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Autore: Danya    26/02/2016    1 recensioni
Pai si appoggiò al muro per osservarla con tutta calma, cercando in lei qualche sintomo particolare o uno stato d’animo preciso. Nel momento in cui sfiorò con gli occhi la linea del collo, delle guance e delle mani che leste lavoravano, avvertì una strana sensazione allo stomaco, come se si stesse piacevolmente contraendo e tornò a pensare alla sera precedente.
(...)
Retasu non aveva opposto resistenza, non aveva provato a scappare e si era semplicemente fermata. Sempre rossa (quel rossore che lo faceva impazzire!) si girò verso di lui e prese un respiro profondo. Per i primi secondi aveva solo continuato a fissarlo con imbarazzo e poi aveva avvicinato il suo corpo fino a sfiorarlo con il naso.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Wait for me.
[Sequel di “Al sapore di caffè” http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2826035&i=1 ]
 
 
 
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: 
Non essere indifferente! Salva anche tu una tastiera da pazzoidi
che le massacrano scrivendo come disperate!
Non chiudere gli occhi,
puoi salvare milioni di vite elettroniche
 
OS dedicata a tutte le donne timide, insicure ma che dentro nascondono un meraviglioso mondo.
 
“Dio benedica le donne che sanno ancora arrossire e conservi gli uomini che sanno ancora corteggiare.”
 
 

 
 
Pai rimase con gli occhi chiusi ma la coscienza cominciò a riaffiorare dal sonno ristoratore della notte e grazie ai suoi sensi più sviluppati, capì che qualche cosa non andava. La parte del letto alla sua sinistra era fredda e vuota: allungò una mano, tastando bene ma niente: era proprio vuoto.
Si alzò con uno sbuffo calciando via le coperte e afferrando i pantaloni. Evitò con cura di pestare gli indumenti sparsi a terra, tentato per un attimo di raccoglierli e metterli in ordine ma urgeva cercare la persona che doveva essere dall’altra parte del letto e non c’era.
Scese levitando le scale per non far rumore, troppo abituato a muoversi silenziosamente e intravide la figura dalla chioma verde seduta con le gambe allacciate al petto sulla poltrona blu scuro del salotto.
Si fermò ad osservare quel profilo delicato e ora un po’ pensieroso. Retasu aveva indossato nuovamente il pigiama e non sembrava essersi accorta della sua presenza e stava cucendo qualcosa, come suo solito fare quando era nervosa.
Pai si appoggiò al muro per osservarla con tutta calma, cercando in lei qualche sintomo particolare o uno stato d’animo preciso. Nel momento in cui sfiorò con gli occhi la linea del collo, delle guance e delle mani che leste lavoravano, avvertì una strana sensazione allo stomaco, come se si stesse piacevolmente contraendo e tornò a pensare alla sera precedente.
 
