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Autore: Ireth_Mezzelfa    25/03/2009    1 recensioni
{Mi torna in mente quel giorno del litigio e contemporaneamente mi assale un
senso di nausea e il mio stomaco sembra restringersi. No. No. No. Dominic non è più
mio amico. Quel giorno ha superato il limite!Non sono più amica di una Star da quel giorno.}
Fanfiction sul 'caro vecchio' Dom, visto con un background diverso^^
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My Star runs too fast



Chapter One:

Cloudy



 
 Hello! Questa fanfiction è nata qualche anno fa dalla mia mente malata e, dopo essere stata pubblicata con orribili errori, è rimasta abbandonata qui fino ad ora. Ho provato a risistemarla un po' e darle un senso ed ho intenzione di pubblicare il capitolo successivo (che è anche quello conclusivo) a breve...sempre che qualcuno vorrà leggere. :) A voi un giudizio, cari lettori coraggiosi.
Disclaimer: I fatti narrati sono assolutamente inventati, non conosco Dominic Monaghan nè tantomeno i suoi familiari :)



Me ne sto affacciata alla finestra.
Le goccie scivolano silenziose sul vetro scontrandosi tra di loro, fondendosi, creando scie saettanti, fino a cadere giù, nel vuoto.

Me ne sto qui accoccolata contro il termosifone, cercando di concentrarmi sul cielo plumbeo e non sui mille pensieri, altrettanto cupi, che mi ingombrano la mente.Sospiro e avvicino la tazza di caffè bollente alle labbra, sovrappensiero.
Dovrei proprio concentrarmi sul mucchio di scartoffie che ho davanti ma è come se la mia mente vagasse autonoma, ribelle: punzecchia quei ricordi crudelmente, come una zanzara nell'orecchio.
Chiudo gli occhi ricercando la lucidità: ora basta, June! Il lavoro chiama.
Poso la tazza sulla scrivania con un colpo seccoe, dopo essermi legata in un modo o nell' altro questa specie di foresta di capelli ricci che mi ritrovo, inforco gli occhiali e comincio a leggere il copione.
Oh, sì, so già cosa state pensando: 'June Anderson è una ricca e famosa star di successo che vive a Hollywood e sta lavorando a un glorioso copione di un rinomato regista!'
Già. Questo lo chiamo 'Effetto attrice': quando mi lascio sfuggire qual'è il mio lavoro, subito arriva l'espressione ammirata accompagnata da occhio inquisitore da 'Avrò visto qualche suo film?'.
 
