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Autore: LostHope92    29/02/2016    2 recensioni
Un altro tributo, un po' più lungo, a questa coppia :)
Spero che vi piaccia!
Un abbraccio ed un saluto!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La pioggia si abbatteva violenta sul terreno, smuovendolo con alti schizzi di fango.

I tuoni rimbombavano sopra la casa, che modesta si ergeva in quel territorio altrimenti deserto.

Un bussare alla porta svegliò di soprassalto Remus Lupin, che era riuscito con fatica ad addormentarsi.

Non dimenticandosi la prudenza, scese al piano di sotto prendendo dalla tasca dei pantaloni la bacchetta, e stringendola in una presa ferma.

Socchiuse lievemente la porta, mentre ancora questa era scossa dai colpi inferti dallo sconosciuto.

Una ragazza, inzuppata dalla testa ai piedi, se ne stava sotto la pioggia, con gli occhi socchiusi per non lasciare che le entrassero gocce negli occhi.

Tremava incessantemente, lasciando fuoriuscire dalle sue labbra carnose una nuvoletta di condensa.

-Ninfadora!- esclamò l'uomo stupito, prendendo subito la ragazza per un braccio e facendola entrare.

-Tonks- lo corresse istintivamente lei, con la voce tremante dal freddo.

-Che succede?E' successo qualcosa? Devo riunire l'Ordine?- incominciò subito ad elencare Remus frettoloso.

-No...no, non è successo niente...io dovevo...- l'altro ora la guardava confuso, con le sopracciglia che pesavano sopra gli occhi scuri.

-Santo cielo! Sei bagnata fradicia- la osservava lui preoccupato, per mettersi in cerca poi di un asciugamano, di una coperta, di qualsiasi cosa che potesse riscaldare la giovane.

Trovò una coperta malconcia, ma spessa, e la posò in fretta sulle spalle di lei, per poi fuggire verso il camino, ad accendere un fuoco.

-Non c-c'è b-bisogno Re-emus- disse lei, cercando di formulare la frase senza far scontrare più del dovuto i suoi denti.

-Tonks, non essere sciocca, stai tremando- disse lui serio, facendo sorridere la ragazza, le produceva nel cuore una strana sensazione, vederlo così preoccupato per lei.

Ma lo faceva solo perchè ci teneva...come amico.

Questo balzò nella mente di Ninfadora, cancellandole in fretta il sorriso dal viso.

Remus la raggiunse di nuovo, stavolta mettendole in mano una tazza fumante di una pozione, probabilmente quella Riscaldante, perchè la maga sentì subito un calore risalirle dallo stomaco, per poi irradiare i muscoli e i nervi.

Alla fine l'uomo, con il respiro un po' irregolare, si sedette di fronte alla ragazza e le puntò gli occhi sul viso.

-Che cosa sta succedendo Tonks?-

Lei lo guardava colpevole, con i capelli quasi grigi che si stavano pian piano asciugando sulle sue spalle.

-Lo sai- rispose alla fine, concentrando la sua attenzione sulla tazza che stringeva tra le mani, e sul fumo che si alzava in volte irregolari.

-Ninfadora- usava spesso il nome di lei come un avvertimento, e, detto da quelle labbra, riusciva quasi ad apprezzarlo.

-Cosa posso farci Remus?Dimmelo, dimmi tu cosa devo fare- riprese lei con voce rotta, stupì l'uomo la sfumatura disperata contenuta in quelle parole.

-Cerco di non pensarti, e non ci riesco, provo a dimenticarti, ma eccoti di nuovo qua- continuò lei puntando la sua testa con un dito.

-E qua- spostando quello stesso dito sul cuore

-Non possiamo, io...io non posso-

La voce risoluta del mago davanti a lei, la fece sussultare di dolore.

-Mi smaterializzo, e mi ritrovo sempre qui.- continuò lei sempre più agitata.

