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Autore: Heyale    03/03/2016    2 recensioni
Ogni anno venti bambini nascono con un gene anomalo nel loro sangue, il gene Xy, che porta loro ad avere abilità straordinarie, esattamente come fossero poteri sovrannaturali. Ogni Xy, così si chiamano, è tenuto al silenzio fino ai dodici anni, dove verrà portato in un istituto che lo aiuterà a sviluppare al meglio le sue abilità.
Sette di loro però hanno cambiato le carte in tavola, svelando il segreto al loro migliore amico, prendendo il nome di Sky e venendo portati all'istituto indipendentemente dalla loro età.
Sette bambini che si sono trovati in mezzo a tutto ciò perché volevano solo avere un amico hanno preso il nome di Cloud. Ed io, Riley, sono una di loro.
I nostri Sky sono diventati la nostra ragione di vita, tra Sky e Cloud c'è un rapporto che va oltre ogni genere di amicizia. Non ci fermeremo prima di averli finalmente ritrovati, ognuno di loro ha riposto in noi tutta la sua speranza.
 
Dal testo:
La sua voce tentenna per un attimo, concludendo in un colpo di tosse. "Ti ringrazio per aver reso questo possibile."
Scuoto la testa, girandomi verso di lui: "Grazie a te."
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SKY cap.1
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SKY
CAPITOLO UNO
- How do you love someone without getttin' hurt? -


Corro ancora una volta più veloce che posso, il cuore sento che batte fino a far male.
Non ho tempo nemmeno per guardare indietro, penso solo a sfuggire a tutte le telecamere che sono piazzate un po' ovunque. Altri passi si muovono dietro di me, almeno sono sicura che c'è ancora qualche fuori di testa che ha il coraggio di seguirmi.
Non capisco il perché di voler tenere così tanto nascosti dei ragazzi se alla fine la loro è una vita come la mia, con la differenza sostanziale di trascorrere gran parte dell'adolescenza in un istituto che assomiglia più che altro ad una prigione. Ma non mi importa, ho studiato con cura tutto quanto per diversi giorni, so che in questo momento lui sarà fuori, ed è l'unica occasione che io, come gli altri due ragazzi che mi hanno seguita, ho a disposizione. Se va male questo tentativo, posso dire addio a tutto quanto e richiudermi in camera.
Lancio ancora un'occhiata al palo della luce sopra di me, faccio segno ai miei compagni e insieme scattiamo, ormai mancano pochi metri, si sentono le voci di tutti i ragazzi. So per certo che non ci sono guardie, dalle nove e mezza di sera alle dieci e mezza è l'unica ora libera che tutti quanti hanno per stare da soli senza essere controllati. Per sicurezza ci siamo mossi nel mezzo di quest'ora libera, quindi ci resta solo mezz'ora.
Non so effettivamente quanto la mia mente sia lucida, a conti fatti non dormo da quarantanove ore. Poco importa, ormai ci sono troppo dentro.
"Riley, cazzo, sta passando la polizia!"
Mi giro di scatto, vedendo una voltante a pochi metri da noi. I rischi non mi spaventano più, sono andata in mezzo a così tanti guai che il pericolo è all'ordine del giorno.
"State giù!" sbotto, accucciandomi su me stessa il più possibile. E' buio pesto, a quest'ora non si sta muovendo nessuno. Fortunatamente l'auto ci sorpassa senza prestarci la minima attenzione, e sento Philip, dietro di me, tirare un sospiro di sollievo.
"Dobbiamo muoverci." Steve si alza per primo, sistemandosi lo zaino sulle spalle con la sua solita aria indifferente. "Forza."
Annuisco, passando l'ultima strada che ci divide dalle mura dell'istituto.
A questo punto, credo proprio di non sentirmi più il cuore.
"Allora," respiro quanta più aria possibile, tirando fuori la corda dal mio zaino. "Le mura sono alte due metri e mezzo, quindi prima facciamo salire Philip, poi salgo io e infine tu, Steve."
"Sicura di farcela?" il mio secondo in comando mi guarda preoccupato, ma io annuisco con un sorriso.
"Cazzo, siamo i Cloud. Siamo arrivati fin qui, andarcene senza aver fatto nulla sarebbe una cazzata."
"E se i ragazzi avvisano qualcuno?" Philip mi fissa preoccupato, riesco a vedere i suoi occhi luccicare dalla paura.
