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Autore: paoletta76    02/03/2016    0 recensioni
Gli occhi del prigioniero la fissavano silenziosi, come stesse cercando di capire il perché dei suoi movimenti.
Perché quella donna stringeva il pugno dopo aver inserito un ago nel suo avambraccio.
Perché da quell'ago scorreva sangue, lungo quel minuscolo tubo collegato con il proprio, di braccio.
Perché quella cosa faceva male da levare il respiro.
Sei proiettili. Aveva smesso di combattere contro il Diavolo di Hell's Kitchen ed i suoi alleati.
Ed era finito all'inferno.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: James Wesley, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Li avevano separati, appena usciti dall'edificio, lasciandolo disorientato, quasi stordito.
 
Adesso non hai più punti di riferimento, Wesley.
 
Cosa.. cos'avete intenzione di fare, di me?
 
Tre suv, neri, in fila lungo una stradina secondaria. L'uomo col fucile -un militare? Un altro agente Shield?- appoggiava la ragazza dentro il primo, muovendosi poi intorno e salendo a bordo dall'altro lato.
Accennò a seguirlo, ma due paia di mani decisamente robuste glielo impedirono.
Altri uomini. Due, non meno neri e minacciosi. Forse più di quelli a cui era abituato come scorta, una vita fa.
Uno lo arginava, l'altro gli arrivò incontro e lo costrinse con un solo gesto del viso a prendere posto sul terzo ed ultimo veicolo. Con loro. Eseguì l'ordine implicito senza fiatare.
 
I tre suv seguivano lo stesso percorso, mantenendosi in fila a velocità neanche troppo sostenuta. Dovunque l'avessero portato, lì avrebbe ritrovato anche lei, prima o poi.
 
La corsa terminò oltre il perimetro di un parcheggio sotterraneo. Fu solo allora, dopo aver seguito i movimenti intorno agli altri due suv, che osò aprir bocca:
- Cosa volete?
Uno dei due uomini che l'avevano scortato fino a lì lo ignorò completamente, scendendo e facendo cenno a lui e all'altro di seguirlo. Il secondo lo degnò di un solo e leggerissimo sguardo, ripetendo il cenno.
- No. Non mi muoverò da qui finché non mi darete delle spiegazioni.
- Niente spiegazioni, ai nemici.- replicò quello, aprendo la portiera dal proprio lato.
- Credo che invece sia un mio diritto.
- Lo guadagnerai a seconda delle tue scelte, d'ora in avanti.
- Sei molto sicuro di te.
- L'ho imparato a mie spese.- il giovane piegò le labbra in un impercettibile sorriso, e ripeté il cenno non a mò di ordine ma di invito.
 
Wesley aggrottò le sopracciglia. I due uomini si allontanavano, lo lasciavano solo. Come se della sua presenza non importasse nulla a nessuno. Avanzavano verso l'ascensore, in cui il terzo, quello coi capelli lunghi ed il fucile a tracolla, aveva portato la ragazza.
Scivolò fuori dall'auto senza fare ulteriori domande, ma il tizio che gli aveva rivolto la parola lo trattenne mentre le porte si chiudevano.
- Perché? - osò protestare.
- Te l'ho detto; dipende dalle tue scelte.
- Cioè? Collaboro e la rivedo, non collaboro e cosa fate, mi rinchiudete in una gabbia?
-..Si chiama prigione, c'è già il tuo capo.
- Lui ha-
- Qualunque cosa abbia fatto..- quello lo interruppe, aspettando che le porte dell'ascensore si riaprissero per scivolare dentro - sei stato suo complice. Di tua spontanea volontà. Non fai parte di programmi fantasma dell'Hydra.
-..Scusa?
- E' una lunga storia. E comunque riguarda me, non te. Brutto vizio, il mio..- quello osservava il cambiare dei numeri nel display, sembrava interessato a tutto meno che al suo ospite.
 
Piano quarantesimo. Le porte dell'ascensore si aprivano, ed appariva una lussuosa lounge.
L'uomo lo invitò a precederlo, lo lasciò avanzare fino al centro del salone e guardarsi intorno, quasi sicuramente ridendo della sua aria quasi sperduta.
 
Bene arrivato, mr. Wesley. La stavamo aspettando.
 
La voce di un uomo, alle spalle. Si voltò, incrociando un viso ben noto.
- Signor Stark. Perdoni, se non le dirò che piacere.
- Il piacere non è mio.- replicò Tony, avanzando verso di lui, dotato di smorfia ironica di serie e bicchierino di scotch fra le dita - lei perdoni se non offro..- sollevò il bicchiere -..ma dobbiamo prima capire che effetto possono avere gli alcolici sul corpo di un ex-defunto.
- Che effetto vuoi che facciano.- ad una manciata di passi, ecco comparire un altro uomo, dall'aria piuttosto contrariata -..ubriacano. Ma che te lo dico a fare..
- Io lo reggo anche da vivo, Coulson.
- E' come faccia a reggerti tua moglie, il grande perché. Comincio seriamente a capire Loki; e se lo dico io, è grave.
 
