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Autore: Allie_Mayniac    01/03/2016    0 recensioni
[Urban Strangers.]
"Il dolore la prima volta non è arrivato subito, ma è arrivato assieme alla consapevolezza di ciò che è successo dopo ore e ore di apatia e movimenti meccanici dettati dalla paura di pensare a ciò che comportavano gli eventi di quel giorno.
Colui che era diventato ormai un, il compagno di vita ha deciso che non avremmo mai più avuto niente in comune e ciò ha portato in un primo momento solo tanta rabbia, una rabbia animalesca."
Una serie di giornate difficili per Gennaro in cui i flashback lo tengono in vita e lo annientano contemporaneamente.
Potrebbe presentarsi un alto tasso di Gennex.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2 maggio 18:20

"If I'm different from the rest, do I have to run and hide?"

Dopo aver ritrovato quella moleskine qualche settimana fa ho deciso di passare in rassegna tutti i fogli, le agende, i quaderni e i libri nello studio e buttare tutto ciò che non serve più.

Ho trovato di tutto.

Nella libreria alle spalle della poltrona ci sono perlopiù cartelle di documenti di mia sorella che ho lasciato com'erano per non infastidirla.
Nella libreria nella parete ovest ho trovato tutti i quaderni e i libri che sono riuscito a recuperare dalla vecchia casa, ho buttato un paio di quaderni e qualche volta ho persino ridacchiatto grazie ai vecchi diari scolastici su cui ho scritto innumerevoli cazzate e altrettanti pensieri tristi celati verso frasi di canzoni.

Sto finendo di spolverare l'ennesima mensola della libreria nella parete est quando trovo un vecchio album fotografico con la copertina a fantasia floreale coperta di polvere.

Apro per curiosità e vedo una foto in cui ci siamo io, mia sorella e mia nonna paterna.

Le donne della mia vita. Le uniche due, coloro che sono riuscite a darmi tutto ciò che mia madre non è mai riuscita a fare. Ho realizzato troppo tardi perché nonostante mi amasse in quanto suo figlio non riuscisse ad amarmi in quanto diverso.

Diverso in tutti i sensi: mai d'accordo con ciò che mi intimava di fare, ciò che provava a insegnarmi o a impormi. Ai suoi occhi ero sempre e comunque senza amici e senza fidanzata, le costavo soldi per il mio sistema immunitario che non faceva il suo dovere, non guardavo cartoni animati come tutti i bambini ma preferivo i telefilm di Maria, non volevo mai andare ai compleanni dei miei compagnetti.

Non hai mai provato a capirmi davvero, si è limitata a rassegnarsi e aspettare che gli anni passassero finchè l'unico suo supporto al mondo l'ha abbandonata. La fuga definitiva di mio padre l'ha lasciata senza nessuna forza. L'ha fatta impazzire, ha costretto me a scappare dalla casa in cui avevo passato 18 anni della mia vita perché non poteva neanche vedermi. A dire il vero, non può, ancora oggi.

Le uniche due volte in cui ho provato ad andare a trovarla non ha fatto altro che urlare cose terribili, a incolparmi di qualsiasi cosa fino a costringere l'infermiera che l'accudisce a usare le mani per trattenerla dal saltarmi addosso.

"E' colpa tua se non è più qui, se ha preferito un'altra vita con un'altra donna! Mai mi avrebbe lasciato se non avesimo avuto un mostro come te a rovinarci la vita!"

Quelle parole sono rimaste incise nella mia testa per troppo tempo, a volte riemergono.

E mi sono pentito mille volte di aver lasciato la scuola, di non essermene andato io prima, di non essermi ucciso quando ciò avrebbe solo potuto aiutarli.

Poi ho capito, sono maturato, ho smesso di torturarmi per problemi grossi come case di cui io potevo essere a mala pena una mattonella. Certo, una mattonella piuttosto brutta, scheggiata, di colore diverso dalle altre, ma niente di più.

Probabilmente mia madre l'ha capito prima di me, molto prima di me.

Aveva capito che avevo qualcosa di diverso, per lei tutto meno che "speciale", avevo capito che ero malato, incapace di farmi piacere le ragazze nonostante provassi, nonostante tutto intorno a me mi dicesse che invece mi sarebbero dovute piacere, mi sarei dovuto innamorare di un viso angelico pieno di trucco circondato da capelli lunghi.
È così che vedevo le ragazze e nulla di loro mi attirava.

Quando ho scoperto cosa fosse l'omosessualità ero forse in terza media e una mia compagna mi raccontava di suo fratello e di come i genitori lo avessero cacciato di casa dopo averlo trovato a letto con un altro ragazzo, pensai che fosse qualcosa fuori dal comune, di innaturale forse, mi avevano sempre detto che l'amore nasce sol tra uomo e donna.

Poi col tempo cambiai idea. Capii.

Capii che il fratello di quella mia compagna era più simile a me di quanto potessi pensare.

E che dopo tutto per Achille, Patroclo, non era un semplice amico.

