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Autore: Forgivnessinblu    28/02/2016    3 recensioni
"Avevo lasciato Forks da cinque settimane, mi ero dimenticata il volto del pericolo, e mi beavo in una tranquillità che per quanto magnifica, sapevo non essere reale. Ero sempre vigile, sempre in attesa. Jacob Black aveva lasciato la riserva per me, per rendere umana la mia vita, quel tanto che bastava per rendere umana me. Non mi serviva più scappare, sapevo a cosa appartenevo, per la prima volta sapevo esattamente chi ero."
#continuazione di Afterglow#
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Emily/Sam, Jacob/Renesmee
Note: Movieverse | Avvertimenti: Bondage | Contesto: Breaking Dawn, Successivo alla saga
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"Era tutto così ordinato.
Era tutto così compiuto.
Esatto."

- A. Baricco

 

Avevo lasciato Forks da cinque settimane, mi ero dimenticata il volto del pericolo, e mi beavo in una tranquillità che per quanto magnifica, sapevo non essere reale. Ero sempre vigile, sempre in attesa. Jacob Black aveva lasciato la riserva per me, per rendere umana la mia vita, quel tanto che bastava per rendere umana me. Avevamo sorvolato l' oceano Atlantico ed Indiano, visitando la Thailandia e altri piccoli paradisi. Mi ero innamorata delle isole Similan, chissà forse una volta finito tutto avrei potuto tornarci con le persone che amavo. Nonostante il modesto yot di mio padre, avevamo optato per l'aereo. Navigare, avrebbe implicato stare mesi interi lontano da Forks e non volevo avere il pensiero della barca nel caso, avessimo dovuto tornare prima del previsto. Papà aveva un’ espressione delusa e meravigliosa quando decisi di comunicarglielo. Ma d' altra parte, era la scelta più saggia. Mi ero chiesta molte volte se tutta la storia del viaggio fosse una copertura a una missione segreta a cui non ero stata invitata. Jake mi aveva raccontato che una volta mio padre aveva allontanato mamma per proteggerla, quindi magari…era tutta una copertura. Ma li sentivo spesso, sentivo anche Gwen chiamava tutti i giorni Jacob, a quanto pare si erano messi d'accordo su qualcosa prima che partissimo, perciò un' ora al giorno Jake stava al telefono con Ginevra, camminando avanti e indietro per l’isola. Holly si era iscritta ad un corso per barman, qualche giorno prima era andata a comprare i tovaglioli di carta con nonna Esme. E non vedevo l' ora di vedere cosa avevano comprato! Nonno Charlie si lamentava del comportamento di nonna Renee, diceva che gli raccontava tutti i giorni le stesse cose. Io ridacchiavo, per il tono in cui lo diceva, si lamentava ma era anche felice che finalmente le cose andassero nel verso giusto. 
Ed ero felice anche io, aveva una famiglia unita e un uomo meraviglioso che mi aveva cresciuta e mi amava più della sua stessa vita. Avevo sempre avuto il bisogno di fuggire da Forks, desiderare di stare davvero da sola con Jake, ritagliarci del tempo. Osservare le nostre vite da un altro punto di vista, piú comune, più normale. Con il verificarsi degli eventi passati invece, non la pensavo più così. Essere costretta a stare lontana dalle persone che amavo, per salvare loro la vita, nel pazzo tentativo di riuscire davvero a farlo da sola, mi ero resa conto che non avevo nulla di più importante di Forks, del centro della mia via. La mia storia con Jacob era ancora più bella e perfetta nel mio mondo, vicina alle persone che amavo.
Non mi serviva più scappare, sapevo a cosa appartenevo, per la prima volta sapevo esattamente chi ero. 
  
"Sei preoccupata." Mormorò lui con voce sottile e calma, un tono che sembrava quasi accarezzarmi. Alzai il volto di scatto, stupita, controllando per sicurezza. Jacob era seduto sul  bordo della penisola, non era vicino a me. La sua mano non poteva accarezzarmi. Ma con Jake era così, aveva lo straordinario potere di calmarmi.
