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Autore: Callisto08    04/03/2016    0 recensioni
Una OS del "Prima".
Prima che Voldemort attaccasse.
Prima che Sirius diventasse Il Prigioniero.
Prima che James morisse.
Prima che Lily salvasse il mondo.
Cosa c'era, prima?
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Potter, James Potter, Lily Evans, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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The Quiet before the Storm
 


 
Adoro questi brevi momenti di quiete prima della tempesta.
[…] E' come quando poggi l'orecchio sull'erba. Riesci a sentirla crescere.
- L. Stansfield
 
 
 



Il momento dell'anno che Sirius odiava di più al mondo era l'estate, ovvero due mesi e mezzo di inferno che lui avrebbe dovuto passare rinchiuso a Grimmauld Place, la sua prigione personale.
Quelle mura strette, gli arazzi dai colori scuri, le teste degli elfi domestici in teche di vetro: tutto gli dava il voltastomaco.
 
Ma la cosa che più non sopportava in assoluto erano gli abitanti stessi della casa: suo padre, Orion Black, era il più tollerabile solo perchè non era mai presente, impegnato a dirigere un qualche ufficio al Ministero della Magia; suo fratello Regulus era la pupilla negli occhi dei loro genitori, tutto quello che lo scapestrato Sirius non era mai stato: innanzi tutto, era un convinto Serpeverde, affascinato dalle arti oscure, impregnato della filosofia di vita dei Black, che si rispecchiava nel loro motto, Toujours pur, che aveva dipinto sopra la testata del letto insieme allo stemma di famiglia; e per finire, il membro della famiglia che Sirius odiava di più, sua madre, Walburga Black, una persona dall'anima più nera del suo nome, che disprezzava tutto ciò che non esprimesse la purezza del suo sangue: beveva solo nei calici d'argento con lo stemma dei Black, e stava ore e ore dentro la stanza dell'arazzo che rappresentava tutta la famiglia, ad accarezzare i volti dei maghi e streghe che avevano ottenuto i successi più grandi nelle arti oscure. Era sempre accompagnata da quel sudicio elfo domestico, Kreacher, che la idolatrava, eseguendo ogni sua richiesta come se fosse legge, inchinandosi finché il suo grosso naso non toccava terra.
 
Sirius li odiava tutti alla follia, e non faceva che dimostrarlo sfidandoli in tutti i modi possibili.
L'ultima provocazione che aveva escogitato era stata quella di appendere ai muri con l'incantesimo di aderenza permanente non solo lo stemma di Grifondoro, il cui leone al centro ruggiva fiero e scuoteva la criniera, ma anche la foto che lui, James, Remus e Peter avevano fatto prima di tornare a casa, un mese prima e, cosa che aveva fatto infuriare più che mai sua madre, vari poster di moto e donne babbane, che lo fissavano immobili.
Quando Kreacher le aveva riferito che non c'era verso di staccare quei sudici disegni babbani dal muro della nobile magione dei Black, a casa era scoppiata la guerra.
 Sirius era stato confinato in camera per una settimana intera, con il permesso di uscire due volte al giorno, e solo per andare in bagno. Ovviamente nessuno sospettava che in realtà Sirius stava fuori tutto il giorno, sgattaiolando dalla finestra, e che rientrava solo per i pasti e per dormire.
 
Tuttavia quella prigionia non fece altro che chiarirgli una cosa che sapeva da tempo, ovvero che avrebbe dovuto andarsene da lì, scappare via il più lontano possibile.
 
L'occasione gli si presentò la mattina del suo primo giorno di libertà, in cui sua madre gli aveva concesso di poter gironzolare per casa, ma senza dargli ancora accesso al mondo esterno.
Era mattina, si era svegliato presto perchè aveva dimenticato di chiudere le imposte e la luce di un pallido sole l'aveva colpito in pieno volto; si era vestito in fretta ed era sceso a far colazione perchè, a dispetto del suo essere disgustoso, Kreacher cucinava divinamente e Sirius aveva patito già abbastanza la fame.
 
Entrò in cucina e trovò la tua famiglia seduta al tavolo, che faceva colazione: nessuno di loro fece segno di aver notato la sua presenza, dato che tutti e tre avevano il naso sommerso nella lettura del Profeta.
Sirius li ignorò, si servì bacon croccante e succo di zucca e si sedette dalla parte opposta del tavolo, il più lontano possibile da loro.
 
- Altre sparizioni di traditori del loro sangue - disse Walburga con un tono troppo compiaciuto per i gusti di Sirius, che alzò lo sguardo verso di lei - Finalmente è arrivato qualcuno che noi Purosangue possiamo appoggiare -
 
- Già, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era proprio quello che ci voleva - assentì suo padre senza alzare lo sguardo dal giornale.
 
Sirius si ritrovò in piedi prima che potesse accorgersene, i pugni serrati lungo i fianchi e la sedia sulla quale era seduto, rovesciata ed inerte a terra.
- Ma sapete di cosa state parlando, almeno? - disse quasi urlando - Anche se la trovo un'idiozia sensazionale, capisco che voi non vogliate unirvi ai Nati Babbani per mantenere la stupidissima purezza di sangue - fece un verso di disgusto - Ma questo? Vi rendete conto che questo... questo pazzo criminale stermina intere famiglie solo per il sangue che scorre nelle loro vene? Nemmeno voi potete essere così ottusi da volerlo seguire! - nessuno mosse un muscolo, tutti tenevano lo sguardo incollato al giornale, fingendo di non aver sentito.
 
Poi suo fratello Regulus parlò.
- Io e un gruppo di Serpeverde pensiamo di unirci al Signore Oscuro subito dopo la scuola -
 
- Figlio mio! - disse Walburga con voce piena di orgoglio - Sono così fiera di te, finalmente qualcuno che usa il cervello! - e scoccò un'occhiata a Sirius.
 
