Fanfic su artisti musicali > Mika
Ricorda la storia  |      
Autore: lovelypandas    04/03/2016    2 recensioni
Federico non si aspettava nulla del genere. Non si aspettava che, al solo sentir bussare alla porta, sarebbe sobbalzato, benché stesse aspettando l'arrivo di Michael da circa tre ore - due ore, quarantotto minuti, ventisei secondi, per la precisione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Federico non si aspettava nulla del genere. Non si aspettava che, al solo sentir bussare alla porta, sarebbe sobbalzato, benché stesse aspettando l'arrivo di Michael da circa tre ore - due ore, quarantotto minuti, ventisei secondi, per la precisione. Non si aspettava di sentir tremare le ginocchia nell'attraversare il salotto per andare ad aprire la porta, né che il viso gli sarebbe avvampato in quel modo nell'incrociare gli occhi di Michael. "Federiiiiico! Che belo vedèrti!" esclamò entusiasta il giovane anglo-libanese, aprendosi in un sorriso tutto denti che accentuò al limite le fossette sulle sue guance. Federico non si aspettava che, risentendo la sua voce, il cuore gli sarebbe esploso nel petto in quel modo, pompandogli in sangue in circolo così rapidamente che il suo fragore per qualche secondo coprì qualsiasi altro rumore. Infine, non si aspettava nel modo più assoluto che gli sarebbe saltato al collo a quel modo, abbracciandolo con una foga che non conosceva e non aveva niente di suo. Federico non era il tipo di persona che abbracciava gli altri, non era il tipo di persona a cui tremavano le ginocchia, non era il tipo di persona a cui scoppiava il cuore in petto nel rivedere Michael. O almeno, forse, non lo era fino a qualche giorno prima, fino a qualche ora, quando Michael gli aveva scritto un messaggio "Sono a Milano! Prendi caffè con me?" con tanto di faccine sorridenti. E allora chissà perché, chissà per come, il primo messaggio di risposta -che era e sarebbe dovuto restare un "no" secco- si era trasformato in un gioioso "Volentieri! Vieni pure da me" seguito dall'indirizzo del suo appartamento in centro. Ora Federico,  che si era staccato dal collo del suo amico -amico?- con imbarazzo dopo essergli quasi saltato addosso, abbassò in fretta la sguardo per cercare di non far notare all'altro il rossore che gli era fiorito sulle guance. Michael, da parte sua, manteneva il suo sorriso a trentadue denti mentre osservava, attento e con il suo solito sguardo fra lo stupito e l'incuriosito, l'appartamento di Federico. I due rimasero zitti per quasi un minuto. "Sono veramente contento che tu mi ha invitato casa tua.. Mi piasce qua!" disse Michael,  rompendo il silenzio velato di imbarazzo che si era creato. "C'è un po' di casino scusa" Federico non sapeva bene che dire "non ho avuto tempo per riordinare.. Spero non ti dia fastidio" di tempo ne aveva avuto eccome, invece. Da quando aveva invitato l'amico -amico??- da lui, non aveva fatto altro che girare per casa come un animale in gabbia, nervoso, a tormentarsi le mani, divorato dal dubbio e dalla voglia di prendere il telefono e annullare tutto. Ora che Michael era lì, però, si ritrovò stranamente felice di non averlo fatto. "Nesun fastidio, tu sta' tranquilo!" Quello che sarebbe dovuto essere un caffè con al massimo due chiacchiere di contorno, scivolò lieve, fra una risata e l'altra, in una cena. I due quasi non se ne resero conto, eppure quando si accorsero dell'orario tardo, i loro occhi si incrociarono per un attimo, pericolosamente consapevoli. "Di cosa?" si chiedeva Michael, mentre disponeva sul tavolo della cucina piatti e bicchieri. Non c'era nulla di strano nel fatto che Federico avesse insistito per farlo restare a mangiare, dopotutto si era fatto tardi, a quell'ora sarebbe stato scomodo mettersi a cercare un ristorante. "Ci metto molto meno io a mettere su due spaghetti.. Certo, se ti fidi!" aveva riso Federico, finalmente spensierato dopo un pomeriggio in cui a Michael, a momenti, era sembrato che il suo ospite fosse seduto sui carboni ardenti invece che sul soffice divano grigio dell'appartamento. Ora il giovane in sgargiante giacca rossa finiva di disporre le posate con