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Autore: IrethTulcakelume    26/02/2016    5 recensioni
La pioggia scendeva copiosa su Seoul, implacabile. Il rumore delle automobili era come distante, ovattato, coperto da quello più dolce e gentile dell’acqua scrosciante, che più che un rumore era musica. Una sinfonia compresa solo da alcune persone, apprezzata da poche, amata follemente solo da chi possedeva le orecchie giuste.
Percepì la pressione di una mano sulla sua spalla. Quella mano lo stava scuotendo con insistenza crescente, ma Chanyeol se ne rendeva conto solo in parte. Forse, come diceva sempre sua madre, alla fine la pioggia gli era entrata nel cervello.
- Ehi! Ehi tu! Ma sei impazzito?
Chanyeol ebbe un tuffo al cuore: quella voce, quella voce era entrata nella sua testa come un lampo a ciel sereno. Non aveva rotto l’incanto della pioggia, no: l’aveva amplificato.
[...]
{ChanBaek}
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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A Cristiana, che oggi compie gli anni e che shippa Chanbaek più di quanto non si possano shippare Lay e gli unicorni. Non ci siamo mai viste, ma abbiamo parlato tanto, e a me è piaciuto molto. Grazie per aver ascoltato i miei scleri e aver assistito al mio disagio senza scappare a gambe levate, per aver scritto papiri alessandrini insieme a me (sono sicura che in Egitto stiano ancora chiedendo di noi per rimpinguare un po’ la biblioteca). Spero che questo piccolo regalo ti possa piacere, anche sono comunque convinta che tu scriva decisamente meglio della sottoscritta… buona lettura.
E a te, che in fondo sei sempre nei miei pensieri. Se sei qui a leggere questa dedica, capirai se sto parlando di te, campanellino. E se ti stai chiedendo quando ho scritto questa dedica, sappi che l’ho fatto prima di scrivere la storia.


 
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TREE STEPS
Rainy days - Andante

 
 
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First step: Rain
“With a light gray background, why am I standing here?
I don’t know if I have a lot of thoughts or no thoughts at all”
 
La pioggia scendeva copiosa su Seoul, implacabile. Il rumore delle automobili era come distante, ovattato, coperto da quello più dolce e gentile dell’acqua scrosciante, che più che un rumore era musica. Una sinfonia compresa solo da alcune persone, apprezzata da poche, amata follemente solo da chi possedeva le orecchie giuste.
Chanyeol se ne stava lì, ad ascoltare la musica della pioggia. Ogni ticchettio per lui era una nota diversa, inimitabile, i passi affrettati dei passanti come raggomitolati sotto l’effimera protezione degli ombrelli erano il sottofondo, percussioni di gente ignara dell’arte che stava producendo. Tutto scorreva a rallentatore davanti ai suoi occhi: la città che correva intorno a lui sembrava improvvisamente ammantata da un alone di grigia e opalescente bellezza, gli edifici si confondevano dietro le gocce, si mischiavano tra loro in una plumbea confusione che però per Chanyeol aveva perfettamente senso.
Sentiva perfino l’odore della pioggia: non avrebbe saputo descriverlo, ma gli piaceva.
Per quello era fermo, immobile, a pochi metri da casa sua, senza un ombrello sulla testa, le ciglia imperlate d’acqua.
Percepì la pressione di una mano sulla sua spalla. Quella mano lo stava scuotendo con insistenza crescente, ma Chanyeol se ne rendeva conto solo in parte. Forse, come diceva sempre sua madre, alla fine la pioggia gli era entrata nel cervello.
- Ehi! Ehi tu! Ma sei impazzito?
Chanyeol ebbe un tuffo al cuore: quella voce, quella voce era entrata nella sua testa come un lampo a ciel sereno. Non aveva rotto l’incanto della pioggia, no: l’aveva amplificato. La voce di quella persona sommata a quella potente e leggiadra dell’acqua sembravano essere due suoni perfettamente complementari, che rincorrevano su un pentagramma immaginario di gocce e parole sussurrate.
- Guarda che sto parlando con te! Mi ascolti?
Il ragazzo si girò come al rallentatore verso colui che con il solo potere della parola aveva scatenato quei pensieri così inconsueti nella sua mente. Era un ragazzo più basso di lui di almeno una spanna, i capelli neri gli ricadevano sulla fronte resi appiccicosi dalla pioggia incessante, la giacca tirata sulla testa come unica protezione. Chanyeol pensò che fosse molto carino, così bagnato in mezzo all’acqua che non voleva saperne di fermare il suo corso. Si chiese come dovesse sembrare agli occhi di quello sconosciuto.
- Certo che ti ascolto, parla pure – rispose con un angelico sorriso dipinto sul viso. L’altro lo guardò come se avesse appena detto che le balene nuotavano nello spazio. Chanyeol si chiese cosa ci fosse di così strano nella sua frase, era semplicemente quello che pensava.
- Ma dico, sei andato completamente fuori di testa?
- Intendi dire se sono pazzo?
Il ragazzo assunse nuovamente l’espressione allucinata di prima. Chanyeol veramente non lo capiva: forse gli erano spuntate delle ali da pipistrello dietro la schiena?
- In effetti sì, era quello l’intento.
- Forse. O forse sono tutti gli altri a essere pazzi, e io sono l’unico sano.
- Sì, certo, e le balene nuotano nello spazio.
- Lo stavo pensando anche io pochi secondi fa – concluse Chanyeol con lo stesso sorriso di prima. Il ragazzo davanti a lui sollevò un sopracciglio perplesso, rivolgendogli uno sguardo dubbioso. Aveva ancora una mano sulla sua spalla, ma nessuno dei due sembrava rendersene conto.
- Okay, tu sei ufficialmente matto da legare.
- Perché sei qui?
Silenzio. Per interminabili secondi, tra i due ci fu solo un grigio silenzio, il suono della pioggia si riversava nelle loro orecchie come una strana melodia, li colpiva e scivolava loro addosso tranquilla e indisturbata.
- Non… non lo so. Perché sono qui? – Il viso dell’altro ragazzo esprimeva la sua confusione, e Chanyeol non poté fare a meno di constatare ancora una volta che fosse tremendamente tenero, la mano che teneva la giacca sopra la sua testa adesso aveva abbandonato il colletto per stringere le ciocche fradice.
- Forse sei pazzo anche tu.
- Senti, che ne dici se discutiamo della nostra duplice pazzia all’asciutto? – propose voltandosi di poco, ma continuando a tenere una mano sulla sua spalla. A Chanyeol non dava per niente fastidio, ma la richiesta del ragazzo gli sembrava davvero improponibile.
- Preferisco restare qui, tu vai pure se vuoi – rispose infatti, il solito sorriso imperturbabile dipinto sulle labbra.
