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Autore: suni    26/03/2009    23 recensioni
Lei s’irrigidì di scatto, colta da un’ondata di collera e vergogna contemporanee.
“Cosa?” sibilò, rizzandosi di scatto – beh, all’incirca – per poi voltarsi verso di lui con sguardo fiammeggiante.
Lui non sembrò percepire il pericolo, o più verosimilmente non vi diede peso.
“Il tuo sedere. Sta diventando
enorme,” ribadì, noncurante e brutale.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Balena' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Sbuffò affannosamente, sconsolata, mentre si chinava faticosamente in avanti

 

Storia breve, senza senso né pretese, ambientata in un futuro imprecisato ed altamente improbabile.

Scritta per chi so io. Questa persona capirà leggendo che è un omaggio a lei.

Auguri, carina.

suni

 

 

Balena

 

 

 

Sbuffò affannosamente, sconsolata, mentre si chinava faticosamente in avanti. Quello stupido sandalo aveva la chiusura allentata e non le permetteva di camminare bene, ma piegarsi e riallacciarlo meglio non era affatto una faccenda semplice, in quelle condizioni. L’ingombro non era ancora eccessivo, ma abbastanza marcato da ostacolarle i movimenti. Mugugnò, curva in avanti, mentre l’acqua per il riso bolliva allegramente sul fuoco.

Sasuke fece il suo ingresso in cucina in quel momento, assorto nella lettura di un fascicolo che probabilmente aveva a che fare con qualche missione – un resoconto, oppure istruzioni per un incarico a venire. Sakura lo intravide con la coda dell’occhio, mentre armeggiava con la calzatura.

Lui rimase fermo poco dietro di lei per qualche secondo, gettandole dapprima un’occhiata distratta, poi riallontanò gli occhi dal foglio per osservare con più attenzione un preciso punto del suo corpo.

“Sakura,” esordì quindi, atono, “ora non allarmarti, ma bisogna che tu lo sappia: ti sta venendo il sedere grosso.”

Lei s’irrigidì di scatto, colta da un’ondata di collera e vergogna contemporanee.

“Cosa?” sibilò, rizzandosi di scatto – beh, all’incirca – per poi voltarsi verso di lui con sguardo fiammeggiante.

Lui non sembrò percepire il pericolo, o più verosimilmente non vi diede peso.

“Il tuo sedere. Sta diventando enorme,” ribadì, noncurante e brutale.

Sakura serrò la mascella, infuriata, e strinse le mani a pugno. Prese un lungo respiro per tentare di calmarsi, ma l’espressione di superiore sufficienza sul viso di lui non le permise di riuscirvi.

“Guarda che sono incinta, rintronato!” strillò indignata, agitando minacciosamente un braccio. Sasuke si strinse nelle spalle, abbassando il fuoco sotto la pentola.

“E con questo? Dovrebbe essere la pancia a ingrandirsi, non tutto il resto,” commentò senza interesse, posando il suo fascicolo sul tavolo per dedicarsi alla cena.

Sakura sgranò gli occhi smeraldini e fece un paio di passi verso di lui con il preciso intento di spaccargli un braccio. L’ira, e una punta di tristezza per quello scarso apprezzamento da parte dell’uomo che amava, le masticavano lo stomaco.

“Ti faccio notare che siamo in due, qui dentro!” berciò, la voce stridula, sfiorandosi il ventre già visibilmente prominente.

“Sì, e mangiate per otto,” precisò Sasuke, caustico. “Non ero stato avvisato del fatto che per poter avere un figlio avrei dovuto dormire con una balena,” aggiunse, sogghignando lievemente.

Sakura spalancò la bocca, digrignò i denti, diede un cazzotto all’anta della dispensa accanto alla testa di lui, scardinandola, e gli voltò le spalle di slancio con le lacrime agli occhi e le labbra tremolanti. Sasuke fece giusto in tempo a scorgere la scintilla lucida del pianto a lato del suo occhio mentre lei girava la testa e prendeva ad allontanarsi, avvilita e fuori di sé: tutti quegli ormoni in circolo la rendevano decisamente instabile e lei stessa aveva rinunciato al controllo delle proprie reazioni. Non fece comunque in tempo nemmeno a finire il secondo passo, aveva ancora il piede a mezz’aria quando le mani di Sasuke si chiusero sui suoi avambracci, decise.

“Lasciami!” intimò astiosa, divincolandosi. “Guarda che le prendi!” aggiunse stizzita, con tono minaccioso.

Sasuke sbuffò con scherno, serrando le braccia attorno alla sua vita con cautela.

