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Autore: cin75    02/03/2016    5 recensioni
Questa volta i J2 sono due giornalisti.
Hanno avuto un passato. Nel presente si detestano. Ma nessuno dei due riesce a vedere un futuro senza l'altro.
Confesso: questa è una Slice of Life uscita male!!!!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Jensen era intento a rivedere l’ultima parte dell’articolo che avrebbe dovuto consegnare a Sheppard prima che questi lo mandasse in stampa, quando il suo collega Robert lo richiamò.

Il giornalista anche se non si girò, gli rispose.
“Che c’è Rob? Devo finire di rivedere questo articolo o Sheppard mi darà in pasto ai cerberi.”
“Senti, amico. C’è il collega di Houston che ti sostituirà nei mesi che mancherai e credo che tu debba….”  E mentre lo diceva, Jensen si girò e l’espressione cordiale che aveva in viso, messa su per accogliere il nuovo collega, svanì in una maschera di puro risentimento. Forse rabbia.
L’altro che lo fissava non è che sprizzasse felicità. Anzi, anche lui sembrava abbastanza risentito.

Ma fu Jensen quello che, senza dire o fare altro, si alzò dalla scrivania e a passo deciso e veloce, entrò senza troppe cerimonie nell’ufficio del redattore capo, Sheppard.

“Che cazzo significa?!” sbottò senza tanti giri di parole, mentre sull’uscio della porta appariva anche l’altro.

“Buongiorno anche a te, Ackles. Prego accomodati!!” ironizzò il boss.
“Sì, ok!! Busserò la prossima volta. Ora mi dici che cazzo significa?!” ripetè con più astio indicando senza guardare il giovane alla porta.
“Tu.. entra e chiudi la porta.” fece all’ospite. “Tu..datti una calmata!” disse invece rivolto al suo giornalista.
“Mark…”
“Sta’ zitto e ascoltami, Jensen. Jared è in gamba ed era l’unico che in questo periodo poteva sostituire la tua fascia giornalistica, dato che a te è venuta la brillante idea di andare sottocopertura!” sembrò ammonirlo.

A quell’affermazione , Jared girò di scatto la testa verso quello che era stato il suo compagno per ben quattro anni. Sul volto del giovane giornalista apparve sgomento e una velata espressione preoccupata che venne immediatamente celata quando il giovane si accorse di essere osservato da Sheppard.
“Sentite. So quello che c’era tra voi. So che è successo qualcosa tra voi che ha mandato tutto a puttane. Ma onestamente non mi interessa chi ha smesso di infilare la mano nelle mutande dell’altro!” disse senza mezzi termini. “Quello che mi interessa adesso è avere qui uno dei più promettenti giornalisti..” indicando Jared. “… che non mi faccia rimpiangere uno dei più promettenti reporter.” indicando Jensen.

Jensen stava per controbattere quando una decisa espressione di Sheppard che lo invitava severamente a pensarci bene prima di dire qualsiasi cosa, lo fece desistere. Guardò ancora il suo capo redattore, poi , ma solo di sfuggita, guardò Jared ancora al suo fianco. Spostò le mani dalla scrivania su cui era ancora appoggiato e si mise su dritto. Respirò affondo e riprese il controllo.
Guardò ancora Jared che sembrava attendere una qualsiasi richiesta o provocazione.
“Ti dispiacerebbe… aspettarmi alla mia scrivania!?” fece il biondo guardandolo appena e cercando di mostrare più cortesia possibile, nonostante il forte disagio che provava dentro.
Jared abbozzò un leggero saluto con la testa e assecondò la richiesta.
“Certo!” fece, uscendo poi dall’ufficio. “Non sono io quello bravo a sparire!” puntualizzò con tono ironico e sostenendo l’occhiataccia di fuoco che Jensen gli rivolse immediatamente dopo quella sua puntualizzazione.
“Ok! Giù le armi, gentlemen.” si apprestò ad intervenire Sheppard che poteva quasi vedere la tensione elettrica di pura sfida che saettava da un ragazzo all’altro. “ Padalecki, aspettalo alla scrivania e tu, resta qui e chiudi la porta!” ordinò poi con tono severo a cui nessuno dei due giornalisti osò controbattere.
 