- Oh, che grande ambizione! - sputò lui fra i denti - Uno schifoso Mangiamorte per figlio! Che bello! E dimmi, caro piccolo Regulus, cosa imparerai a fare, a torturare bambini? -
 
- Smettila subito! - urlò Orion verso il suo figlio maggiore - Se tu non hai il coraggio di... -
 
- CORAGGIO?! - ruggì Sirius fuori di sé - Secondo le vostre menti malate ci vuole coraggio per unirsi ad uno psicopatico che ha in mente di trucidare metà della stirpe magica?! -
 
- La metà che non conta - disse Orion con n tono gelido e tagliente.
 
Sirius sgranò gli occhi e, ammutolito, lasciò vagare lo sguardo su sua madre, che lo ignorava, su Regulus, che leggeva i giornale con fare noncurante, ed infine su suo padre, che lo fissava come se fosse qualcosa di sgradevole che si era appiccicato al muro.
 
 
- Siete solo tre galoppini codardi. Spero che quando non gli servirete più, Voldemort vi uccida tutti! - disse con tono concitato stringendo i denti.
 
Suo padre si alzò e fece un rapido gesto con la bacchetta, dopo il quale Sirius provò un dolore lancinante alla guancia, se la sfiorò e la vide solcata da un taglio profondo, mentre il sangue colava a fiotti.
Orion lo stava guardando noncurante, come se gli avesse appena tolto un ragno dai capelli, e questo fece infuriare Sirius ancora di più.
 
- Bene, bravo, hai appena attaccato un mago disarmato, sarai fiero delle tue abilità. Schifoso codardo - sputò tra i denti.
 
- Crucio - disse Orion sempre con la stessa noncuranza, puntando la bacchetta verso suo figlio, che cadde a terra contorcendosi.
 
Provava un dolore che non aveva mai nemmeno osato immaginare, come se tutte le ossa si fossero spezzate in un colpo solo e cercassero di uscire dal corpo. Poi, veloce com'era apparso, il dolore scomparve.
 
Orion abbassò la bacchetta e si sedette di nuovo sulla sedia.
- Solo così si possono educare gli animali come te - disse calmo, riprendendo in mano il Profeta e continuando a leggere le notizie del giorno.
 
Sirius si rimise in piedi a fatica, aveva le gambe irrigidite ma non voleva mostrare alcun segno di debolezza davanti a quelle persone. Sua madre non aveva nemmeno alzato gli occhi dal giornale, Regulus invece lo stava guardando attentamente, ma Sirius non era calmo abbastanza per notare la scintilla di ammirazione negli occhi del fratello, che si affrettò a girarsi.
 
 E poi capì quello che doveva fare.
 
- Me ne vado - disse con voce dura e ferma, chiedendosi mentalmente il perchè non l'avesse fatto prima, perchè fosse rimasto tutto questo tempo.
 
- Bene - disse Walburga alzandosi in piedi, per la prima volta dando segno di aver ascoltato una parola di quello che era successo - Meglio. E' da quando sei nato che metti in ridicolo tutti noi, e la cosa è peggiorata da quando sei entrato in quella parodia di una scuola. Vattene, traditore del tuo sangue, non hai mai fatto parte di questa famiglia -
 
- E' la cosa migliore che tu potessi dirmi - disse Sirius, poi si girò su se stesso e tornò in camera sua, infilando con rabbia tutti i suoi averi dentro il baule e, come ultima cosa, aprì la finestra e liberò il suo gufo, sicuro che l'avrebbe seguito.
 
Trascinò il baule giù per le scale, felice di non incontrare nessuno, e aprì la porta.
L'aria era calda, il sole che lo aveva svegliato era diventato meno incerto e ora tutto splendeva. Con un ultimo sguardo a quella casa di cui aveva odiato ogni centimetro, Sirius chiuse la porta e si incamminò per la via, lasciandosi alle spalle la sua vecchia vita.
 
Sapeva benissimo con quale mezzo andarsene via, e si affrettò a raggiungere il garage babbano in disuso, poco lontano da Grimmauld Place. Entrò superando calcinacci e mucchi di roba stipata lì dentro e dimenticata ormai da anni, e poi la vide: la sua preziosissima moto era ancora lì, coperta da un telo bianco che avevano sistemato lui e James l'estate prima, quando avevano apportato qualche piccola modifica al motore, approfittando della conferenza di maghi esperti in babbanologia che si era tenuta non lontano da lì.
Avevano aumentato la velocità massima raggiungibile e avrebbero anche voluto aggiungere l'incantesimo per farla volare, solo che, sebbene avessero provato mille volte, erano riusciti al massimo a falla sollevare di un paio di metri per poi ricadere pesantemente al suolo, gli ammortizzatori che scricchiolavano.
 
Sirius tolse il telo bianco e tolse un po' di polvere residua dal sellino, poi montò su, sistemò il baule nel sidecar e la accese; mentre il familiare rombo riempiva la stanza lui aprì la porta del garage e ne uscì, sfrecciando per le strade di Londra.
Sapeva che avrebbe dovuto essere più cauto dato che era giorno e le vie erano piene di babbani, ma la voce dei suoi familiari gli rimbombava in testa e, girando la manopola dell'acceleratore, voleva sfuggirle.
 
Uscì dalla città senza alcun intoppo, poi si inoltrò nella campagna londinese per altri venti minuti: senza pensare si era infatti diretto verso casa di James, in cui era stato ospite mille volte, la cui famiglia lo trattava come se fosse un figlio.
 
Spense la moto dietro la collina che nascondeva la villa dei Potter e la nascose in un piccolo boschetto, perchè non voleva che i genitori di James la vedessero e ne scoprissero i miglioramenti che erano stati apportati, dato che sia lui che James sarebbero finiti nei guai e poi sarebbe stato impossibile per loro lavorarci un po' su.
 
Superò poi la collina, e camminò fino all'enorme cancello che chiudeva l'entrata dell'ancora più grande villa in cui abitava James; come aveva fatto mille volte, infilò la bacchetta in un piccolo forellino che sarebbe passato inosservato a tutti e il cancello si aprì, permettendogli di arrivare fino alla porta.
 
Prese un bel respiro e bussò.
Quando la porta si aprì vide il viso familiare e gentile di Euphemia Potter, la madre di James, che lo guardò stupita un attimo.
 