“Sono terrorizzato, signora U,” affermò grave, affondando il viso nell’incavo del suo collo. “Me la sto letteralmente facendo sotto,” precisò, percorrendo la curva del suo ventre in una carezza leggera col palmo della mano. Sakura smise di dare strattoni ma tenne un broncio invariato, incollerita.

“Se non ti piaccio hai solo da star lontano. E adesso lasciami che devo buttare il riso,” intimò, secca.

Sasuke non le badò, facendo scorrere le labbra sulla linea della sua spalla e poi su, verso la nuca. Sorrise contro i suoi capelli – Sakura sentì distintamente la curva delle sue labbra arcuarsi – e la tirò verso di sé, delicato.

“Non l’ho mai detto. Mi piaci col sedere rotondo,” annunciò, e la sua voce emanava una musica di risata.

“Non è rotondo!” protestò Sakura, già ammorbidita.

La mano di Sasuke lasciò la sua pancia per posarsi sulla natica, decisa.

“Sì invece,” commentò serio. “E’ rotondo e morbido.”

“Sei proprio uno scemo, signor U,” osservò lei brusca, per non mettersi a ridere mentre Sasuke si chinava, spingendola a voltarsi. Gli lanciò un’ultima occhiataccia mentre lui accostava l’orecchio al suo ventre, con espressione compresa e concentrata. Infilò le dita tra i suoi capelli e Sasuke rimase immobile per qualche secondo.

“Non sento niente,” borbottò, e lei poté intuire il suo vago broncio senza vederlo.

“E’ troppo presto,” commentò, materna.

Sasuke sbuffò, tamburellando le dita accanto all’orecchio.

“Cosa stai combinando lì dentro, nanerottolo?” chiese, severo.

Sakura ridacchiò, scrollando la testa.

“Non possiamo ancora sapere se è un maschio,” gli ricordò, mettendo le mani avanti.

“Sì, invece,” rispose Sasuke risoluto, bilanciando meglio il peso sulle caviglie piegate, mentre poggiava di nuove le mani aperte sulla sua vita prominente. “E’ un maschio, è un Uchiha. Dico bene, piccolo Itachi?” concluse, solenne.

Sakura sorrise teneramente, scompigliandogli le chiome corvine.

“Può essere una bambina…” gli ricordò, paziente.

“No che non può,” sentenziò Sasuke, tirandosi in piedi. “Sarebbe orrendo chiamare Itachi una femmina,” precisò, sostenuto.

Sakura aggrottò appena la fronte, esasperata.

“Potremmo darle un altro nome,” osservò, con sufficienza.

Sasuke la guardò inespressivo per qualche secondo, quindi soffiò l’aria fuori dalle labbra condiscendente.

“E’ un maschio, e si chiama Itachi,” stabilì, fermo. “Itachi, smettila di mangiare tanto o la mamma diventerà un armadio e la dovrò spostare col portantino,” ingiunse, compito.

“Piantala!” protestò vivacemente Sakura, rifilandogli un ceffone sul braccio.

Sasuke sorrise tra sé, perfido, circondandola in un nuovo abbraccio. Sfiorò le sue labbra in un bacio e le prese il viso tra le mani, approfondendolo.

“Non mi hai detto,” soffiò, suadente, “che ai nascituri fa bene che i genitori si diano a sane attività fisiche?”

Sakura sorrise contro le sue labbra.

“Se vuoi puoi sistemare il giardino, oppure allenarti,” suggerì, ilare, prima di stringergli le braccia intorno ai fianchi.

Sasuke non le rispose nemmeno, riprese a baciarla spingendola verso le scale.

L’acqua del riso, ormai, stava serenamente evaporando.

 

 

Sakura strinse fiaccamente la presa sul fagottino, stremata. Sorrise debolmente in direzione della soglia, con lo sguardo appannato e tutto il corpo molle. Sasuke era fermo sulla porta, pallido, stanco e con gli occhi grandi, spalancati di sbigottimento e meraviglia. Aveva le labbra semiaperte ma non parlava, non muoveva un solo muscolo.

“Guarda, quello è papà,” sussurrò lei, sollevando un po’ il neonato perché lo vedesse. “Papà, ti presento Itachi,” aggiunse, trepidante.

Sasuke deglutì vistosamente, sbatté le palpebre e spalancò la bocca, ma non emise alcun suono. La richiuse, si umettò le labbra e traballò di un passo avanti, smarrito.

“Sono…” iniziò, ma la sua voce era roca e tremante, usciva a fatica. “Sono molto contento di conoscerlo,” mormorò rapito, tentando invano di darsi un contegno. Aveva gli occhi così enormi, sgranati e profondamente ammirati che Sakura ci affondò dentro.

“Anche lui,” sussurrò con voce rotta mentre suo marito si avvicinava, con un sorriso raggiante che lei non aveva mai visto.

 

   
 
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