So che per lui è più difficile da sopportare, del resto è il più piccolo del gruppo. Ma è stato lui per primo ad offrirsi per prendere parte alla missione, non potrò mai pensare che sia un codardo solo per questi piccoli momenti di smarrimento. Del resto ha solo quattordici anni, credo sia più che normale avere paura di qualcosa più grande di lui.
Così sorrido, strofinando la mano sulla sua testa: "Quei ragazzi odiano questo posto più di noi, non avviseranno nessuno. E in ogni caso io scenderò due secondi dopo di te, anche se loro hanno i poteri non hanno il mio tempo di reazione."
Philip annuisce, insicuro, ma alla fine si lascia legare la corda attorno alla vita da Steve. Non che serva molto questa corda, sarà utile solo a tenerlo su se scivola, cosa comunque parecchio improbabile. Inizia, passo dopo passo, la sua scalata. Nel momento in cui la sua testa spunta dall'altra parte, tutto il brusio di voci si ferma.
Questo non promette bene.
"Riley, stanno per attaccarmi!" grida lui, disperato, sapevo che sarebbe successo questo.
"Salta, Philip!" grido allora, affidando la corda nelle mani di Steve, che cerca inutilmente di fermarmi. Se lo scorda che io resti ferma ora che sono arrivata. In meno di cinque secondi arrivo in cima, e in effetti sono veramente tanti ragazzi, molti più di quanto mi aspettassi. Il sangue mi si congela nelle vene, purtroppo ho ancora il cuore debole di una sedicenne. La cosa brutta è che Philip ha ragione, non lo biasimo se non ha saltato dato che stanno tutti per attaccare. Occhi rossi, mani fosforescenti, palle di fuoco pronte a scattare sono rivolte verso di noi. Strategia da utlizzare?
Fin troppo semplice.
"Phil..." sussurro, senza farmi sentire. "Fidati di me."
"Già lo faccio, accidenti!"
Sorrido, anche se c'è ben poco da sorridere considerando che ho almeno un centinaio di armi diverse puntate contro di me. Ma so che ce la faremo. Ho un piano.
Come in ogni film poliziesco, il proiettile scatta quando qualcuno fa un movimento inaspettato. E quel qualcuno sarò io, tutto calcolato.
Mi isso sul muro, fino ad avere la visuale completa di tutto il giardino. Come speravo non ci sono guardie, ho campo libero. Lancio un'ultima occhiata a Philip, lasciandomi poi cadere per fermarmi solo a metà muro. Tutti i proiettili partono, e come avevo programmato aspetto che mi si avvicinino quel giusto per poterli schivare atterrando sul giardino, in modo da risparmiare sia me che Philip. Il cuore batte più forte di sempre, non so come faccio un cenno a Philip, che si lascia cadere appena qualche secondo prima di Steve.
Guardo i miei due compagni, finalmente respirando.
"Fermi tutti quanti!" qualcuno urla dal mezzo della folla, e per un attimo mi sento morire. Se fosse una guardia? Se ho sbagliato i calcoli?
Steve, prontamente, si mette al mio fianco: "Siamo dei Cloud, non vogliamo farvi nulla!"
Un ragazzino sbuca fuori dal gruppo, a differenza degli altri indossa una tuta completamente nera. Muove qualche passo verso di noi, per un istante credo che ci voglia uccidere o cose del genere. Non sarebbe la prima volta che succede così.
Apre bocca e, nel momeno in cui credo che sia giunta la mia ora, lui invece esclama: "Philip!"
Sgrano gli occhi, non ci posso credere. Philip, dietro di me, corre vicino al suo amico. Allora ce l'abbiamo fatta. Quel ragazzino dev'essere Cal, il corrispondente Sky del nostro Phil. Steve, al mio fianco, appoggia una mano sulla mia spalla, e finalmente sorride. Sorrido anch'io, ma ora devo trovarlo. Sono arrivata fin qui, nessuno più ha l'intenzione di attaccarci, non mi resta che completare la mia missione.
"Ascoltate!" esclamo, guardando negli occhi quante più persone posso. "Sto cercando uno Sky, si chiama Jonah!"
"Anche io," Steve alza la voce come me. "Dovrebbe chiamarsi Alakei, se non sbaglio."