- Sirius, tesoro! - disse poi aprendosi in un sorriso sincero - James non ci aveva detto che saresti arrivato oggi! - lui abbassò per un momento lo sguardo, sentendosi imbarazzato per la prima volta dall'inizio di quella mattina.
 
 Ma cosa pensava, che avrebbe potuto tranquillamente stabilirsi lì? Che poteva presentarsi a casa dei Potter senza preavviso e sperare che lo raccogliessero, come un cane randagio?
 
- Ecco... - mormorò tornando a guardarla - James non ne sapeva niente. Mi dispiace di essere piombato qui senza preavviso, ma non sapevo dove altro andare. Sono scappato da casa mia e... -
 
- Oh tesoro! - esclamò Euphemia dolcemente - Vieni, entra! - lo tirò dentro e in men che non si dica si ritrovò seduto in cucina con davanti un'ottima colazione  - James sarà qui tra poco - continuò lei gentilmente - Ma raccontami tutto! Come ti sei fatto quel brutto taglio in faccia? -
 
Mentre Sirius mangiava e lei gli medicava la ferita con movimenti sapienti della bacchetta, le raccontò delle settimane d'inferno che aveva passato e di quella di reclusione, per poi dirle parte della conversazione avuta con i suoi genitori quella mattina.
Parlò semplicemente del loro interesse per la Magia Oscura che era divenuto per Sirius insopportabile, ed era questo il motivo per cui era scappato. Non sapeva perchè non avesse nominato Voldemort, forse per un remoto senso di protezione, o forse perchè prima voleva sapere cosa ne pensava James.
 
Euphemia ascoltò attentamente, preoccupata, poi sorrise ed annuì accarezzandogli il viso.
- Puoi rimanere qui tutto il tempo che vuoi Sirius, lo sai -
 
Lui spalancò gli occhi.
- No, signora Potter, davvero, non voglio disturbare, James mi ha scritto di suo marito... - quando la vide rabbuiarsi si diede dell'idiota per averne parlato.
 
- Già, Fleamont non sta bene in questo periodo - poi scosse la testa e riprese un tono allegro - Ma non è un problema, fa piacere a tutti averti qui con noi, anche lui sarà felice. Puoi sistemarti nella camera degli ospiti accanto a quella di James, mentre aspetti che torni - ma mentre diceva questo la porta di casa si spalancò ed entrò James, baldanzoso, la scopa sulla spalla.
 
- Sir - disse bloccando lo sguardo sul suo migliore amico non appena entrò in cucina - Quando sei arrivato? -
 
- Dieci minuti fa, storia lunga - disse lui mentre si abbracciavano sorridendo.
 
- James, aiuta Sirius a portare il suo baule nella camera accanto alla tua - disse Euphemia, ed entrambi presero insieme il bagaglio e  il gufo, portandoli nella stanza.
 
Poi James chiuse la porta e lo guardò.
- Cosa è successo? - non lo aveva mai visto in questo stato.
Dietro il sorrisetto che esibiva James, che lo conosceva meglio di chiunque altro, poteva vedere una sofferenza profonda. E poi, il taglio sulla sua guancia, seppur rimarginato, era ancora rosso acceso e spiccava sulla sua pelle candida.
 
Sirius sospirò e lo guardò.
- Sono scappato da casa, questo è un regalo di addio del mio caro padre - disse indicando la cicatrice sulla guancia - Stavano parlando di Voldemort e io ho perso le staffe. La maledizione Cruciatus è davvero terribile come dicono - rabbrividì appena.
 
- Ha usato la maledizione Cruciatus su di te? - chiese James sgomento, fumando di rabbia. Quando lo vide annuire cominciò a camminare su e giù per la stanza, i pugni stretti lungo il corpo. - Dovevi venire prima, Sir, all'inizio dell'estate. Non posso crederci, la maledizione Cruciatus! Dobbiamo fare qualcosa, dirlo al Ministero... -
 
- La lealtà del Ministero non è chiara Prongs, lo sai anche tu questo. No, dobbiamo tornare a scuola e organizzarci lì con tutti quelli che vorranno fare qualcosa. Molti Serpeverde vogliono già diventare Mangiamorte, anche Regulus... - mormorò.
 
- Tuo fratello vuole diventare un Mangiamorte? - chiese James ancora più incredulo.
 
- Sì, credo sia stato questo a farmi uscire fuori dai gangheri. Voglio dire, non abbiamo mai avuto un gran rapporto, ma credevo che... non credevo che si spingesse a tanto - sospirò e si buttò sul letto coprendosi gli occhi con un braccio - Non volevo piombare qui, ma non sapevo dove altro andare... Non ho più una famiglia, Prongs -
 
- Hai me, Pad, sempre - disse James e gli rivolse un sorriso luminoso, al quale Sirius rispose raggiante, finalmente calmo per la prima volta dall'inizio dell'estate.
 
Rimasero in silenzio per un po', ognuno immerso nei propri pensieri, ma felici di essere insieme.
James era al contempo arrabbiato ed euforico, voleva sfogarsi in qualche modo, ma sapeva che in quel momento erano i bisogni di Sirius ad avere la priorità, quindi si mise l'anima in pace ed aspettò in silenzio che il suo migliore amico facesse ordine nella sua testa.
 
- Vorrei... vorrei salutare tuo padre, se fosse possibile - disse lui dopo un silenzio incredibilmente lungo.
 
James lo guardò ma non fece commenti, sapeva benissimo che Sirius vedeva in Fleamont la figura paterna che Orion non era mai stato, e sapeva altrettanto bene quanto anche lui stesse male per la sua malattia.
 
- Certo, è sveglio, vieni - gli disse aprendo la porta ed uscendo dalla camera.
 
Percorsero un corridoio incredibilmente lungo, poi James si fermò davanti all'ultima stanza a destra e bussò, aprendo la porta leggermente.
- Papà, si può? - chiese infilando la testa nello spiraglio che aveva aperto.
 
Fleamont Potter era disteso sul letto in vestaglia da camera, i capelli, un tempo neri ed indomabili come quelli di James, si erano ingrigiti a causa della malattia ed erano diventati radi. Portava sul naso un paio di occhiali squadrati come quelli di James, e stava leggendo un grosso libro.
 
