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Autore: BlackKittyCat    02/03/2016    9 recensioni
[Marichat]
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Marinette sospirò pesantemente, mentre sentiva i suoi artigli sulla schiena da sopra la leggera canottiera che portava e la inarcò quando lui tornò a baciarle il collo dolcemente. Stupido gattaccio. Si sarebbe aspettata di tutto, ma decisamente non quello.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avrebbe saputo dire esattamente quando erano diventati amici, semplicemente Chat Noir si era presentato una sera perché "passava di lì", l'aveva chiamata "principessa" ed era entrato in camera sua senza aspettare di essere invitato. Da allora, le sue visite erano diventate ordinarie: tutte le sere dopo cena. Ormai ci si erano abituati anche i suoi genitori, nonostante all'inizio fossero rimasti leggermente scioccati nell'entrare in camera sua e trovarla comodamente seduta a letto mentre il suo compagno di squadra le spazzolava i capelli. Beh, poco male, ormai avevano persino preso a cucinare i suoi dolci preferiti, per non parlare di quando gli chiedevano di rimanere a cena. Era a dir poco imbarazzante: lo trattavano come se fosse il suo ragazzo. COSA CHE NON ERA. 
Ad ogni modo, la visita di quella sera era stata un'eccezione: lei si era affacciata sul balconcino sopra alla sua stanza, godendosi la vista del cielo stellato che illuminava Parigi, aspettando che sua madre la chiamasse per la cena, quando l'aveva visto saltare sui tetti per atterrare infine di fronte a lei. Era in anticipo, già questo era strano. Non la salutò nemmeno come suo solito: le rivolse uno sguardo stanco e l'abbracciò. Ancora più strano. Si accorse subito della inusuale angolazione delle sue orecchie e della rigidità dei suoi muscoli. Ogni tanto le capitava di vederlo giù, soprattutto ora che era diventata la sua migliore amica, ma questa volta era diverso: era come se non avesse nemmeno più voglia di stare bene. 
"Che succede, mon minou?"
"Non preoccuparti, principessa, non è niente", mentre parlava, lei poteva sentire i fasci di nervi tesi sulla sua schiena, la voce rotta e arrochita. 
"Se preferisci non parlarne, ti capisco, ma almeno entra a bere qualcosa: non ho intenzione di lasciarti qui in questo stato." Detto questo, gli prese la mano e lo accompagnò in camera, dove lui si lasciò cadere sul letto a faccia in giù, per poi guardarla dal basso verso l'alto.
"Acqua, cioccolato, un film, biscotti, una tisana?" Glielo chiese a raffica, come faceva sempre quando lo vedeva stare male. Il suo unico obbiettivo in quella situazione era vedergli spuntare nuovamente il sorriso. Quando notava i suoi occhioni da gatto diventare tristi le si stringeva il cuore in una morsa, un po' come se avesse visto arrivare Alya in lacrime.
"Un abbraccio?" Domandò lui esitante. Lei sorrise, dopodiché si avvicinò al letto e si posizionò tra le braccia di lui.
"Ho dei problemi a casa. Oddio, a dire il vero ho dei problemi in generale. Mi sento inutile, Marinette. Insomma, Ladybug è fantastica, potrebbe tranquillamente salvare Parigi da sola, tutte le volte che qualcosa va storto è per colpa mia. Fa schifo. Vorrei aiutarla, invece finisco sempre col combinare guai. Probabilmente sarebbe molto più facile per lei, se io non fossi lì a rovinarle il lavoro ogni volta. Poi a casa è terribile, litigo con tutti. Mi sembra semplicemente di essere di peso: come eroe, a casa, a scuola, ovunque."
La ragazza sgranò gli occhi: aveva notato che il suo partner era giù in quei giorni, ma non ci aveva dato troppo peso. Lui continuò: "Sai, principessa, avere il potere della sfortuna è un grandissimo vantaggio, a volte, ma per il resto è tremendo. Insomma, sono un gatto nero, nessuno si fida davvero di me. Parigi mi considera un mezzo eroe."
"Non dirlo. Io mi fido di te, Ladybug si fida di te. E sono assolutamente sicura che senza il tuo aiuto non riuscirebbe a salvare Parigi tutte le volte. Sei indispensabile, Chat, non inutile. E in più, se Parigi ti considera un mezzo eroe, significa che non ha ancora capito quanto tu sia di fondamentale aiuto a Ladybug per sconfiggere le Akuma. E non sei un peso per nessuno: scommetto che hai degli amici che ti amano, non importa che il tuo alter ego sia un gatto nero: potresti essere anche un Golden Retriver, per quel che mi riguarda. E a proposito, non porti sfortuna, ne hai solo il potere." Prese ad accarezzargli dolcemente i capelli, con una mano sulla sua schiena per stringerlo a sé. "I gatti neri non sono diversi dagli altri gatti, semplicemente hanno qualche gene particolare che gli colora il pelo di nero piuttosto che di rosso. Pensa che in alcune culture basta nutrirli ed amarli perché inizino a portare bene! Essere superstiziosi non serve assolutamente a nulla, soprattutto per te. Dovresti smetterla di sminuirti così. Scommetto che Ladybug pensa che tu sia fantastico, in fondo lo ha detto più volte anche ai giornalisti: tu e lei siete una squadra, una grande squadra e..." Fu interrotta da Chat Noir: "Marinette, posso fare una cosa?" 
Lei annuì. 
Quando mai lo fece.
Lui si avvicinò al suo viso, con una mano sulla sua guancia, le labbra pericolosamente vicine alle sue.
"Non dovremmo farlo."
"Lo so" le rispose "Entrambi amiamo qualcun altro"
"Esatto, in più tu sei un eroe, sarebbe un casino" lei arrossì sotto al suo sguardo. Ripensò a quanto le importava semplicemente di volerlo vedere con il sorriso sulle labbra, a quando lo sognava, a quando lo sentiva stringerla. Ormai le era entrato nel cuore. E Adrien? C'era anche lui. Il problema era quello.