Ma -e, credetemi, dispiace molto più a me che a voi- è in arrivo una grande smentita, Signori e Signore: June Anderson è una comune ragazza venticinquenne che vive in un appartamento a Manchester con due coinquilini coetanei e paga il suo affitto recitando in qualsiasi compagnia teatrale disponibile a concederle uno stipendio.
Il glorioso copione di un rinomato regista? Una commedietta in cui compaio per sì e no un quarto d'ora.
Hollywood? Uno dei tanti e squallidi teatri di Manchester con i sipari sbrindellati e un pubblico di massimo venti persone.
Certo, non è proprio il massimo detta così, ma dopotutto non mi lamento della vita che faccio...almeno non troppo.
Amo recitare. Ho studiato per fare ciò che faccio e voglio farcela, voglio scalare e riuscire sbucare fuori da uno di questi teatri grigi e spopolati che comunque rispetto: sono l'inizio. Non ho fretta, in realtà. Le cose si fanno con il ritmo giusto: accellerare sarebbe da pazzi.
Ognuno ha il suo ritmo; conosco persone che hanno un ritmo frenetico, velocissimo, assordante, burrascoso, ma è il loro ritmo della vita ed è giusto così. Però bisogna stare attenti a non lasciarci trascinare nel loro vortice, sarebbe assurdo e se ne uscirebbe tutti sfasati. Mai farti coinvolgere nel ritmo di qualcuno che corre più veloce di te. Mai.
Una strana sensazione allo stomaco mi fa maledire di aver sproloquiato mentalmente di ritmi e velocità fino ad arrivare a questo punto.
Ovviamente sto pensando al corridore di vita più veloce che conosca, quello che ha cercato di portarmi con lui qualche volta e che si è beccato anche delle belle rispostacce dalla sottoscritta.
Sorrido e mi accorgo che fa male, sono una stupida: non è più come prima, me lo devo ricordare.
Dominic. Monaghan. Non. Esiste. Più. Per. Me.
Scandiamocelo nel cervello e sedimentiamolo per bene.
 Io e Dom non siamo più amici.
Punto.
Mentre cerco di regolare il mio respiro che ha cominciato a farsi più agitato, il telefono di casa squilla. Sbuffo esasperata: so già cosa aspettarmi. Com'è che si dice? Quando si parla del diavolo spuntano le corna. Lascio squillare finchè non parte la segreteria e la voce maschile che mi perseguita da due settimane per almeno tre volte al giorno esce dall'apparecchio.
"Ju, sono io, Dom." 
Per l'appunto.
"Senti, sono già due settimane che mi ignori e io...io volevo solo..."
La voce del mio am...ex-amico è triste, pentita, implorate.
"...Insomma devo davvero chiederti scusa. Mi dispiace! Come posso fartelo capire? Non immagini quanto mi dispiaccia, non riesco nemmeno a dirlo. Ju, sul serio...cosa devo fare? Mi sento un verme, davvero. Te l'ho già ripetuto mille volte e non basta ancora! Ti prego, mi farai rovinare la mia bellissima e sensuale voce se continui a farmela usare per lasciarti messaggi!"
Ha. Ha. Ha. No Dom, stavolta le battute non ti aiuteranno, lo sai anche tu. Si sente che lo sai anche tu, lo sai che non mi convincerai. Quindi risparmiamelo, risparmiacelo.
Il suo tono torna serio, dispiaciuto.
"June, lo sai che è stato un errore. Quelle cose che ho detto...non riesco a perdonarmi, almeno tu..."
La voce di Dom si spezza e la mia mano, involontariamente, si sta autonomamente dirigendo verso la cornetta del telefono.
"...Bè, è inutile. Ciao Ju, se senti questo messaggio, chiamami. Ti voglio bene." Conclude piattamente, rassegnato.
Cade la linea ed io rimango lì con il braccio teso e immobile verso quello stupido telefono.
Da quando le braccia hanno deciso di non rispondere al cervello?
Mentre sono qui, in stato di semicoma una chiave girata rumorosamente nella toppa di casa mia mi fa tornare alla realtà; un bel pò di cigolii e raschiamenti di porta vari, una faccia sorridente sbuca dall'entrata.
"Buenas dias, cica!"
Ed ecco a voi George! Il mio coinquilino number one: alto 1.75, capelli lunghi, neri legati in una coda a differenza di un unico rasta che spunta di lato, occhi scurissimi e lineamenti che fanno pensare subito a un indiano.
Rimango ferma mentre lo osservo togliersi il cappotto e il cappello alla Bob Marley che indossa, finchènon si volta e mi guarda con aria interrogativa.
"June? "
Il suo sguardo passa da me alla cornetta ripetutamente, poi le sue sopracciglia sottili si inarcano per un attimo e un sorriso comprensivo spunta sulle labbra mentre si avvicina.
"Lo vogliamo chiamare sì o no?"
Punto i miei occhi nei suoi e mi mordicchio il labbro inferiore. No, June. Non pensarci nemmeno!
La mia mano si abbassa immediatamente e scuoto la testa convinta, incrociando le braccia: non faranno più movimenti inconsulti da adesso in poi!
"Neanche morta." Sentenzio.