Iniziò nei primi anni di liceo una fase della mia vita in cui mi convinsi di essere assessuale, totalmente disinteressato all'amore, agli impulsi del mio corpo, ai sentimenti verso qualsiasi tipo di essere umano.

Poi arrivò Alessio a sconvolgermi totalmente.

In un primo momento lo vidi come un nemico, un coglione con l'intelligenza di un criceto affetto da alzheimer precoce e una bocca troppo piccola da cui uscivano solo freddure e osservazioni totalmente scontate e irrilevanti.

"Non puoi decidere di imparare a suonare così da un momento all'altro, serve tempo, pratica, sacrifici e dita distrutte ma sopratutto talento. Tu credi di avere talento?"

Mi interruppe mentre parlavo con un mio amico, cogliendomi di sorpresa.

Quella fu la prima volta che mi sentii insultato e sfidato da Alessio.
Non avevo capito che la sua domanda non era una presa in giro, era una domanda sincera.

"Se sei tanto esperto, caro Slash napoletano, insegnami tu."

Spalancò gli occhi scuri come un gatto alla vista di un cane, ma solo per un secondo.

"E va bene, vieni a casa mia domani pomeriggio e ti insegno gli accordi base, chissà, magari per il prossimo anno impari a suonare 'La canzone del sole!'"

Mi lasciò totalemente spiazzato così decisi di accettare l'offerta, avrei lasciato che quel coglione mi insegnasse a suonare la chitarra, d'altronde erano pur sempre lezioni gratis.

Vedendo Alessio sempre più spesso mi arresi ai suoi tentativi di instaurare un'amicizia nonostante stessi sempre sulla difensiva fino a suonarci assieme periodicamente, apprezzando la sua presenza, fino a sentirla necessaria ogni giorno.

Il momento cruciale risale a dopo una festa di compleanno di un amico in comune, quando ci addormentammo nello stesso letto per la prima volta, lui ubriaco e io con troppa erba in corpo, io con la schiena quasi dritta sulla testiera e lui con la testa sulla mia spalla. E non successe nulla all'apparenza, solo due amici devastati dalla loro prima festa assieme che si addormentano nella prima camera trovata fra altre dieci persone.

Ma quando mi svegliai successe di tutto.

Sentii dei dolori mai provati, diversi da ogni frattura, emicrania o crampo provato in vita mia. Sentii il dolore più atroce e piacevole della mia intera esistenza.

Percepire la sua tempia sulla mia spalla mi fece venire un formicolio strano lungo tutto l'arto, iniziai a temere di star sudando e che si sarebbe svegliato e, schifato, avrebbe deciso di non rivolgermi più la parola. Fu la prima volta che ebbi paura di perdere Alessio.

Sentire il suo respiro pensante mi avrebbe dovuto disturbare, invece risultò essere il suono più piacevole al mondo dopo la voce melodiosa con cui cantava le note mentre accordava la chitarra durante le nostre lezioni e capii che quando sfiorava le mie dita non trasalivo soltanto per il contatto delle sue fredde in contrasto alle mie calde.

Capì che non ero assessuale, nè tanto meno etero o qualsiasi altra cosa. Ero semplicemente innamorato di Alessio. E il solo pensiero mi causò una serie di piccole fitte a livello dello stomaco, pensai dovessero essere quelle le tanto citate farfalle nello stomaco.

Avevo trovato il mio Patroclo, e promisi a me stesso di proteggerlo da tutto e tutti.

Spazio autrice

Quanto fa pena sto capitolo? Molto.

Quanti secoli sono passati dall'ultimo aggiornamento? Molti.

Quanti schiaffi mi dovrei meritare? Moltissimi.

Anyway (runaway) questo è il capitolo in cui Genn ricorda alcune sue prime volte, tutte riguardanti Alessio, la prima festa, prima offesa, prima volta in cui ha paura di perderlo ecc.. (no okay, forse erano solo queste...)

La citazione iniziale è degli Imagine Dragons, al canzone è "Monster" e credo sia perfetta per questo capitolo.

Non sono gay, non sono sicura di quello che si provi quando si capisce di esserlo, ma ho provato a immaginarmelo, d'altronde non credo sia troppo diverso da quando ci si accorge di essere innamorati di qualcuno (se ho detto una cazzata, perdonatemi).

D'altro canto non intendo in nessun modo sostenre che Gennaro o Alessio siano, nella vita reale, niente di ciò che dico in questa storia, è tutto frutto della mia contorta immaginazione.

Ho voluto nominare La canzone del sole perché suvvia, è quella che tutti imparano per prima nel giro di una settimana (tutti tranne me che proprio non so un singolo accordo ma tralasciamo).

Mi sto dilungando troppo.

Allora, scusatemi per i tempi biblici che mi sono presa ma le verifiche di fine quadrimestre mi hanno impedito di aggiornare puntuale.

Have a nice day and a even nicer life.

Un abbraccio

An Another Urban Stranger

 

  
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