Chat Noir pensò a Ladybug, guardando quegli occhi azzurri, con le lunghe ciglia nere. Si spinse più vicino a lei e la baciò.
In quel momento a nessuno importava di niente, se non sentire l'altro ancora più vicino. Marinette dimenticò Adrien, Chat Noir dimenticò Ladybug, c'erano solo loro due, ora: c'erano solo due ragazzi che si amavano.
Il bacio si fece più intenso, lingue che si intrecciavano e denti che sbattevano, mani che vagavano tra i capelli e il bisogno primordiale di sentirsi vicini, fino quando non si separarono per respirare. Chat Noir guardò la ragazza sotto di lui, ansimante, con le guance rosse e i capelli spettinati, sparsi sul cuscino, liberi dagli elastici (quando è che glieli aveva sciolti?), pensando che fosse la cosa più bella che avesse mai avuto la fortuna di vedere. Si abbassò sul suo collo, avvicinandola a sé ancora di più, mentre languidamente succhiava la sua pelle pallida. Lei si lasciò sfuggire un gemito mentre lo stringeva più forte, inarcando la schiena. Lo sentì sorridere sul suo collo.
"Cosa c'è da ridere?" Gli domandò stizzita.
"Mi sto godendo il momento, lasciami fare" replicò l'altro tirandosi su con uno sguardo malizioso.
"Oh, stupido gatto, non prendermi in giro"
"Non lo farò, non ne avrei motivo." Le rispose con un sorriso sincero.
"Non ti avevo mai vista così, principessa"
"Così come?" Domandò lei confusa.
"Così bella."
Marinette sospirò pesantemente, mentre sentiva i suoi artigli sulla schiena da sopra la leggera canottiera che portava e la inarcò quando lui tornò a baciarle il collo dolcemente. Stupido gattaccio. Si sarebbe aspettata di tutto, ma decisamente non quello.
Si lasciò cullare dalle sue braccia, cercando di ignorare il crescente senso di imbarazzo che provava: si stava accorgendo di essere decisamente troppo nuda. Oh, insomma, una canottiera e un paio di pantaloncini del pigiama? Se i suoi genitori fossero entrati in quel momento sarebbe morta. Okay, forse prima sarebbe morto Chat. In ogni caso, sarebbe morta anche lei. Ma allora perché lo stava lasciando fare? Beh, le piaceva, le piaceva tanto. Sentì le mani di lui scendere sui suoi fianchi, mentre con le labbra tracciava una scia di piccoli baci lungo il suo collo, per arrivare alla bocca. Si prese un attimo per guardarla, poi si avventò di nuovo sulle sue labbra, baciandola come non aveva mai baciato nessun'altra.
Quando finalmente si allontanarono, Chat domandò con un sorrisino "Posso farlo ogni volta che mi sento giù?". Marinette gli tirò un cuscino "No, sciocco gattino." Gli rispose scoppiando a ridere. Poi si fece più seria, cercando i suoi occhi felini. 
"Ti senti meglio?"
"Decisamente sì, questo è esattamente il genere di terapia di cui ho bisogno"
"Sciocco gattino" ripeté lei sorridendo, poi gli prese la mano tra le sue "So che potresti pensare male, ma se non te la senti di tornare a casa, per stasera, puoi rimanere qui." Lui guardò la ragazza nascondersi contro il suo petto con gli occhi pieni di gratitudine e stupore. 
"Sei sicura che ti vada bene?"
"Ne sono certa, dirò ai miei che ti sei addormentato e che non riuscivo a svegliarti" lui l'abbracciò. 
"Grazie." Lo strinse a sé, sorridendo mentre faceva passare la meno tra i suoi capelli.
"Non ringraziarmi, mon minou. Ehy, hai cenato?" La risposta fu un sonoro brontolio di stomaco.
"A dire il vero no" le rispose portandosi una mano dietro alla testa, arrossendo leggermente. Lei sorrise furbamente.
"Allora vieni giù con me, sono settimane che i miei cercano di incastrarti per rimanere a cena." Detto questo gli prese la mano, facendo per andare verso la... Botola? Sì, insomma, la porta che c'era per terra, quella che collegava la sua stanza al resto della casa.
"Principessa?"
Lei si girò, trovandosi davanti i suoi occhi divertiti.
"Non pensi che i tuoi si domanderanno cosa sono i segni che hai sul collo?" La giovane corvina sgranò gli occhi, portandosi una mano sul collo, per poi spostarsi davanti allo specchio. Lì, sulla sua pelle diafana, in bella vista, dei segni rossi di dubbia provenienza. 
"Io ti uccido."
"Potevi dirmelo prima" le rispose lui scoppiando a ridere.
"Cosa gli dico? Che ho la peste bubbonica? La varicella? Il vaiolo? Aiuto. Chat, aiutami!"
"Potresti metterti il tuo pigiama intero, quello a forma di coccinella" 
"Il collo si vedrebbe comunque" rispose lei sospirando. Lui si avvicinò alla ragazza, spostandole i capelli che aveva sciolto prima davanti alle spalle, ma nulla, si vedevano comunque.
"Hai dei trucchi?" Lei lo guardò sospettosa.
"Tranquilla, giuro che non farò stupidaggini" lei grugnì, ma poi si avvicinò alla scrivania e prese una trousse rosa e bianca, dentro alla quale il ragazzo trovò esattamente ciò di cui aveva bisogno. 
Inutile dire che mascherare i succhiotti fu arduo: "Potevo anche impegnarmi di meno, eh" continuava a ripetere scherzosamente il ragazzo, ma alla fine ci riuscì.
"Si vedono molto?"
"Sembra che tu non li abbia"
"Perfetto, grazie micetto" rispose lei con un sorriso che fece saltare un battito al povero gatto nero. Si guardarono negli occhi, come per capire quali fossero i segreti dell'uno e dell'altra, per un tempo che sembrò infinito, o almeno fin quando non sentirono bussare.
"Marinette, tesoro, la cena è pronta. Potete scendere"
"Come fai a sapere che c'è anche Chat, mamma?"
"Avete fatto rumore fino ad ora, ho tirato ad indovinare" rispose sua madre ridendo. 
 