Quando Jensen e Mark furono soli, per alcuni interminabili minuti, ci fu solo silenzio. Il redattore vedeva gli occhi dell’amico reporter vagare in cerca di un punto fisso su cui focalizzarsi, ma senza riuscirci. Così cercò di aiutarlo in quel momento che oltre che di confusione , sembrava di panico.
“Che cosa stai facendo?!” fece il redattore vedendo che Jensen se ne stava fermo con i palmi di nuovo poggiati alla sua scrivania a fissare le varie graffette sparse un po’ ovunque.
“Sto’ cercando di riprendere il controllo!” rispose senza spostarsi.
“Ascoltami, Jensen. Non ho chiamato Jared per farti un dispetto. Non lo farei mai. Dovresti saperlo!” prologò l’amico.
“Lo so!, ma tu prova a ….”
“No! Non posso provare a fare niente,..” lo ammonì amichevolmente l’altro. “….perchè quando ti chiesi che cosa fosse successo tra voi, un deciso “no comment” è tutto ciò che ebbi in risposta. Voi …voi facevate scintille dentro e fuori il lavoro e potrai anche non credermi ma mi è dispiaciuto quando mi hai detto che era finito tutto.”

Jensen si avviò verso la porta e l’aprì. Voleva uscire ed evitare di dare quella spiegazione che già una volta si rifiutò di dare, ma qualcosa , questa volta lo fermò.
Strinse il pugno intorno alla maniglia e chiuse di nuovo la porta rimanendo a fissarne il legno.
Chissà perché, questa volta sentì la necessità di confidarsi. Forse era quello che aveva ripreso a provare, forse la presenza di Jared così vicino dopo tutto quello che era successo. Forse solo l’amicizia che lo legava a Mark.

“Mi ha tradito!” fece senza voltarsi. “Quando stavamo insieme, Jared mi ha tradito. Evidentemente le mie scintille non gli bastavano più e ha cercato un altro cerino con cui accendersi!” metaforò.
“Non ci credo!” fece sinceramente incredulo Sheppard.
Jensen gli sorrise amaramente.

E già!!, pensò. Il gentile e dolce Jared non può essere lo stronzo della storia!!

“Nemmeno io ci credevo all’inizio ma quello che ho visto non mi ha lasciato scelta. Quando lo vidi insieme a quell’altro, non gli diedi nemmeno tempo e modo di spiegare. Non gli diedi nemmeno la soddisfazione di mentirmi con le solite frasi di circostanza. Ero talmente deluso, arrabbiato, ferito …..che la sera stessa presi tutta la mia roba e andai via. Gli lasciai solo un biglietto sui cui scrissi che lui avrebbe capito il perché me ne ero andato e che non avrebbe dovuto cercarmi. Non mi avrebbe trovato. Il resto lo sai. “ disse guardando l’amico che lo ascoltava senza interromperlo. “Viaggiai e lavorai come freelance per qualche anno e quando un giorno Robert mi disse che Jared non era più a Dallas da anni, decisi di tornare e venni da te per riprendere a lavorare qui.” riassunse in breve quello che successe o non successe tra lui e Jared.
“Già!” ricordò amaramente Sheppard.
“Non so se mi ha ferito di più l’essere andato via per quel motivo o l’essermi reso conto dopo qualche giorno che Jared nemmeno ci aveva provato a cercarmi.” affermò con ironico rancore.
Mark lo fissò e giocherellando con la penna che aveva tra le mani, non sembrò davvero convinto di quello che aveva visto solo pochi minuti prima. “Non lo so, Jensen. Non lo so davvero. Quello che so è che se tutto fosse finito tra voi, come tu dici, non mi spiego quel lampo di panico che gli ho visto in faccia quando ha sentito che saresti andato sotto copertura.”
“No, Mark. Ti sbagli.” sembrò volerlo rassicurare.
“Ragazzo, io ho sbagliato una sola volta nella mia vita. Ed è stato quando ti ho permesso di andare via.” replicò l’amico, convinto. “Credimi, so quello che ho visto!!”
 
