Ringrazio
anticipatamente tutti coloro che leggeranno e recensiranno.
Inoltre mi
complimento con le altre partecipanti e ringrazio la giudice per
l’impegno e i
consigli.
Spero vi
piaccia!
Buona
lettura!
Ruber
[Rosso]
Una sera come le
altre. Ma, quella notte,
l’avrei visto di nuovo. Sasuke Uchiha mi aveva richiesta.
Dopo quasi tre mesi
che non avevo sue
notizie, mi avevano detto che sarebbe tornato. E desiderava me.
Mi ero sforzata di
dimenticare il dolore
provato per il tradimento subito, quando, al mio risveglio, non avevo
più
scorto la sua immagine al mio fianco. Eppure, nonostante mi avesse
fatto
soffrire immensamente rapendo il mio cuore e abbandonandomi poi senza
neanche
un addio, non
riuscivo a scorgere
malvagità in lui. Non più di quanto ne vedessi
riflessa in me. Ero innamorata e
questa si era rivelata la mia pena più grande…
Una giovane
ragazza dai capelli rosso fuoco era ferma dinnanzi ad una porta
accostata.
Respirò a fondo, facendosi coraggio, e convincendosi che si
trovava il quel
luogo solamente per lui. Aveva sopportato tre mesi con notti insonni a
rendere
felici uomini di cui neanche conosceva il nome, solo nella speranza di
rivederlo. Lui adesso era lì, dietro a quella porta.
L’unica ragione che
l’aveva convinta a sopportare una permanenza così
prolungata in un posto
decadente come quello, a rischiare, ogni qual volta il sole calava, di
essere maltrattata
e violentata da chi viveva in una situazione talmente disperata da
trascinarsi
fino al suo letto.
Un luogo dove
l’unica legge era dettata dal crimine.
Non fosse stato
per lui, la disperazione che al principio l’aveva condotta
all’accettare un
lavoro come quello non le sarebbe bastata per resistere.
Pose la mano
sulla fresca maniglia in metallo e aprì. La stanza era
spoglia. Le pareti rosso
sangue. Solo un enorme letto al centro ornano con tende leggere. E lui
era lì.
Seduto sulle lenzuola anche esse scarlatte. E la guardava.
Karin
provò per
l’ennesima volta una sensazione di inquietudine
nell’ammirare la forte
concordanza tra il colore dominante in quella camera e gli occhi del
ragazzo
che le era dinnanzi. Come le aridi di lei, tuttavia, intensamente
più scure.
Si
avvicinò al
letto per poi sistemarsi sotto le coperte leggere. Lentamente,
avvicinò una
mano a sfiorare gli addominali di lui. Eppure il ragazzo rimase
impassibile.
Immobile. Lo sguardo fisso sulla porta come se ancora attendesse che
essa
venisse aperta.
- Sapevo che
saresti tornato.- sussurrò Karin con le lacrime agli occhi
per la commozione.
- Con quanti
uomini sei stata durante tutto questo tempo?- la sua voce era fredda.
La ragazza quasi
si spaventò – Sasuke…-
- Perché
io
sarei diverso da tutti loro?- l’Uchiha ora la fissava con
sguardo inespressivo.
La ragazza
sentì
il proprio cuore perdere qualche battito. Non poteva credere che, dopo
tutto
ciò che aveva passato, il suo amore non fosse ancora
riconosciuto dal ragazzo. -
Perché… io ti amo. -
Le labbra di lui
si piegarono in un sorriso amaro – Questa è una
frase come le altre. Non
significa niente. Devi impegnarti di più.-
Ora gli occhi di
lei erano colmi di lacrime per la frustrazione. Si trattenne a stento
dal farle
scivolare lungo le proprie guance e con violenza spinse il ragazzo
contro lo
schienale in legno del letto, per poi baciarlo. Un contatto che per lei
fu
passionale, e sperò risultasse tale anche
all’Uchiha.
Ciononostante,
quando separò le proprie labbra da quelle di lui, sul volto
del ragazzo vide
ancora impresso quel sorriso distaccato – Grazie, avevo la
gola secca. Nel
frattempo hai pensato a come dimostrarmi il tuo amore?-
Karin
sentì
qualcosa dentro di lei rompersi. Non riusciva a credere che Sasuke
avesse
dimenticato cosa era stata per lui in quella notte di tre mesi prima.
Era ciò
che più aveva temuto durante tutto quel tempo: che
l’amore del ragazzo si fosse
spento. O forse, la scintilla nel cuore dell’Uchiha non si
era mai accesa, ed
era stata finzione fin dal principio.
Eppure lei, nel
baciarlo, aveva colto in lui il suo stesso desiderio di affetto. Non
comprendeva il perché del brutale cambiamento di carattere
del giovane che
continuava a fissarla con sguardo gelido. Non capiva perché
lei, che già tanto
aveva sofferto durante gli anni passati, venendo trattata come un
oggetto privo
di sentimenti, ora dovesse subire un ennesimo abbandono da una persona
a cui si
era affezionata tanto profondamente e per il cui amore avrebbe
affrontato anche
le prove più ardue. Le tempeste più violente.
Non
desiderò che
fuggire e fingere che ciò che era avvenuto in quei minuti
non fosse mai
successo. Perché dimenticare il volto di lui, non avrebbe
mai potuto.
Ingannarsi per amore, invece, questo era un sacrificio con cui sarebbe
riuscita
a convivere.