Quella notte non dormirono molto, parlarono del più e del meno, degli amici, di loro, dei loro sogni e dei progetti che avevano per il futuro. Solo all'alba si addormentarono abbracciati, per essere prontamente svegliati dalla canzoncina proveniente dal telefono della ragazza, segno che era ora di alzarsi.
"Buongiorno, principessa" le sussurrò Chat Noir sulle labbra.
"Buongiorno a te, mon minou"
"Devo andare, o farò tardi a scuola" le disse. Lei annuì semplicemente: "A stasera?" 
"A stasera." Poi uscì dal lucernario e corse via attraverso i tetti.
 
"Buongiorno Marinet- Che ti è successo? E cosa sono quei segni sul collo?"
"Mh? Oh, nulla, nulla" la corvina si affrettò ad aggiustarsi il collo alto del maglione, arrossendo e, subito dopo, sbadigliando.
Alya la guardò storta, ma non aggiunse altro, portandola con sé mentre si avvicinava a Nino, il suo ragazzo.
"Buongiorno"
"Buongiorno a te" sorrise lui, avvicinandosi a lei e cingendole la vita con un braccio, baciandole teneramente una guancia.
"Ehy Marinette, tutto okay?" Domandò poi, guardano l'amica.
"Mh-mh"
"Ne sei sicu- oh, c'è Adrien. Buongiorno bro"
"Eh?" Il biondo lo guardò sbadigliando, le occhiaie scure e pesanti sotto gli occhi.
Alya e Nino fecero correre lo sguardo dall'uno all'altra, alzando poi le spalle rassegnati e dirigendosi verso l'aula, dove sia Marinette, che Adrien si addormentarono immediatamente.
In fondo avevano parlato fino a notte fonda, no? 
 
 
 
 
 
{Angolino di Kitty:
Io. Non. Ho. Idea. Del. Perché. 
Giuro, è pronta da settimane, oggi l'ho ritrovata e boh, mi è partita la follia, quindi l'ho pubblicata. 
Sperando sia decente. Aiuto. 
Un paio di chiarimenti?
 Ho letto poco tempo fa da qualche parte che i alcuni paesi i gatti neri portano bene, se gli si da cibo e amore, però non mi ricordo assolutamente in che paesi. Vabbè. 
Inoltre il nostro amatissimo Hawkdaddy ha confermato tramite Twitter che le trasformazioni durano finché non si utilizza il Cataclisma oppure il Lucky Charm: quindi questa scena davvero davvero peccaminosa è una possibilità reale.
Infine, sono assolutamente e terribilmente certa che Tom e Sabine shippano la Marichat tanto quanto me, nonostante siano accaniti sostenitori della Adrinette. E nulla, spero vi sia piaciuta.
Ps: CHAT NOIR È IL MIO PREZIOSO MICETTO. E sì, shippo la Marichat da morire (I'LL GO DOWN WITH THIS SHIP). 
   
 
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