- Davvero, tizio-pazzo-che-vuole-stare-sotto-la-pioggia, casa mia è dietro l’angolo, almeno…
- Chanyeol.
- …riparati sotto la pensilina-aspetta, cos’hai detto?
- Chanyeol. Park Chanyeol, è il mio nome. Non sono tizio-pazzo-che-vuole-stare-sotto-la-pioggia.
- Okay, tizio-pazzo-che-vuole-stare-sotto-la-pioggia di nome Park Chanyeol. – Chanyeol sbuffò a quel chilometrico soprannome, e un’espressione vagamente soddisfatta si dipinse sul viso dell’altro ragazzo. – Adesso, vuoi restare qui ad ammalarti di broncopolmonite o vieni con me?
Chanyeol si fermò un attimo a pensare. Andare a ripararsi quando pioveva era impensabile, non l’aveva mai fatto, e certo non avrebbe permesso a un ragazzo appena incontrato, uno sconosciuto, un estraneo, di privarlo di questo suo piacere. Eppure… il pensiero di non poter più ascoltare la sua voce lo faceva stare male, quasi quanto quello di abbandonare la sua amata pioggia. L’idea che non potesse più godere di quel suono angelico lo spiazzava, e se fino a pochi minuti prima era convinto che niente e nessuno avrebbe potuto convincerlo a muoversi dalla sua posizione contemplativa, ora non era più così sicuro.
Cosa gli stava succedendo? Il suo istinto lo tirava in due direzioni diametralmente opposte: la pioggia e il ragazzo. Doveva trovare il modo di conciliare le due cose, altrimenti sarebbe impazzito.
- Se proprio vuoi infradiciarti ben benino, io posso stare sotto la pensilina e tu no, così possiamo continuare a parlare rispettando le tue manie suicide, contento?
Quel ragazzo era palesemente un genio. O forse erano davvero pazzi entrambi, o lo erano quelli che passavano di fianco a loro e non capivano cosa ci trovassero l’uno nell’altro, cosa ci facessero in piedi sotto la pioggia, senza un ombrello. Perché continuavano a parlare come se niente fosse? Perché provavano questo desiderio irrazionale di continuare quella conversazione sconclusionata? Entrambi se lo stavano chiedendo, ma nessuno dei due trovava una risposta soddisfacente, o quanto meno non voleva sforzarsi a cercarla. Forse non c’era bisogno di una spiegazione. Forse c’era solo bisogno del suono delle loro voci insieme a quello della pioggia.
- Contentissimo. Fammi strada, signor…
- Byun Baekhyun.
- Byun Baekhyun, molto bene. Allora andiamo? – disse Chanyeol con entusiasmo, e Baekhyun, sempre più stupito dai comportamenti del gigante di fronte a lui, lo condusse fino a casa sua. Camminarono in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
Chanyeol ascoltava la pioggia, i clacson urlanti delle automobili, le voci delle altre persone, pensando al fatto che nessuna l’avesse mai stregato come quella di Baekhyun. Perché era proprio quello che aveva fatto: l’aveva stregato, irretito nella sua ragnatela, e Chanyeol non stava facendo assolutamente nulla per liberarsi. Sentiva che non ne avrebbe tratto alcun beneficio, e inoltre per continuare a bearsi di quel suono non avrebbe neanche dovuto rinunciare a quello dell’acqua che si abbatteva sulla città, quindi non vedeva perché avrebbe dovuto opporre resistenza all’incanto e al fascino che le parole del ragazzo esercitavano su di lui.
- Siamo arrivati – annunciò poco dopo Baekhyun. In effetti, la casa del ragazzo era distante un paio di isolati dal luogo in cui si erano incontrati: forse era addirittura possibile vederla da lì, ma non avrebbe saputo dirlo con certezza. – Allora, cosa ci facevi lì tutto solo a prendere acqua?
- Ascoltavo.
La riposta breve e concisa di Chanyeol spiazzò Baekhyun, che impiegò alcuni secondi per reagire.
- E cosa ascoltavi? Il rumore della pioggia che cade per terra e bagna i vestiti?
- No, ne ascoltavo la musica – rispose il ragazzo più alto, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E per lui lo era: non ricordava più neanche quando il suono della pioggia avesse iniziato ad affascinarlo, era qualcosa che faceva parte di lui da sempre. Sul viso aveva un’espressione indecifrabile, non si capiva se fosse felice o triste: le labbra sorridevano, ma la stessa cosa non si poteva dire dei suoi occhi. Chanyeol sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco: anche Baekhyun si sarebbe stufato di ascoltarlo blaterare di cose apparentemente senza senso, e l’avrebbe lasciato lì, di nuovo solo in compagnia dell’unica amica che non l’aveva mai tradito.
Si sbagliava.
L’espressione del ragazzo dai capelli corvini si fece improvvisamente più seria, gli occhi puntati su una pozzanghera. – Spiegami.
Spiegami.
Nessuno gli aveva mai chiesto di farlo: una volta appurato che Chanyeol aveva una passione strana e irragionevole per uno dei più comuni fenomeni atmosferici, la gente se ne faceva una ragione. Nessuno aveva mai cercato di comprendere, nessuno aveva mai voluto che lui spiegasse. Perché quello sconosciuto ora lo stava facendo? E perché lui sentiva il bisogno di soddisfare la sua richiesta? Ancora una volta Chanyeol non si prese la briga di cercare una risposta ragionevole.
- La pioggia ha una sua musica, la pioggia è musica. Se dovessi scegliere un tempo musicale, credo che sceglierei…
- Andante. Sicuramente andante.
- Andante.
I due si guardarono negli occhi, Chanyeol stupito della risposta di Baekhyun, uguale alla propria, Baekhyun stupito da se stesso.
- Come facevi a saperlo?
- Ho… ho tirato a indovinare – rispose dubbioso l’altro, passandosi di nuovo la mano tra i capelli fradici e distogliendo gli occhi da quelli del ragazzo di fronte a lui. Tornò a osservare la pozzanghera, forse cercandovi una spiegazione reale a ciò che era appena successo. – Credo.
Ci furono alcuni secondi di silenzio, coperti solo dal ticchettio delle gocce sulla pensilina della casa di Baekhyun, che furono interrotti proprio da quest’ultimo, che senza sollevare lo sguardo – sapeva che altrimenti avrebbe incontrato quello dell’altro – disse: - Continua.
Chanyeol sospirò e annuì con il capo, riprendendo la parola. – Andante. La musica della pioggia è andante, perché la pioggia scorre, senza badare a nessuno, senza fare caso a ciò che succede attorno. Perché va, semplicemente. Va e viene, e non sai mai quanto resterà, quando andrà via.
Chanyeol fece una pausa. Non aveva mai parlato così dei suoi pensieri, non era mai riuscito a farlo con nessuno dei suoi amici, o con i suoi genitori, eppure Baekhyun gli ispirava una strana fiducia, come se fosse l’unico a poter capire.
