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Autore: Mikadoro    02/03/2016    2 recensioni
Decima di una serie di SasuNaru
Oneshot ispirate da parole assolutamente casuali, alla fine di ognuna scriverò la parola che darà origine alla prossima storia!
dal testo:
"«Sei un codardo Sas’ke! Sei solo un codardo! Mi hai sentito?! Ti odio! Io ti odio! Ti..» il mio grido si spegne all’improvviso, la voce mi manca, le mie parole si interrompono con un singulto. La sua figura è ormai lontana, la pioggia scende ininterrottamente dal cielo, come una cascata. Non vedo bene, sono bagnato fradicio, i vestiti attaccati alla pelle, i capelli a coprirmi gli occhi. Sto piangendo, gli occhi mi bruciano, la gola duole per aver urlato fino ad ora."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Un Amore in Pillole [NARUSASU]'
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Ciao a tutti! Ecco la decima One-shot NaruSasu della mia serie! La parola di questa fic era Paglia consigliata da EuphieKai! 
Un po' malinconica, ma hei! Non può essere sempre tutto rosa e fiori, no? ;)
Accetto con piacere prompt da parte vostra!
Se volete leggere le altre trovate nella serie Un Amore in Pillole [NARUSASU]
Buona lettura! Baci MIKA

10_(Coda di) Paglia


 

«Sei un codardo Sas’ke! Sei solo un codardo! Mi hai sentito?! Ti odio! Io ti odio! Ti..» il mio grido si spegne all’improvviso, la voce mi manca, le parole si interrompono con un singulto. La sua figura è ormai lontana, la pioggia scende ininterrottamente dal cielo, come una cascata. Non vedo bene, sono bagnato fradicio, i vestiti attaccati alla pelle, i capelli a coprirmi gli occhi. Sto piangendo, gli occhi mi bruciano, la gola duole per aver urlato fino ad ora. Fa male tutto, la testa, i polmoni, il cuore. Non ho più fiato e mi sento intontito.

Quando mi ha detto quelle parole, quando mi ha parlato freddamente, gli occhi come lastre di ghiaccio, impenetrabili, il mio cuore si è fermato.

«Non c’è più spazio per te nella mia vita, Naruto. Per me sei diventato solo una distrazione, smettiamola di vederci. Questo è un addio, Naruto. Abbi cura di te.» non ha neanche finito di parlarmi che già le sue spalle mi guardavano allontanandosi con passo svelto sotto la pioggia. So il perché delle sue parole, suo padre, suo fratello, la sua famiglia, l’impero col suo cognome. So perché lo ha fatto… ma saperlo non rende più facile il capirlo. Aveva detto che io ero più importante di qualsiasi patrimonio, di qualsiasi cifra, di qualunque potere. 

Dopo quattro anni finisce così. Dopo che nemmeno un’ora prima era nel letto con me, dentro il mio corpo, ad amarmi con passione. Era forse solo questo, passione? Aveva detto di amarmi, un anno dopo aver incominciato a frequentarci . Non ci avevo creduto, ero scoppiato in lacrime, lo avevo stretto forte a me chiedendo di ripetermelo all’infinito per imprimermelo nel cervello. Lui aveva sorriso tra le lenzuola sfatte, nascosto il viso contro il mio collo e mi aveva ripetuto il suo amore come una piccola ninna nanna. 

Negli ultimi mesi lo avevo trovato scostante, disattento, si era dimenticato perfino del suo compleanno. Sapevo inconsciamente che qualcosa non andava ma lui non mi parlava. «É tutto a posto, tranquillo!» era la sua risposta standard, con un bacio per farmi stare zitto. 

 

Ora mi ritrovo qui, fuori casa, completamente bagnato e arrabbiato. Se pensa di potermi scaricare così, senza nemmeno una spiegazione si sbaglia di grosso. Prendo una boccata d’aria e inizio a correre. So che strada sta facendo, è la stessa che tutti i giorni facevamo insieme per venire a casa mia, quando mi accompagnava a casa dopo il lavoro. Corro più veloce che posso, con le gocce che  mi finiscono negli occhi, le pozzanghere che mi infradiciano i piedi, la vista sfocata. Quando svolto l’angolo sono certo che sia lui, l’ombrello nero a coprirgli la testa. Accelero con un ultimo scatto e mi lancio addosso a lui. Nonostante lo scontro riesce a tenerci in piedi. Si volta rabbioso con uno sguardo infuocato per capire che sia successo. I suoi occhi si spalancano quando mi riconoscono, per poi subito tornare freddi e distaccati. 

«Cosa vuoi, Naruto? Non abbiamo altro di cui parlare.» le sue parole sono dure. Sento la rabbia montarmi dentro e divampare come fiamme, le mani mi tremano. «Oh si che abbiamo cose di cui parlare! Sei un Codardo di merda! Sei un Codardo Sas’ke! Avevi detto di amarmi, che non ti importava di nient’altro! Perché adesso si? Cosa è cambiato?? Parlami, stronzo! Sono quattro anni che stiamo insieme, non osare stare zitto! Mi merito una risposta!» ansimo leggermente quando finisco di urlargli contro. Mi sento spossato sia fisicamente che mentalmente. 