Smorfietta di Stark, smorfietta di risposta del direttore dello Shield, che bypassò tutti congedando l'accompagnatore con un cenno del viso, prima di rivolgersi al nuovo arrivato con un pizzico di ghiaccio e cortesia in più rispetto al padrone di casa.
- Perdoni la pantomima, mr. Wesley. Credo saprà perché è qui.
- Perché avete bisogno di un'arma efficace contro il mio datore di lavoro.
- Beh-
- Che non sarò io. Mi dispiace.- Wesley voltò le spalle ed accennò a tornare verso l'ascensore.
- Non ha neppure dato una sbirciatina, al progetto?
 
Quelle parole lo bloccarono con le dita tese sulla tastiera di chiamata.
 
- Strano; secondo il nostro agente, non sembrava del tutto indifferente..
- Non l'ho incontrata per caso, vero?
- No.
- Quindi.. faceva tutto parte di un piano. Anche il suo sangue.- continuò Wesley, senza muoversi e continuando a dare le spalle ai due.
- Sul sangue abbiamo dovuto improvvisare. Il piano era quello di inserire la ragazza e catturarla al ricevimento, ma purtroppo..
- E' stata una vostra idea anche.. quello?
- No. Non abbiamo la mente calcolatrice e perfida di mr. Owlsley.
 
A sentire quel nome, il giovane voltò il viso di tre quarti, aggrottando le sopracciglia.
- Già. Non può saperlo; lei era alla safe house, impegnato a.. tornare a respirare. Ricorda cosa le ha chiesto, il suo datore di lavoro, all'ospedale?
 
Sposta i fondi necessari dove serve.
 
Dirò a Leland di-
 
No.. provvedi tu stesso.
 
Abbassò il viso, mordendo appena il labbro inferiore. Fisk sapeva? Sospettava? E cosa?
- Ha.. ha truffato anche lui, come voi, vero? I soldi dei progetti.. Owlsley. Ha fatto sparire qualcosa dai conti; l'ho visto nei documenti che erano alla safe house.
- Prima ha provveduto in accordo con il tuo capo per prelevare da me, con la scusa dell'accordo. E poi ha pensato bene di ripetere il giochetto anche con gli amici.- Tony adesso appariva cattivo, e seriamente innervosito. Il giovane si voltò e incontrò uno sguardo a dir poco nero.
- No.- rispose, provando ad opporsi.
- Il tuo padrino ha proposto un accordo alla Fondazione: il nostro progetto in commissione edilizia al posto delle sue demolizioni, dietro pagamento di un piccolo extra. Settecentomila. Non credo abbia capito il senso delle parole solidarietà, o fondazione no profit. E nemmeno il suo amore per la città c'entrava molto, col concetto di amore.
- Mr. Stark..
- Dovevi leggerli tutti, i documenti, cieca bambola in cerca di padrone. Non solo quelli che facevano comodo a te. Il tuo adorato capo l'ha incassato male, il mio vaffanculo. E così ha deciso di prenderseli da solo, i settecentomila. In accordo con il suo caro socio finanziere. I proventi della droga non erano abbastanza, quelli della tratta delle schiave non erano abbastanza; non lo erano quelli dell'accordo con Nobu né quelli della quota dei russi. Non è mai stato abbastanza. Gli servivano anche quelli destinati ai malati, ai vecchi ed ai bambini della città che dice tanto di amare! E per farci che? Eh, tu che gli pulivi la strada dove doveva camminare, lo sai? Non è possibile che tu non sappia niente! Che percentuale avevi??
 
Adesso Stark aveva azzerato le distanze, arrivandogli direttamente in faccia e sputando fuori tutto l'odio che covava da mesi. Coulson dovette arginarlo, prima che richiamasse un guanto dell'armatura e sfogasse qualche megatone sul petto del giovane: lo raggiunse, lo spinse indietro con cautela, anche per evitare reazioni su di sé.
- Tony.
- Gli è andata bene, che l'ha preso il vigilante. E a te è andata bene che ci servi vivo.- sibilò quello, prima di indietreggiare, lasciando Wesley congelato a due passi dall'ascensore.
- Tu non sapevi nulla, vero? - Coulson lo vide in quello stato, occhi sgranati e respiro rarefatto, e decise di metterci una pezza - fino a dove arrivava, il tuo livello di autorizzazione?
- Non.. non mi ha mai chiesto di controllare i conti, fino.. fino a quel giorno. Non era compito mio.
- E qual'era, il tuo compito?
- Io..
- Gli proteggevi le spalle. Facevi i passi più sporchi come contattare i russi o mediare fra i suoi soci. Un.. segretario speciale. Scommetto che gli facevi da scorta agli eventi mondani e gli davi consigli su come conquistare le signore. Che gli hai dato l'anima, che l'hai creduto un amico.
- Lui.. lui..
- Lo ha mai fatto, qualcosa per te?
 