Andante.
- La pioggia però non per questo è cattiva, o malvagia: semplicemente è se stessa. È neutra, è libera, esiste da sempre e sempre esisterà, e forse è per questo che mi attrae tanto. A volte vorrei essere come lei: non dovermi preoccupare di nulla, correre attraverso lo spazio e il tempo incurante dei sentimenti degli altri, o dei miei.
Sorrise.
- Forse spero che l’acqua impregni talmente tanto i miei vestiti e la mia pelle da rendermi parte di sé. È una cosa tanto assurda?
Baekhyun sorrise di rimando, mettendo le mani in tasca. Questa volta guardò Chanyeol negli occhi mentre rispondeva. – Solo un pochino.
- Oh, grazie. In genere tutti si limitano a dirmi che l’unica cosa che ricaverò da questo mio continuo stare sotto la pioggia sarà un raffreddore coi fiocchi e i controfiocchi.
- Non ho intenzione di dire il contrario. Seriamente, dovresti salire a prendere qualcosa di caldo, starai congelando.
Chanyeol pensò ancora una volta a quanto Baekhyun fosse carino, con il suo altruismo mascherato di ironia pungente, gli occhi sfuggevoli, i capelli scuri come pece sparsi sul viso.
- Non preoccuparti, starò bene. Ora vado a farmi un giro, non pioverà ancora per sempre – disse con noncuranza, scuotendo le spalle mentre guardava le nuvole che si stavano lentamente diradando. – A presto, Baekhyun, ci si vede sotto la pioggia.
Dopo quelle parole, Chanyeol si voltò e scomparve dal campo visivo dell’altro. Non era ancora abbastanza lontano, però, per non sentire la sua risposta.
- A presto.








 
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Second step: Tomorrow
“Follow your dream like breaker,
even if it breaks down, oh, better
Follow your dream like breaker,
even if it breaks down, don’t even run backwards, never”
 
Baekhyun era accoccolato su una poltrona in camera sua, una tazza di cioccolata in mano, la musica che giungeva dallo stereo che i suoi gli avevano comprato per il suo compleanno. Lo aveva sempre amato moltissimo: il modo in cui le voci dei cantanti venivano amplificate e risuonavano nella stanza lo rendevano tranquillo, in pace con se stesso.
Quel giorno, tuttavia, non riusciva ad apprezzarlo pienamente: le sue orecchie bramavano una musica ben diversa, più immediata.
Il ragazzo prese un altro sorso di cioccolata e lanciò uno sguardo svogliato nella stanza. Era perfettamente ordinata e pulita, a eccezione di un minuscolo particolare, che non faceva altro che ricordargli il motivo per cui non riusciva a concentrarsi sulle sue canzoni preferite e a rilassarsi: la sedia della sua scrivania. I vestiti ancora bagnati del giorno prima giacevano lì, buttati con noncuranza sullo schienale. Avrebbe potuto metterli ad asciugare sul termosifone, ma aveva preferito non farlo.
Qual è il tuo problema, Baekhyun?
A Baekhyun piaceva l’ordine. Gli piaceva considerarsi una persona molto organizzata, ma dal giorno precedente una strana concatenazione di eventi lo avevano portato a seguire impulsi che non credeva di possedere. Come uscire di casa senza ombrello per salvare dalla morte per polmonite un povero ragazzo.
Il suo sguardo si perse sulla giacca che aveva usato come riparo, mentre il nome dello sconosciuto che aveva incontrato gli tornava alla mente. Park Chanyeol.
Quasi senza che se ne rendesse conto, le sillabe di quel nome gli affiorarono sulle labbra, e i suoi occhi si sentirono quasi calamitati dalla finestra. Cercò di vedere la strada dalla sua comoda posizione, ma non ci riuscì.
Baekhyun era sempre stato piuttosto pigro. In un’altra situazione avrebbe lasciato perdere, avrebbe ripreso a bere la sua cioccolata calda mandando al diavolo tutto ciò che comportasse anche la minima fatica, ma in quel frangente, non dovette pensarci due volte a posare la tazza sulla scrivania e a precipitarsi alla finestra.
Cosa mi stai facendo, Park Chanyeol?
Una lieve pioggerellina aveva appena iniziato a cadere sulla città, ma con grande disappunto di Baekhyun, il misterioso ragazzo della pioggia – così l’aveva soprannominato, sostituendo tizio-pazzo-che-vuole-stare-sotto-la-pioggia, che gli sembrava troppo poco poetico – non era in strada a infradiciarsi come il giorno prima. Le labbra del ragazzo si curvarono in una smorfia delusione: aveva sperato che l’altro avrebbe subito accolto l’invito delle gocce ticchettanti che gli piacevano tanto.
Forse aveva avuto un contrattempo, forse gli era morto il gatto, forse era in giro da qualche altra parte, o forse aveva cambiato posto.
Tutti quei forse infastidivano non poco Baekhyun. Non sapeva per quale ragione si stesse ponendo tutti quegli interrogativi su Chanyeol, ma di una cosa era certo: più si arrovellava per cercare delle spiegazioni, meno capiva qualcosa di se stesso e del ragazzo. Perché desiderava tanto rivederlo? Perché appena aveva avuto il sentore che stesse iniziando a piovere si era gettato alla finestra per controllare se Chanyeol fosse di nuovo dov’era il giorno prima?
Passò una mano sul vetro, le dita che strisciavano lentamente sulla superficie, mentre gli occhi continuavano a guizzare per cogliere la presenza del ragazzo, ma non accadde nulla per svariati minuti. Fu in quel momento che, per delle ragioni a lui – ancora una volta – ignote, si mise a fare la stessa cosa che faceva Chanyeol da quando ne aveva memoria: si mise ad ascoltare.
Andò a spegnere lo stereo, poi, senza curarsi di prendere un cappello o qualsiasi altra cosa per ripararsi, spalancò la finestra e mise la testa fuori, permettendo alle gocce d’acqua di bagnargli il viso, i capelli, il collo. Chiuse gli occhi, e in quel momento lo sentì, chiaro, perfettamente distinguibile in mezzo al caos della città in cui viveva, per un istante infinito relegato in un angolo della sua mente, escluso dal suo udito.
Andante.
Forse Chanyeol non era poi così pazzo.
L’acqua correva sulla sua pelle leggera, impercettibile. Realizzò anche, finalmente, perché il giorno prima aveva saputo completare la frase del ragazzo: perché quel ritmo, quell’andante, era anche parte di lui, aveva solo bisogno di qualcuno che glielo mostrasse chiaramente, che sapesse toccare le corde giuste all’interno della sua anima.
