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Autore: Ice_DP    01/03/2016    1 recensioni
Tutti sanno che Portuguese D. Ace, prima di diventare il comandante in seconda della flotta di Barbabianca, ha cercato in tutti i modi di farlo fuori. Non ha risparmiato nemmeno la scelta più assurda che potesse venirgli in mente, architettando in ogni dettaglio i suoi piani, con i quali ha attentato alla vita del capitano della flotta più potente del mondo.
Inutile dire che tutti, dal primo all'ultimo, hanno fallito miseramente.
Tra avvelenamenti, oggetti volanti non ben identificati e tentativi di buttarlo in mare, alla fine Ace scoprirà che c'è un modo più semplice per poterlo annientare definitivamente.
[Comunicazione di servizio: molti capitoli potranno risultare stupidi oltre ogni misura ed aspettativa, andando oltre a qualsiasi soglia di logica e decenza]
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Barba bianca, Ciurma di Barbabianca, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le imbarazzanti avventure di Ace'
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100 modi per uccidere Barbabianca


#14 Un dolce amaro

 

La cucina della Moby Dick era grande all’incirca come una nave pirata normale: ci si poteva seriamente perdere lì dentro, tra scaffali ricolmi di roba da mangiare, fresca o inscatolata che fosse, bibite di ogni colore, e scorte di ogni genere. Un intero esercito sarebbe potuto sopravvivere per anni solamente con tutte le provviste che c’erano.

Ace si aggirava furtivo, in cerca di qualcosa da sgraffignare, come era solito fare dal primo momento in cui aveva messo piede su quella maledettissima nave pirata. Aveva sempre paura che il cibo offertogli fosse avvelenato o con qualche strana sostanza all’interno che potesse farlo stare male.

“Ma certo!” saltò su, avendo avuto un’illuminazione fulminante proprio in quel preciso momento.

Aveva già escogitato una cosa simile, ma si disse che tentare nuovamente con un colpo del genere non fosse poi così una pessima idea.

Aveva imparato che c’era anche un’altra cosa che il vecchiaccio adorava, oltre al saké; e quella cosa era la torta al cioccolato che mangiava a colazione, dopo pranzo, come spuntino a merenda e dopo cena. E qualche volta pure a mezzanotte, tanto per non farsi mancare niente.

Si diede da fare per scovare quel dolce, che aveva visto aver dimensioni davvero enormi; d’altronde, per un uomo della sua stazza corrispondeva sì e no a metà di una torta normale.

Dovette cercare bene, ma alla fine trovò il tanto agognato bocconcino nel gigantesco frigorifero mezzo nascosto da alcune ante aperte.

Si sfregò le mani, pregustandosi come sempre il momento in cui la vittoria sarebbe stata nelle sue mani.

Tirò fuori l’enorme pietanza, appoggiandola sul tavolo più vicino e facendo attenzione a non rovinare niente. Dopodiché prese quante più posate gli fosse possibile in un colpo solo, iniziando a scaldarle col potere del suo Frutto del Diavolo. In pochi minuti tutto quel metallo divenne liquido abbastanza da far sì che il ragazzo riuscisse a farlo filtrare tra gli strati di quel mostro al cioccolato.

Ghignando malignamente, lo rimise al proprio posto, sperando che nessuno notasse quanto potesse pesare; si ritirò dalla cucina, aspettando il mattino seguente. Questo non tardò ad arrivare, e vide un Ace piuttosto compiaciuto seduto al fondo del tavolo della sala da pranzo, con le braccia conserte che guardava attentamente il capitano, ghignando.

Il vecchio non se ne curò minimamente, ingurgitando un pezzo gigante di torta, ignaro di tutto. Ace intanto, se la rideva sotto i baffi.

“Carl, ma cosa ci hai messo nella torta stamattina?” chiese il capitano, toccandosi lo stomaco.

“Sembra decisamente più pesante del solito!”

E Ace rideva come un cretino, attirando su di sé l’attenzione di Barbabianca, che lo guardò di traverso.

“Ragazzo, se è stata opera tua…” disse, ruttando poi in maniera poco educata.

“Ti ringrazio davvero, perché è ancora più buona del solito! Guarararararara!”

Il ghigno scomparve dalla faccia del ragazzo lentigginoso, che non riusciva a capacitarsi di quanto quell’uomo che aveva di fronte, fosse forte. Non era possibile che anche il suo stomaco potesse essere così, capace di digerire persino il metallo!

 

 

ANGOLO DELLA DEMENZA
No, non sono morta. Ma dopo questa mia intollerabile e totalmente ingiustificata assenza, capisco se voi abbiate la voglia di uccidermi; e ne avete tutte le ragioni, credetemi.
Ma datemi retta, se volete un consiglio: NON iscrivetevi MAI all’università. È davvero un consiglio spassionato che vi dò, seriamente.
Detto ciò e terminati i miei deliri, vi chiedo scusa per la schifosità di questo capitolo, ma sinceramente non mi veniva davvero nulla in mente. Di meglio. La mia fantasia in questo periodo è proprio a terra, abbiate pazienza.
Potete lanciarmi pomodori (o qualsiasi altra cosa voi vogliate) addosso finché non sarete stanchi e/o soddisfatti.
Ovviamente Carl non penso che sia il vero nome del cuoco, e se fosse davvero comparso sulla scena un personaggio che si prodiga a far da mangiare questa mandria di bufali, non lo sapevo. Se sapete come si chiama, provvederò a cambiare nome subito. Carl, tra l’altro è poco credibile, ma è il primo nome simpatico che mi sia venuto in mente.
Per quanto riguarda la torta, beh, penso che anche il nostro caro e amato (<3) Barbabianca possa avere dei vizi; si sa, diventando anziani si ritorna un po’ bambini, e i bimbi amano i dolci. Ecco perché ho scelto ciò.
Sperando che non mi abbiate abbandonata (io vi voglio bene, lo sapete vero?), vi ringrazio tutti, in particolar modo chi non perde mai occasione di sostenermi con le sue recensioni, che tanto mi fanno piacere.
Un bacio immenso e alla prossima! 

 

   
 
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