Era cominciato tutto con un’uscita tutti insieme, alieni e il team Mew Mew. Fin lì tutto ok, certo, stare allo stesso tavolo con Kisshu non era il massimo, ma il fratellastro era troppo intento a stuzzicare quella Mew Minto per dargli fastidio e così si era potuto concentrare solo su Retasu. Era passata poco più di una settimana dal loro bacio, al quale ne erano seguiti un paio timidi e incerti ma sempre partiti da lui e mai dalla giovane donna che andava in iperventilazione ogni qualvolta incrociava il suo sguardo.
Se provava ad accarezzarla, anche solo a sfiorarla, Retasu diventava bordeaux e sembrava dimenticare come si respirasse e ciò era frustrante. Sembrava essere partito tutto bene, con quel bacio mattutino al sapore del caffè, poi… puff!
Retasu si era chiusa a riccio nei suoi confronti.
Quella sera non era stata da meno. In cuor suo aveva sperato che, vedendola in un ambiente più intimo con gli amici si sarebbe sciolta e invece… niente.
Da sotto il tavolo aveva afferrato due dita, stringendole delicatamente mentre parlava con Shirogane di alcuni computer utilizzati per le ricerche scientifiche, e lei aveva ritirato la mano, come scottata. Sapeva di averle rivolto un’occhiata gelida e Retasu, che sembrava veramente mortificata, aveva abbassato lo sguardo rimanendo muta per il resto della serata.
Tornare a casa era stato peggio. Retasu sembrava restia a tornare, cercando di tergiversare ma alla fine si era arresa: aveva accettato la mano di Pai e si erano teletrasportati a casa.
-Buonanotte. - Retasu si era levata le scarpe e aveva mosso i primi passi verso le scale, quando la voce di Pai l’aveva bloccata: –Che problema c’è?
Retasu non si era neanche voltato a guardarlo: –Nessun problema. - aveva mormorato, tenendo la testa incassata tra le spalle.
-E allora perché?
La tattica di Retasu era quella di fingere indifferenza e di non capire :–Non so di cosa tu stia parlando. – tentò un abbozzo di sorriso, riuscendo solo ad alzare un angolo della bocca.
- Retasu, non prendermi per stupido. – ribatté acido.
Anche se avesse voluto scappare per salire in camera sua, l’alieno le si era parato davanti superandola con due falcate e la teneva ferma per un braccio: –Spiegati.
-Non… non c’è nulla da spiegare. - tartagliò, pallida.
Pai mollò la presa, battendo un pugno sul mobile lì vicino: –E cosa era quella cosa di prima? - si morse l’interno della guancia –Ti… disgusta? - non trovava altra spiegazione del rifiuto delle ragazza, l’ennesimo.
-No, non sono dis…disgutata. - deglutì aria, distogliendo sempre di più lo sguardo e guardando le proprie mani che si stavano stritolando a vicenda.
-E allora cosa? Non volevi? Non… ho sbagliato a baciarti? - Retasu non rispose, fissando intensamente il pavimento: –Ho ragione? Ho frainteso tutto?
Retasu mosse debolmente la testa in senso di diniego e continuò: –E allora perché non posso toccarti e baciarti?
La domanda posta così schietta la fece arrossire sempre di più, superando di un paio di tonalità il rosso dei capelli di Ichigo: –Io… non… non mi dispiace quando lo fai.
-E allora? - la incitò, cercando di calmarsi e di essere meno freddo e sprezzante, tenendo a mente che stava parlando alla ragazza più insicura probabilmente dell’intero pianeta.
-Forse non è la cosa più giusta, ecco. - disse tutto d’un fiato, mordendosi la lingua successivamente: non voleva dire quello. Sbirciò Pai da sotto gli occhiali e capì che le sue parole, così poste, erano state interpretate male e non si stupì nel vedere lo sguardo del giovane diventare duro come la pietra: - E’ perché sono un alieno?
Retasu aveva sgranato gli occhi e per la prima volta lo aveva guardato direttamente: –No! Non è così! Tu… mi… io…- le parole non avevano senso una dietro l’altra e Pai sospirò sempre più frustato.
Baciarla era stato più forte del raziocinio e ora che aveva avuto quel contatto tattile, umido, piacevole, ne voleva altri, sempre di più.
- Io devo… andare a dormire. - disse infine. Retasu provò nuovamente a superarlo, ma la bloccò stringendole forte il gomito
 –Allora baciami tu. Se veramente non c’è alcun problema, fallo.
Retasu non aveva opposto resistenza, non aveva provato a scappare e si era semplicemente fermata. Sempre rossa (quel rossore che lo faceva impazzire!) si girò verso di lui e prese un respiro profondo. Per i primi secondi aveva solo continuato a fissarlo con imbarazzo e poi aveva avvicinato il suo corpo fino a sfiorarlo con il naso. Era bastato alzarsi un po’ sulle punte per raggiungere le labbra chiuse nella linea dura.
Era l’ennesimo bacetto, di quelli da ragazzini impacciati, dolce e leggero.
E non gli andava proprio giù.
-Non così. - le borbottò sulla bocca, schiudendola e lasciando che le labbra si premessero bene.
Retasu si irrigidì e provò immediatamente a scostarsi mentre il viola la bloccava per l’ennesima volta, impedendole di allontanarsi. Era bastata la mano sulla testa della ragazza e un braccio intorno alla vita e Retasu aveva serrato i pugni contro la maglia, stringendola con forza mentre Pai schiudeva quelle labbra troppo a lungo negate per certe effusioni. L’odore della ragazza lo mandava in estasi, gli dava alla testa, come la morbidezza della pelle, delle labbra e il profumo dell’alito che si mischiava al suo.
Il problema era che Retasu era sempre più rigida, legnosa e non sembrava capace e voler ricambiare e la sentì addirittura tremare.
Si staccò da lei quasi con stizza, fissandola con i brucianti occhi ametista.
-Se non è un problema questo, allora vuol dire che sentiamo cose differenti. - ed era sparito, lasciandola sola in mezzo al salotto con gli occhi sbarrati e le labbra rosse.
 
