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Autore: DarkRose86    26/03/2009    4 recensioni
Talvolta gli veniva da pensare che Sasuke Uchiha fosse nato unicamente per dargli fastidio, per metterlo in ridicolo.
E dire che ci aveva provato, a diventare suo amico.
Il problema, pero', era che i loro caratteri non erano assolutamente compatibili:
il biondo era allegro e loquace, mentre l'altro parlava poco e, soprattutto, raramente sorrideva.
Molto raramente. In verità, Naruto avrebbe voluto vedere un'espressione di sincero divertimento, sul volto odioso di Sasuke.
[Lievissimo SasuNaru]
I° classificata alla 2° edizione del contest "Un'immagine, un'emozione" W il Carnevale! , indetto da Vimar
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jiraya, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Allora... con questa fanfiction ho partecipato al Contest "Un'immagine, un'emozione II° edizione, W il Carnevale!" . Alla fine, purtroppo, abbiamo consegnato solo in due, io ed uchiha_girl. E a lei è dedicata questa fanfiction. <3

Perché mi ha fatto compagnia nel contest, negli scleri e... perché mi andava. u___u

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Photobucket Nient'altro che Coriandoli

Il giovane Naruto correva vivace, per i vecchi borghi del paese. Scansava i tanti mucchietti di persone che, come d'abitudine ad ogni festa, si venivano a formare, spesso e volentieri ostruendo il passaggio. Con in mano una busta di coriandoli, si faceva largo fra la folla soddisfatto e famelico. Quando scorse i capelli scuri e perfetti di quel teme, gli si avvicinò quatto quatto, cercando di non farsi vedere e sentire; purtroppo, pero', inciampò, e i coriandoli si sparsero a terra sulla strada lastricata, ormai inutilizzabili. La vittima designata, Sasuke Uchiha, divenne carnefice; si voltò ad osservarlo impietoso, mentre goffamente tentava di rialzarsi. Ai suoi piedi. E si maledisse, quando il ragazzo dagli occhi neri lo schernì:
Sei sempre il solito dobe... perché non provi a crescere un po'? Ah, già... tu non conosci questa parola. Per te esistono solo quest'insulsa festa e quei maledetti coriandoli! ” esclamò, e la ragazza che si trovava assieme a lui sorrise tristemente, guardando il biondino, intento a raccogliere alcuni mucchi di quei minuscoli pezzettini di giornale; quasi come fossero frammenti di un orgoglio ferito, accuratamente spezzettato in una miriade di microscopiche parti.
Naruto Uzumaki odiava quel sorrisetto strafottente che spesso si disegnava sul volto del suo acerrimo rivale, e non sopportava l'aria di superiorità che ostentava convinto; prima o poi, ne era certo, anche lui si sarebbe accorto di quanto l'essere umili fosse importante. Non dette peso alle sue parole, come al solito, e girò i tacchi, correndo verso l'adulto che lo aveva accompagnato alla festa, e che si era preso cura di lui da quando era rimasto orfano di entrambi i genitori.
Jiraya-san, come posso fare per evitare di far sempre la figura dell'idiota di fronte a Sakura-chan? Lei non ha occhi che per quello sbruffone di Sasuke, che si da tante arie solo perché la sua famiglia è benestante! ”
L'uomo lo osservò intenerito, e allo stesso tempo fiero di quella determinazione.
Vedi, Naruto... ” disse, “ ...le donne vanno conquistate, e i coriandoli che tanto ti piacciono non sono propriamente il miglior regalo da offrire loro. Insomma, se non sei un tipo affascinante come il sottoscritto, devi necessariamente lottare! ” commentò, elogiando il suo savoir faire con il gentil sesso – che, in verità, non portava buoni risultati così spesso -.
Il ragazzo, ancor più confuso, osservò la busta vuota che teneva fra le mani, domandandosi perché quel dono semplice e splendidamente colorato non venisse mai apprezzato come meritava. Lui adorava il Carnevale proprio per le sue sgargianti, vivaci sfumature. Ma, certe volte, quella festa la trascorreva in bianco e nero, così come la maggior parte delle sue giornate. Tutta colpa di quello lì.