"No." Sorrisi io, spazzando via ogni suo dubbio.
"Stai mentendo." Sorrise lui, avvicinandosi a me. 
"No." Protestai io a voce stridula, agitando i pugni per aria come una bambina. 
"Dalle linee sottili sulla tua fronte non si direbbe."
Mi strinse tra le braccia for
ti, mentre il suo petto tremava per l'eco di una risata fragorosa. 
"Sei un lupo non un vampiro. Certi dettagli dovrebbero sfuggirti." Mugugnai, incapace di trattenere i sorrisi, mentre mi baciava il collo. 
"A cosa pensi?" Chiese, lasciandomi andare. Mi sedetti sulla poltrona, fissandolo, incerta. 
Eravamo lontani solo da cinque settimane, non volevo rovinare tutto. 
"Renesmee." Mi richiamò lui, come faceva quando da piccola mi intestardivo e lo lasciavo in disparte dai miei pensieri.
"A casa." Sospirai, alleggerendo le spalle, dire la verità era sempre così liberatorio.
"Vuoi tornare?" Chiese divertito, buttandosi letteralmente sul divano. Sarebbero mancati solo i popcorn per incorniciare la scena. 
"No." Ammisi, fissandolo con calore. Stare lontano da Forks aveva i suoi vantaggi. 
Vedere Jake girovagare nudo da mattino a sera era un gran vantaggio, in effetti. 
"Ma, se avessero bisogno di noi? Se Kaegel…" 
L' espressione di Jacob cambió repentina, mentre il suo volto si inaspriva. 
"Renesmee. C'è il branco, sono in vantaggio numerico. Cosa può essere Kaegel rispetto ai Volturi?" 
Lo fissai con espressione anonima, non sapendo che dire, di certo non potevo dargli torto.
"Se proprio devi preoccupati per qualcuno. Preoccupati per noi. Siamo qui tutti soli." Borbottó abbracciando il guanciale del divano. 
"Molto rassicurante." Mormorai stringendomi le ginocchia. Non ero preoccupata per noi, Demetri era sulle tracce del vampiro, se fosse stato in questa zona lo
 avremmo saputo. 
"Il branco?" 
"Alla grande, stasera fanno una grigliata, dimmi tu se Seth deve pensare solo a quello. Quil sta meglio almeno un po', ora che è con Joshaar." 
Giusto, Josh. Quando eravamo partiti, Quil aveva abbracciato Jake, salutandolo. Sembrava più un addio che un semplice arrivederci. Ricordavo ancora l' espressione tesa di Quil Ateara e l'aria angosciata di Jacob. Si erano detti che sarebbe stato solo per un periodo, speravo fosse davvero così.
"Magari lí, riuscirá a sopportare il dolore. Le loro tradizioni sono diverse. Santa Islanda." Sogghignai, alzandomi ed andando verso il bagno.
"Dovrebbero arrivare Kaure e Gustavo, Nessie." 
"Lo so." 

Mi voltai, per capire se me l' aveva ricordato per un motivo preciso. In effetti un motivo preciso c'era. L' espressione maliziosa di Jacob mi fece arrossire.
"Peccato, non possiamo andare a letto." 
"No." Ridacchiai, facendogli la linguaccia. 
Sopra il tavolo c'erano le piantine dell' isola, spostai i passaporti e la lista della spesa, eccola lá. I bordi erano frastagliati e gli angoli stropicciati, ma riuscivo ad intravedere il punto ad ovest dalla spiaggia. 
"Voglio andare qui." Dissi indicando con l' indice il disegno fatto da zia Alice. 
Jacob fissó il punt
o da sopra la mia spalla. 
"Che ha di speciale?" Disse, addentando una ciambella. 
"Oh! Ci sono le tartarughe marine in questa grotta!" Dissi euforica, stringendo la mappa al petto.
"Va bene, ma prima lasciami bere il caffè!" 
