l’intento di Sasuke era anche quello di prepararla a rapportarsi con il suo fratellino.
“E voi litigavate?”
L’uomo chiuse gli occhi rievocando aneddoti del passato.
“Litigavamo perché io volevo che stesse sempre con me, ma lui aveva la sua vita e spesso un fratello più piccolo non lo capisce. Nonostante ciò trovava sempre un po’ di tempo per giocare insieme.”
“Quindi anche se litigavate, siete sempre stati amici?”
Sasuke chiuse gli occhi e sospirò. Sarada capì che stava ricordando. Forse c’era qualcosa di cui preferiva non parlare.
“Quando ero piccolo lui fece una cosa che per me era sbagliata. L’ho odiato ingiustamente per anni. Poi, crescendo, ho capito che lo aveva fatto per me, che mi voleva bene, e che anche io, in fondo gliene avevo sempre voluto.” Fece una pausa e la guardò negli occhi.
“Non importa se litigherete, tu vorrai sempre bene a tuo fratello, e lui ne vorrà sempre a te. Non dubitarne mai.”
La ragazzina, resasi conto di quanto quell’argomento fosse delicato per suo padre, mise da parte la curiosità e si limitò a sorridere. Sasuke chiuse la mano a pugno, lasciando teso solo il dito indice e le diede un buffetto sulla fronte.
“Lui è ancora con me. È sempre con me.” Concluse.
Sarada, soddisfatta fece per alzarsi, ma gettando un altro sguardo alla foto dello zio, le sembrò come se il dito indice di suo padre le sfiorasse ancora la fronte.
Chissà cosa voleva dire quel gesto. Chissà se era qualcosa che riguardava Itachi.
Raggiunse il minestrone e lo girò con un mestolo di legno.
Voleva amare il suo fratellino, voleva essergli amica, voleva proteggerlo… e voleva anche dargli un buffetto sulla fronte.

 

 

  
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