Da quel giorno , le cose tra Jared e Jensen si svolsero nel più pieno rispetto del posto di lavoro.
Buongiorno, buonanotte, buon pranzo.
Niente altro.
Fino al giorno in cui Jensen non dovette lasciare tutto, per il suo servizio sotto copertura.
 
Il biondo dopo aver parlato delle ultime cose con Mark e aver ricevuto da lui accorate raccomandazioni di far attenzione, tornò alla sua scrivania e lasciò nel suo cassetto, il cartellino che lo identificava come giornalista. Mise da parte anche i suoi documenti e prese quelli che gli erano stati consegnati dal suo informatore di fiducia. Documenti che lo identificavano come Dean Winchester , nato a Lawrence,  Kansas, 35 anni, celibe, meccanico.
 
Accanto alla sua scrivania, quella di Jared. Il giovane stava facendo delle ricerche al computer e di tanto in tanto vedeva quello che ora era solo un suo collega , sistemarsi per il nuovo incarico.
Sapeva che per tacito accordo era meglio se non si rivolgevano la parola, almeno che non fosse strettamente necessario, ma nonostante tutto, Jared che aveva sempre rispettato quell’accordo, questa volta non riuscì nel suo intento.
“Jensen?!” lo chiamò mentre l’altro finiva di sistemare le ultime cose.
“Che cosa c’è?” chiese senza degnarlo di uno sguardo.
Jared ignorò il gesto di indifferenza e non si arrese.
“Sta’ attento!” disse sottovoce. “Per favore!” fece ancora e ancora più in silenzio.
Solo allora, Jensen lo guardò e vide quello che Mark disse di aver già visto: panico e preoccupazione.

Ma perché se Jared lo aveva tradito, aveva avuto così poco rispetto del loro sentimento, di quello che li legava. Perché se gli aveva fatto una cosa simile, ora doveva preoccuparsi per lui?
Jensen avrebbe davvero voluto chiederglielo o forse solo gridarglielo contro. Ma non era quello il momento. Non poteva affrontare quella discussione proprio quella sera. Aveva bisogno di concentrazione e di restare focalizzato sullo scopo della sua copertura.

Istintivamente guardò ancora il giovane poco distante da lui e ….dannazione!!!.....quegli occhi, quello sguardo stramaledettamente dolce, quell’espressione che ai loro tempi riusciva a sconfiggerlo ogni volta.
 E lo stesso fu anche in quel momento. Jensen perse la battaglia contro il suo orgoglio.
“Tranquillo. Non mi succederà niente!”  rispose volendolo rassicurare e stava anche per dirgli altro.  “Senti, Jared….” azzardò sentendo la voglia di scavalcare quel muro che lui stesso aveva eretto tra loro, quando il suo cellulare squillò.
 
Era ora! Jensen Ackles doveva sparire e Dean Winchester doveva entrare a far parte del traffico di droga.
 
“Ci vediamo, Jared!” disse solo e prendendo il suo giaccone andò via, seguito solo dallo sguardo preoccupato di Jared.


N.d.A.: Ok! vi spiego il perchè della Slice of Life ( che naturalmente vi invito calorosamente a leggere) uscita male che a questo punto sarà una mini long di pochi capitoli.
Di solito le slice che scrivo sono one-shot più o meno brevi. Questa invece mi è venuta più lunga del dovuto e poi le Slice di solito si svolgono nell'arco di pochi giorni. A volte anche solo ore.
L'arco narrativo di questa storia si svolgerà in "mesi" e quindi...
Beh! La smetto qui. 
Se volete leggete e mi farete felice ( e leggete anche le altre slice. Sono così belle!!....consiglia la ruffiana che è in me.)
Al prossimo capitolo.
Baci, Cin!!!
   
 
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