Mormorò, allungando la mano verso la caraffa. 
Sembrava di ottimo umore, nonostante mi sembrasse un po' deperito. Forse mangiava troppo poco. 
"Hey, Jake, vuoi andare a caccia nel continente?" 
"Che razza di domanda è? No, andiamo alla grotta. Hai sete?" Chiese alzando un sopracciglio, come se mi avesse colto con le mani nel sacco.
"No, io sto bene. Mangia un’altra ciambella dai!" Sghignazzó forte, addentandone un paio, mentre me le lanciava al volo già incartate. 
"Renesmee non ti devi preoccupare." Sorrise, prendendo dell' acqua aromatizzata all' arancia dal frigo.
 
 
La vegetazione intorno a noi si faceva sempre più fitta, c’erano grossi alberi, con un tronco largo e chiaro come il legno corroso dall’ oceano. Jake faceva strada, fermandosi di tanto in tanto ad aspettarmi. Avevo portato con me la mia fotocamera istantanea, una delle mie polaroid preferite era quella scattata sul divano da giardino, era stato Jake a farla, uno dei pappagalli dell’ isola si era fermato a pochi centimetri da me, probabilmente in cerca di cibo e Jake era stato abbastanza veloce da regalarmi quella scena, per sempre. Ora invece, durante l’escursione ne vidi degli altri, verdi però,  sebbene più piccoli e chiassosi di quello 
bianco che mi era venuto a trovare, erano davvero bellissimi. Le sfumature delle piume viravano da un verde smeraldo a un verde prato inglese fino a giungere al senape e al verde pisello, sorrisi, agitando le braccia euforica.  “E’ bellissimo!” Urlai a Jake che mi fissava confuso, mentre scuoteva la testa come se non riuscisse davvero a capire quello che riuscivo a cogliere io da quel baccano incessante. “Non finisci mai di sorprendermi…” Sorrise orgoglioso, quando lo raggiunsi, il tratto mancante di strada era tutto in salita, ci mettemmo un pochino a raggiungere la grotta, visto che di comune accordo avevamo deciso di non usare la super velocità.
Un’ insenatura naturale di liscio granito si spalancò attraverso gli alberi, alcune palme ne circondavano il perimetro, rendendola paradisiaca tanto quanto un’oasi. Notai immediatamente sotto l’increspatura dell’ acqua color tiffany dei pesciolini arancioni nuotare beati,  vicino a delle piccole tartarughe marine.
“Jake! Jake! Le tartarughe!” Mormorai con un sorrisetto, cercando di non urlare. Jacob si avvicinò all’ acqua, fissandole. Scattai una foto, sedendomi sul bordo di quella che era senza ombra di dubbio una piscina naturale.
“Hai sete?” Chiese Jacob, aprendo lo zaino, in effetti… un po’ di acqua non avrebbe fatto male. Ne buttai giù un sorso, avvicinando il viso all’ acqua cristallina e magnetica.
“Bellissime…” sussurrai meravigliata, erano la cosa più dolce che avessi mai visto.
“Oh Jake!” Mormorai malinconica, pensando già che presto mi sarebbe toccato salutarle.
“Siamo già arrivati a questo punto?” Scherzò lui, indicando le tartarughe. “Va bene, allora quella lì con il guscio più chiaro chiamiamola Lentina, l’altra direi Rugosa. L’ altra come potremmo chiamarla, uh, Ultima!” Sghignazzò, fissandomi esasperato.
“Antipatico.” Mugugnai, stringendomi alle ginocchia.
“Certo… perché non vai a conoscerle?”
“In che senso?”
Chiesi confusa, fissando le tartarughe, poi in un attimo capii esattamente che cosa voleva dire, feci per alzarmi, ma le sue mani erano già sulla mia schiena e in un attimo mi trovai dentro l’ acqua, insieme alle tartarughe che agitate erano andate a rintanarsi dentro le crepe nella roccia.