Pai era tornato poche ore più tardi. Era andato a farsi un giro per la città e aveva davvero sentito la necessità di calmarsi.
Probabilmente era stato troppo duro con Retasu e si era sentito veramente un… verme, perché infondo lo sapeva che la ragazza era timida e piena di insicurezze.
Quando entrò nella sua stanza, la trovò raggomitolata e addormentata sul suo letto in un angolino e sospirò tra i denti.
Aveva il viso vicino ai pugni serrati e respirava con tranquillità mentre ciocche disordinate le cadevano ai lati del viso. Incerto sul da farsi si accucciò vicino al letto, a una spanna dal viso della verde. Doveva riportarla nella sua stanza o lasciarla lì?
Mentre valutava di andare a dormire di sotto, nel divano, Retasu aveva riaperto gli occhi, sgranandoli dopo averlo focalizzato meglio
-Pai! - disse, saltando seduta, rossa e aggiustandosi gli occhiali sul naso -Scu… scusami, mi sono addor…addormentata.
Il giovane non rispose, continuando a fissarla in silenzio.
Retasu si torturò l’orlo della maglia del pigiama. Quando Pai rimaneva in quel modo, con l’espressione indecifrabile e impenetrabile si sentiva nel pallone. Azzardò una domanda: –Dove…sei stato?
-In giro.
La risposta fu tanto lapidaria quanto gelida.
-Pai. - Retasu mollò il povero orlo della maglia e posò le manine sulle spalle larghe. Cercò in tutti i modi di non abbassare lo sguardo e di restare il più possibile diritta
 –Mi spiace tanto. - sembrava più un pigolio –Io sento quello che senti tu. Ma… è difficile.
Pai continuò a restare in silenzio, prendendo però una mano di Retasu e stringendola tra le dita.
-Per… per me è… difficile. - si fermò un attimo, sempre più rossa e a disagio –Sei… sei piombato dopo tanto … tempo…! Ti avevo dimenticato, avevo dimenticato tutto eppure…
La corazza di indifferenza cedette e le avvolse un braccio intorno alle spalle: –E allora perché sembra che io abbia la lebbra per te? - il tono gli suonò quasi ironico alle orecchie e percepì la ragazza rilassarsi nell’abbraccio.
Retasu fece due grandi respiri prima di rispondere: –Perché mi piaci così tanto che non penso possa essere vero.
Pai si staccò un attimo, squadrandola. Che?
- E’ la prima volta che… mi… succede e… ho paura che osservandomi meglio tu possa pensare di aver fatto… un errore di valutazione.
“Errore di valutazione”.
-Mi fai così… vile?
Lei scosse il capo e lo abbassò, mirandosi le unghie senza parlare.
- Retasu, se ti ho baciato è stato perché ho voluto farlo e perché ne sentivo il bisogno. Come lo sento adesso e ogni dannatissimo minuto che passo con te.
La verde alzò timidamente la testa verso il viola: –E’… è tutto nuovo…- mormorò.
Avrebbe voluto esporre meglio i suoi dubbi, come ad esempio ammettere che non aveva mai avuto un ragazzo e che, quindi, era inesperta in ogni ambito, non solo nel baciare.
E quando Pai la baciava, sembrava sempre voler tanto, di più, quel di più che non era certa di sapergli dare.
-Rilassati. - le sussurrò con quella voce bassa e roca che le mandava in pappa il cervello.
 