precisione attorno ai piatti, e osservava di sottecchi il cuoco, che armeggiava fingendosi sicuro -benché Federico non avesse cucinato forse più di due dozzine di volte in venticinque anni di vita- attorno a pentole e padelle. Michael si ritrovò, leggermente sorpreso, a sorridere fra sé guardando l'altro, probabilmente soffermandosi più del dovuto ad osservare la curva del suo collo, ben accentuata dall'inchiostro scuro dei tatuaggi. Notò anche che fra i pantaloni a vita bassa e la t-shirt che si era spostata un poco verso l'alto, si intravedeva l'elastico dei boxer nero, che spiccava contro la sottilissima striscia di pelle bianca rimasta scoperta. Michael si riscosse di colpo, quasi lasciando cadere l'ultima forchetta rimastagli in mano; Federico stava parlando, e sembrava nel mezzo di un discorso di cui l'altro aveva decisamente perso l'inizio. -Scussa, dicevi? Mi sono.. Come ssi dice?- Michael assunse un'espressione perplessa (che Federico decreto' fra se', in due decimi di secondo, adorabile, salvo poi cercare di archiviare il pensiero nei due decimi di secondo successivi) Michael riprese -Distrutto?- Federico scoppiò a ridere, lasciandosi scivolare dalle mani uno scolapasta blu -Distratto!- corresse l'altro, quasi fra le lacrime, piegato in due sul piano della cucina. Michael divenne rosso, assumendo un'espressione indignata che mal celava il suo divertimento. Afferrò con le dita affusolate un tovagliolo, e lo scagliò, avendo iniziato a ridere a sua volta, contro l'altro. Federico lo raccolse da terra, usandolo poi per asciugarsi le lacrime che gli scivolavano sulle guance ruvide di barba non fatta. Fu nello stesso istante che i suoi occhi scuri e quelli screziati di verde dell'altro uomo nella stanza si alzarono, fermandosi gli uni in quelli dell'altro. Le risate che fino a qualche secondo prima erano rimbobate nella stanza, divennero due sorrisi che spuntarono all'unisono dolci, spontanei. Michael si sentì come preso a pugni nello stomaco - certo, una raffica di pugni che si rivelò quasi piacevole. Si mosse automaticamente verso l'altro, senza pensare; aggirò il tavolo, scansò una sedia, si ritrovò a pochi centimetri dal giovane. Federico, dal canto suo, si sentiva pietrificato. Gli fischiavano le orecchie, la testa era ovattata, il naso che respirava solo l'odore forte - dopobarba?- dell'uomo che aveva di fronte sé. Le sue mani si mossero da sole, appoggiandosi delicate sui fianchi magri dell'altro. Lo attirò a sé, incerto. Michael non sapeva che pensare. Era tutta la sera che gli balenavano nella mentre immagini del genere, situazioni in cui, in qualche modo, lui e Federico finivano labbra contro labbra, avvinghiati, spingendosi contro un muro a vicenda, con le mani che accarezzavano vicendevolmente cosce, schiene. Eppure si era frenato, trattenendo gli istinti ricorrenti di allungare una mano e sfiorare l'altro, di stringerlo a sé. E adesso? Adesso al di là di ogni sua più rosea previsione, era proprio Federico - Federico!- il Federico che aveva davanti a star facendo tutto. Quando decise di voler fare la sua parte, di dimostrare che anche lui desiderava quel contatto, che bramava quanto il giovane di accostarsi e stringersi a vicenda, si trovò già le labbra carnose di Federico premute contro le sue. Lievi, leggere. Federico non osava troppo, non era certo. Michael era rimasto pietrificato, non aveva mosso un muscolo da quando gli aveva posato le mani addosso, e nemmeno quando aveva attaccato le proprie labbra alle sue. E se non avesse voluto? Federico si sentì il cervello come percorso da una scarica elettrica, come se qualcuno lo avesse preso per le spalle e scosso violentemente, risvegliandolo dalla sua fantasia. Probabilmente aveva frainteso tutti i segnali, non aveva capito, non era quello che Michael voleva. E poi in un attimo, mentre ancora era immerso nei suoi pensieri, la lingua di Michael si infilava fulminea e prepotente fra le sue labbra, gli sbatteva contro i denti, gli trasmetteva un sapore che non conosceva - ma che era esattamente quello che inconsciamente si aspettava. Le mani di Michael, leggermente screpolate, bianche