"Ah, come vuoi cicaSei testona forte, però!"
George si lascia cadere sospirando sul divano di fronte a me ed io torno lentamente alla mia scrivania, al copione che non imparerò mai stasera!
"Esci stasera, Geos?"
"Ho le prove con i ragazzi alle otto, ma no, niente locali..."
Annuisco mentre lui tamburella sul bracciolo della poltrona fischiettando 'Three little birds' tenendo gli occhi semi chiusi e un sorriso rilassato sulle labbra.
Non so come faccia ad essere sempre così calmo con tutte le cose che ha da fare in una giornata: alla mattina studia all'accademia di musica della città e, per pagarsi le lezioni, lavora il resto del pomeriggio in un ristorante di cibo indiano. Inoltre, per non farsi mancare niente, suona in una band sgangherata nei locali notturni, fino all'alba.
Come faccia a restare in piedi durante il giorno è un mistero per tutti noi comuni mortali.
Torno a fissare le goccie e scuoto la testa, scacciando i pensieri compressi lì dentro. Devo concentrarmi su quel maledetto testo, non devo pensare a Do...
"Juns, stai be..."
George mi sta puntando addosso quello sguardo preoccupato che, come al solito, so che riuscirebbe a convincermi a sfogarmi, ma l'occhiata di supplica che gli lancio gli fa capire che se parlassi ancora un pò di Lui, il mio autocontrollo crollerebbe definitivamente.
"...Stai be...hmm, stai bevendo troppo caffè. Non dovresti riempirti così di caffeina." Conclude il mio coinquilino, correggendosi, ma rimanendo a fissarmi preoccupato.
"Hai ragione Geos, lo terrò a mente. Grazie."
Sorridiamo, ti voglio bene Geos.
Ancora silenzio: George sul divano, fissa la tv spenta, io quel copione vuoto che non riesco a leggere. Ormai il processo suicida è avviato: Dom si nasconde in ogni angolo del mio cervello. Tutto è perduto.
Ripenso a come l'ho conosciuto: io ero una piccola studentella di recitazione seria e determinata a raggiungere il mio obiettivo a costo di anni e anni di studio, lui era un piccolo studentello fuori di zucca, incoscente e svitato, ma pazzo al punto giusto per arrivare ad ogni cosa senza il minimo sforzo apparente.
Siamo diventati amici un pò per caso, all'inizio lo detestavo: riusciva bene in tutto senza studiare un tubo e se la cavava sempre con quella sua sfacciataggine assurda...un nervoso incredibile!
Poi l'ho conosciuto meglio e ho scoperto che non solo era fragile e spesso insicuro, ma era una persona capace oltre che di sparare cavolate, di ascoltare. Dominic riusciva a capirmi, lui comprendeva le mie preoccupazioni perchè, si sa che chi è stato male comprende il dolore degli altri. E per lui la vita non è mai stata tutta rose e fiori come sembrava dalla facciata di sicurezza e spacconaggine.
Il suo principale problema sono sempre stati i suoi genitori: loro non hanno mai appoggiato la sua scelta di essere attore, mentre Dom ne è sempre stato sicuro, quello zuccone.
Ha lottato talmente tanto per inseguire il suo sogno che alla fine, litigata dopo litigata, ha rotto con i suoi e se ne è partito da solo, per inseguire un sogno...per essere la star che ora è.
Sembra quasi la storiella di un ragazzino diciasettenne dalle fisse di indipendenza, ma da come lo sentivo parlare, da ogni sguardo e da quel velo di amarezza che traspirava dalle sue parole quando accennava alla sua famiglia, a me non è mai sfuggito quanto soffrisse.
All'inizio credevo che con il tempo le cose si sarebbero sistemate ma, se ripenso a tutte le volte che ho cercato di convincere quel testone a fare pace con i suoi, perdo il conto. Ottenevo sempre le solite risposte (''Juns, non li conosci. Non farmi da tata e non preoccuparti per me, brutta Moffetta!"), ma non ho mai rinunciato. 
E' così stupida questa situazione: ora che ormai è un uomo, ora che ormai ha raggiunto il suo obiettivo ed ha dimostrato di aver ragione si può pensare che i suoi si siano ricreduti, che si siano riavvicinati...
Ha-Ah. No.
Ripenso al successo del Signore degli Anelli, la triologia, le interviste, la celebrità, la gente che fermava Dominic per strada, programmi Tv, amici famosi...ne sono rimasta abbagliata anche io! Cavoli, Dom è cresciuto! Dom è affermato. Dom è un attore. Dom è una Stella. Ormai ero convinta che finalmente anche i genitori di Dom avessero finalmente compreso che tutta questa storia del Voglio Fare L'Attore non era un capriccio di un adolescente ma una passione, un lavoro vero.
E invece tutto questo li ha fatti chiudere ancora più a riccio nel loro rancore, come un bambino orgoglioso che non ammetterà mai di avere torto.
Quelle due sedie vuote alla Prima Mondiale della Compagnia dell'Anello...
Da quel momento Dom non parla più di loro.
 