Disperata ne aveva parlato con le amiche. Quelle si erano guardate divertite, quasi dicendo “Era ora.” e facendole capire che si vedeva lontano un miglio che tra lei e Pai si era creata un’alchimia che avevano notato tutti.
-E dimmi, l’avete fatto?
La domanda candida di Purin l’aveva fatta diventare rossa e si era affogata con il the che stava sorseggiando a casa Aizawa, per una volta libera dal “debosciato”, come lo chiamava Minto.
- Co… cosa?
-Sì, insomma! - Purin guardò le altre chiedendo un appoggio –Vivete insieme, si vede che siete cotti come due pere… immagino che…
-Immagini male! - aveva ammesso la verde, che sentiva la pressione alzarsi.
Zakuro aveva ridacchiato: –Purin, dalle tregua. Non è una regola.
-Come no? Insomma, lei e Pai…
-Purin! - l’aveva apostrofata Minto –Se Retasu vorrà fare questo passo, lo farà quando si sentirà pronta!
Sentirsi pronta. Era quello il problema.
Lei non si sentiva mai pronta.
Pai era attento per ogni cosa e quando girava per casa lo sorprendeva sempre ad osservarla, uno sguardo troppo penetrante al quale non era abituata. Una volta l’aveva abbracciata da dietro mentre stava cucinando e le aveva poggiato le labbra sul collo sussurrandole un semplice “Cosa prepari?” e per poco non aveva preso un infarto, finendo di rovesciare il contenuto della padella sul piano cottura.
Era chiaro che Pai volesse un contatto fisico più profondo ma… se avesse sbagliato qualcosa, come al suo solito?
 
Ma questo Pai non sembrava curarsene. Nuovamente si era avvicinato a lei, ghermendole la bocca per la seconda volta nella serata con un bacio che di puro, casto e innocente aveva veramente poco.
Pai l’aveva fatta scivolare sul letto, facendola stendere accanto a sé, sfilandole pezzo per pezzo ogni parte del vestiario e lasciando che i suoi occhi si beassero di ogni lembo di pelle nuda. Ogni bacio era rovente, ogni carezza era carica di desiderio e Retasu sentì ben presto la testa scoppiare mentre il cuore martellava nelle vene.
Era lì, nella stanza degli ospiti, nuda e con Pai che sembrava particolarmente interessato a scoprire ogni angolo del suo corpo.
L’alieno aveva preso a baciarle il collo e a scendere sempre più giù, passando dai seni, alla pancia fino all’interno coscia e poi…
- Pai, fermo. Fermo.
Aveva chiuso le gambe e mettendosi in posizione fetale coprendosi con il lenzuolo.
Pai era rimasto un attimo inebetito a fissarla e si mise seduto accanto a lei (solo in quel momento, aprendo un occhio si era resa conto che anche lui era a torso nudo! Quando si era persa il passaggio?) con una mano che reggeva la testa mentre il volto assumeva un’espressione sempre più frustrata: –Mi dici cosa sbaglio? Cosa faccio per…?
-Non sono mai stata con nessuno. - lo disse con voce stridula, tenendo gli occhi chiusi per trattenere le lacrime –Non voglio che tu possa rimanere... deluso! - singhiozzò.
Pai rimase un attimo di stucco, fissando incredulo la ragazza al suo fianco. Certo che lo immaginava che Retasu fosse… beh, inesperta, ma non così tanto da crearle tanto disagio.
Rimase immobile non capendo bene cosa fare ma lei si mosse al suo fianco, coprendosi il più possibile il seno e lasciando il lenzuolo dal ventre in giù. Lo guardò con i grandi occhi blu lucidi quanto imbarazzati: –Non so cosa devo fare. Quindi, ti prego, guidami tu…
E il resto, beh… si può immaginare.
 