I ragazzi di fronte a noi si guardano, fino a che uno di loro fa un passo un avanti: "Alakei e Jonah se ne stanno per i fatti loro insieme agli altri Sky, tranne Cal che come avete visto era qui. Potete trovarli in fondo al giardino, dietro al muro, ma attenzione alle telecamere. Vi restano solo venti minuti, Cloud."
Porto una mano sul mio cuore, allora lui è qui.
Sorrido al ragazzo che ci ha appena aiutati, e dopo aver fatto un cenno a Philip, corro tra la folla insieme a Steve. Ce la stiamo facendo, sono sicura che lui è lì. Me lo sento. Ci hanno tenuti separati cinque anni, ora sono solo cinque metri.
"Forza, Riley." Steve mi fa un cenno, rallentando la corsa. Sentiamo delle voci provenire da dietro quella specie di statua contornata da un muretto alto un metro e mezzo. Se non li vediamo da qui, probabilmente sono seduti. Dopo così tanto tempo, e dopo così tanta fatica, non posso crederci.
In ogni caso non c'è bisogno per noi di avere nessuna conferma, dato che sono due ragazzi ad alzarsi da lì dietro prima di noi. Sento il mio corpo irrigidirsi, e una volta che i due ragazzi sono visibili grazie alla luce provocata dal palo appena fuori dalle mura non ci sono più dubbi.
Il cuore, dopo questo colpo, cede.
Mi sembra di non sentire più alcun battito, e tutti i suoi diventano ovattati.
"Ehi, guarda che si sente male." Alakei, di fianco a Jonah, gli fa un cenno indicando me.
Mi sento male?
Sto per morire.
"E' solo sotto shock." è la risposta del rosso di fronte a me, accompagnata da un sorriso mentre, rapidamente, avvicina il suo viso al mio. "Complimenti, piccolo agente segreto."
Sono entrambi vestiti di nero, credo sia una specie di riconoscimento per gli Sky. Steve, di fianco a me, dice qualcosa che non riesco a capire. Sono completamente stordita, come se qualcuno mi avesse appena sottoposta alla sedia elettrica. Anche Alakei parla, prima con Steve e poi con me, ma ancora una volta non riesco a capire ciò che dice. Alakei, poi, che nome strano da scegliere quando si ha una seconda possibilità.
Il mio cervello connette qualche sensore sono quando Jonah mi prende per un polso e mi porta via, distante da Steve e Alakei, ora impegnati a parlare abbastanza animatamente.
Lo shock che mi permette di risvegliarmi arriva quando, una volta seduta sull'erba fredda, mi arriva addosso dell'acqua gelida.
"Sto bene!" sbotto subito e Jonah, seduto di fronte a me, mi rivolge uno sguardo decisamente poco convinto.
"Mi dici che cazzo stai facendo?" se lui non fosse davanti a me, forse non riconoscerei la sua voce. Aveva dodici anni l'ultima volta che l'ho sentito parlare, ora è cambiato in tutto e per tutto.
"Volevo vedere se eri ancora vivo." rispondo a bassa voce, asciugandomi il viso con le mani. "Ora l'ho appurato. E' fantastico."
"E' fantastico che tu non ti sia uccisa!" sbotta lui in tutta risposta, incrociando le braccia. "Stai correndo un rischio più grande di te. Devi andartene, Riley. Non posso parlare con te."
Jonah è finalmente davanti a me dopo cinque anni, e non è esattamente il saluto che mi sarei aspettata. Insomma, ho faticato un mese intero senza pausa per trovarlo, ora non ci sto a sentirmi riempire di rimproveri.
"Non puoi salutarmi come Alakei ha fatto con Steve o come Cal ha fatto con Philip? Che cazzo hai che non va?"
"Io?" Jonah sgrana gli occhi verdi. "Che cazzo hai che non va tu, Riley! Sei diventata scema? Lo sai che se ti trovano qui sei morta!"
"Ma se sono qui per te perché continui a rimproverarmi?!" sbotto, sbattendo le mani al suolo. "Alakei non-"
Jonah si alza in piedi di scatto, portandosi una mano alla fronte: "Alakei e Steve sono due maschi, Cal e Philip anche. Tu non dureresti un giorno in prigione, quindi vattene da qui."
Sgrano gli occhi, allora è irremovibile.
Fatica sprecata, ecco cos'è tutto questo. Fatica sprecata a correre dietro a qualcosa di inafferrabile.