e calde, si posarono sulle guance dell'altro, e cercarono poi la sua nuca, gli strinsero i capelli corti, attirando Federico più vicino. Se qualcuno, qualche tempo dopo, avesse chiesto loro quanto tempo fossero stati li, labbra contro labbra, stretti in un abbraccio convulso, coi corpi avvinghiati - probabilmente non avrebbero saputo rispondere. Michael ricordava solo il sapore e l'odore di Federico, il suo respiro pesante mentre le sue mani cercavano l'altro; Federico aveva in mente solamente il ricordo vivido degli occhi serrati di Michael, che ogni tanto si aprivano, si spalancavano, pieni di sorpresa, incerti. Chissà come si erano spostati in salotto, dalla cucina del piccolo appartamento dov'erano, dimenticandosi del tutto di cena, tavola apparecchiata e qualsiasi cosa non appartenesse a loro due, ai loro corpi abbracciati. Michael seduto, completamente abbandonato contro lo schienale morbido, cingeva la schiena di Federico, appoggiato e arrampicato su di lui, che con una mano intrecciata fra i ricci mori dell'altro, con la seconda cercava uno dopo l'altro i bottoni della camicia, slacciandoli finché Michael non si ritrovò con il magro petto nudo. Non c'era niente nella mente di Federico, niente eccetto l'odore inebriante di Michael, che chissà come, negli ultimi dieci minuti si era fatto più penetrante e gli invadeva il naso, arrivando dritto al cervello, senza permettergli di formulare alcun pensiero concreto. Michael, dal canto suo, era confuso, e si chiedeva come fosse stato possibile, come fossero arrivati a ciò, come Federico, il suo amico Federico con la sua ragazza, la sua musica, la sua vita, i suoi cani, le sue maglie di colori assurdi, i suoi capelli scuri ora scompigliati, i suoi tatuaggi ovunque.. Come poteva ora starlo baciando così, a quel modo, con quella passione e il fuoco che gli vedeva brillare negli occhi? Nessuno lo aveva mai fatto sentire a quel modo: si sentiva come appartenesse totalmente a Federico, come se lo possedesse del tutto, come se non potesse mai più essere nulla da solo, senza Federico sopra di lui, con le mani intreccie nelle mani e i denti a mordergli il collo. Denti che il ragazzo spostò poco dopo, portando la bocca sempre più giù, più vicina alla cintura dei pantaloni di Michael. Dal canto suo, Michael desiderava solo che l'altro non si fermasse. La mattina arrivò troppo in fretta per entrambi. Il piumone bianco candido era buttato sul letto in modo scomposto. I cuscini erano ammucchiati sotto la testa di Michael che, steso a pancia in su, abbracciava un Federico che dormiva profondamente con la testa abbandonata sul suo petto nudo. Le veneziane della finestra erano socchiuse, non tanto aperte da illuminare del tutto la stanza, non tanto chiuse da tenere fuori un raggio di pallido sole che disegnava righe oblique nel pulviscolo fluttuante prima di posarsi sul parquet chiaro. Michael osservava la parte del viso di Federico che riusciva a vedere: la pelle ancora con un residuo di abbronzatura, un accenno leggero di barba, gli occhi serrati con le lunghe, scurissime ciglia. Il suo cuore fremeva e si sentiva ancora ribollire tutto dentro, poiche' guardare il viso dell'altro gli riportava alla mente cioè che avevano fatto solo qualche ora prima. Non voleva richiamare alla mente dettagli precisi, non ancora, preferiva tenerseli per quando sarebbero stati lontani e Federico gli sarebbe mancato -perche' sapeva che sarebbe successo. Tuttavia ripensava alla violenza con la quale si erano posseduti, ai segni che questa aveva lasciato sui loro corpi e che -era certo- non sarebbero svaniti in fretta. Ripensava a come le curve e gli spigoli dei loro corpi combaciassero alla perfezione, a come si era sentito tremare quando i loro sguardi si erano incrociati mentre Federico lo stringeva fra le braccia possedendolo - a come fra di loro in quel momento c'era stato di più. Semplicemente di più. Michael affondò il viso nella curva fra la spalla e il collo di Federico; respirò a pieni polmoni l'odore caldo e rassicurante della sua pelle. Chiuse gli occhi.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: lovelypandas