 "Idiota!" Ringhiai, togliendomi i capelli dal viso. Un' espressione vittoriosa gli segnava il volto, come se gettarmi in acqua fosse stata la sua più grande soddisfazione. 
Si sfiló la maglia e scivoló nell' acqua accanto a me. 
"Non essere così malfidente." Ghignó ironico, prendendomi il palmo della mano. Dei gamberetti secchi ed albini mi fissavano dalla mano. 

"Coraggio, conoscile." Ridacchió, facendo galleggiare uno dei gamberi vicino la crepa dove si nascondeva - come l' aveva chiamata? Ah sí… - Rugosa. Quella fece guizzare fuori il collo dalla corazza, sporgendolo appena dal rifugio, poi salí agitando le pinne, facendo sparire il gamberetto. Come il solito Jacob ci sapeva fare. 
Gli gettai dei gamberetti anche io e ben presto anche Ultima e  Lentina riemersero, nuotandoci attorno. Lasciai tre gamberetti a qualche centimetro dalla mia mano, Rugosa era senza ombra di dubbio la più audace perché non ne mancò nemmeno uno. Lasciai il palmo appena sotto l' increspatura dell' acqua, trattenendo il fiato. Rugosa si issó sulle mie dita, sdraiandosi sul mio palmo, mangiando i due gamberetti restanti. Alzó il collo come a chiederne ancora, poi, si gettó in acqua delusa. La mano mi tremava e sentivo gli occhi lucidi per l' emozione. 
"Oh! Grazie! Grazie!" Ridacchiai aggrappandomi alle spalle di Jacob. Riusciva sempre a sorprendermi per il suo modo di essere così umano. 
"Figurati Ness." Mi lasció andare e ritornai a galleggiare nell' acqua, mentre si guardava intorno. Nella parete granitica della roccia, c'era una spaccatura, vidi Jake immergersi e sparire. 
"Jacob?" Quando non lo vidi risalire mi spaventai, mi avvicinai alla parete, immergendomi. Il passaggio sotto l' acqua si ingrandiva, mi voltai, Lentina e Rugosa nuotavano indisturbate. Sorrisi, trattenendo l'aria, dirigendomi verso l' uscita. 
La galleria era lunga almeno tre quarti di miglio, lo sbocco era illuminato dalla luce del sole, l'acqua diventava un prisma di luce ricco di sfaccettature. Riemersi, sentendo il calore sulla pelle ed istintivamente sorrisi, assaporando l’ aria. Mi trovavo in  mezzo l' oceano, ma certo l' insenatura permetteva un maggiore protezione alle tartarughe, grossi predatori non potevano passarvici attraverso.
"Jacob?!" Mi guardai intorno ma non vidi nulla. 
Se era uno stupido scherzo…
"Jake?" 
Lo vidi riemergere, circa 200 metri più in lá.
"Vieni a vedere!" Urló, agitando il braccio. Non feci nemmeno in tempo a pensarlo che mi ritrovai già al suo fianco. Ops, ero andata troppo veloce. 
"Che c'è." Risposi seccata, stringendo gli occhi.
Jake ridacchió, divertito dalla mia faccia irritata. 
"Te l' ho detto basta preoccuparti." 
Certo…
"Allora che c'è?" Ripetei indifferente.
"La barriera corallina…" Disse con un sorriso, era impossibile toglierglielo dalle labbra, non importava che umore avessi tu, raramente si poteva contagiare il suo.
Mi strinse la mano, immergendosi ed io ingoiando la rabbia lo seguii. Sotto di noi si sradicava una cittá di colori vividi e intensi, i pesci ricoprivano gli anemoni, i coralli e le altre piante acquatiche. Sorrisi, stupefatta, avvicinandomi a due grossi pesci gialli. 
Riuscivo a cogliere i rumori ovattati sotto l'oceano e sembrava un concerto di bolle e colori, riuscivo ad immaginarne la musica nella mia testa. Mi voltai, Jake era rimasto in superficie? Mi voltai, nuotando verso di lui.