Quando vide suo figlio si illuminò e gli fece un sorriso largo, chiudendo il tomo e poggiandolo dalla parte del letto che lui non occupava.
- James, certo, vieni - gli rispose sorridendo, la voce un po' più ferma dei giorni passati, segno che quello era uno dei giorni buoni per lui.
 
- Papà, guarda chi è arrivato - disse James entrando e aprendo la porta, che rivelò un Sirius insolitamente timido, che si affrettò a nascondere l'espressione sorpresa alla vista di quell'uomo, un tempo possente, dimagrito e grigio.
 
- Sirius! Che piacere averti qui! - disse lui rivolgendogli un sorriso pieno di affetto - Quando sei arrivato? -
 
- Circa un'ora fa - rispose lui sforzandosi di sembrare disinvolto.
 
- Allora io vado un attimo a dare una mano alla mamma, ci vediamo giù, Sir - disse James dileguandosi in fretta e chiudendosi la porta alle spalle.
 
Sirius lo guardò scomparire dietro la pesante porta di legno intagliato, poi tornò a voltarsi verso il signor Potter, che lo guardava con uno sguardo inquisitore esattamente uguale a quello di James.
- Stai bene, Sirius? - chiese con tono pacato, ma dentro Sirius qualcosa si ruppe, ed iniziò a piangere a dirotto.
 
Si vergognava da morire a portare i suoi problemi davanti ad un uomo con una malattia terminale, a piangere come un bambino davanti ad una persona così forte, ma non poteva farci nulla: quelle tre parole. all'apparenza insignificanti, erano per lui una fonte di dolore senza pari.
 
Quando si fu calmato un po' lo guardò imbarazzato asciugandosi gli occhi.
- Mi scusi, signor Potter, sono stato uno stupido, la lascio riposare -
 
- Cosa ti è successo? - gli chiese delicatamente, ignorando la sua frase.
 
Sirius prese un respiro profondo e, senza osare guardarlo negli occhi disse
- E se... essere un Black... se ci fosse qualcosa di sbagliato in me? E se... se stessi diventando una persona cattiva? -
 
- Sirius, adesso devi ascoltarmi molto attentamente. Tu non sei una persona cattiva. Sei una persona buonissima, a cui sono capitate cose cattive -
 
Sirius osò alzare lo sguardo, incrociò gli occhi di Fleamont Potter e vide che gli sorrideva, sincero. Il padre di James era la cosa più simile ad un padre che Sirius avesse mai avuto, e vederlo che lo guardava in quel modo, senza avere dubbi su di lui, solo con genuino affetto e preoccupazione, gli scaldò il cuore.
Fece un debole sorriso.
 
- Molto meglio - commentò Fleamont Potter sorridendo anche lui.
 
- Ora è meglio che vada... non vorrei... mi dispiace di essere piombato qui - mormorò avvicinandosi alla porta.
 
- Non fare lo stupido Sirius, tu lo sai che sia mia moglie che io abbiamo due figli - queste parole lo colpirono nel profondo, come un pugno nello stomaco.
 
- Grazie - sussurrò ed uscì in fretta, prima che Fleamont potesse vedere i suoi occhi diventare umidi di nuovo.
 
James lo aspettava in salotto, con il manico di scopa appoggiato al muro accanto a lui.
- Andiamo a fare due tiri Pad - gli disse facendo cenno con la testa verso la porta ed ignorando i suoi occhi rossi.
 
Sirius annuì, felice di potersi sfogare in qualche modo, e lo seguì in giardino, verso il campo di Quidditch che i Potter avevano fatto costruire per James quando era piccolo.
Nell'armadio delle scope Sirius prese quella che aveva sempre usato quando era dai Potter, una Comet 3600 e vi montò sopra.
L'aria fresca che gli sferzava il viso gli diede un sollievo immediato, e recuperò immediatamente il sorriso.
 
Lui e James giocarono fino a pomeriggio inoltrato, senza rientrare nemmeno per pranzo, con grande disappunto di Euphemia.
Quando il sole cominciò a calare dietro gli alberi scesero finalmente a terra, sudati ma con il morale alle stelle. Sirius chiacchierava senza sosta a proposito del campionato ad Hogwarts e James era contento che il suo migliore amico fosse tornato allegro come sempre, perchè poteva sopportare tutto, tranne che qualcuno togliesse il sorriso idiota dal viso di Sirius Black.
 
Quando rientrarono in casa anche Euphemia notò il cambiamento in Sirius e sorrise a James alzando i pollici in su in segno di vittoria.
Aveva preparato loro una cena incredibilmente abbondante, e per l'occasione anche Fleamont era sceso e si era seduto a tavola. Nonostante il clima caldo di luglio era avvolto da spesse coperte e aveva le mani ghiacciate, ma sul viso un sorriso di sincera gioia.
 
- Facciamo un brindisi - disse dopo che tutti ebbero svuotato i propri piatti - A Sirius, un membro della famiglia Potter, il secondogenito che non abbiamo mai avuto - tutti alzarono i propri bicchieri e il cuore di Sirius si fece contemporaneamente più piccolo e molto più grande.
 
I Potter erano senza dubbio la sua vera famiglia, ma una piccola parte di lui avrebbe tanto voluto che Walburga, Orion e Regulus fossero diversi da come in realtà erano.
Poi scosse la testa, non volendo permettere loro di rovinargli quel momento meraviglioso, e si unì al brindisi.
 
Dopo cena, mentre Euphemia riaccompagnava Fleamont in camera da letto, James e Sirius diedero una mano a Milly a sparecchiare.
 
- Allora... hai avuto notizie della Evans? - buttò lì Sirius con noncuranza. James per poco non lasciò cadere i bicchieri di cristallo che aveva in mano e lo guardò sconcertato.
 
- Perchè dovrei avere notizie della Evans? - gli chiese cercando di darsi un tono, con le guance imporporate.
 
Sirius ridacchiò.
- Mmm, non saprei, siccome a scuola ci ammorbi con le tue chiacchiere su di lei, pensavo che volessi sapere come stava, dopotutto ha litigato con Mocciosus -
 
- Certo che ha litigato con Mocciosus - disse James sprezzante poggiando i bicchieri sul tavolo con troppa foga, tanto che uno si ruppe. - Reparo - sussurrò facendo un lieve movimento con la bacchetta, e quello tornò come nuovo.
 