-Pensi che per me sia facile?- la sua voce, che di solito si alzava gentile dalle sue labbra, ora sembrava sbottare furiosa, verso la ragazza.

Si alzò in piedi, e si allontanò prendendosi le tempie tra le mani, lasciando vagare gli occhi sulla parete opposta, che ospitava una grande varietà di foto, voltandole le spalle.

-Non hai capito che a perderci sono io?Guardati santo cielo- Riprese con tono più addolcito, voltandosi e puntando su di lei uno sguardo sconfortato- e guarda me- disse con un sorriso amaro.

-Ti sto guardando- sussurrò lei, con voce carica di affetto- Ti ho sempre guardato Remus, anche prima che tu te ne accorgessi-

La frase l'aveva fatto ammutolire, stringeva le labbra in una fessura.

E si lasciò sfuggire un goffo:

-Perchè?-

-Cosa?- chiese lei colpita dallo stupore.

-Perchè mi hai sempre guardato? Cosa vedi di tanto straordinario in me?-

La rabbia sembrava stringere di nuovo il suo cuore e scuotere i suoi arti, che tremavano un po'.

-Che domande Remus...- sorrise lei posando la tazza e alzandosi- perchè sei tu. Gentile, forte, coraggioso, sincero, bello (si, bello)...anche se sciocco- gli disse lei, non facendo caso alle smorfie scettiche di lui.

-Oh, quello lo sono di sicuro- disse alla fine sorridendo amaramente.

-Sciocco perchè hai la certezza di non poter essere amato. Come puoi pensarlo? Come osi?- riprese lei con la voce rotta dal pianto che spingeva per esploderle nel petto.

-Non farlo- disse lui arretrando verso la parete, avvertendo una delle cornici appese pungergli la nuca.

-Cosa?- rispose lei confusa.

Lui semplicemente scosse la testa, non riusciva a spiegarlo.

Non voleva che lei facesse tutto quello che stava facendo, che dicesse tutto quello che stava dicendo.

Perchè,guardandola negli occhi, le certezze di lui vacillavano.

Lui sapeva di non poter essere amato, lo aveva sempre saputo, non si meritava l'amore.

Non voleva che lei gli strappasse quella certezza, non era giusto, non dopo tutto il tempo che aveva impiegato a costruirla.

Dopo i pianti, la rabbia, l'angoscia, la paura.

Non era giusto.

Non riusciva a trasmetterle tutto questo, si limitava a scuotere la testa, con gli occhi lucidi di rabbia e tristezza.

-Remus- disse lei flebilmente, avvicinandosi ancora, preoccupata.

-Remus io...-

Lui le bloccò con violenza le braccia e la scosse con altrettanta violenza, urlandole quasi in faccia:

-Non...osare...dirlo!-

Lei dapprima impaurita, gli rispose con altrettanta forza, a poca distanza dal viso, con gli occhi che ormai erano colmi di lacrime:

-Io ti amo!-

Lui, sopraffatto dalla rabbia, la baciò.

Al diavolo.

Al diavolo se stesso, gli altri, al diavolo il lupo che lo corrodeva dall'interno, al diavolo i Mangiamorte che tentavano di mettere una data di scadenza al loro amore, al diavolo la rabbia, la paura, al diavolo la certezza.

Per una volta, una volta soltanto, voleva pensare a se stesso.

Non voleva essere il Remus dolce, quello affidabile, quello che metteva gli altri prima di sé.

No, voleva essere il lupo egoista, che cacciava la sua preda e la teneva per sé, per sé soltanto.

I capelli di Tonks, che grigi mandavano leggeri bagliori sotto la luce calda delle fiamme, si trasformarono piano piano in rosa, si accorciarono lentamente, mentre lasciava cadere a terra la coperta e cingeva con urgenza il collo di lui con le braccia.

Quella notte assecondarono la loro passione, senza pensare al futuro, senza pensare a nulla che non fosse il viso dell'altro.



   
 
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