"Che succede?" Dissi, posandogli una mano sul petto. Ne seguii lo sguardo, sorvò l' oceano e tornò a me. 
"Nulla." Sorrise, stringendomi. Gli morsicai la spalla, sorridendo. 
"Dimmi." Ringhiai serafica, divertita. 
"Solo un brutto presentimento." Le labbra pensierose si tesero in un sorriso genuino. 
"Sei diventata incredibilmente alta." Disse, posando le dita sotto l' incavo del ginocchio. Mi tiró a se. La mia gamba gli circondava il fianco robusto, deglutii, perdendomi nei suoi occhi ardenti e liquidi. 
"Jake…" sussurrai imbarazzata, cercando di allontanare la gamba da lui. 
Ma imperterrito mi attiró ancora più vicino a sè. Sentii l' erezione gonfia innalzarsi. 
"Quante volte abbiamo fatto sesso da quando siamo qui?" Chiese con un sorriso arrogante ma allo stesso tempo dolce. 
"Dovevo tenerne il conto?" Sorrisi timida, fissando l' acqua.
"Tieni conto, che a qualche miglio da qui, c'è un posto molto carino…" la voce roca e morbida mi fece rabbrividire. 
"Sul serio?" Ridacchiai, mentre mi faceva fare una piroetta nell' acqua. 
"Vedrai." Sogghignó lui, soddisfatto. 

Ero piuttosto curiosa, i vestiti mi infastidivano parecchio ma che dovevo farci? Signor genio mi ci aveva buttata così in acqua e di certo quando mi ero infilata nel tunnel non avevo programmato nuotate chilometriche. 
Tra le rocce frastagliate corrose dal mare che si stagliavano verso il cielo, nel loro mezzo, ce n' era una in particolare che formava una cupola, aveva due grossi fori  semicircolari nella parete che scendeva fino all' oceano. 
"Che posto è?" Chiesi con le labbra spalancate per lo stupore.
"Non è segnato sulle mappe." Mormorai, fissando Jake, si stava spazzolando i capelli fradici all' indietro, mentre si mordeva le labbra.
"È vero. È stato un caso, durante una delle mie passeggiate al telefono." Disse sorridente, nuotando verso il foro più grande, lo seguii intimorita dalla meraviglia che avevo davanti gli occhi. Un luccichio bianco mi catturò, attraverso le due finestre sulla parete rocciosa, notai la sabbia corallina, color avorio e crema. Sembrava essere di una consistenza farinosa. 
"Possiamo entrare?" Mi voltai verso Jake, sperando dicesse di sí. 
"E me lo chiedi?" Sghignazzò lui, camminando attraverso l' entrata della grotta. La sabbia era come l' avevo immaginata. Sembrava fecola di patate, era quasi pesante, ma soffice. Ero così presa dal fissarmi i piedi nella sabbia da non accorgermi di tutto il resto. Quando alzai gli occhi notai due grosse rocce sulla spiaggia, sotto quel piccolo tetto del mondo. Solo più tardi, mi resi conto che filtrava la luce in quel posto miracoloso. Alzai gli occhi meravigliata, sulla volta della cupola c' era una finestra circolare che dava sul… cielo. Annaspai, sentendo che tutte le preoccupazioni scivolavano via. In quel posto sentivo che niente e nessuno poteva trovarci. 
"Jake…" Mormorai appena, sentendomi cosí umana e fragile. Mi levai di dosso i vestiti bagnati, accocolandomi tra le onde calme che lambivano l' ingresso della grotta. 
"Ti piace?" Sentii le sue mani calde afferrarmi la vita ed attirarmi a sè. Il suo petto caldo asciugava le gocce d' acqua dalla mia schiena, mentre beata venivo cullata dalle sue braccia.
"Trasferiamoci qui." Mugugnai pregante, prendendogli il mento tra le dita. 
Lui ridacchió scuotendo la testa. "Prometto che torneremo, con la barca e ci fermeremo qui un paio di giorni, va bene?" Disse divertito. 
Alzai gli occhi per controllare quanto sincera era la sua promessa.