Gli aveva chiesto di spiegare, perché in fondo una parte di lui sapeva che quella era la sua grande occasione di venire fuori, di urlare a Baekhyun che la musica della pioggia voleva essere ascoltata anche da lui, che bramava la sua attenzione da troppo tempo perché si lasciasse sfuggire un’opportunità come quella.
Baekhyun aprì gli occhi, e seppe con certezza che quella volta avrebbe trovato Chanyeol esattamente nel posto in cui doveva essere. E così fu.
Quello che successe dopo fu una diretta conseguenza della scoperta della potente musica delle gocce ticchettanti che imperversavano per le strade di Seoul. O forse dell’acqua che gli era entrata nel cervello, come a Chanyeol.
Non appena lo vide, i capelli chiari appiccicati alla fronte, fu preso da una voglia irrefrenabile di raggiungerlo, di parlare ancora della pioggia, di guardarlo negli occhi e di leggervi a chiare lettere il moto andante che adesso batteva anche nelle sue vene.
Baekhyun non era mai stato il tipo di ragazzo che prendeva l’iniziativa, in qualsiasi circostanza, ma quella volta non ebbe il tempo di pensare a come avrebbe agito di solito: afferrò la giacca del giorno prima, anche se era ancora bagnata – poco male, tanto stava per uscire sotto la pioggia, di nuovo senza ombrello, di nuovo senza chiedersi cosa stesse facendo e perché.
Scese in strada con una rapidità che credeva fosse completamente al di fuori delle sue possibilità, e non appena si fu chiuso la porta dietro le spalle e la pioggia prese a bagnargli nuovamente i vestiti, la sua voce iniziò a urlare il nome di quella persona che gli aveva fatto aprire gli occhi.
Chanyeol, udendolo, si voltò istantaneamente, come se non avesse atteso altro che quello. Si voltò, e quando i suoi occhi incontrarono quelli di Baekhyun, capì, e fece l’unica cosa che sarebbe stata possibile in quel frangente: sorrise, e a quello spettacolo il cuore del ragazzo più basso prese a battere più velocemente.
- Ma dico, sei impazzito? Metterti a urlare così in mezzo alla strada? – Il tono di Chanyeol voleva essere vagamente di rimprovero, ma la risata nascosta sotto le sue parole non passò inosservata agli occhi attenti di Baekhyun, che sorrise beffardo.
- Io? Impazzito? – disse con tono melodrammatico, scatenando immediatamente la risata di Chanyeol. Era uno dei suoni più belli che avesse mai sentito. – Voglio solo che l’acqua impregni talmente tanto i miei vestiti e la mia pelle da rendermi parte di sé. È una cosa così assurda?
- Solo un pochino.
I due si guardarono per qualche secondo, poi scoppiarono a ridere. I passanti li guardavano come se fossero pazzi, ma i veri pazzi erano loro, che non comprendevano la musica della pioggia che fa germogliare i semi di quel fiore chiamato Amore, e a Chanyeol e Baekhyun non importava di quello che poteva pensare la gente di due ragazzi che ridono sotto la pioggia. Perché sapevano entrambi che il tempo scorre, e proprio come la pioggia non guarda in faccia nessuno, perché il domani che tutti aspettavano sarebbe diventato oggi, e oggi sarebbe diventato ieri, e il domani sarebbe già stato ieri, e loro non avevano tutti quei giorni da sprecare.
- Andiamo a fare un giro? – chiese a un tratto pieno di entusiasmo Baekhyun, gli occhi che quasi brillavano. Chanyeol lo guardava come imbambolato, osservava le lunghe ciglia imperlate d’acqua, e in quel momento si ritrovò ancora una volta a ringraziare la pioggia per lo spettacolo che gli stava offrendo.
- Senza ombrello? – Baekhyun guardò il sorriso di Chanyeol mentre gli poneva quella domanda, che a chiunque altro sarebbe sembrata perfettamente normale, ma che per lui aveva un significato ben preciso. Era un modo, anzi una richiesta di entrare nel suo mondo, fatto di uscite solitarie in mezzo alle gocce di pioggia, di silenzio e di caos, di disordine e ordine. Un mondo fatto di contraddizioni, un mondo fatto di Chanyeol.
- E come se no?
Il ragazzo più abbasso afferrò il polso dell’altro, che rideva e gli chiedeva, tra una risata e l’altra, dove lo stesse portando con così tanta energia. Avrebbe comodamente potuto liberarsi di quella stretta, le braccia di Baekhyun erano nettamente più esili delle sue, ma non aveva la minima intenzione di farlo. Come non era riuscito a smettere di ascoltare la sua voce, così in quel momento stava lasciando che Baekhyun lo trascinasse per le strade della città in cui era cresciuto.
- Fidati di me, ti porto in un bel posto – gli rispose voltandosi per un attimo verso di lui, poi riprese a guardare davanti a sé. Chanyeol voleva permettergli di entrare nel suo mondo, e lui avrebbe fatto lo stesso, anche se lo conosceva da un paio di giorni appena. Gli sembrava di essere in un sogno: era una sensazione a lui del tutto estranea, ma ormai stava iniziando a farci l’abitudine, e per la seconda volta in quel giorno, si ritrovò a chiedersi che cosa gli stesse facendo quel ragazzo. Stava stravolgendo la sua vita, il suo modo di vedere le cose, e se in quel momento non fosse stato così accecato dalla felicità e dalla meraviglia che provava per tutto ciò che gli stava vorticando attorno, avrebbe avuto paura.
- Eccoci qui.
I due ragazzi erano giunti in un piccolo parco giochi, completamente deserto, probabilmente per lo stesso motivo che li aveva portati lì. L’erba bassa era scivolosa per la pioggia, ma ai due importava ben poco di quell’insignificante particolare. I cavallucci a molla avevano la vernice un po’ scrostata, così come l’altalena rossa e le panchine. Tutto in quel luogo sembrava un po’ malandato, eppure a Baekhyun, che pure era sempre stato un perfezionista e un maniaco dell’ordine, piaceva da matti. Gli piaceva anche semplicemente sedersi sull’erba, in un angolo del parco giochi, e guardare la vita scorrergli davanti, lasciandosi un po’ ai margini; lo faceva quando era confuso, quando aveva bisogno di pensare, o quando aveva voglia di prendersi una pausa, di staccare la spina almeno per un po’, di sostare immobile in attesa di un domani migliore.
- Vieni – disse ancora, invitando Chanyeol a seguirlo ancora per un piccolo tratto dopo aver abbandonato la presa sul suo polso. Si diresse verso il muretto di pietra che delimitava un lato del parco, e vi si sedette sopra con un balzo, aspettando che l’altro facesse lo stesso, ma ciò non avvenne. O almeno, non subito.
Chanyeol, infatti, nonostante la sua altezza, aveva evidenti difficoltà a issarsi sul muretto. Baekhyun restò a guardarlo per un po’, neanche troppo velatamente divertito, per poi scoppiare in una risata fragorosa.