Certo, che lo farò, qualcosa per lui. Quella donna è una distrazione. E noi non possiamo permetterci distrazioni; non ora.
 
Abbassò di nuovo lo sguardo, trovandosi a deglutire amaro. Vanessa. Solo Vanessa aveva provato a fare qualcosa per lui. Non per dare all'efficientissimo braccio destro denaro ed una vita agiata, la scorta o una casa con una vista mozzafiato.
 
Per dare ad un amico un pizzico di felicità.
 
Le labbra sanguinavano, a forza di premerci contro la punta dei denti. Ecco. Adesso si sarebbe messo volentieri ad urlare.
 
- Fuori da qui. - tuonò il padrone di casa, rivolto all'altro - fanne quello che vuoi, gettalo nell'Hudson, lascialo in mezzo ad una strada, levagli quel sangue di cui non è degno e restituiscilo a Stella. Non lo voglio rivedere.
- Tony..
- Fuori da qui!!
 
Il direttore Coulson tese una mano e la usò per spingere il giovane oltre le porte dell'ascensore. Premette un tasto e le porte si richiusero, lasciandoli soli.
- L'ho detto anche a lei, che doveva lasciarmi morire.- disse Wesley, in un soffio, continuando a fissare lo scorrere dei numeri dei piani nel display.
- Io credo che sia giusto com'è andata.- replicò quello, con un sorriso appena accennato sulle labbra - in fondo, abbiamo bisogno tutti di una seconda possibilità.
- Che devo fare?
Un sospiro.
- Ti spiegherò in breve la situazione. E poi sarai libero di decidere.
 
L'uomo lo guidò attraverso un corridoio illuminato da fioche luci azzurre. Una specie di corsia d'ospedale.
Una, due, tre stanze, tutte dotate di un vetro da cui poter controllare l'interno. Alla quarta, l'uomo fermò i propri passi e spostò lo sguardo oltre quel vetro, guidando anche il suo.
Nell'unico letto presente in quella stanza, Jess riposava circondata da tubicini e macchinari.
- L'intervento è stato molto semplice; la pallottola non ha fatto danni ad organi interni. Adesso ha bisogno di un po' di riposo e di recuperare le forze.- l'uomo sorrideva più aperto, ed appariva sinceramente sollevato - puoi restare, se vuoi.
- Ma..- Wesley accennò all'uomo rimasto ai piani alti, alle parole con cui l'aveva congedato.
- Oh. Non far caso a lui; gli passerà, soprattutto quando saprà che ci stai dando una mano.
- Ma io..
- Non serve che tu vada in tribunale a testimoniare. Solo una.. consulenza. Nessuno verrà a conoscenza del tuo lavoro, a parte me e te. E lui. Ma Tony sa tenere i segreti, l'essere chiacchierone non rientra nei suoi difetti.
- Io non..
- Lealtà. Ho capito. Se non vuoi farlo per te, prova a farlo per lei.
- E' stata tutta una bugia, anche lei.
- Già. Una bugia. E alla fine ti ha ridato la vita col suo sangue. Mentre chi credevi amico..
- Il mio capo non mi ha mai tradito.
- Lo so. E' anche fermamente convinto che quello che fa sia giusto. Un po' come faceva quello di sopra..- Coulson tese l'indice - quando vendeva armi. C'è dovuto passare in prima persona; ora guai a chi gli tocca i poveri, i bambini e la fondazione. Hai conosciuto il dottor Lawson?
- Solo di nome.
- Bene. Lui porta nel cuore macchie peggiori di quelle che avete tu e il tuo capo. Ha letteralmente cercato di strapparsi via la vita, per rimediare. Sei entrato a far parte di un gioco molto più grande di te, Wesley. Un gioco in cui non c'è bianco e non c'è nero, solo un'infinità di toni di grigio. Un gioco in cui Fisk è una goccia nel mare e tu poco più che una briciola. I giapponesi volevano uno specifico isolato di Hell's Kitchen: lo sai, il perché?
Il giovane fece cenno di no con la testa, perdendosi per un attimo con lo sguardo oltre il vetro, verso la ragazza.
- Hydra. C'è di mezzo l'apertura di un portale molto simile a quello che ha dato origine alla battaglia di New York. Se mettessero le mani su quell'area, non sappiamo che danno potrebbero fare e con chissà che arma. Ci stiamo lavorando. E il progetto della fondazione ha anche quello scopo, oltre alla rivalutazione sociale dell'area. Fermarli.
- Io.. non capisco.
- Come ti ho detto, è un gioco molto più grande di te. Gli uomini che vi hanno sparato attraverso le finestre della safe house non erano lì per te, ma per lei.
- Per.. lei?
- Non ti ha raccontato niente? Non ti ha detto cos'è?
- Mi.. ha detto di far parte dello Shield.
- E..?
-..Di come è successo. Il sangue, intendo. Un.. agente infettante, delle pillole, un.. un gene alieno dormiente. Io..
- Lo so. Tu sei umano, non puoi capire. Se fosse capitato a te, quella roba ti avrebbe ucciso. E' una cosa su cui stiamo indagando da quasi un anno, Stella è stata solo un caso fra i tanti. Ma il suo.. dono è molto particolare, e fa comodo a parecchi soggetti, alcuni dei quali non si farebbero alcuno scrupolo, a dissanguarla per i loro scopi. Tipo medicare i loro feriti o riportare in vita leader capaci di fare immensi danni. Senza problemi a prosciugarla ed ucciderla. Hai visto l'effetto che ha, su di lei, con dosi da 20 centilitri ogni dodici ore per quattro giorni.
- Una trasfusione.
- Credo sia stato un bene, scoprirlo nel tuo caso invece che con qualche soldato perfetto dell'Hydra.
- Dell-?
- E' un gioco molto più grande di te. E comunque grazie, Wesley.
- Continuo a non capire.
- Se fosse stata sola, in quel momento e priva di energia com'era, a quest'ora non sarebbe qui. Hai dato del tuo meglio, nonostante ti avesse fatto prigioniero con una bugia.
 