Tornò a casa, chiudendosi in camera ed immergendosi nei suoi pensieri: perché quel teme esisteva? Talvolta gli veniva da pensare che Sasuke Uchiha fosse nato unicamente per dargli fastidio, per metterlo in ridicolo. E dire che ci aveva provato, a diventare suo amico. Il problema, pero', era che i loro caratteri non erano assolutamente compatibili: il biondo era allegro e loquace, mentre l'altro parlava poco e, soprattutto, raramente sorrideva. Molto raramente.
In verità, Naruto avrebbe voluto vedere un'espressione di sincero divertimento, sul volto odioso di Sasuke.
Spesso pensava che, forse, era tutto inutile. Aveva provato a parlargli a raffica cercando di indurlo a curiosare nel suo privato, e a parlargli di sé, e di quella situazione familiare così simile alla sua; anche il moro, infatti, era orfano di entrambi i genitori, uccisi per motivi ancora ignoti da suo fratello maggiore, ora rinchiuso in un carcere di massima sicurezza. Dopodiché aveva tentato di farlo sorridere combinando scherzi innocenti a chiunque gli capitasse a tiro, ove Sasuke era presente; niente, non era servito a niente. Neppure il Carnevale riusciva a rallegrarlo.
Camminò svogliatamente fino alla finestra, guardando fuori: i bambini correvano e saltavano per le strade chiuse al traffico, in un turbinio di coriandoli e stelle filanti. Invidiò i loro visi sorridenti e pensò a quanto sicuramente Sasuke era stato splendido, a quell'età; Naruto si era trasferito in quel piccolo paese di periferia quando aveva dodici anni, assieme al suo tutore, ed era stato allora che aveva conosciuto colui che usava chiamare “teme”. Da quel giorno non aveva mai perso la speranza, eppure l'altro non gli offriva alcun motivo per credere in un suo eventuale cambiamento.
No, non può essere tutto inutile... lui non può essere un pezzo di ghiaccio! ” disse a voce alta, parlando fra sé.
Ne era fermamente convinto. Sarebbe riuscito ad afferrare il suo vero sorriso, costi quel che costi. Forse perché, alla fine, non era la dolce Sakura ad interessargli di più.

Naruto! Naruto! ”
Una voce lo destò. Si ritrovò sul letto, ancora vestito, e realizzò d'aver probabilmente dormito fin troppo. Guardò l'orologio appeso alla parete: le 8. Sì, aveva dormito dalle 8 della sera prima alla stessa ora della mattina dopo... davvero encomiabile. E dire che si era messo in testa di rimanere sveglio tutta la notte, per preparare per Sasuke qualcosa d'insuperabile; qualcosa che lo avrebbe fatto divertire per forza. Si alzò, constatando che era Sakura a chiamarlo, dalla strada. Aprì la finestra e si affacciò, salutandola con la mano.
Buongiorno, Sakura-chan! ” esclamò, notando tardi l'espressione sul suo bel volto. “ Sakura-chan, che succede...? ” domandò poi, preoccupato.
Per favore, devi scendere subito! Sasuke... Sasuke ha detto che vuole andarsene via! ”
Spalancò gli occhi. Cosa aveva detto? Voleva andarsene? No, doveva esserci un errore... c'era sicuramente un errore! Corse giù per le scale senza svegliare Jiraya, che dormiva come un sasso sul divano, ed uscì fuori, correndo incontro alla ragazza.
Ma... ne sei sicura? Te lo ha detto lui? ” chiese, guardandola nei grandi occhi verdi, lucidi e tristi.
Lui ha detto che è giunta l'ora... che si sente abbastanza grande da affrontare suo fratello... ” spiegò, la voce rotta dai singhiozzi.
Ma suo fratello è in prigione! ”
E' evaso. L'altra notte. Lo hanno detto ieri sera al telegiornale. ”
Naruto sentì il proprio sangue gelarsi nelle vene. Sasuke voleva andare incontro al pericolo; a quel fratello che, evidentemente, aveva amato a tal punto da volerlo affrontare di nuovo, nonostante questi avesse assassinato i loro genitori.
Non poteva permetterglielo.
Corse via, ignorando le urla della giovane, cercando di non scoppiare a piangere; passò di fronte ai bellissimi carri di Carnevale che avevano iniziato a muoversi, per celebrare l'ultimo giorno della festa. Una marea di bimbi sorridenti si rincorrevano, e i genitori li controllavano, ammonendoli se essi si allontanavano troppo. Alcuni di loro suonavano con fischietti e trombette, cercando di attirare l'attenzione, altri invece se la presero proprio con Naruto, attaccandolo con bombolette spray. Il ragazzo, pero', non se ne curò. Incrociò un gruppo di amici, che lo chiamarono pure; riconobbe Ino e Shikamaru, ma non si fermò. Gli avrebbe chiesto scusa in seguito.
L'atmosfera era allegra, vivace. Sasuke, pero', non c'era.
Il Carnevale, così colorato attorno a lui, divenne un'immagine oscura, distorta; neanche lui sapeva esattamente dove stesse andando. Poi, quasi senza volerlo, giunse alla stazione, dove la gente lavorava e si tornava alla vita di tutti i giorni; lo vide, vicino ai binari, con lo sguardo fisso davanti a sé.
Sasuke! ” lo chiamò, e lui si voltò, sorpreso.
Naruto? Non hai proprio intenzione di lasciarmi in pace, tu! ”
Perché? Perché vuoi andartene via? ” chiese, strattonandolo per un braccio, “ Per quale motivo vuoi sfuggire alla felicità? ”
Perché il mio destino non è stare qui a festeggiare, Naruto. Ho scelto io che strada percorrere, e non ho nessuna intenzione di tornare indietro. ” spiegò, freddo, “ Quando finalmente crescerai e capirai anche tu cosa vuoi realmente dalla vita, allora ricorderai le mie parole. ”
Ma io lo so già, cosa voglio dalla vita! ” protestò, incontrando il suo sguardo.
Ah sì? E allora dimmi, Uzumaki... cos'è che vuoi? ” si frugò in tasca, tenendo gli occhi fissi su quelli di cielo del biondo, “ Dimmelo. ”
L'altro rimase in silenzio, nel vano tentativo di formulare una risposta decente. Balbettò qualcosa, imbarazzato.
E, mentre lui cercava disperatamente un appiglio, Sasuke prese la busta di coriandoli che teneva in tasca e la aprì, svuotandola addosso al giovane, che sussultò; che diavolo stava combinando, quel teme? Lui che aveva sempre detto di odiare quegli insulsi pezzettini di carta...
Ho sminuzzato attentamente le pagine del giornale di oggi; sai che cosa c'era scritto, vero? Immagino che Sakura non sia riuscita a tenere la bocca chiusa. ”
Naruto annuì, con un cenno del capo.
Se lo sai, non farmi altre domande. Questo è il mio regalo d'addio. ”
Dopo quelle taglienti, chiare e concise parole, il fischio del treno attirò la loro attenzione. Il moro vi salì, senza voltarsi indietro. Pero' sussurrò qualcosa, una frase che Naruto non riuscì a cogliere con l'udito, ma che sentì farsi spazio nella propria mente. Dopotutto, per qualche oscuro motivo, lui e Sasuke riuscivano a capirsi a vicenda senza bisogno di parole.
Il biondo pianse, lasciando che calde lacrime si infrangessero silenziosamente al suolo, per poi mischiarsi alle gocce di pioggia che iniziarono a cadere, dopo che l'Uchiha se n'era andato... per sempre?
Accidenti, questo tempaccio rovinerà la festa! ” sussurrò il ragazzo, voltando le spalle alla stazione, tornando in paese.
Sasuke aveva ragione, lui era ancora un bambino. Pero', nel profondo, sentiva che qualcosa dentro di lui stava cambiando. Forse non era del tutto una balla, quel che aveva gridato contro al moro prima che questi salisse su quel treno.