"Non vuoi nemmeno sentire cos'ho da dire?" domando, alzandomi per poterlo guardare negli occhi. "Johnatan, ti prego-"
"Non chiamarmi più così, Riley. Nessuno può sapere qual era il mio nome vero. E' meglio che tu sparisca di qui, non sto scherzando." il rosso sospira, passandosi una mano tra i capelli. "Ti prego, non farmi arrivare alle maniere forti. Vattene."
Annuisco, tirando su col naso: "Sono venuta qui sperando di trovare il bambino che mi abbracciava quando mi vedeva di cinque anni fa, ma vedo che mi sono sbagliata."
Jonah mi guarda negli occhi facendo una smorfia quasi divertita: "Non sono più un bambino, Riley."
"Non mi hai nemmeno abbracciata, Jonah, se è per questo." alzo le spalle, sentendo l'aria fredda pungere la mia pelle. "Mi sono sbagliata, te l'ho detto. Su ogni cosa che pensavo di te."
Jonah non risponde, solo abbassa lo sguardo. Non mi resta nient'altro da fare che allontanarmi il più velocemente possibile da lui, ma quando raggiungo Steve vedo che non è più insieme ad Alakei. Philip, come noi, sta aspettando da solo in un angolo. E' davvero così che hanno fatto loro il lavaggio del cervello?
Non ho bisogno di girarmi, so che non lo troverò più.
"Forza." sorrido a Philip, appoggiando una mano sulla sua schiena. "Andiamocene da qui. Ti aiuto a salire."
Il ragazzino annuisce, ma vedo che qualcosa non va, esattamente come non va con me e con Steve. Non bado però a tutto questo attorno a me, non mi interessa se alcuni dei ragazzi ci stanno guardando. Intreccio le mani e do la spinta a Philip, che riesce ad aggrapparsi quasi in cima. Dopo di lui sale Steve, e infine inizio io la mia scalata.
Forse è la vista annebbiata, forse la stanchezza, ma sento il mio piede scivolare quando sto per appoggiarlo sul muro prima di issarmi per saltare fuori. Probabilmente la caduta farà male, mi preparo già all'impatto. Questo, però, non avviene. Non so come, resto sospesa a dieci centimetri dal suolo, cadendo poi con l'unica conseguenza di una leggerissima botta alla testa.
Mi alzo di scatto, dietro di me non c'è più alcun ragazzo, solo Alakei e Jonah. Quest'ultimo, guardandomi negli occhi, fa un leggero sorriso: "Controllo del movimento, ricordi?"
Quindi è stato lui. Mi stava guardando mentre salivo, forse non voleva lasciarmi andare così. Forse, però, questo non lo saprò mai con certezza.
"Grazie." annuisco, ripulendomi leggermente.
Jonah mi fa un cenno, credo che non abbia più nulla da dirmi.
Appoggio un piede sul muro e ricomincio a salire, ora so per certo che non dovrò più guardarmi indietro. Se questo è ciò che ho ottenuto pensando a lui ogni giorno, allora è stato tempo sprecato.
"Riley, ci sei?" sento la voce di Steve, e non so come questo riesce a sollevarmi appena.
"Sto arrivando!" esclamo, saltando giù.
Sui volti dei due ragazzi c'è solo delusione, ma li posso capire. Non è certo quello che ci aspettavamo.
L'unica cosa che abbiamo guadagnato da questa faccenda è l'esserci trovati a vicenda, noi sette Cloud, ed essere stati capaci di scoprire a cosa stavamo andando contro. Come sia andata a finire poi, ormai è affare di cui dobbiamo scordarci.


00:49
Mercoledì 25 gennaio 
Nuovo messaggio
Da: sconosciuto
Testo: Usciremo da qui tra due settimane per una specie di gita, lì ci rivedremo. Ti farò avere i dettagli più avanti. A presto.
Inviato alle 23:52 del giorno Martedì 24 gennaio




ANGOLO AUTRICE
Okay, beh, sono agitata.
Questa storia non è assolutamente nata per essere pubblicata, ma in qualche modo mi sarebbe dispiaciuto tenerla in disparte. Perciò eccomi qui, non sono nuova di questo sito ma sono nuova in questo genere, spero quindi di fare un buon lavoro e di interessarvi sempre di più.
Ovviamente questo capitolo è solo un prologo, la lunghezza dei capitoli veri e propri diventerà sempre di più man mano che la storia prosegue.
Love ya,
Ale xx
  
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