"Ci conto." Ridacchiai abbandonandomi tra le sue braccia. 
Le mani di Jake si intrappolarono tra i miei capelli. "Non potrei mai fare a meno di questo." Disse esasperato, stringendomi. 
"Perché?"
"I tuoi capelli sono ancora come quelli di sette anni fa, soffici e sottili come quelli di un bambino." 
Ridacchiai, ci tenevo molto ai miei capelli ma non pensavo che per lui fosse lo stesso, anzi la cosa mi divertiva parecchio. 
Prima ancora di capire quello che stava succedendo sentii le mani di Jake sciogliere il nodo del costume, quello sul collo, tra le scapole. Quelli sui fianchi, prima destra e poi sinistra. I due pezzi del costume caddero a terra, abbandonati a loro stessi.
Sentivo il sole sulla pelle, tutto aveva un colore ramato, le mie palpebre, le sue mani, persino i miei occhi. Avevo perso il confine tra realtà e fantasia, perché sentivo solo Jacob, tutto era solo Jacob. A malapena percepivo l' andare avanti e indietro dell' acqua accarezzarmi le gambe. Le mani di Jake erano sul mio seno e tra le mie gambe, il collo era abbandonato sul suo petto mentre le sue labbra lasciavano una scia bollente sulle mie spalle. E bollente era il fuoco che ardeva implacabile tra le mie labbra chiedendo di essere placato. 
Forse avevo trasmessi a Jake i miei pensieri, perché all' improvviso mi trovai sdraiata a terra, lui si era spostato. Mi allargó la gambe, avvicinando il mio sesso alle sue labbra calde ed infinite come il sole. Mi sentivo sconnessa dalla realtà, era tutto cosi luminoso e caldo nella mia mente. Mi sentii gemere così forte da rendermi conto che dovevo essere imbarazzata parecchio, ma non mi importava. Mi importavano solo le labbra di Jake sulla mia pelle.

Era un' altro tipo di mare a lambire il mio corpo, caldo e luminoso come il sole al tramonto. 
Poche ore più tardi il mare si era colorato di rosa e arancione, un arancione scuro, quasi tendente alla ruggine. I nostri corpi erano ancora allacciati e le dita della mano destra si erano intorpidite, strette a quelle di Jacob. Mi sfiorava l'anello con il polpastrello, le labbra socchiuse e gli occhi persi nel mare. 
"A cosa pensi, Jake?" 
Voltó la testa sfoderando un sorriso rassicurante, sciolse le dita dalle mie, sfiorandomi il volto. 
"Penso che i Volturi ti volevano per dei bambini e mi chiedo, come me la caverei io." Borbottó a disagio. 
"Intendi come te la cavereste a fare bambini?" Ridacchiai maliziosa. 
Lui sghignazzó forte, attirandomi su di sè il suo petto caldo, aveva addosso il mio profumo. 
"Sono serio. A fare il papá." Sorrise dolcemente, baciandomi la fronte. 
"Saresti bravissimo, infondo hai già avuto a che fare con una bambina." Mormorai, accarezzandogli i capelli. 
"Parli di quella bambina con una mente adulta? Ah sí posso sicuramente segnarla come esperienza sul mio curriculum paterno." Sghignazzó con voce limpida, baciandomi le labbra lentamente. 
"Jake…tu ci sei portato." Dissi disarmata, facendo spallucce. Era davvero così, il modo in cui riusciva a calmare le persone, a renderle importanti. Era il suo sorriso magnetico forse, non riuscivi mai a non farti coinvolgere da lui, a non restarne attratta. Sapeva come tenerti al sicuro, come darti amore. Sarebbe stato un padre esemplare.
Lo sentivo nei suoi pensieri, nel suo modo di prendermi in giro, era fatto per essere padre. Si occupava del suo branco, quella era sicuramente un' esperienza da curriculum, no?
"Forza torniamo a casa. Ho una fame incredibile. Spero che Kaure e Gustavo abbiano lasciato la spesa." 
