Allora... con questa fanfiction ho partecipato al Contest "Un'immagine, un'emozione II° edizione, W il Carnevale!" . Alla fine, purtroppo, abbiamo consegnato solo in due, io ed uchiha_girl. E a lei è dedicata questa fanfiction. <3
Perché mi ha fatto compagnia nel contest, negli scleri e... perché mi andava. u___u
Il
giovane Naruto correva vivace, per i vecchi borghi del paese.
Scansava i tanti mucchietti di persone
che,
come d'abitudine ad ogni festa, si venivano a formare, spesso e
volentieri ostruendo il passaggio. Con in mano una busta di
coriandoli, si faceva largo fra la folla soddisfatto e famelico.
Quando scorse i capelli scuri e perfetti di quel teme,
gli si avvicinò quatto quatto, cercando di non farsi vedere
e
sentire; purtroppo, pero', inciampò, e i coriandoli si
sparsero a terra sulla strada lastricata, ormai inutilizzabili. La
vittima designata, Sasuke Uchiha, divenne carnefice; si
voltò
ad osservarlo impietoso, mentre goffamente tentava di rialzarsi. Ai
suoi piedi. E si maledisse, quando il ragazzo dagli occhi neri lo
schernì:
“
Sei
sempre il solito dobe... perché non
provi a crescere un
po'? Ah, già... tu non conosci questa parola. Per te
esistono
solo quest'insulsa festa e quei maledetti coriandoli! ”
esclamò,
e la ragazza che si trovava assieme a lui sorrise tristemente,
guardando il biondino, intento a raccogliere alcuni mucchi di quei
minuscoli pezzettini di giornale; quasi come fossero frammenti di un
orgoglio ferito, accuratamente spezzettato in una miriade di
microscopiche parti.
Naruto
Uzumaki odiava quel sorrisetto strafottente che spesso si disegnava
sul volto del suo acerrimo rivale, e non sopportava l'aria di
superiorità che ostentava convinto; prima o poi, ne era
certo,
anche lui si sarebbe accorto di quanto l'essere umili fosse
importante. Non dette peso alle sue parole, come al solito, e
girò
i tacchi, correndo verso l'adulto che lo aveva accompagnato alla
festa, e che si era preso cura di lui da quando era rimasto orfano di
entrambi i genitori.
“
Jiraya-san,
come posso fare per evitare di far sempre la figura dell'idiota di
fronte a Sakura-chan? Lei non ha occhi che per quello sbruffone di
Sasuke, che si da tante arie solo perché la sua famiglia
è
benestante! ”
L'uomo lo
osservò intenerito, e allo stesso tempo fiero di quella
determinazione.
“
Vedi,
Naruto... ” disse, “ ...le donne vanno conquistate,
e i
coriandoli che tanto ti piacciono non sono propriamente il miglior
regalo da offrire loro. Insomma, se non sei un tipo affascinante come
il sottoscritto, devi necessariamente lottare! ”
commentò,
elogiando il suo savoir faire con il gentil sesso – che, in
verità,
non portava buoni risultati così spesso -.
Il
ragazzo, ancor più confuso, osservò la busta
vuota che
teneva fra le mani, domandandosi perché quel dono semplice e
splendidamente colorato non venisse mai apprezzato come meritava. Lui
adorava il Carnevale proprio per le sue sgargianti, vivaci sfumature.
Ma, certe volte, quella festa la trascorreva in bianco e nero,
così
come la maggior parte delle sue giornate. Tutta colpa di
quello
lì.
Tornò
a casa, chiudendosi in camera ed immergendosi nei suoi pensieri:
perché quel teme esisteva? Talvolta gli veniva da pensare
che
Sasuke Uchiha fosse nato unicamente per dargli fastidio, per metterlo
in ridicolo. E dire che ci aveva provato, a diventare suo amico. Il
problema, pero', era che i loro caratteri non erano assolutamente
compatibili: il biondo era allegro e loquace, mentre l'altro parlava
poco e, soprattutto, raramente sorrideva. Molto raramente.
In
verità, Naruto avrebbe voluto vedere un'espressione di
sincero
divertimento, sul volto odioso di Sasuke.
Spesso
pensava che, forse, era tutto inutile. Aveva provato a parlargli a
raffica cercando di indurlo a curiosare nel suo privato, e a
parlargli di sé, e di quella situazione familiare
così
simile alla sua; anche il moro, infatti, era orfano di entrambi i
genitori, uccisi per motivi ancora ignoti da suo fratello maggiore,
ora rinchiuso in un carcere di massima sicurezza. Dopodiché
aveva tentato di farlo sorridere combinando scherzi innocenti a
chiunque gli capitasse a tiro, ove Sasuke era presente; niente, non
era servito a niente. Neppure il Carnevale riusciva a rallegrarlo.
