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Autore: Dharma    26/03/2009    3 recensioni
Una prostituta costretta al proprio lavoro da un destino misero si innamora di un giovane criminale dopo una notte di passione. Abbandonata dal ragazzo, attende il suo ritorno. Ma al loro nuovo incontro, lui è irriconoscibile...
" - Perché io sarei diverso da tutti loro?- l’Uchiha ora la fissava con sguardo inespressivo. - Perchè...io ti amo-. Le labbra di lui si piegarono in un sorriso amaro – Questa è una frase come le altre. Non significa niente. Devi impegnarti di più.-"
[ Questa storia si è classificata 4° al concorso [Naruto] Simply Canon. indetto da Kurenai88]
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Karin, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio anticipatamente tutti coloro che leggeranno e recensiranno.

Inoltre mi complimento con le altre partecipanti e ringrazio la giudice per l’impegno e i consigli.

Spero vi piaccia!

Buona lettura!

 

 

Ruber

[Rosso]

 

Una sera come le altre. Ma, quella notte, l’avrei visto di nuovo. Sasuke Uchiha mi aveva richiesta.

Dopo quasi tre mesi che non avevo sue notizie, mi avevano detto che sarebbe tornato. E desiderava me.

Mi ero sforzata di dimenticare il dolore provato per il tradimento subito, quando, al mio risveglio, non avevo più scorto la sua immagine al mio fianco. Eppure, nonostante mi avesse fatto soffrire immensamente rapendo il mio cuore e abbandonandomi poi senza neanche un addio,  non riuscivo a scorgere malvagità in lui. Non più di quanto ne vedessi riflessa in me. Ero innamorata e questa si era rivelata la mia pena più grande…

 

Una giovane ragazza dai capelli rosso fuoco era ferma dinnanzi ad una porta accostata. Respirò a fondo, facendosi coraggio, e convincendosi che si trovava il quel luogo solamente per lui. Aveva sopportato tre mesi con notti insonni a rendere felici uomini di cui neanche conosceva il nome, solo nella speranza di rivederlo. Lui adesso era lì, dietro a quella porta. L’unica ragione che l’aveva convinta a sopportare una permanenza così prolungata in un posto decadente come quello, a rischiare, ogni qual volta il sole calava, di essere maltrattata e violentata da chi viveva in una situazione talmente disperata da trascinarsi fino al suo letto.

Un luogo dove l’unica legge era dettata dal crimine.

Non fosse stato per lui, la disperazione che al principio l’aveva condotta all’accettare un lavoro come quello non le sarebbe bastata per resistere.

Pose la mano sulla fresca maniglia in metallo e aprì. La stanza era spoglia. Le pareti rosso sangue. Solo un enorme letto al centro ornano con tende leggere. E lui era lì. Seduto sulle lenzuola anche esse scarlatte. E la guardava.

Karin provò per l’ennesima volta una sensazione di inquietudine nell’ammirare la forte concordanza tra il colore dominante in quella camera e gli occhi del ragazzo che le era dinnanzi. Come le aridi di lei, tuttavia, intensamente più scure.

Si avvicinò al letto per poi sistemarsi sotto le coperte leggere. Lentamente, avvicinò una mano a sfiorare gli addominali di lui. Eppure il ragazzo rimase impassibile. Immobile. Lo sguardo fisso sulla porta come se ancora attendesse che essa venisse aperta.

- Sapevo che saresti tornato.- sussurrò Karin con le lacrime agli occhi per la commozione.

- Con quanti uomini sei stata durante tutto questo tempo?- la sua voce era fredda.

La ragazza quasi si spaventò – Sasuke…-

- Perché io sarei diverso da tutti loro?- l’Uchiha ora la fissava con sguardo inespressivo.

La ragazza sentì il proprio cuore perdere qualche battito. Non poteva credere che, dopo tutto ciò che aveva passato, il suo amore non fosse ancora riconosciuto dal ragazzo. - Perché… io ti amo. -

Le labbra di lui si piegarono in un sorriso amaro – Questa è una frase come le altre. Non significa niente. Devi impegnarti di più.-

Ora gli occhi di lei erano colmi di lacrime per la frustrazione. Si trattenne a stento dal farle scivolare lungo le proprie guance e con violenza spinse il ragazzo contro lo schienale in legno del letto, per poi baciarlo. Un contatto che per lei fu passionale, e sperò risultasse tale anche all’Uchiha.

Ciononostante, quando separò le proprie labbra da quelle di lui, sul volto del ragazzo vide ancora impresso quel sorriso distaccato – Grazie, avevo la gola secca. Nel frattempo hai pensato a come dimostrarmi il tuo amore?-

Karin sentì qualcosa dentro di lei rompersi. Non riusciva a credere che Sasuke avesse dimenticato cosa era stata per lui in quella notte di tre mesi prima. Era ciò che più aveva temuto durante tutto quel tempo: che l’amore del ragazzo si fosse spento. O forse, la scintilla nel cuore dell’Uchiha non si era mai accesa, ed era stata finzione fin dal principio.

Eppure lei, nel baciarlo, aveva colto in lui il suo stesso desiderio di affetto. Non comprendeva il perché del brutale cambiamento di carattere del giovane che continuava a fissarla con sguardo gelido. Non capiva perché lei, che già tanto aveva sofferto durante gli anni passati, venendo trattata come un oggetto privo di sentimenti, ora dovesse subire un ennesimo abbandono da una persona a cui si era affezionata tanto profondamente e per il cui amore avrebbe affrontato anche le prove più ardue. Le tempeste più violente.