Aveva ancora sedici anni e in teoria non gli era permesso di usare la magia fuori da Hogwarts, ma dato che il Ministero non poteva sapere chi usava la magia ma solo dove e quando, James era al sicuro.
Anzi, in un casa di maghi come la sua, la usava praticamente sempre, ovviamente facendo la massima attenzione a non essere mai scoperto. Tremava all'idea di cosa gli avrebbe fatto Euphemia se mai avesse saputo.
 
In quel momento sentirono bussare alla finestra, si voltarono e videro due grossi gufi neri che battevano con il becco acuminato contro il vetro. James corse ad aprire e prese le lettere che gli animali avevano recapitato.  Una volta assolto il loro dovere, i due gufi volarono via con espressione altezzosa ed una buffa aria di importanza.
 
- Sir, vieni qui, ci sono i risultati dei G.U.F.O. anche per te - disse allungandogli una delle due buste, che portavano scritti i loro nomi e l'indirizzo di casa Potter con inchiostro verde.
 
James strappò con impazienza la busta e prese il primo foglio, quello che conteneva la valutazione.
 
GIUDIZIO UNICO PER I FATTUCCHIERI ORDINARI
 
Voti di promozione                                                                                                
Eccezionale (E)
Oltre Ogni Previsione (O)
Accettabile (A)
Voti di bocciatura
Scadente (S)
Desolante (D)
Troll (T)
JAMES CHARLUS POTTER HA CONSEGUITO
 
Astronomia:                                    O
Cura delle Creature Magiche:        O
Incantesimi:                                   O
Difesa contro le Arti Oscure:        E
Divinazione:                                 A
Erbologia:                                     A
Storia della Magia:                      S
Pozioni:                                       O
Trasfigurazione:                         E
 
 
 
James lesse e rilesse sorpreso la valutazione: non si aspettava di passare Divinazione nè Erbologia, e secondo la sua opinione erano stati troppo generosi a dargli solo S in Storia della Magia, lui si sarebbe messo T.
Era molto soddisfatto invece di aver preso E in Trasfigurazione, ma non si sarebbe aspettato niente di meno, dato che già a quindici anni lui e i suoi migliori amici erano stati in grado di diventare Animagi.
 
Sorrise, aveva ottenuto abbastanza G.U.F.O. per continuare i suoi studi indirizzandosi verso la carriera da Auror, l'unica che avesse mai sognato per sé.
Guardò Sirius e vide che anche lui sorrideva e ammiccava. Si scambiarono velocemente le lettere con i risultati.
Aveva preso i suoi stessi voti, tranne che per Divinazione, che Sirius non aveva passato, ma dato che non era una materia necessaria per i futuri Auror, poco male.
 
Quando Euphemia tornò in cucina festeggiarono i loro risultato con una coppa gigantesca di gelato al cioccolato, farcita con panna.
 
Dopodiché si ritrovarono troppo stanchi per continuare a chiacchierare, e si rifugiarono ognuno nella propria stanza.
James non ebbe nemmeno il tempo di fare un breve riepilogo della giornata nella sua testa che subito cadde addormentato, e sognò graffi sul viso e maledizioni Cruciatus.
 
Una cosa però gli era chiara: non erano più dei bambini, il tempo di agitare le bacchette per far levitare piume era finito.
 
 
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Un tiepido vendo estivo soffiava quella mattina, e muoveva dolcemente i fili d'erba del prato dietro la villa dei Potter, sul quale James e Sirius erano pigramente abbandonati all'ombra di una grossa quercia.
 Faceva troppo caldo per iniziare una partita di Quidditch e, anche se erano partiti con quella intenzione, i manici di scopa giacevano adesso immobili, anch'essi sul prato.
 
Sirius era disteso sulla pancia, puntellandosi sui gomiti e leggendo la Gazzetta del Profeta con interesse: era scomparsa un'altra famiglia di maghi e tutti sapevano chi fosse il responsabile, anche se nessuno voleva dirlo ad alta voce.
 
Voldemort.
 
Da un po' di tempo a quella parte quel nome aveva iniziato ad incutere terrore, e quasi più nessuno lo pronunciava; Tu-Sai-Chi oppure Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato erano i nomi con cui si riferiva a lui la maggior parte della gente: che Sirius sapesse, solo Albus Silente lo chiamava Voldemort e non lo temeva. Si diceva che Silente fosse stato un suo insegnante insieme a Lumacorno, ma mentre il primo dimostrava coraggio, il professore di pozioni glissava sempre sull'argomento.
 
Sirius sospirò, avevano ancora sedici anni, non gli era nemmeno permesso di fare magie fuori da scuola, non poteva pensare di prendere davvero parte alla lotta contro Voldemort, non ancora almeno. Lui e James si sarebbero subito dati da fare dopo aver finito l'ultimo anno ad Hogwarts, iniziando una carriera da Auror insieme: diventare cacciatori di maghi oscuri gli era sempre sembrato l'unico destino possibile per sé, e adesso era diventato ancora più allettante dopo ciò che era successo a casa sua, dopo che i suoi l'avevano cacciato.
Girò la pagina della Gazzetta e lesse le ultime notizie del Quidditch, anche se il paragrafo era piuttosto scarno perchè era estate e il campionato, proprio come la scuola, finiva a fine giugno.
 
Chiuse il giornale e si mise seduto guardando James che, disteso sulla schiena, aveva il braccio sinistro sotto la testa, mentre il destro era teso verso l'alto e la mano stringeva il boccino, che lasciava andare solo per poi riprenderlo un attimo prima che scappasse fuori dalla sua portata; stava fissando il cielo azzurro oltre i rami della quercia con una tale intensità che aveva le sopracciglia aggrottate.
 
- Dovremmo fare un giro a Diagon Alley - disse Sirius - Abbiamo una montagna di libri da comprare quest anno -
 
- Andiamo a trovare Lily - disse James ad un tratto, senza dare segno di aver sentito cosa aveva appena detto Sirius.
 