Camminò
svogliatamente fino alla finestra, guardando fuori: i bambini
correvano e saltavano per le strade chiuse al traffico, in un
turbinio di coriandoli e stelle filanti. Invidiò i loro visi
sorridenti e pensò a quanto sicuramente Sasuke era stato
splendido, a quell'età; Naruto si era
trasferito in
quel piccolo paese di periferia quando aveva dodici anni, assieme al
suo tutore, ed era stato allora che aveva conosciuto colui che usava
chiamare “teme”. Da quel giorno non aveva mai perso
la speranza,
eppure l'altro non gli offriva alcun motivo per credere in un suo
eventuale cambiamento.
“
No,
non può essere tutto inutile... lui non può
essere un
pezzo di ghiaccio! ” disse a voce alta, parlando fra
sé.
Ne era
fermamente convinto. Sarebbe riuscito ad afferrare il suo vero
sorriso, costi quel che costi. Forse perché, alla fine, non
era la dolce Sakura ad interessargli di più.
“
Naruto!
Naruto! ”
Una voce lo
destò. Si ritrovò sul letto, ancora vestito, e
realizzò
d'aver probabilmente dormito fin troppo. Guardò l'orologio
appeso alla parete: le 8. Sì, aveva dormito dalle 8 della
sera
prima alla stessa ora della mattina dopo... davvero encomiabile. E
dire che si era messo in testa di rimanere sveglio tutta la notte,
per preparare per Sasuke qualcosa d'insuperabile; qualcosa che lo
avrebbe fatto divertire per forza. Si alzò, constatando che
era Sakura a chiamarlo, dalla strada. Aprì la finestra e si
affacciò, salutandola con la mano.
“
Buongiorno,
Sakura-chan! ” esclamò, notando tardi
l'espressione sul suo
bel volto. “ Sakura-chan, che succede...? ”
domandò poi,
preoccupato.
“
Per
favore, devi scendere subito! Sasuke... Sasuke ha detto che vuole
andarsene via! ”
Spalancò
gli occhi. Cosa aveva detto? Voleva andarsene? No, doveva esserci un
errore... c'era sicuramente un errore! Corse giù per le
scale
senza svegliare Jiraya, che dormiva come un sasso sul divano, ed
uscì
fuori, correndo incontro alla ragazza.
“
Ma...
ne sei sicura? Te lo ha detto lui? ” chiese, guardandola nei
grandi
occhi verdi, lucidi e tristi.
“
Lui
ha detto che è giunta l'ora... che si sente abbastanza
grande
da affrontare suo fratello... ” spiegò, la voce
rotta dai
singhiozzi.
“
Ma
suo fratello è in prigione! ”
“
E'
evaso. L'altra notte. Lo hanno detto ieri sera al telegiornale.
”
Naruto sentì
il proprio sangue gelarsi nelle vene. Sasuke voleva andare incontro
al pericolo; a quel fratello che, evidentemente, aveva amato a tal
punto da volerlo affrontare di nuovo, nonostante questi avesse
assassinato i loro genitori.
Non poteva
permetterglielo.
Corse via,
ignorando le urla della giovane, cercando di non scoppiare a
piangere; passò di fronte ai bellissimi carri di Carnevale
che
avevano iniziato a muoversi, per celebrare l'ultimo giorno della
festa. Una marea di bimbi sorridenti si rincorrevano, e i genitori li
controllavano, ammonendoli se essi si allontanavano troppo. Alcuni di
loro suonavano con fischietti e trombette, cercando di attirare
l'attenzione, altri invece se la presero proprio con Naruto,
attaccandolo con bombolette spray. Il ragazzo, pero', non se ne
curò.
Incrociò un gruppo di amici, che lo chiamarono pure;
riconobbe
Ino e Shikamaru, ma non si fermò. Gli avrebbe chiesto scusa
in
seguito.
L'atmosfera
era allegra, vivace. Sasuke, pero', non c'era.
Il
Carnevale, così colorato attorno a lui, divenne un'immagine
oscura, distorta; neanche lui sapeva esattamente dove stesse andando.
Poi, quasi senza volerlo, giunse alla stazione, dove la gente
lavorava e si tornava alla vita di tutti i giorni; lo vide, vicino ai
binari, con lo sguardo fisso davanti a sé.
“
Sasuke!
” lo chiamò, e lui si voltò, sorpreso.
“
Naruto?
Non hai proprio intenzione di lasciarmi in pace, tu! ”
“
Perché?
Perché vuoi andartene via? ” chiese,
strattonandolo per un
braccio, “ Per quale motivo vuoi sfuggire alla
felicità? ”
“
Perché
il mio destino non è stare qui a festeggiare, Naruto. Ho
scelto io che strada percorrere, e non ho nessuna intenzione di
tornare indietro. ” spiegò, freddo, “
Quando finalmente
crescerai e capirai anche tu cosa vuoi realmente dalla vita, allora
ricorderai le mie parole. ”
“
Ma
io lo so già, cosa
voglio dalla vita! ”
protestò, incontrando il suo sguardo.