Disse stanco, tirandomi su di peso. La marea si stava alzando e l'acqua aveva lasciato solo una mezzaluna di sabbia asciutta. 
"Ti amo." Dissi piano, stringendogli la mano grande. 
Lui ridacchió. "Ti amo." 
Stava per gettarsi in mare, quando lo richiamai. "Possiamo fare l' amore di nuovo?" Chiesi piano, fissando disperata l' acqua che aumentava sempre di più. Lui colmó la distanza tra noi baciandomi con passione, scese vorace sui miei seni, poi con dolcezza mi fece fare una piroetta, mi ritrovai tra le sue braccia muscolose, stretta in un casquè elegante. 
"Non mi devi chiedere il permesso. Però, meglio a casa." Misi il broncio per un attimo, poi gli strinsi la mano e lo seguii nell' oceano scuro e insidioso. 
Le finestre erano spalancate e le lanterne esterne accese.

Jacob era andato in doccia, portando con sè anche i miei vestiti fradici, non si era risparmiato con i commentini d' approvazione ed io ovviamente ero arrossita. Spalancai il frigo speranzosa, avevo piuttosto fame anche io. Kaure e Gustavo avevano fatto la spesa, ogni scomparto era stato riempito accuratamente. Il cibo era stipato in modo ordinato. Afferrai la rete di patate da un' antina, sbucciandole e lavandole. Le tagliai in grossi pezzi, facendole rosolare con l' aglio tritato. C'era moltissima carne in frigo, afferrai il pollo e il burro di arachidi, facendoli andare insieme sulla pentola antiaderente. C'era qualcosa di così sereno in me, non era il profumo di buono in cucina. Forse era l' impugnatura salda che avevo sul mestolo di legno con cui giravo le patate. Forse era il rumore dei piedi di Jacob che si avvicinavano dal bagno. Non sapevo perché all' improvviso tutto sembrasse così semplice e ovvio. C'era dell' ovvio negli sguardi tra me e Jake. Nel modo in cui mi stringeva il fianco con la mano. Era ovvio il sorriso la mattina e il calore nel letto la sera. C'era dell' ovvio nel fatto che io e lui avremmo passato la vita insieme. Era così semplice. Sorrisi emozionata, spazzando via una lacrima dagli occhi di pura felicità. Chissà perché si piange per la felicità, forse perché i nostri occhi devono essere lucidi per tutte le emozioni intense, per tutte quelle emozioni che ci cambiano la vita. 
"Che buon profumo!" Disse con un sorriso limpido in faccia, rubandomi il mestolo dalle mani. "Finisco io, vai pure a lavarti." Lo guardai da lontano, appoggiata alla porta del bagno, eravamo cresciuti entrambi e non c'era niente di più bello del sapere che in qualche modo saremmo invecchiati insieme.
Dopo aver finito la doccia, finalmente avevamo mangiato. La cena era riuscita perfettamente, avevo spazzolato un pollo intero e almeno un chilo e mezzo di patate. Jacob si era stappato una birra, fissandomi sistemare i piatti. 
"Dio mio, sei bellissima." Arrossii, troppo curiosa per non voltarmi. Il mio lupo se ne stava fermo, con il petto colorato dal sole a fissarmi con occhi lucidi. 
Avevo indossato solo una maglia lunga e le culotte, perciò sapevo perfettamente dove stavano indugiando i suoi occhi. Strinsi il coltello tra le mani, sciacquandolo. Immaginavo le sue mani stringermi le natiche e voltarmi, baciarmi…spogliarmi…e…
"Ness! Ness!" Al diavolo! Tornai alla realtà dove Jacob urlava il mio nome agitando il computer tra le mani, correndo dal salotto in cucina. 
"C'è Alice!" L'immagine di mia zia sballotata a destra e a sinistra dalle braccia di Jake era nitida ed immobile, stava chiamando su skype.