 Era un po' che ci rimuginava su, e l'idea gli sembrava meno ridicola ogni volta che la riformulava. Dopotutto, lei abitava a Cokeworth, nelle Midlands, lo stesso paesino dal  quale proveniva Peter e, anche se sapeva benissimo che in quel momento Peter si trovava all'estero con la famiglia, potevano fare finta di essere lì per vedere lui, e incontrare Lily per caso. E poi, Cokeworth si trovava solo ad un paio d'ore da casa sua e se fossero partiti subito sarebbero potuti benissimo tornare per l'ora di cena. Che cosa avesse potuto dire a Lily una volta faccia a faccia era un mistero che James decise di affrontare in un altro momento, la cosa importante in quel momento era convincere Sirius ad andare, ma la sua faccia stupefatta non lo faceva ben sperare.
 
- Come scusa? - disse quello guardandolo come se fosse fuggito dalla corsia Lesioni celebrali permanenti da fattura del San Mungo.
 
- Sì, voglio dire, perchè no? Possiamo inventarci che volevamo vedere Peter -
 
- Ma perchè? Cosa pensi di ottenere presentandoti a casa sua? - 
 
James si mise seduto e lanciò lontano il boccino, che volò via muovendo le piccole alette argentee come impazzite.
Ma perchè non capiva? Cosa c'era di male a volerla vedere e basta, senza aspettasi nulla? Quatto chiacchiere innocenti, anche sul tempo atmosferico andavano bene per lui. Quattro ore di viaggio erano un prezzo accettabile per vederla, il sole che le faceva risplendere i capelli rossi, quegli occhi verdi...
 
James scosse la testa per riprendersi e si passò una pano fra i capelli, arruffandoli come faceva d'abitudine. Non sapeva cosa dirgli. Sapeva che Lily Evans aveva sempre provato una profonda avversione verso di lui, ma sapeva anche che era principalmente colpa del suo atteggiamento un po' spavaldo. Tuttavia quando lei aveva litigato con quello schifoso di Mocciosus lui e Sirius li avevano ascoltati, nascosti sotto il Mantello, e un piccolo faro di speranza si era aperto nel suo petto. Non era più disgusto quello che aveva sentito nella sua voce, qualcosa era cambiato, forse da quando aveva salvato Mocciosus dallo scherzo orribile di Sirius: adesso lei credeva solo che lui fosse arrogante. Beh, si era detto James, questa è una cosa che si può sistemare. Si era ripromesso di darsi una calmata a scuola, almeno con lei: non sapeva se ci sarebbe riuscito subito, ma la determinazione non gli mancava.
 
- Beh, potremmo casualmente scoprire quando andrà a Diagon Alley in modo da capitare lì, sempre casualmente ovviamente, nello stesso giorno - disse Sirius con un sorriso e guardandolo James comprese che lui aveva capito tutto, che non c'era bisogno di parole, e gliene fu grato.
 
 Si alzò in piedi con un balzo, euforico da morire, e afferrò il suo manico di scopa montando su mentre correva e alzandosi subito in volo. Individuò il boccino che aveva lasciato andare in pochi secondi, perchè un raggio di sole ne fece brillare la superficie dorata e liscia; James volò a tutta velocità e lo afferrò mentre questo cercava una via di fuga. Raggiunse Sirius che aveva aperto il capanno per poggiare la sua scopa e smontò a terra, riponendo scopa e boccino al loro posto con una cura maniacale.
 
- Bella presa - disse Sirius mentre chiudeva la porta del capanno - Mi sa proprio che vinceremo di nuovo la Coppa del Quidditch per la quarta volta di fila -
 
- Credo proprio di sì, anche se quest'anno non ci sarà più Edmund. Peccato, era un battitore straordinario, ti ricordi quel bolide che ha lanciato al quarto anno contro Corvonero? -
 
- Certo, ne ha presi tre in un colpo solo! Hai già pensato con chi sostituirlo? -
 
- No, faremo le selezioni a inizio settembre -
 
Nel frattempo erano rientrati in casa e avevano preso a salire le scale quando incontrarono Milly, l'elfa domestica, che stava lucidando il corrimano.
 
-  Padron James - salutò con occhi sognanti facendo un piccolo inchino a lui e a Sirius.
 
- Ciao Milly, mi sembri in forma oggi! - salutò James cortese.
 
- Già, il tuo abito è di un bel bianco - completò Sirius e Milly arrossì guardandosi i piedi e lisciandosi la candida federa che indossava.
 
- Grazie, i signori sono troppo gentili - mormorò timidamente.
 
- Milly, hai visto mia madre? -
 
- Oh sì, padrona Euphemia è nel suo studio - disse indicando una porta oltre le scale.
 
 Dopo averla ringraziata finirono di salire la rampa di scale e bussarono alla prima stanza a destra, le cui porte si aprirono automaticamente mostrando uno studio arioso e arredato con gusto, al cui centro troneggiava una grande scrivania alla quale era seduta la madre di James, intenta a scrivere una lettera.
Non appena li vide si illuminò, poggiò la piuma d'aquila con cui stava scrivendo e sorrise.
 
- Ragazzi! Come mai non siete fuori? -
 
- Volevamo dirti che oggi vorremmo andare a trovare Peter - mentì James - E' appena tornato dalla Germania, ho ricevuto il suo gufo poco fa. Dice che ha un sacco di cose da raccontare e siccome è ancora presto pensavamo di andarlo a trovare -
 
- Mi sembra un'ottima idea - disse lei con uno sguardo luminoso ed un sorrisetto - Dove abita? -
 
- A Cokeworth, nelle Midlands - rispose prontamente James - Prenderemo un treno babbano fino a lì, ci vorrà qualche ora ma torneremo stasera -
 
- Perfetto allora, - rispose lei - Partite subito? - entrambi annuirono e lei li baciò ed abbracciò con affetto smisurato prima di lasciarli andare - E mi raccomando, se doveste ritardare mandatemi un gufo, non fatemi stare in pensiero - 
 
Dopo averla rassicurata che lo avrebbero fatto senza ombra di dubbio e aver preso le ultima cose, si incamminarono a piedi verso la stazione del paesino vicino, non molto distante da casa Potter.
 
