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Autore: NonnaPapera    01/03/2016    1 recensioni
Introspettivo, la scelta di un alieno di rimanere sulla terra. E' vecchissima scritta nel 2011 pubblicata su un altro portale, ma ho deciso di trasferire tutto in un unico posto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA MIA NUOVA VITA

“ "Ansiosamente guardo, in ogni direzione cerco
e intanto soffro come un cane perché ormai…
ho perso la mia strada, non ricordo i miei obiettivi
e poi ripudio tutto ciò che è uguale a me...”


So che può apparire strano e sconcertante, ma io non sono ciò che tutti credono. Un tempo ero un altro, ero una cosa strana ed unica; qui dove sto adesso quelli come me li chiamano alieni, extraterrestri o marziani. Se ci penso mi viene da ridere! Che nomi assurdi per definire ciò che non conoscono, ciò che intuiscono ma che alla loro mente ancora sfugge per intero. Quanto tempo è passato da che sono giunto fino a qui? Ora non saprei proprio più quantificarlo, mi sono perso in questo mondo e nel suo tempo, che scorre in modo così dissimile dal mio… in modo così ordinato da rendere tutto uguale ma al contempo sempre ricco di novità. Dove stavo prima non era così, il tempo era una cosa viva a sé stante, si piegava e si allungava a suo piacimento, eravamo noi che ci dovevamo adattare ad esso. Qui è tutto l’opposto, gli umani camminano, mangiano, giocano, soffrono, si riproducono, muoiono… in modo del tutto regolare, il tempo si piega attorno a loro avvolgendoli e proteggendoli. Come ho potuto piegarmi? Come ho fatto ad adattarmi così bene a questa vita senza che me ne rendessi conto? Io ero il migliore, avevo un obiettivo ben definito e non mi era mai capitato in tutta l’esistenza di perdere la strada, di dimenticare chi fossi ed uniformarmi al nuovo mondo nel quale ero stato spedito. Spiegare perché io sia qui sulla Terra sarebbe di per se complicato, non esistono termini o parafrasi per descrivere in cosa consisteva la mia missione, almeno non perché io possa esporre a dei semplici umani in maniera esaustiva la mia presenza qui. Fatto sta che ora mi ritrovo in questo mondo, adagiato sulla mia stessa inettitudine a compiere il mio dovere e la cosa più tragica è che io mi sento straordinariamente bene. Appena mi sono reso conto di cosa stava avvenendo in me probabilmente sarei dovuto partire, ritornare alle mie origini per ricaricarmi, per poter tornare ad essere nuovamente uguale al me stesso che era giunto qui tempo addietro. Eppure non l’ho fatto, mi sono rifiutato di partire...


“non devi disperare” è ciò che dicono i dottori
“un giorno qualche cosa cambierà vedrai”..
ma per ora mi dimeno, vivo come un clandestino
e prendo a pugni pure il mio migliore amico..


E così per questa mia insensata ed insana idea di rimanere ho perso tutto. Erano venuti a prendermi, preoccupati per i miei silenzi, i miei strani comportamenti e per le mie parole. Erano venuti in tanti -qui sulla Terra- solo per me, solo per riportarmi indietro e -a detta loro- curarmi da quella strana cosa che mi aveva contagiato. Ho rifiutato di seguirli, e quando hanno tentato di costringermi mi sono apposto con tutte le mie forze, e non solo quelle mentali. Se chiudo gli occhi rivedo ancora la sua espressione sconvolta quando gli ho tirato un pugno. Una cosa del tutto assurda, inconcepibile per me e per ciò che ero un tempo. Risento nella mia testa rimbombare il suo dolore… il dolore del mio riflesso, del mio compagno di sempre, quando dopo quel pugno comprese che ormai non c’era niente da fare… che mi avrebbe dovuto abbandonare per sempre sulla Terra, perché ero irrecuperabile. Questa è la prassi comune! Se uno di noi perde sé stesso durante una missione non lo si può riportare indietro, potrebbe contaminare irrimediabilmente

tutti gli altri. Eppure il mio sangue, o –come certamente lo definirebbero i terrestri- il mio migliore amico –anche se è una definizione del tutto superficiale ed imprecisa del rapporto che ci legava- ci provò lo stesso un'ultima volta a portarmi con sé. Non mi voleva abbandonare ed a un mio diniego si proclamò disposto a rimanermi a fianco. Perché noi due siamo inseparabili e le nostre esistenze sono legate. Alla sua dichiarazione gli altri lo presero con forza e lo allontanarono da me. Forse nel timore che anche lui si stesse perdendo… contagiando.
Eppure benché abbia perso tutto io sono felice, prima non ne capivo il perché … però adesso che ti guardo più attentamente forse un’idea me la sono fatta!
e poi silenzi..
chissà se un giorno mi aprirò e parlerò di me
dei miei insensati sentimenti
e poi, e poi...


Però queste cose di me come posso confessartele? Non sei pronto per sentirle. Nessuno qui sulla Terra lo è, ed io non ti voglio perdere. Se ti perdessi allora sì che tutto sarebbe stato vano, allora sì che la mia esistenza perderebbe realmente di significato. Però col tempo te lo dirò, lo farò piano, con calma e senza fretta, in modo da non sconvolgerti troppo. Perché il silenzio no, quello non lo posso sopportare. La verità deve per forza venire a galla. Farò in modo che l’idea della mia diversità si insinui nella tua mente umana con delicatezza, senza fretta e senza scossoni… così quando te lo dirò tu sarai pronto a sentirlo e poi… e poi io e te per sempre.