“
Ah
sì? E allora dimmi, Uzumaki... cos'è che vuoi?
” si
frugò in tasca, tenendo gli occhi fissi su quelli di cielo
del
biondo, “ Dimmelo. ”
L'altro
rimase in silenzio, nel vano tentativo di formulare una risposta
decente. Balbettò qualcosa, imbarazzato.
E, mentre
lui cercava disperatamente un appiglio, Sasuke prese la busta di
coriandoli che teneva in tasca e la aprì, svuotandola
addosso
al giovane, che sussultò; che diavolo stava combinando, quel
teme? Lui che aveva sempre detto di odiare quegli insulsi pezzettini
di carta...
“
Ho
sminuzzato attentamente le pagine del giornale di oggi; sai che cosa
c'era scritto, vero? Immagino che Sakura non sia riuscita a tenere la
bocca chiusa. ”
Naruto
annuì, con un cenno del capo.
“
Se
lo sai, non farmi altre domande. Questo è il mio regalo
d'addio. ”
Dopo quelle
taglienti, chiare e concise parole, il fischio del treno
attirò
la loro attenzione. Il moro vi salì, senza voltarsi
indietro.
Pero' sussurrò qualcosa, una frase che Naruto non
riuscì
a cogliere con l'udito, ma che sentì farsi spazio nella
propria mente. Dopotutto, per qualche oscuro motivo, lui e Sasuke
riuscivano a capirsi a vicenda senza bisogno di parole.
Il biondo
pianse, lasciando che calde lacrime si infrangessero silenziosamente
al suolo, per poi mischiarsi alle gocce di pioggia che iniziarono a
cadere, dopo che l'Uchiha se n'era andato... per sempre?
“
Accidenti,
questo tempaccio rovinerà la festa! ”
sussurrò il
ragazzo, voltando le spalle alla stazione, tornando in paese.
Sasuke aveva
ragione, lui era ancora un bambino. Pero', nel profondo, sentiva che
qualcosa dentro di lui stava cambiando. Forse non era del tutto una
balla, quel che aveva gridato contro al moro prima che questi salisse
su quel treno.
Io lo so già, cosa voglio dalla vita!
Strinse i
pugni e corse sotto la pioggia battente, inzuppandosi.
Attorno a
lui, la festa era ormai finita. A causa del maltempo, tutti i paesani
erano tornati a casa, e del Carnevale non vi erano rimasti che i
segni del passaggio di decine di bambini.
Si
sedette su uno scalino, di fronte alla porta della casa dove Sasuke,
per cinque anni, aveva vissuto, dormito, sofferto.
Non gli
importava se la fredda acqua piovana stava ulteriormente bagnando i
suoi vestiti e i suoi capelli.
“
Sì,
lo so cosa voglio... ” sentenziò poi, rivolgendosi
al nulla.
Un nulla di nome Sasuke Uchiha, di fronte a lui.
“
...te.
Ti riporterò indietro, è una promessa. ”
Lo promise a
se stesso, a Sasuke, a Sakura, al cielo che si stava pian piano
rasserenando nuovamente. Sarebbe cresciuto, e avrebbe adempiuto ai
suoi doveri. Dopotutto, sentiva d'esser nato con quello scopo: far
felici le persone a cui teneva. E, il giorno in cui finalmente si
sarebbe sentito in grado di andare a cercarlo, avrebbe abbandonato
ogni ripensamento. Lo avrebbe fatto, perché era certo che
Sasuke non sarebbe mai morto, prima di poterlo rivedere.
Si
completavano a vicenda: Naruto rappresentava i colori, l'altro il
bianco il nero. Assieme costituivano la più affascinante
delle
immagini.
Sorrise a
quel pensiero.
Poi si alzò,
stringendosi nel maglione che indossava, rabbrividendo. Si
avviò
verso casa, più precisamente verso un bagno caldo. Sakura,
dalla propria finestra, lo osservava tristemente, constatando che
evidentemente non aveva potuto fare nulla, per convincere il ragazzo
a restare. Ma sapeva bene che Naruto, forte della sua determinazione,
non si sarebbe arreso; e lei lo avrebbe aiutato, a qualunque costo.
L'Uzumaki
camminò a passo svelto sulla strada lastricata fino a casa
sua, con lo sguardo basso sui residui d'allegria abbandonati su quel
suolo freddo ed impassibile.
Non vedeva
l'ora di rivedere Sasuke, ci fossero voluti anche cent'anni, lui lo
avrebbe ritrovato.
In quel momento, pero', non erano rimasti nient'altro che coriandoli.
Fine ~