100 modi per uccidere
Barbabianca
#14
Un dolce amaro
La cucina della Moby
Dick era grande all’incirca come una nave pirata normale: ci
si poteva
seriamente perdere lì dentro, tra scaffali ricolmi di roba
da mangiare, fresca
o inscatolata che fosse, bibite di ogni colore, e scorte di ogni
genere. Un
intero esercito sarebbe potuto sopravvivere per anni solamente con
tutte le
provviste che c’erano.
Ace si aggirava
furtivo,
in cerca di qualcosa da sgraffignare, come era solito fare dal primo
momento in
cui aveva messo piede su quella maledettissima nave pirata. Aveva
sempre paura
che il cibo offertogli fosse avvelenato o con qualche strana sostanza
all’interno
che potesse farlo stare male.
“Ma
certo!” saltò su,
avendo avuto un’illuminazione fulminante proprio in quel
preciso momento.
Aveva già
escogitato una
cosa simile, ma si disse che tentare nuovamente con un colpo del genere
non
fosse poi così una pessima idea.
Aveva imparato che
c’era
anche un’altra cosa che il vecchiaccio adorava, oltre al
saké; e quella cosa
era la torta al cioccolato che mangiava a colazione, dopo pranzo, come
spuntino
a merenda e dopo cena. E qualche volta pure a mezzanotte, tanto per non
farsi
mancare niente.
Si diede da fare per
scovare quel dolce, che aveva visto aver dimensioni davvero enormi;
d’altronde,
per un uomo della sua stazza corrispondeva sì e no a
metà di una torta normale.
Dovette cercare bene,
ma
alla fine trovò il tanto agognato bocconcino nel gigantesco
frigorifero mezzo
nascosto da alcune ante aperte.
Si sfregò
le mani,
pregustandosi come sempre il momento in cui la vittoria sarebbe stata
nelle sue
mani.
Tirò fuori
l’enorme
pietanza, appoggiandola sul tavolo più vicino e facendo
attenzione a non
rovinare niente. Dopodiché prese quante più
posate gli fosse possibile in un
colpo solo, iniziando a scaldarle col potere del suo Frutto del
Diavolo. In
pochi minuti tutto quel metallo divenne liquido abbastanza da far
sì che il
ragazzo riuscisse a farlo filtrare tra gli strati di quel mostro al
cioccolato.
Ghignando
malignamente,
lo rimise al proprio posto, sperando che nessuno notasse quanto potesse
pesare;
si ritirò dalla cucina, aspettando il mattino seguente.
Questo non tardò ad
arrivare, e vide un Ace piuttosto compiaciuto seduto al fondo del
tavolo della
sala da pranzo, con le braccia conserte che guardava attentamente il
capitano,
ghignando.
Il vecchio non se ne
curò minimamente, ingurgitando un pezzo gigante di torta,
ignaro di tutto. Ace
intanto, se la rideva sotto i baffi.
“Carl, ma
cosa ci hai
messo nella torta stamattina?” chiese il capitano, toccandosi
lo stomaco.
“Sembra
decisamente più pesante del
solito!”
E Ace rideva come un
cretino, attirando su di sé l’attenzione di
Barbabianca, che lo guardò di
traverso.
“Ragazzo,
se è stata
opera tua…” disse, ruttando poi in maniera poco
educata.
“Ti
ringrazio davvero,
perché è ancora più buona del solito!
Guarararararara!”
Il ghigno scomparve
dalla faccia del ragazzo lentigginoso, che non riusciva a capacitarsi
di quanto
quell’uomo che aveva di fronte, fosse forte. Non era
possibile che anche il suo
stomaco potesse essere così, capace di digerire persino il
metallo!
ANGOLO
DELLA DEMENZA
No, non sono morta. Ma
dopo questa mia intollerabile e
totalmente ingiustificata assenza, capisco se voi abbiate la voglia di
uccidermi; e ne avete tutte le ragioni, credetemi.
Ma datemi retta, se
volete un consiglio: NON iscrivetevi MAI
all’università. È
davvero un consiglio spassionato che vi dò, seriamente.
Detto ciò e
terminati i miei deliri, vi chiedo scusa per la schifosità
di
questo capitolo, ma sinceramente non mi veniva davvero nulla in mente.
Di
meglio. La mia fantasia in questo periodo è proprio a terra,
abbiate pazienza.
Potete lanciarmi
pomodori (o qualsiasi altra cosa voi vogliate) addosso
finché
non sarete stanchi e/o soddisfatti.
Ovviamente Carl non
penso che sia il vero nome del cuoco, e se fosse davvero
comparso sulla scena un personaggio che si prodiga a far da mangiare
questa
mandria di bufali, non lo sapevo. Se sapete come si chiama,
provvederò a
cambiare nome subito. Carl, tra l’altro è poco
credibile, ma è il primo nome
simpatico che mi sia venuto in mente.
Per quanto riguarda la
torta, beh, penso che anche il nostro caro e amato
(<3) Barbabianca possa avere dei vizi; si sa, diventando anziani
si ritorna
un po’ bambini, e i bimbi amano i dolci. Ecco
perché ho scelto ciò.
Sperando che non mi
abbiate abbandonata (io vi voglio bene, lo sapete vero?),
vi ringrazio tutti, in particolar modo chi non perde mai occasione di
sostenermi con le sue recensioni, che tanto mi fanno piacere.
Un bacio immenso e
alla prossima!