- Davvero vuoi prendere un treno babbano? - gli chiese Sirius
 
- Certo che no, voglio materializzarmi - rispose James con un sorriso - Prendiamo il treno solo fino alla prossima fermata, Ottery St Catchpole, dove vivono un sacco di famiglie di maghi così non corriamo il rischio che il ministero venga a sapere qualcosa -
 
- E hai idea di come sia fatta Cokeworth per materializzarti? -
 
- No, ma non è prudente materializzarsi lì. Per quanto ne sappiamo non ci sono altri maghi oltre a lei e alla famiglia di Peter, e se il ministero sapesse che loro sono ancora all'estero Lily potrebbe passare dei guai. No, ci materializziamo a Godric's Hollow e poi arriviamo a piedi, è più sicuro -
 
- Mi verrebbe quasi da dire che ci hai riflettuto parecchio su - disse Sirius con un sorriso canzonatorio, e James rispose con una smorfia divertita.
 
Quando arrivarono alla stazione videro con gioia che era praticamente deserta, fatta eccezione per un mendicante addormentato seduto a terra con la schiena poggiata contro il muro di mattoni dell'unico binario. Il treno era già lì, pronto a partire verso nord.
James tirò fuori dalla borsa di pelle che portava su una spalla il Mantello dell'Invisibilità, il loro fedele alleato a Hogwarts: facendo attenzione ad essere nascosti anche alla vista del barbone coprì se stesso e Sirius con il mantello, poi salirono sul treno, occupando due posti vicini in un vagone deserto.
Rimasero coperti anche durante il breve viaggio fino ad Ottery perchè se fosse arrivato il controllore babbano, avrebbero dovuto produrre un incantesimo Confundus che avrebbe reso inutili tutti gli sforzi elusivi che avevano fatto fino a quel momento.
 
- Non vedo l'ora di fare diciassette anni - disse Sirius una volta scesi ad Ottery e liberatisi del Mantello - Peccato che ci vorrà quasi un anno. Almeno tu e Remus potrete fare l'esame di Materializzazione ad aprile! -
 
- Come se avessi bisogno dell'esame! - disse James porgendo a Sirius un braccio che lui prese, perchè non aveva ancora imparato bene a materializzarsi dato che a scuola i corsi sarebbero cominciati il prossimo novembre e loro avevano imparato tutto sui libri, esercitandosi nella Stamberga Strillante che era diventata un po' il loro rifugio sicuro.
James si concentrò su una vecchia casa a Godric's Hollow, che era appartenuta al nonno di suo padre dato che la sua famiglia veniva da lì , e che al momento era disabitata. Si concentrò e sentì la familiare sensazione come se tutto il suo corpo si accartocciasse per riuscire ad entrare un minimo quadratino di spazio e poi, proprio mentre sentiva i polmoni scoppiare alla ricerca di un po' d'aria, tutto cessò e lui e Sirius si ritrovarono al centro di una stanza senza mobili, illuminata dalla fioca luce del sole che filtrava dalle assi che sbarravano le finestre.
 
- Stai bene? - chiese a Sirius. Lui si tastò il corpo e annuì sorridendo.
 
- Sì, te la cavi benissimo con queste materializzazioni - 
 
James sorrise appena, fingendo una modestia che non gli apparteneva ed aprì la porta delle stanza, scendendo le scale seguito da Sirius, attenti a non fare rumore. Poi James gli indicò una porta sul retro, che dava sulla campagna: era meglio uscire da lì piuttosto che da quella principale che dava su una delle vie più grandi, rendendo praticamente sicuro che qualcuno li vedesse.
Una volta fuori si allontanarono un po' dalla casa, poi James tirò fuori la bacchetta e le sussurrò "Guidami": apparve subito una bussola.
 
- Dobbiamo andare a nord-ovest, di là - disse Sirius indicando un punto imprecisato alla loro sinistra.
 
Camminavano da circa mezz'ora quando, dalla cima di una collina, videro un piccolo paesino fatto per lo più di case basse di mattoni. Una strana emozione si impadronì di James, anche se non lo diede a vedere e continuò a camminare, ma le sue viscere ribollivano, quasi come prima di fare il G.U.F.O. di pozioni: la sensazione era la stessa, quella di non essere minimamente preparato ad una sfida più grande di lui.
Fortunatamente, pensò, a pozioni aveva preso O, era uscito vincitore senza aspettarselo minimamente, magari la stessa cosa sarebbe potuta succedere lì.
 
Qualcosa però gli disse che Lily Evans era parecchio più complicata di un Distillato di Morte Vivente, e infinitamente più importante per lui.
 
Solo in quel momento si accorse che Sirius stava parlando, ma non si prese la briga di ascoltare, sapeva che lo faceva solo per calmargli i nervi dato che doveva avere intuito quello che gli passava per la testa.
Stava blaterando di qualcosa a proposito del professor Lumacorno quando giunsero ai confini della città, in un squallido vicolo chiamato Spinner's End. Lì le case di mattoni erano più alte, a due piani, le strade più sudice e l'atmosfera a dir poco inquietante. Aveva spento l'incantesimo bussola in cima alla collina, e non osava fare magie lì, quindi non aveva idea di come trovare Lily e la sua casa, che poteva essere una qualunque di quelle.
 
- Secondo me non abita in questa fogna di strada - mormorò Sirius, che non voleva infierire sul fatto che probabilmente avrebbero passato la giornata a setacciare ogni casa della città.
 
James stava per rispondergli quando vide la porta di una casa in fondo alla strada aprirsi, e ne uscì nientemeno che Severus Piton, con un mazzo di gigli bianchi in mano.
 
I due si affrettarono a nascondersi dietro l'angolo, ma sporsero la testa per vedere cosa stesse facendo: Piton si stava sistemando i ridicoli vestiti troppo larghi che aveva addosso nel tentativo di darsi un'aria più presentabile, poi fece un respiro profondo, guardò i fiori con tenerezza e si incamminò rigido.
 