Lui continua a guardami senza dire una parola. Gli occhi puntati nei miei.

Ruggisco dalla rabbia e non riesco a non tirargli un pugno. Le nocche scricchiolano contro la sua mandibola, il polso mi fa male. La sua testa si volta per l’impatto, la guancia livida e rossa, il viso coperto dai capelli scompigliati dalla spinta. Continua a stare zitto e io mi lasco trasportare dal rancore, dalla sofferenza e dalla rabbia. Lo picchio, come non avevo mai fatto. Non per scherzo, non per una scazzottata tra amici. Voglio fargli male, voglio farlo soffrire come lui sta facendo con me adesso, voglio farlo reagire. Mi fermo ansimando seduto a cavalcioni su di lui, il colletto dal gubbino di pelle stretto in un pugno, l’altro alzato pronto a colpire di nuovo. Lui sta lì, come un manichino a farsi picchiare, lo sguardo perso nel vuoto, il viso livido e sanguinante. 

Non ce la faccio, faccio cadere il pugno sollevato e lascio uscire le lacrime trattenute fino ad ora. Tutto il corpo trema per i singhiozzi trattenuti. Le mani perdono ogni forza, la testa crolla contro la sua spalla. Mi lascio andare ad un pianto disperato, lo stringo a me, cerco di tenermi forte a lui. La pioggia continua a cadere imperterrita e inclemente su di noi, i vestiti completamente bagnati. Non riesco a pensare, sono solo pieno di domande e sofferenza, la rabbia evaporata come neve al sole. Incomincio a dire cose senza senso, da delle domande sussurrate a dei “ti amo” tremanti. Gli chiedo se è colpa mia, cosa ho sbagliato, perché scappa, da cosa scappa, se non mi ama più, cosa devo fare adesso. Lui non dice una parola. 

Sobbalzo quando una sua mano si poggia delicatamente sulla mia testa. Poi la presa si rafforza, stringe i capelli nel pugno, mi spinge la testa contro la sua spalla. Lo sento iniziare a tremare, o forse sono io che tremo troppo forte, non capisco più niente. 

Le sue parole mi arrivano a malapena alle orecchie tanto sussurra, col rumore della pioggia a soffocarle. 

«I mei genitori sono morti, Naru… Li hanno uccisi… Me li hanno portati via… Naru… Naru…» e continua a chiamare il mio nome abbracciandomi sempre più forte e stringendomi a se, per non crollare. 

Il cuore si ferma. Trattengo il fiato, avvolgo le braccia intorno a lui, nascondo la sua testa contro il mio petto e lo stringo forte a me, lascio che mi usi come ancora per non venir trascina via dal dolore. Restiamo fermi così sotto la piaggia per non so quanto tempo, il  mio nome chiamato come una preghiera a confondersi con il continuo scrosciare della pioggia. 

********

Nel cuore della notte siamo svegli nel mio letto, ci siamo asciugati e cambiati. Lui mi abbraccia forte, non mi ha lasciato un istante. Nasconde il viso contro il mio collo per non vedere il resto del mondo. Io continuo a coccolarlo, a passare le mani sulla sua schiena per cercare di farlo dormire, anche se so che non ci riuscirà. Spero solo che crolli per la stanchezza.

La sua voce mi sorprende nel silenzio della camera buia, fuori dalla finestra la pioggia è calata fino ad un delicato ticchettio contro i vetri.

«Devo pensare agli affari di famiglia… non posso lasciare tutto a mio fratello… e non posso permettere che tu venga coinvolto, non posso Naru!» la sua voce è roca  e bassa.

«Sas’ke, non mi interessa cosa succederà, se sarò in pericolo… io voglio solo continuare a stare con te. Ti amo… e continuerò a farlo anche se diventerai un kumi-chō(1). Ti prego solo di non lasciarmi indietro, Sasu.» passo le dita tra i suoi capelli morbidi e ancora leggermente umidi. 

«Sarà pericoloso, sempre… potrebbero ucciderti per arrivare a me, saresti in pericolo a causa mia…» insiste ma con la voce sempre meno convinta.

«Che ci provino! Starò al tu fianco comunque e tu non puoi impedirmelo!» sorrido e gli bacio la tempia. Lui non risponde, semplicemente mi stringe forte tra le braccia, quasi mi soffoca. «E comunque… ora che sono la moglie del kumi-chō, Teuchi mi dovrà dare il ramen gratis!» gli sussurro nell’orecchio.

Lui scoppia in una risata trattenuta che mi fa vibrare il petto, sbuffa e mi sussurra contro la clavicola «Sei un Dobe Naru… e perdonami… Ti amo…».

Sospiro, le dita passano incessantemente tra i suoi capelli, il cuore sembra leggerissimo, l’aria fresca nei polmoni. E fuori ha smesso di piovere.

 

(1)kumi-chō: capo famiglia della yakuza

 La prossima parola sarà TELECOMANDO suggerita da BlackCherry2011

  
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