- Ma guardati! Grande e grosso come sei, non riesci nemmeno a salire qui sopra?
- Stai zitto Baekhyun, davvero, non ce n’è bisogno.
Vedendo la sua espressione adorabilmente imbronciata, però, il ragazzo non poté fare a meno di ridere di nuovo, coprendosi la bocca con una mano.
La pioggia continuava a scendere.
Baekhyun saltò nuovamente giù imponendosi di smettere di ridere. - È facile, guarda: devi solo darti una bella spinta con le gambe. – Mentre lo diceva, ripeté le sue azioni di prima al rallentatore, e dopo un altro paio di tentativi Chanyeol riuscì a salire sul muretto, seppur goffamente.
Sorrisero, poi si misero ad ascoltare. Ascoltavano insieme quei suoni che amavano sommamente: il rumore del respiro dell’altro, quello di un aereo che passava sopra le loro teste, quell’andante che li aveva uniti in maniera irreversibile senza che nessuno dei due potesse opporsi. Ascoltavano le gocce che scendevano fino a toccare i fili d’erba, per poi scivolarvi sopra con leggerezza e noncuranza; il suono che producevano contro il ferro, i cigolii dell’altalena. E quella per loro era musica, le giostre la loro orchestra preferita, la pioggia l’unica magistrale strumentista, l’aria il grande pentagramma sul quale erano scritte le note di uno spartito conosciuto a memoria da tutti, i loro respiri il basso continuo di quel concerto impossibile nella sua astrazione, incompreso, lasciato a se stesso mentre attendeva qualcuno che fosse in grado di ascoltarlo.
- Avevi ragione, è un bel posto questo.
La voce roca di Chanyeol riscosse Baekhyun dallo stato di trance in cui era caduto. Il ragazzo dai capelli neri si passò una mano tra i capelli ormai fradici, come il giorno prima.
- Sì, è il mio posto preferito in tutta Seoul. Non mi piace il centro: troppo pieno di persone che credono di poter comprare tutto con i soldi, troppo pieno di persone in generale. Non mi piace il caos, sentire tutte quelle… quelle voci che parlano di cose futili e prive di importanza. Invece qui mi sento a casa: mi siedo, e guardo, penso, mi distraggo dal disordine che ammanta tutto. Quando ho bisogno di non parlare, di non ascoltare, di non fare niente, vengo qui, e tutto sembra più facile, risolvibile.
Baekhyun fece una pausa, appoggiando entrambi palmi aperti sul muretto scivoloso. Chanyeol lo stava guardando, desideroso di sapere tutto del ragazzo di fianco a lui. Come un assetato di fronte a una sorgente d’acqua fresca, lui voleva capire i pensieri di Baekhyun, dissetandosi con il suono della sua voce su quello dell’acqua.
- Vengo qui, e aspetto il domani. O forse aspetto semplicemente qualcosa, o qualcuno, o il nulla.
Chanyeol aveva passato la sua vita ad ascoltare, Baekhyun a guardare. Chanyeol correva incontro ai giorni che scivolavano come granelli di sabbia tra le mani, Baekhyun li aspettava seduto in un parco giochi. Eppure quei due si erano incontrati, e ora parlavano, e fiumi di parole sgorgavano dalle loro labbra.
- È un bel modo di aspettare. Ma non puoi aspettare per tutta la vita, Baekhyun. Prima o poi quel qualcosa arriverà, ma non basterà restare fermo ad aspettarlo: quando sarà il momento, dovrai essere in grado di corrergli dietro, e anche se cadrai, e magari ti sbuccerai un ginocchio o inciamperai, non importa. La vita non è aspettare, Baekhyun. La vita è vivere.
- Lo so, me ne sono reso conto ieri – sussurrò Baekhyun, abbassando lo sguardo sulle proprie ginocchia. Poi, però, inaspettatamente, il suo capo si voltò verso Chanyeol, che lo guardava con un misto di diverse emozioni negli occhi, come aveva fatto da quando erano arrivati in quel parco. – Me ne sono reso conto ieri e ho corso, sai, Chanyeol? Non l’avevo mai fatto prima… ma caspita, che bella sensazione. Aspettare per me è sinonimo di quiete, di stabilità, ma correre… correre è la libertà che pulsa nelle vene, è la pioggia che suona il suo andante dentro l’anima.
E intanto, inconsciamente, si avvicinavano piano l’uno all’altro, le loro mani si incontravano, i loro occhi si incatenavano, la distanza tra i loro visi era così ridotta che ormai bastava loro un sussurro per parlarsi.
- Allora continua a correre.
- No, adesso basta. Sono arrivato.
Una mano di Chanyeol andò a posarsi sulla guancia fredda di Baekhyun, mentre un ultimo mormorio si perdeva nell’aria: - Sei così bello, Baekhyun… - E le loro labbra si incontrarono a metà strada, perché entrambi si erano sporti l’uno verso l’altro per conquistare quel contatto tanto desiderato. Era un bacio dolce, le labbra dell’uno su quelle dell’altro parevano innocenti, come quelle di due bambini. Era un bacio bagnato di pioggia e di parole che venivano dal cuore, un bacio che sapeva di ieri, di oggi e di domani, un bacio che non aveva bisogno di una collocazione temporale perché sembrava essere iniziato da tempo immemore e destinato a non trovare mai una fine. Le loro bocche si muovevano l’una contro l’altra seguendo l’andante dell’acqua scrosciante, in una musica fatta di silenzio, un misto tra il rincorrere e l’aspettare.
Le mani di Chanyeol erano lentamente scivolate via dal viso dell’altro, avevano percorso il suo fisico sottile al di sopra dei vestiti bagnati, e si erano fermate sulla sua vita, per premerlo maggiormente contro di sé, mentre le dita di Baekhyun avevano abbandonato la superficie di pietra del muretto per stringere i capelli fradici di Chanyeol, e abbassarlo alla sua altezza. Cominciò a premere la lingua sulle labbra dell’altro ragazzo, che a quella muta richiesta le dischiuse, per permettergli di esplorare la sua bocca. Baekhyun percorse tutto il suo palato, disegnò il contorno dei denti con lentezza, per assaporare meglio quel momento, mentre le loro lingue si incontravano finalmente per danzare al ritmo della pioggia.
Era come se entrambi avesse passato la loro vita coprendosi il viso, l’uno correndo e l’altro aspettando, ma senza sapere perché, per cosa. In quel momento, invece, tutto appariva chiaro: le maschere erano cadute, la mani salivano e scendevano avide e le bocche si accarezzavano senza fretta, come se avessero tutto il tempo del mondo, come se fossero divenuti finalmente parte del potente spettacolo dell’acqua senza età.
Si separarono per riprendere fiato, e si guardarono negli occhi, due splendidi sorrisi dipinti sulle labbra, i respiri affannati che si mischiavano.