Non desiderò che fuggire e fingere che ciò che era avvenuto in quei minuti non fosse mai successo. Perché dimenticare il volto di lui, non avrebbe mai potuto. Ingannarsi per amore, invece, questo era un sacrificio con cui sarebbe riuscita a convivere.

- Io ti amo. Non mi importa se tu non accetti questo mio sentimento. Questa è l’unica cosa che ancora mi motiva ad andare avanti.- prima che il viso di lei iniziasse a bagnarsi di pianto, Karin si alzò dal letto ed uscì correndo da quella stanza scarlatta. Voleva allontanarsi il più possibile da quel luogo dove prevaleva il colore del sangue in ogni angolo. Voleva che quella sostanza vermiglia che da sempre aveva macchiato lo scorrere della sua vita la abbandonasse per sempre.

Uscì in strada e per un attimo si fermò sotto la pioggia battente che ormai da ore cadeva incessante su quella città. Sperò che quella tempesta potesse lavarle via le pene dal cuore.

Eppure, occhi maligni la spiavano celati nell’oscurità dei vicoli bui.

 

Sasuke si passò una mano sul viso. Sapeva bene di aver ferito i sentimenti della ragazza, ma quello era l’unico modo che conosceva per tenere al sicuro le vite delle persone a lui care. Lo aveva già fatto così tante volte…a cominciare con il suo più caro amico…

Si alzò dal letto e stancamente si rivestì. Doveva lasciare in fretta quel luogo prima di essere scovato dagli inseguitori che ormai da tempo lo pedinavano instancabili.

“ Meglio questo che quella prigione in cui prima mi teneva rinchiuso.” Eppure quel pensiero non bastò a fargli tornare il buon umore. La delusione negli occhi della ragazza che amava gli era ancora impressa nella mente come se quel fatto stesse ancora avvenendo.

Gli parve che il suo cuore si fosse fermato e un terribile presentimento lo assalì: in strada avevano iniziato a sparare.

Uscì da quella stanza color porpora e fin fuori dal locale.

Un corpo esile era riverso sull’asfalto in una pozza di sangue, sotto la pioggia battente. Poco lontano, un’auto fu messa in moto, ma prima di allontanarsi, uno dei passeggeri si affacciò ad un  finestrino abbassato, per fissare Sasuke con sguardo vittorioso – Sbrigati a tornare, Uchiha. Il nostro padrone sta perdendo la pazienza.-

E la macchina si allontanò, fino a sparire.

Il ragazzo corse verso la figura accasciata al suolo e, incurante dell’acqua che continuava a cadere dal cielo scuro e del sangue che gli imbrattò i vestiti, strinse al proprio petto il corpo di lei. Era dannatamente bella, nonostante la sostanza vermiglia la ricoprisse quasi interamente e il suo volto fosse sfigurato da un’espressione sofferente. Respirava appena – Sasuke…- gli sorrise. Stava per morire eppure gli rivolse il suo sorriso più dolce. Lo indirizzò a lui, un uomo con l’anima di un peccatore.

- Perché non sei fuggita? Perché non hai chiamato aiuto?-

- Preferisco morire ora che… ho la certezza che tu ricambi i miei sentimenti…piuttosto che…vedere il tuo amore per me…spegnersi con gli anni…- la sua voce era rotta ed il respiro le stava venendo meno.

Sasuke non riusciva a credere che qualcuno avrebbe mai potuto tenere a lui tanto da morire per evitare che l’affetto venisse meno.

Strinse maggiormente il corpo di Karin a sé. L’ennesima vita di una persona a lui vicina si stava spegnendo, e lui si sentiva impotente, come quel lontano giorno di numerosi anni prima. Quando suo fratello aveva ucciso tutti i componenti della loro famiglia per poi fuggire e seguire la via del crimine.

Non poté fare nulla. Le rimase vicino, con l’acqua che lentamente giungeva a bagnargli le ossa, e attese che la ragazza esalasse l’ultimo respiro. Quando il corpo di lei si abbandonò inerme tra le sue braccia, Sasuke si sentì assalire da una rabbia già conosciuta. Alzò lo sguardo scarlatto al cielo e giurò – Aspettami, Orochimaru. Giungerà anche la tua ora, e sarà per mano mia.-

Ora le vendette da compiere erano divenute due.

Quella notte, col favore della pioggia, l’Uchiha pianse, come quel lontano giorno della sua infanzia.

 

Non ho subito compreso cosa mi stesse succedendo. All’inizio non ho provato nulla, poi, immediato come il fulmine, un dolore lancinante si è impossessato del mio petto, fino ad estendersi in ogni direzione ed attanagliarmi completamente. Eppure, quando ho riaperto gli occhi, nel mio sguardo di sono riflesse le sue aridi cremisi, e ciò mi ha fatto provare un nuovo vigore. Anche lui mi amava, ed io ero finalmente riuscita a dimostrargli quanto fossero profondi i miei sentimenti nei suoi riguardi. Ed ero felice. È così che sono morta. Col sorriso sulle labbra. In una pozza di sangue vermiglio. Quel colore che rappresentava i due estremi della mia vita: il dolore per la morte dei miei cari e la difficoltà di una vita che non mi ero scelta, ma anche il profondo amore che solo lui aveva saputo farmi provare. L’amore che mi era stato donato da un uomo che neanche conosceva il mio triste passato, ma, sono sicura, condivideva le mie stesse sofferenze.

Solo di una cosa ho rimpianto: non aver potuto ammirare più a lungo i suoi occhi. Ciononostante, ritengo migliore la morte ad un sentimento che con gli anni si sgretola e diviene polvere al vento. Con questa convinzione, la mia vita è giunta a termine. Eppure, io continuo a crederci…

 

 

 

  
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