Aprii la videochiamata, curiosa. C'era un gran vociare e sembrava che mia zia stesse tenendo il portatile molto sollevato, dato che si vedevano le sue braccia e la parte alta delle pareti di casa. 
"Zia?" Mormorai incerta, che diamine stava combinando?
"Ho detto che ci devo parlare io prima! Abbiate un po' di pazienza! -sibiló frustrata- a dopo." Sorrise angelica, richiudendosi in una stanza.
"Ciao ragazzi!" Sorrise farfallina, sbatacchiando le mani allegra. 
"Come state?" Jacob fissava incerto lo schermo del computer. Scoppiai a ridere per l' espressione che aveva, sembrava indeciso tra il rispondere e chiudere il pc. 
"Bene." Sghignazzai, mentre Jake, mi fissava contrariato. 
"Renesmee…ho fatto costruire una cosa, so che mi avevi detto di non disturbarmi. Ma beh, ecco, per me non era un disturbo." 
Hmm? Non avevo capito nulla. 
"Perché?" Chiesi scettica! Lei spalancó gli occhi incredula con aria da rimprovero.
"Ma per la festa di fidanzamento, come un castello!" Ululó, scuotendo la testa senza speranza. 
"Un castello?" Ringhió Jacob, avvicinando il viso pericolosamente alla cam del pc. 
"Sí! È piccolo!" 
Jacob ed Alice si misero a bisticciare, mentre io non facevo altro che fissare l' anello al mio dito. Eravamo davvero così vicini la festa? Presto saremmo dovuti tornare. Eppure non facevo altro che pensare alla giornata che avevamo passato. 
Fissai Jake e il display.
"Zia… definisci piccolo." Sospirai un po' a disagio. 
Fece una pernacchia a Jacob e poi tornó a fissarmi affettuosa.
"In realtà non è proprio un castello. È tutto merito di Charlie! Con il suo aiuto siamo andati al comune ed era edificabile. Ci ha pensato Esme. Emmett e Jasper hanno finito di sistemare e costruire ieri." 
"Costruire?!" Strilai, afferrando la mano di Jake. 
Agitó le mani divertita. Facendo spallucce.
"Non capisco tutta questa agitazione non dovete mica sposarvi!" Sibiló ironica, con aria saccente. 
Spalancai le labbra incredula, alzando le mani. L'aveva vinta come il solito. 
"Va bene. Ci fidiamo." Sospirai a malincuore con un sorriso tiepido. 
"Credimi non è come te lo stai immaginando Renesmee." 
Ridacchiai sperando che davvero non fosse quello che pensavo. 
"Non hai fatto costruire il castello della Disney, quindi." Mugugnai minacciosa, fissandola.
“Certo che mi consideri davvero poco.” Mormorò triste, nascondendo il mento appuntito vicino la spalla. Era terribile, sapeva esattamente come far intenerire le persone e farle sentire… - accidenti a me – in colpa!
“Ma no zia! Sono sicura che se è opera tua, è esattamente quello che dovrebbe essere.”
Annuì decisa, sorridendo felice, poi svicolò lasciando il posto a mamma e papà, mi salutarono veloci perché Holly era decisa a far vedere a suo fratello l’ affettatrice, perciò li lasciai un po’ da soli.
Certo che era davvero strano, una festa di fidanzamento in un castello che non era un castello.
 

 


NOTE D' AUTORE

Ciao a tutti ragazzi, mi presento: sono Lisa ed ho 22 anni!
Everlasting Sun è la continuazione di Afterglow, la mia prima ff, che si svolge dopo Breaking Dawn.
Per oggi niente gif, ma mi farò perdonare!
Spero tanto di ritrovare le mie vecchie lettrici! 
Scusate gli errori di battitura, ero indecisa da giorni se postare o meno, perchè iniziare una nuova storia
per me, implica prendersi un impegno e volevo essere davvero sicura della continuazione che ho in mente per questa nuova ff, prima di postarla.
Okay, chiarito questo spero leggerete in tanti!
A presto e buonas noches! 
Lisa.
 
  
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