Una mano di Baekhyun scese a contornare il viso di Chanyeol, disegnò con le dita le sopracciglia, gli occhi, il profilo del naso, la guance, il mento, la bocca. Il ragazzo più alto posò il palmo su quella mano, poi si riavvicinò a lui, e ripresero a baciarsi, sentendo il sapore del tempo che passava sulle loro labbra mischiato a quello della pioggia, e niente avrebbe mai potuto essere più perfetto di così.
Quando si separarono aveva smesso di piovere, ma le loro mani non si era lasciate neanche per un secondo.








 
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Third step: House of cards
“A house made of cards, and stupidly, us
Even if you say it’s a useless dream, just stay a little more like this”
 
Chanyeol guardava fuori dalla finestra con un’espressione triste. Le nuvole che avevano portato la pioggia dei due giorni precedenti si erano ormai diradate, le uniche superstiti erano raggomitolate l’una contro altra in forme cangianti di un biancore troppo incontaminato per essere causa di una bella piovuta. Le strade però erano ancora bagnate, punteggiate qua e là da pozzanghere lucenti, che ammiccavano in direzione di Chanyeol, come a dirgli di non essere troppo scoraggiato.
Come il più violento dei temporali non può durare in eterno, così non è possibile neanche per il Sole più accecante.
Certo, non che in quel momento a Seoul ci fosse il sole. Solo una tenue luce riusciva a superare la strenua resistenza che opponevano le greggi di nuvole schierate in cielo, esercito che combatte le sue battaglie privo di un comandante.
Chiuse gli occhi, appoggiando la fronte alla superficie fredda del vetro. Gli succedeva sempre di sentirsi un po’ giù quando smetteva di piovere: era come se la magia dell’acqua fosse stata spazzata via da un soffio di vento, come un castello di carte troppo fragile per tenersi in piedi alla minima pressione. Dopo un po’ passava, e tornava il solito allegro Chanyeol, quello che nessuno si immaginava a passeggiare come se nulla fosse in mezzo agli acquazzoni, ma il primo giorno niente sarebbe riuscito a farlo sorridere.
Ne sei proprio sicuro?
Chanyeol sbuffò ghignando contro la finestra. Continuava a ripercorrere gli eventi dei due giorni precedenti come se non ne avesse mai abbastanza: ripeteva nella sua mente il suono della voce di Baekhyun, le sue parole, la sensazione delle loro pelli bagnate a contatto, i baci che si erano scambiati sul muretto del parco giochi. Tornava a quei ricordi come a un film conosciuto a memoria, e che tuttavia non lo stancava mai, anzi: più ci pensava, più riguardava quel film, e più voleva pensarci, più voleva che quelle cose accadessero ancora.
Staccò il viso dal vetro, sentendolo freddo e un po’ bagnato: la condensa era passata sulla sua pelle, ma lui non ci fece troppo caso: in fondo, era abituato a quella sensazione umida e fresca dell’acqua. Si tirò in piedi ravviandosi i capelli con entrambe le mani, poi si stiracchiò per scacciare parte di quella stanchezza che l’aveva assalito con l’abbattimento causato dall’assenza di pioggia giù per le strade.
Poi andò in corridoio, infilò il suo cappotto grigio e, dopo aver controllato di avere le chiavi in tasca e aver avvisato la madre che stava per andare a fare un giro, uscì di casa. Probabilmente la signora Park era rimasta un po’ stupita da quella decisione del figlio: in genere Chanyeol non usciva mai quando non pioveva. In ogni caso, non glielo fece notare, né Chanyeol le chiese nulla in proposito.
Camminava senza fare caso alla sua direzione, procedeva semplicemente tra le strade con lentezza, mentre cercava di non inciampare nelle buche. Un minuscolo sorriso increspò le sue labbra: ripensò al giorno prima, quando aveva dato prova della sua goffaggine a Baekhyun. Quello, tuttavia, anche se aveva riso vedendolo così in difficoltà, non aveva infierito ulteriormente, e lui gliene era stato segretamente molto grato. Lo aveva aiutato, e la naturalezza con lui l’aveva fatto gli avevano scaldato il cuore.
Chanyeol infilò le mani nelle tasche, e senza sapere per quale motivo l’avesse fatto, si fermò. Sollevò lo sguardo sull’edificio davanti al quale le sue gambe gli avevano ordinato si frenare la sua passeggiata, e si sentì tremendamente patetico.
Riconobbe subito la pensilina sotto la quale aveva sostato due giorni prima, ricordava ancora perfino la forma della porta e del campanello. Rimase per un lasso di tempo indefinito a fissare il nome scritto in caratteri eleganti sulla targhetta in ottone, chiedendosi se le sue gambe lo avessero portato in quel luogo per una ragione precisa, o solo per farsi beffe di lui. A volte aveva davvero l’impressione che alcune delle parti del suo corpo non comunicassero con le altre, che giocassero a farsi i dispetti e a mettersi in imbarazzo a vicenda, evidentemente senza pensare al loro possessore, e a quali reazioni avrebbero potuto scatenare sul suo organismo. Forse era per quella ragione che era così scoordinato.
Dedicò ancora qualche secondo a osservare il campanello, chiedendosi cosa avrebbe pensato Baekhyun se gli avesse suonato – e si maledì per quella dannata insicurezza che stava provando. Senza darsi una risposta, allungò una mano e premette il tasto. Sentì il classico stridente rumore del citofono, poi la voce di una donna che rispondeva.
- Chi è?
Chanyeol rimase spiazzato per qualche istante: non aveva pensato all’eventualità che gli rispondesse sua madre. Tentò di ricomporsi il più velocemente possibile e si diede una scrollata schiarendosi la voce.
- Salve signora Byun, sono un amico di Baekhyun.
- Oh, certo, sali pure. Terzo piano – rispose cordiale la donna.
Chanyeol tirò un sospiro di sollievo: se l’era cavata anche quella volta. Mentre saliva le scale, pensò a cosa avrebbe potuto dire a Baekhyun, per quale motivo fosse andato a casa sua. Probabilmente avrebbe inventato sul momento, come faceva sempre. Tuttavia, ogni gradino gli sembrava una fatica enorme, e il suo cuore batteva più velocemente di secondo in secondo, ma lui non capiva per quale motivo… per un attimo fu tentato di raccontarsi una menzogna, di dirsi che era solo la stanchezza dovuta al salire le scale. Poi, però, si rese conto che sarebbe stato come negare l’evidenza, e questa non era una cosa da lui: era palese che il suo cuore avesse deciso di aumentare la frequenza dei battiti per un motivo ben diverso.