Arrivi tu sulla mia scia, per farmi credere alle favole
Sei tutto, sei il senso e l’idea
Sei l’aria da respirare


Ormai non poso più fare a meno di te. E’ solo per colpa tua se sono finito così. Sei divenuto il mio mondo e la mia essenza. Mi hai cambiato, mi hai reso più felice e più indipendente. Io che ho sempre seguito gli ordini e la mia natura, io che non mi sono mai posto dei dubbi e che non ho mai fatto progetti o sogni. Arrivato qui, su questo pianeta senza pretese ne ambizioni, mi sono riscoperto un amante della fantasia. Ho imparato ad apprezzare quelle che voi comunemente chiamate favole. Quei mondi fantastici e onirici che immaginate per diletto – ma che io nelle mie peregrinazioni ho visto e toccato con mano- Quei luoghi in cui per quanto tutto sembri a prima vista impossibile alla fine il lieto fine trionfa. Ecco è da queste piccole storie che ho imparato ad apprezzarti, che tu nella tua semplicità mi sei divenuto essenziale –così come per voi lo è l’aria che respirate- .

non controllo i movimenti
sento freddo, stringo i denti
non esiste terapia per i miei sintomi..
raccogliendo i miei sospiri, le mie esili radici
fingo di non esser mai atterrato qui..


Il dolore è lancinante, non immaginavo che avrei sofferto così tanto. Il mio passato non mi vuole lasciare andare, mi dibatto e cerco di avere la meglio. La mia idea può funzionare questo lo so devo solo resistere… deve funzionare!
Serro la bocca per non spaventarti, per non urlare… i denti si scontrano tra di loro… forse mi sono sbagliato, forse la mia era solo una stupida utopia e dopo questa mia divisione non sarò più nulla, solo il buio del cosmo mi accoglierà.
Eppure… è proprio su questo punto che sbaglio. Io continuo a ricordare le mie radici, continuo a rimanere ancorato ad esse. Raccolgo tutto in un angolo della mia mente: il mio passato, i miei pensieri, i miei ricordi, il mio vecchio io… fingo di non essere mai atterrato qui, di essere un uomo come te… di non essere diverso dagli altri. Funziona! Tra il dolore accecante e quel senso di perdita opprimente che provo alla bocca dello stomaco, sento che la mia idea iniziale si sta avverando… Sto risorgendo da me stesso.

e poi momenti..
che durano un’eternità
ma a volte attimi, come la neve sotto il sole..
e poi, e poi..


Riapro gli occhi stordito e confuso. Cosa mi è capitato? Cerco di fare chiarezza nei miei pensieri, ma una strana nebbia li avvolge, i ricordi sfumano come neve al sole. Mi fisso attorno confuso e spaventato. Dove sono?
Di fronte a me un viso. Il tuo viso! Sì ti riconosco, sei la persona che amo, sei colui per il quale sarei disposto a qualunque sacrificio. Ricordo il tempo passato in tua compagnia, le tue risate armoniose, i tuoi occhi sinceri e grandi.
Non capisco cosa ci faccio steso a terra sull’asfalto freddo della strada… ma va bene così, sono tra le tue braccia e tu mi stai stringendo forte, il resto non conta. Il tuo volto cala lento ed inesorabile sul mio, sento il tuo fiato caldo che mi accarezza la pelle del volto. Poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, tu poggi le tue magnifiche labbra sulle mie. Un momento, un solo momento di amore, ma dentro di me so che vale tutta un’eternità.

Arrivi tu sulla mia scia, per farmi credere alle favole
Sei tutto, sei il senso e l’idea
Sei l’aria da respirare
Arrivi tu…


Mi sento intorpidito e spaesato, tu mi aiuti ad alzarmi da terra e mi sorreggi. Sorridendomi un po’ preoccupato mi dici che casa tua è poco distante, così potrò sdraiarmi sul tuo divano e stare al caldo. Certamente sono questi sbalzi di tempo che fa i capricci, ad avermi procurato un capogiro. Non mi preoccupo, non so perché ma già adesso mi sento meglio. Respiro a pieni polmoni il tuo profumo forte e speziato… mi pare di respirare per la prima volta in vita mia. Sorrido scuotendo la testa a quell’assurdo pensiero… sono un uomo è ovvio che non sia la prima volta che respiro.
Mi stringo ancora più forte a te e mi lascio cullare dalla tua confortante presenza.

Smetto d’essere chi ero, mi trasformo in ciò che sono.

Un piccolo senso di inquietudine alla bocca dello stomaco, come se avessi scordato qualcosa di importante, ma per quanti sforzi faccia non riesco a rammentare cosa.
Sono qui sdraiato sul tuo divano che ti osservo mentre mi copri con una calda coperta. Sto bene ormai, non mi sento più debole o confuso. Non ricordo il mio passato… ma ricordo te e per me è sufficiente.


la canzone è: “Il senso e l’idea” dei Divina. E' una storia scritta nel 2011 non l'ho risistemata perchè è giusto che rimanga fedele a quel periodo 
   
 
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