Quando l’aveva raggiunta al piano di sotto non avrebbe voluto disturbarla, ma sicuramente qualche cosa si sarebbero dovuti dire. Se la mew focena si era tanto allontanata da lui dopo un bacetto, figurarsi dopo aver fatto…!
Guardò l’orologio, vedendo che erano quasi le sette e puntò la cucina.
Retasu lo trovò così: a torso nudo intento a preparare qualche cosa sul piano cottura: -P…Pai?
L’alieno la fissò da sopra la spalla, con un’espressione rilassata e al contempo divertita nel vederla imbarazzata: –Vieni. Ti ho preparato una cosa.
La verde si mosse incerta: –Mi sembra un deja vù – disse debolmente, mentre il giovane la faceva sedere.
Le mise davanti del toast con sopra burro e marmellata e un bicchiere pieno di spremuta: la sua colazione ideale.
-Può essere. - le rispose, baciandola sulla bocca e concedendosi solo pochi secondi di effusione prima di allontanarsi da lei –Mangia.
Retasu fissò con imbarazzo il piatto: –E’… una cosa alla quale potrei abituarmi.
Pai sorrise divertito: –A cosa? Allo svegliarsi nello stesso letto o alla colazione?
Retasu addentò un toast, sperando di non soffocarsi.
Pai le sfiorò la tempia con due dita e la guardò seriamente. Non era un esperto, non era un campione di tatto ma con Retasu doveva andare coi piedi di piombo e al contempo darle sicurezza: –Salta la lezione, oggi. Rinvia il lavoro, chiama e dì che stai male. – le disse con calma.
Retasu masticò piano, studiandolo mentre le guance erano diventate porpora.
-Resta a casa con me a letto a dormire un po’.
La ragazza arrossì ulteriormente, incassando la testa fra le spalle: –Forse è meglio di no…
Cercò di non farsi saltare la mosca al naso, rimanendo rilassato ma indurendo appena il tono della voce: -Un altro passo indietro, Retasu?
Non rispose subito, continuando a masticare: –Mi sento così…- prese un bel respiro –Imbarazzata. E inadeguata.
-Ti assicuro che di inadeguato avevi poco, questa notte.
Questa volta, Retasu si affogò.
Possibile che Pai passasse dal mutismo completo alla sincerità più schietta? Una via di mezzo sarebbe stata mai possibile?
Le accarezzò la testa, aggiustandole la frangetta e Retasu si beò della carezza, rimettendosi a respirare con calma. Cercò di sorriderle il più dolcemente possibile: –Come ti senti?
-...bene. In imbarazzo, ma bene. - ammise con un filo di voce –Ma penso sempre che tu ti sia confuso… o abbia sbagliato.
Pai ridacchiò, rubandole l’ultimo pezzo di toast alla marmellata direttamente dalla bocca, staccandole un pezzo e sfiorando appena le labbra. Retasu tornò alle tonalità rosse, balbettando qualche cosa che lo divertì.
Stare con Retasu era stato bello, più di quanto avesse potuto immaginare. La ragazza era calda, morbida e si era stretta a lui chiamandolo per nome. Forse era stato un po’ rude (quello che aveva mille tecniche di seduzione era Kisshu, non lui), ma Retasu, lo aveva visto e sentito, aveva provato piacere tanto quanto a lui, e alla fine si era addormentata tra le braccia, allacciando le gambe snelle alle sue e poggiando la testa sul braccio.
-Ti va di andare di sopra? - questa volte le si appannarono gli occhiali e Pai scosse la testa, sempre più divertito –A dormire. - specificò e Retasu annuì forte.
-Sì. Sì. Fammi mandare due messaggi a…al Caffè e…. e… al corso e… andiamo…
Pai le baciò la testa, ispirando il profumo: –Quando fai così sei adorabile.
Retasu si accasciò sul tavolo, coprendosi la testa con le braccia borbottando con voce stridula –Finiscilaaaaa.- provocando solo e sempre ilarità nell’altro.
 
 
**
Salve =3
Sì, lo so, è una cosa assolutamente fluffuosa, una cosa stupida e smielata, è sempre una Paitasu ma… io in questi due mi ci vedo proprio =).
Penso proprio che il momento di una “prima volta” debba essere importante e speciale e ho provato a mettermi nei panni prima di uno, poi dell’altra.
Cosa avrebbero potuto fare?
Ed è venuta fuori questa cosa… un po’ di sana frustrazione per Pai, micro infarti per Retasu X°D
Questa Os vegetava nel mio pc da secoli e alla fine mi sono decisa a postarla perché… perché in Big Crunch li sto torturando tanto e una parte di me li vorrebbe vedere felici e contenti XD
E ora sfido chiunque a dirmi che la prima volta non è stata piena di dubbi, ansie, non siano partiti trip mentali ecce cc eccc. xD
Il titolo della os è preso dalla canzone Wait For me, https://www.youtube.com/watch?v=MC8QcaMMVQE . Per chi non la conosca, è una bella canzone! Ascoltatela =3
Fatemi sapere cosa ne pensate, l’opinione è sempre ben accetta ^^
Su su, che mi sembra che il fandom stia ricadendo nell’oblio =3 riempiamo il mondo d amore, zozzerie e fluff!
Sempre vostra…
Danya!
 
   
 
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