Io lo so già, cosa voglio dalla vita!

Strinse i pugni e corse sotto la pioggia battente, inzuppandosi.
Attorno a lui, la festa era ormai finita. A causa del maltempo, tutti i paesani erano tornati a casa, e del Carnevale non vi erano rimasti che i segni del passaggio di decine di bambini.
Si sedette su uno scalino, di fronte alla porta della casa dove Sasuke, per cinque anni, aveva vissuto, dormito, sofferto. Non gli importava se la fredda acqua piovana stava ulteriormente bagnando i suoi vestiti e i suoi capelli.
Sì, lo so cosa voglio... ” sentenziò poi, rivolgendosi al nulla.

Un nulla di nome Sasuke Uchiha, di fronte a lui.

...te. Ti riporterò indietro, è una promessa. ”
Lo promise a se stesso, a Sasuke, a Sakura, al cielo che si stava pian piano rasserenando nuovamente. Sarebbe cresciuto, e avrebbe adempiuto ai suoi doveri. Dopotutto, sentiva d'esser nato con quello scopo: far felici le persone a cui teneva. E, il giorno in cui finalmente si sarebbe sentito in grado di andare a cercarlo, avrebbe abbandonato ogni ripensamento. Lo avrebbe fatto, perché era certo che Sasuke non sarebbe mai morto, prima di poterlo rivedere.
Si completavano a vicenda: Naruto rappresentava i colori, l'altro il bianco il nero. Assieme costituivano la più affascinante delle immagini.
Sorrise a quel pensiero.
Poi si alzò, stringendosi nel maglione che indossava, rabbrividendo. Si avviò verso casa, più precisamente verso un bagno caldo. Sakura, dalla propria finestra, lo osservava tristemente, constatando che evidentemente non aveva potuto fare nulla, per convincere il ragazzo a restare. Ma sapeva bene che Naruto, forte della sua determinazione, non si sarebbe arreso; e lei lo avrebbe aiutato, a qualunque costo.
L'Uzumaki camminò a passo svelto sulla strada lastricata fino a casa sua, con lo sguardo basso sui residui d'allegria abbandonati su quel suolo freddo ed impassibile.
Non vedeva l'ora di rivedere Sasuke, ci fossero voluti anche cent'anni, lui lo avrebbe ritrovato.

In quel momento, pero', non erano rimasti nient'altro che coriandoli.

Fine ~



  
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