Finalmente giunse alla porta di casa di Baekhyun. L’uscio era già socchiuso, quindi Chanyeol si avvicinò e, dopo aver bussato un paio di volte, entrò in casa dicendo un esitante: - Permesso…
Subito sentì uno strano rumore provenire da una parte indefinita dell’appartamento: sembrava come se qualcosa di molto grosso e pesante avesse deciso di cadere rovinosamente a terra non appena aveva aperto bocca. Fece un passo in avanti, e le sue orecchie colsero nuovamente dei suoni, che provenivano sempre dalla stessa parte dell’appartamento. Prima che potesse iniziare a farsi domande, però, una donna, che intuì essere la stessa che gli aveva risposto al citofono, e quindi la madre di Baekhyun, gli si fece incontro con un sorriso comprensivo sulle labbra.
- Tranquillo, non preoccuparti, sarà mio figlio che ha fatto cadere qualcosa per terra…
- Mamma non dire cose compromettenti o ti rinnego! – urlò Baekhyun, confermando i sospetti della madre: la sua voce proveniva esattamente dalla stessa direzione dei rumori strani e preoccupanti.
- Stavo dicendo… vieni, accomodati pure, come hai detto di chiamarti?
Non l’ho detto. – Chanyeol.
Il ragazzo seguì la donna in cucina, dove quest’ultima cominciò ad armeggiare con pentolini vari. – Se vuoi puoi andarti a sedere sul divano di là, tra poco Bacon dovrebbe raggiungerti se non si ammazza con qualcosa sul percorso dalla sua stanza fino al salotto.
Entrambi risero alla battuta della signora Byun, che riprese subito a parlare: - Adesso vi preparo una bella cioccolata calda. Ti piace la cioccolata calda, vero?
- Certo – rispose affermativo sorridendo cordiale. Mentre faceva quello che gli era stato detto, pensò che in fondo la madre di Baekhyun fosse simpatica, gli piaceva. Sembrava una persona semplice, abituata – rassegnata – alle stranezze del figlio, forse proprio perché era da lei che le aveva ereditate. In lei aveva riconosciuto il colore degli occhi di Baekhyun, i lineamenti dolci del viso, stupendosi di quanto i due si assomigliassero.
Si tolse il cappotto e si sedette, e dopo un paio di minuti di attesa in cui si guardò un po’ attorno, davanti a lui comparve la figura di Baekhyun. Chanyeol si prese un po’ di tempo per ammirarlo: anche in pantaloni della tuta e maglione largo, i capelli lievemente scompigliati, era comunque bellissimo.
- Ehm… ciao. Qual buon vento ti porta qui, misterioso ragazzo della pioggia? – disse con molta nonchalance, sedendosi accanto a lui.
- Ah, ora non sono più tizio-pazzo-che-vuole-stare-sotto-la-pioggia?
- Misterioso ragazzo della pioggia è molto più poetico! Comunque… non eludere la mia domanda.
- E se avessi semplicemente avuto piacere di vederti, Bacon? – Chanyeol si coprì la bocca con una mano per nascondere una risata quando vide la reazione dell’altro: la sua espressione esprimeva immenso terrore, come se gli avessero appena annunciato che l’apocalisse sarebbe avvenuta di lì a pochi minuti.
- O mio dio, ti lascio due secondi con mia madre e subito quella ti spiffera il mio più imbarazzante soprannome? – disse con tono tragico. Si chinò coprendosi il viso con i palmi, i gomiti appoggiati alle ginocchia e uno sbuffo frustrato mal celato dietro ai denti.
- Dai, è carino… - provò Chanyeol, cercando nuovamente di dissimulare il suo divertimento.
- Carino?! È solo tremendamente imbarazzante, davvero!
- A me piace – rispose con un sorriso. A quella risposta, Baekhyun chinò la testa imbarazzato, reazione che non fece che ricordare a Chanyeol quanto fosse tremendamente tenero: riusciva quasi a vedere le sue guance diventare di una sfumatura più rossa del solito.
Un sussurro leggerissimo lasciò le sue labbra, che Chanyeol fu in grado di intuire, più che sentirr, solo grazie alla vicinanza con Baekhyun: un grazie, forse, o qualcosa di simile. Poi, il silenzio. Non era un silenzio pesante: era semplicemente un momento in cui le parole non erano necessarie, e a nessuno dei due piaceva parlare solo, come si suol dire, per “dare aria alla bocca”. Dalla cucina proveniva il rilassante rumore della signora Byun che preparava la cioccolata, mentre quello della città arrivava solo in parte in casa, attutito dai muri e dalle finestre.
Fu Chanyeol a interrompere quella quiete, senza per questo fare lo stesso con l’atmosfera che si era venuta a creare nella stanza. – Vorrei solo che riprendesse a piovere.
Baekhyun assunse tutto a un tratto un espressione più serena, e rivolgendo un sorriso rassicurante al ragazzo seduto di fianco a lui, disse: - Non preoccuparti, prima o poi torneranno le nuvole.
Se sperava di sollevare il morale a Chanyeol, però, non riuscì nel suo intento. Quello, infatti, si produsse in una risata a bassa voce, dal retrogusto amaro, e mentre altre parole di sconforto fuoriuscivano dalla sua bocca, i suoi occhi si fissarono in quelli di Baekhyun, cercando di fargli capire, di fargli sentire il suo stato d’animo, in quel giorno così cupo.
- E poi se ne andranno via di nuovo, come se io non fossi rimasto delle ore, dei giorni, ad ascoltarle.
Proprio in quel momento, entrò la signora Byun, recando su un piccolo vassoio metallico due mastodontiche tazze di fumante cioccolata calda, che furono prontamente posate sul tavolino basso di fronte al divano.
- Eccomi qua, ragazzi – disse subito con gentilezza. – Scusate se vi ho fatti aspettare tanto, spero che sia buona.
- Si figuri, signora, non ero neanche aspettato. È stata fin troppo gentile, e sono sicuro che sarà deliziosa: ha un odore ottimo – rispose Chanyeol, poi prese in mano la tazza più vicina a lui, e ne bevve un sorso. Baekhyun fece lo stesso, e dopo aver rassicurato la madre sul sapore più che buono della dolce bevanda, disse a Chanyeol di seguirlo in camera sua per finire di bere. Quando entrarono nella stanza, il ragazzo dai capelli neri prese posto sulla sua solita poltrona, quella che usava sempre, facendo segno all’altro di sedersi sull’altra di fronte.
Per un po’ bevvero in silenzio, poi Chanyeol, come prima, prese la parola prima di Baekhyun, che dopo averlo ascoltato si chiese se quel ragazzo che si era presentato a casa sua fosse lo stesso che aveva incontrato durante un acquazzone.