L'uomo levava i passi, dopo avergli posato una mano sul braccio con un paterno cenno d'approvazione.
 
No. Non hai perso proprio tutto, Wesley. E forse questa è meno bugia di quella in cui hai trascorso la tua prima vita..
 
Un sospiro, prima di decidersi a varcare quella soglia.
 
Jess dormiva, leggera, bella come una principessa di fiaba in attesa del bacio del principe.
E lui si sentiva tutto meno che un coraggioso principe dal bianco destriero, ora.
 
Un passo dietro l'altro, fino ad arrivare al bordo del letto. Piegarsi sulle ginocchia e poi sedersi, a terra accanto alle lenzuola, con le gambe incrociate ed i piedi ancora nudi come alla safe house.
Nessuno si era premurato di dargli scarpe o vestiti che lo tenessero più al caldo.
 
Si sentiva sporco, sporco da morire. E vestiti o scarpe non c'entravano nulla.
Aveva freddo, di nuovo. E per istinto tese una mano a cercare quella minuscola di lei, abbandonata sulle lenzuola. La raccolse e la strinse appena.
 
Un sospiro. Doveva tradire? Doveva dire addio alla propria lealtà verso l'uomo che gli aveva dato tutto ciò che aveva ritenuto giusto, nonostante la sua ottica fosse discutibile, guardata da un'altra prospettiva?
Ma poi.. quale prospettiva? E cos'era, giusto? Cosa sbagliato? Certo, da Wilson Fisk aveva avuto tutto quello che si poteva comprare. Ed in cambio s'era macchiato, falsificando, minacciando, uccidendo. Scendendo a compromessi che quella parte di sé rimasta sempre chiusa in un cassetto avrebbe faticato a digerire.
 
Una prostituta in giacca e cravatta..
Jess l'aveva chiamato così. E forse non aveva tutti i torti.
 
Al diavolo, con che coraggio sputavi sentenze, tu che neanche ti chiami Jessica? Tu che mi hai avvicinato solo per.. per servirmi su un piatto d'argento ai tuoi capi? Io sono un vigliacco, un assassino. Una bambola in cerca di padrone. E tu un mostro alieno. Se c'è qualcuno privo di cuore, quella sei tu.
 
Un altro sospiro, scendendo con la fronte a poggiare sul bordo del letto, ad un pizzico di spazio dalla sua spalla lasciata nuda dalle lenzuola. Poteva quasi sentire il calore della sua pelle.
Tese le dita a sfiorarla. Calda. Ancora dannatamente calda, e tutto..
 
Per colpa mia.
 
Questa volta il sospiro si faceva pesante, come avesse cercato disperatamente una boccata d'ossigeno.
 
Una sola verità, in fondo ad un mare di bugie.
 
La vita. Sarebbe finita in quel capannone, con la sua bella camicia firmata lavata nel sangue.
Sarebbe finita, senza di lei.
 
Apri gli occhi.. apri gli occhi, per favore..
 
  
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