I minuti passano, mentre la pioggia sulla strada di sotto è l'unica colonna sonora di questo pomeriggio grigio, finchè un forte colpo alla porta fa sobbalzare me e George.
Stunk! Stunk!
Ci guardiamo poi una voce dal corridioio ci raggiunge:
"Juns, George! Ragazzi sono io, Lucy! Apritemi, non ho le chiavi! Muovetevi che fa freddo!"
George sospira e alza gli occhi al cielo poi si alza e, ciabattando, va ad aprire a Lucy, la coinquilina number two, che entra con insolita grazia e leggiadria, praticamente spiedinando George con un ombrello mezzo rotto.
"Maledetto ombrello del cavolo!"
Esclama scuotendo i capelli castano chiaro come un cane e schizzando il povero coinquilino number one, che la guarda accigliato.
"Ti hanno investita con un trattore o semplicemente sei caduta in una piscina di fango, Lu?"Chiedo scrutandola mentre si scuote le maniche della felpa che ricordavo color ciclamino, completamente inzuppata e, totalmente, irrimediabilmente marrone fango.
Lucy sgrana gli occhi color cioccolato, tondi e brillanti poi arrossisce e sbuffa ravvivandosi la frangetta ormai appiccicata alla fronte.
"Bèh! Prima di tutto non è stata colpa mia."
"E quando mai."
George torna a sedersi sul divano con aria sempre più rassegnata.
"Ma vi giuro! Allora è andata così..."
Ok, June: prepararsi alla raffica.
"Ero appena uscita da Boog's, quando ho pensato:-Hey qui sta per piovere e non ho un fottuto ombrello per non bagnarmi i capelli!- E allora mi dico: -Hey! faccio un salto da Melany e me lo compro!- Così ho camminato fino all'incrocio, ma quando sono arrivata mi sono accorta di non avere nemmeno una cazzuta monetina! E ho pensato: -Cavolo! Qui se piove sono fritta!- Così ho cominciato a correre ma, ovviamente dopo tre secondi ha cominciato a venire giù un fottutissimo diluvio! E allora mi sono detta: -Se taglio per il parco arrivo prima!- E, correndo con la mia borsa sulla testa sono entrata nel parco...ma quei fottuti scoiattoli mi hanno fregata! Una maledettissima ghianda in mezzo al sentiero e mi sono trovata nella fanga fino al collo! Ma non solo..."
Lucy sospira e nel frattempo si toglie il maglione zuppo e le calze.
 George è andato in coma dopo le prime tre frasi.
"...Cadendo la borsetta mi è volata per terra e si è rovesciata e...indovinate? Sì! Sì! C'era dentro uno stupidissimo ombrello, porca paletta! Ho cominciato subito a raccogliere le mie carte come un isterica perchè stavano andando in malora sotto l'acqua, quando un brutto imbecille con la bici è sbandato nella melma e non solo mi ha coperta di schifo, ma ha pure investito il mio ombrello! L'ha sfasciato, quel deficente con il paraocchi! -Mi scusi signorina!- Ma mi scusi un bel cavolo!"
Scuoto la testa mentre la tirata di Lucy sui ciclisti incoscenti va avanti per quelle che credo saranno ore...Lei è fatta così. O te la tieni o la lanci dalla finestra. Anche se io e George propendiamo entrambi per la seconda opzione, alla fine finisci per volerle bene.
 E' stata l'ultima a venire ad abitare con noi: Lucy la gnometta buffa, una macchinetta ambulante di parole, anneddoti e faccette strambe che fanno morire dal ridere. Il suo ruolo in questo appartamento, sostanzialmente, è portare energia a due pacifici apatici come me e George e imbrattare le pareti di casa, data la sua passione per tutto ciò che è definito 'Arte' e che si può ottenere con un tubetto di colore e pennelli.
"...un fottutissimo taxi che ha investito una pozzanghera e sono arrivata qui!" 
"Incredibile." Mormora George con gli occhi socchiusi, in stato di trance.
"Vero?! Mi sono detta: -Ma che giorno assurdo!-"
"Lucy, sei tu che sei assurda!" esclamo aiutandola a togliersi anche la maglietta e lasciandola in canottiera.
"Gnèh gnèh gnèh! Non è colpa mia se la gente non guarda dove va, eh, insomma!"
La guardo annuire convinta e sparire in camera sua con i vestiti in mano a passo di marcia e, poco dopo sentiamo il rumore della doccia.
George mi guarda di sbieco e ridacchia scuotendo la testa poi chiude gli occhi ed entrambi restiamo fermi ad ascoltare lo scroscio della pioggia unito a quello del'acqua della doccia.
Abbasso le palpebre anche io e, per un momento, ho la testa completamente vuota...c'è solo quel plik plik plik insistente al quale sono abituata da sempre...qui piove spesso.
Anche quel giorno pioveva...quando ho deciso che Dominic non avrebbe più fatto più parte della mia vita.
Già, mantenere la testa vuota è un bel casino con tutti questi pensieri che tornano e tornano e tornano.
Cazzutissimi pensieri, direbbe Lucy, e avrebbe ragione. 
Mi torna in mente quel giorno del litigio e contemporaneamente mi assale un senso di nausea e il mio stomaco sembra restringersi. No. No. No. Dom non è più mio amico. Quel giorno ha superato il limite!
Non sono più amica di una Star da quel giorno.
 
 
 

Ecco fatto :D
Spero che non vi abbia orripilato, a presto,



Ireth
  
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