- La cosa peggiore è che la pioggia non ti chiederà mai scusa per i giorni in cui è stata assente, e tu la aspetti, docile, aspetti che torni come se la tua vita dipendesse da quello. Quando mi rendo conto che tanto le mie preghiere non saranno ascoltate… mi chiedo cosa sto facendo, perché sono così incatenato all’incanto del suo andante, della sua musica. E riprendo ad ascoltare, e ogni volta è la stessa storia… - Giunto a quel punto, Chanyeol si rese conto di aver abbassato il capo mentre parlava, dando voce a pensieri che mai avevano varcato la soglia delle sue labbra, ma ormai non si chiedeva neanche più perché provasse questo desiderio irrefrenabile di raccontare tutto della sua vita a Baekhyun. Sollevò lo sguardo, fino a incrociare quello perplesso del ragazzo seduto di fronte a lui. – Scusa… sto dicendo un sacco di cose senza senso, non ascoltarmi.
Chanyeol tentò un sorriso, ma non gli riuscì molto bene, anzi: quella smorfia tirata non sarebbe stata capace di ingannare neanche a un bambino di cinque non anni. Non sapeva mentire, ne era consapevole, ma cosa gli costava fare un tentativo? Baekhyun, tuttavia, lo stupì di nuovo – come troppe volte era già successo in quei due giorni – e, non appena ebbe pronunciato quella frase, posò la tazza di cioccolata calda per terra e gli si avvicinò, chinandosi verso di lui e passandogli una mano sulla guancia.
In un momento di bizzarra lucidità, Chanyeol pensò che il giorno prima non aveva notato quanto fosse morbida la sua pelle, in quel frangente resa scivolosa dall’acqua che scendeva copiosa dal cielo.
- No, non sono cose senza senso, solo…
- Solo? – chiese lui, deglutendo, mentre percepiva i minuscoli movimenti delle dita di Baekhyun sul suo viso.
- Perché oggi sei così?
- Così come?
- Così… così disfattista, ecco. Ieri non eri così – disse lievemente imbronciato, mentre continuava ad accarezzargli la guancia avvicinandosi ogni secondo di più. L’aria intorno a loro si stava facendo più calda, ormai le loro bocche troppo prossime l’una all’altra respiravano lo stesso ossigeno con l’innocente malizia di due giovani che sanno di avere tutto il tempo del mondo, ma vogliono avere tutto e subito.
- Ieri pioveva – rispose mormorando Chanyeol, e prima che potesse dire qualsiasi altra cosa, Baekhyun ridusse a tal punto la distanza tra loro che ormai per parlare doveva muovere le labbra su quelle dell’altro.
- Ma oggi ci sono io – e finalmente posò la bocca su quella di Chanyeol, dando inizio a un bacio ben diverso da quelli che si erano scambiati il giorno prima, seduti sul muretto di quel parco giochi, coperti da quella pioggia così incessante. Lì, chini su una poltrona, erano avvolti da un’atmosfera ben diversa: c’era più calma, più voglia di assaporare ogni attimo per imprimerselo nella mente in modo indelebile. E i due volevano davvero fare tutto con calma, ma si sa, all’ormon non si comanda. Infatti, la lingua di Chanyeol non esitò ancora a lungo per chiedere l’accesso alla bocca di Baekhyun, che dischiuse spontaneamente le labbra, come se non avesse atteso altro da tutta la sua vita.
Forse per mettersi più comodo, forse per provocare maggiormente il compagno sotto di sé, il ragazzo dai capelli neri si sedette a cavalcioni sulle gambe di Chanyeol, senza mai interrompere il contatto, anzi intensificandolo, prendendo a baciarlo con maggior foga e avvolgendogli le braccia attorno al collo. L’altro non restò certo senza far niente: le sue mani corsero istintivamente ai suoi capelli, stringendoli tra le dita e tirandoglieli piano per avere un maggiore accesso alla sua bocca. A quel gesto, un mugolio di piacere tentò di lasciare la sua gola, ma venne prontamente soffocato nel bacio, che da calmo si faceva mano a mano più energico e appassionato.
Baekhyun si aggiustò meglio sulle gambe di Chanyeol, cominciando a giocherellare con alcune ciocche di capelli e poi intrufolando le dita sottili sotto il colletto della maglia che portava. Gli accarezzava la pelle in una maniera così dannatamente piacevole che per Chanyeol fu quasi un dolore di tipo fisico, quello di staccarsi dalle sue labbra e porre fine per un po’ a quel bacio. Entrambi avevano il fiatone, esattamente come il giorno prima. In quei secondi di tranquillità, Baekhyun abbassò il viso fino ad arrivare con la bocca a pochi millimetri dal collo del ragazzo sotto di lui.
Stava per riprendere il “discorso” di prima, quando Chanyeol si scostò un po’ impedendogli di fare ciò che voleva. Baekhyun si sollevò di scatto, guardandolo con un’aria adorabilmente imbronciata, ma Chanyeol non si fece impietosire.
Gli rivolse uno sguardo sereno e sorridente. Era la prima volta che riusciva a sentirsi così bene il giorno subito dopo una piovuta.
- Ehi… con calma.
- Cosa? – gli fece languido l’altro, ma Chanyeol ancora una volta resistette alla tentazione, congratulandosi con se stesso per la forza di volontà che stava mostrando.
- Un passo alla volta, come in musica.
Baekhyun sorrise, comprendendo dove volesse andare a parare Chanyeol, come la prima volta in cui avevano parlato di tempi musicali.
- Andante, non presto, vero? – chiese spostandogli una ciocca che gli era ricaduta sulla fronte.
Chanyeol sorrise di rimando. – Decisamente meglio andante.
E Baekhyun sapeva che Chanyeol era un po’ come quella pioggia che amava da sempre: non sapeva quanto sarebbe restato, se sarebbe andato via, quando. In ogni caso, però, era determinato a godersi tutto il tempo che gli sarebbe stato concesso.
 
 
 
 
 
 
“Even so, I keep hoping
Even at the end, if you’re with me, I’m okay”








 
Angolo autrice
Eheheh, credevate che fosse finalmente finita qui, eh? E invece no, ci sono ancora le note a fondo pagina! Ma sarò breve, lo giuro (certo, un po' come ti eri giurata di fare una minuscola one-shot di compleanno).
A proposito: ti è piaciuta? Spero proprio di sì, perché a me è piaciuto un sacco scriverla. Che dire? Ti auguro ancora un buon compleanno, mille di questi giorni e Chanbaek per la vita, no?
Ringrazio tantissimo anche la The Doctor Lion (so che stai leggendo) per il sostegno morale e per tutti i complimenti immeritati che mi fa sempre. Mi vizi. *broncio* E naturalmente la stessa cosa vale anche per le mie amiche: ragazze, mi viziate troppo. Basta. Ahaha non è vero io sono una persona profondamente egocentrica, quindi continuate così che mi fate tanto tanto felice.
Bene... adesso vado, perché domani devo andare a scuola e preferirei non rasentare il livello zombie. Salve bella gente!
Ireth
  
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