- Io ti amo. Non
mi importa se tu non accetti questo mio sentimento. Questa è
l’unica cosa che
ancora mi motiva ad andare avanti.- prima che il viso di lei iniziasse
a
bagnarsi di pianto, Karin si alzò dal letto ed
uscì correndo da quella stanza
scarlatta. Voleva allontanarsi il più possibile da quel
luogo dove prevaleva il
colore del sangue in ogni angolo. Voleva che quella sostanza vermiglia
che da
sempre aveva macchiato lo scorrere della sua vita la abbandonasse per
sempre.
Uscì in
strada e
per un attimo si fermò sotto la pioggia battente che ormai
da ore cadeva
incessante su quella città. Sperò che quella
tempesta potesse lavarle via le
pene dal cuore.
Eppure, occhi
maligni la spiavano celati nell’oscurità dei
vicoli bui.
Sasuke si
passò
una mano sul viso. Sapeva bene di aver ferito i sentimenti della
ragazza, ma
quello era l’unico modo che conosceva per tenere al sicuro le
vite delle persone
a lui care. Lo aveva già fatto così tante
volte…a cominciare con il suo più
caro amico…
Si alzò
dal
letto e stancamente si rivestì. Doveva lasciare in fretta
quel luogo prima di
essere scovato dagli inseguitori che ormai da tempo lo pedinavano
instancabili.
“ Meglio
questo
che quella prigione in cui prima mi teneva rinchiuso.” Eppure
quel pensiero non
bastò a fargli tornare il buon umore. La delusione negli
occhi della ragazza
che amava gli era ancora impressa nella mente come se quel fatto stesse
ancora avvenendo.
Gli parve che il
suo cuore si fosse fermato e un terribile presentimento lo
assalì: in strada
avevano iniziato a sparare.
Uscì da
quella
stanza color porpora e fin fuori dal locale.
Un corpo esile
era riverso sull’asfalto in una pozza di sangue, sotto la
pioggia battente.
Poco lontano, un’auto fu messa in moto, ma prima di
allontanarsi, uno dei passeggeri
si affacciò ad un finestrino
abbassato,
per fissare Sasuke con sguardo vittorioso – Sbrigati a
tornare, Uchiha. Il
nostro padrone sta perdendo la pazienza.-
E la macchina si
allontanò, fino a sparire.
Il ragazzo corse
verso la figura accasciata al suolo e, incurante dell’acqua
che continuava a
cadere dal cielo scuro e del sangue che gli imbrattò i
vestiti, strinse al
proprio petto il corpo di lei. Era dannatamente bella, nonostante la
sostanza
vermiglia la ricoprisse quasi interamente e il suo volto fosse
sfigurato da
un’espressione sofferente. Respirava appena –
Sasuke…- gli sorrise. Stava per
morire eppure gli rivolse il suo sorriso più dolce. Lo
indirizzò a lui, un uomo
con l’anima di un peccatore.
- Perché
non sei
fuggita? Perché non hai chiamato aiuto?-
- Preferisco
morire ora che… ho la certezza che tu ricambi i miei
sentimenti…piuttosto
che…vedere il tuo amore per me…spegnersi con gli
anni…- la sua voce era rotta
ed il respiro le stava venendo meno.
Sasuke non
riusciva a credere che qualcuno avrebbe mai potuto tenere a lui tanto
da morire
per evitare che l’affetto venisse meno.
Strinse
maggiormente il corpo di Karin a sé. L’ennesima
vita di una persona a lui
vicina si stava spegnendo, e lui si sentiva impotente, come quel
lontano giorno
di numerosi anni prima. Quando suo fratello aveva ucciso tutti i
componenti
della loro famiglia per poi fuggire e seguire la via del crimine.
Non poté
fare nulla.
Le rimase vicino, con l’acqua che lentamente giungeva a
bagnargli le ossa, e
attese che la ragazza esalasse l’ultimo respiro. Quando il
corpo di lei si
abbandonò inerme tra le sue braccia, Sasuke si
sentì assalire da una rabbia già
conosciuta. Alzò lo sguardo scarlatto al cielo e
giurò – Aspettami, Orochimaru.
Giungerà anche la tua ora, e sarà per mano mia.-
Ora le vendette
da compiere erano divenute due.
Quella notte,
col favore della pioggia, l’Uchiha pianse, come quel lontano
giorno della sua
infanzia.
Non ho subito
compreso cosa mi stesse
succedendo. All’inizio non ho provato nulla, poi, immediato
come il fulmine, un
dolore lancinante si è impossessato del mio petto, fino ad
estendersi in ogni
direzione ed attanagliarmi completamente. Eppure, quando ho riaperto
gli occhi,
nel mio sguardo di sono riflesse le sue aridi cremisi, e ciò
mi ha fatto
provare un nuovo vigore. Anche lui mi amava, ed io ero finalmente
riuscita a
dimostrargli quanto fossero profondi i miei sentimenti nei suoi
riguardi. Ed ero
felice. È così che sono morta. Col sorriso sulle
labbra. In una pozza di sangue
vermiglio. Quel colore che rappresentava i due estremi della mia vita:
il
dolore per la morte dei miei cari e la difficoltà di una
vita che non mi ero
scelta, ma anche il profondo amore che solo lui aveva saputo farmi
provare.
L’amore che mi era stato donato da un uomo che neanche
conosceva il mio triste
passato, ma, sono sicura, condivideva le mie stesse sofferenze.
Solo di una cosa ho
rimpianto: non aver
potuto ammirare più a lungo i suoi occhi. Ciononostante,
ritengo migliore la
morte ad un sentimento che con gli anni si sgretola e diviene polvere
al vento.
Con questa convinzione, la mia vita è giunta a termine.
Eppure, io continuo a
crederci…