- Ho una mezza idea di dove possa stare andando Mocciosus - mormorò Sirius.
 
- Andiamo - disse secco James.
 
Non che fosse geloso, ovviamente, ma l'idea che si avvicinasse di nuovo a lei dopo averla chiamata con quel nome increscioso solo due mesi prima lo mandava su tutte le furie.
Quello lì frequentava la nuova generazione di Mangiamorte, aveva stretto amicizia con Lucius Malfoy e con tutti i Black sbagliati, e non aveva alcun diritto di girare intorno a Lily.
Se prima si detestavano e basta, adesso era puro disprezzo quello che James provava per lui, dovuto al suo splendente futuro da servitore di Voldemort che lo attendeva, e forse anche un po' al modo languido con cui guardava quel mazzo di fiori bianchi che teneva in mano.
 
Tenendosi sempre a distanza, lo seguirono fino a che non uscirono dalla parte più squallida della città, oltrepassarono un parco giochi e continuarono ancora per un po'.
Poi Piton si fermò di botto, e si nascose dietro l'angolo di una casa, nella stessa posizione in cui James e Sirius stavano osservando lui.
 
James seguì il suo sguardo e la vide.
Era dall'altra parte della strada, seduta sul prato davanti ad una deliziosa villetta dalla struttura uguale a tutte quelle accanto, ma con un tocco particolare, dato che era piena zeppa di fiori. C'erano cespugli di rose e ortensie, camelie, margherite e camomille germogliavano nel prato, mentre la facciata della casa era ricoperta di glicine violetto, che spandeva nell'aria un profumo meraviglioso.
Lily indossava un vestitino bianco e azzurro, aveva le gambe allungate davanti a sé, sulle quali aveva poggiato un grosso libro nella quale era immersa, mentre con la mano accarezzava distrattamente i fili d'erba.
 
Era la cosa più bella che James avesse mai visto.
 
A quanto pareva, però, anche Mocciosus la pensava allo stesso modo, la guardava con gli occhi sgranati, un'espressione da ebete sul suo viso giallognolo e brutto.
 
James si voltò di scatto verso Sirius.
- Lei non deve vederlo, di qua, presto! - e fece il giro dell'isolato, correndo.
 
Quando si fermarono erano esattamente in linea d'aria con Piton, solo una strada più in là, e lui sembrava non avere ancora avuto il coraggio di farsi avanti dato che lei leggeva ancora indisturbata.
 
Quando ebbero ripreso fiato uscirono dal loro nascondiglio e presero a camminare con calma, come se non sapessero affatto dove si trovassero. Una volta arrivati vicino alla staccionata bianca che delimitava il giardino degli Evans , James si fermò di botto.
 
- Lily? - se Sirius non avesse saputo che avevano fatto kilometri solo per vederla avrebbe senza dubbio creduto al tono piacevolmente ed autenticamente sorpreso di James.
 
Lily alzò gli occhi dal libro e li sgranò quando li vide, chiuse il libro e si alzò, avvicinandosi allo steccato.
- Potter, Sirius, che ci fate qui? - chiese, sorpresa ma non ostile.
 
- Sai, ho anche un nome - ribatté James facendo un sorriso sghembo e alzando le sopracciglia.
 
Lily alzò gli occhi al cielo ma era evidentemente divertita.
- Come siamo suscettibili! E va bene... James, Sirius, qual buon vento? -
 
- Beh, siamo venuti a trovare Peter ma a casa sua non c'era nessuno, quindi abbiamo deciso di fare un giro e ti abbiamo vista - sorrise appena guardandola sistemarsi una ciocca di capelli dietro le orecchie - Scusa se ti abbiamo disturbato - disse indicando  con il mento il libro che giaceva sull'erba.
 
 Lei scrollò le spalle.
- No, stavo leggendo il nuovo volume di Storia della Magia, dato che continuerò a seguirla, ma non è una lettura molto scorrevole... a volte sospetto che il professor Ruf sia morto, beh, di noia -
 
James scoppiò a ridere e lei si aprì in un bel sorriso sincero. In quel momento sentirono un rumore provenire dall'angolo della strada di fronte, ma quando si voltarono videro solo un mazzo di gigli bianchi per terra. Lily sospirò e andò a raccoglierli, spiando la strada, poi tornò verso di loro.
 
- E' Severus. Viene qui almeno due volte a settimana, si apposta lì dietro e aspetta. Non si è mai avvicinato -
 
- E dovrebbe solo provarci! - disse James, una nota fredda nella voce - Dopo quello che ti ha detto a giugno... -
 
Lily sospirò.
- Già - poi si riscosse - Ma non dovrei parlarne con voi - poi proseguì allegra, ma James notò che i suoi occhi erano rimasti tristi e odiò Mocciosus più che mai. - Allora, come siete arrivati?  -
 
 
- Con il treno - disse Sirius, dato che James si era perso nei propri pensieri - Siamo scesi a Godric's Hollow e poi a piedi -
 
- Allora sarete stanchi, entrate, prendete un bicchiere d'acqua! - fece per aprire il cancelletto che chiudeva lo steccato quando la porta di casa si aprì e ne uscì una ragazza, sembrava poco più grande di Lily e non le assomigliava molto: era magra e senza forme, il viso allungato, un po' cavallino e i capelli biondissimi e acconciati sulle spalle.
 Neanche si vedeva in confronto alla naturale e disarmante bellezza di Lily.
 
- Lily, cosa... - ma si bloccò, lo sguardo piantato sui due ragazzi; indugiò forse un po' troppo su Sirius,  poi si rivolse a sua sorella con sguardo malevolo - Chi sono questi qui? -
 
- Tunia! - disse Lily, il tono di voce forse un po' troppo alto - Loro sono due miei compagni di scuola e... - ma non la lasciò finire.
 
- Hai invitato altri... altri mostri senza dirlo alla mamma? Adesso la sentirai! - e corse dentro.
 
James la fissò con sguardo allarmato.
- Scusa, non volevamo metterti nei guai, ce ne andiamo -
 
- No! - disse Lily un po' troppo in fretta, poi arrossì e qualcosa di caldo sbocciò nel petto di James - Non è colpa vostra... E' Petunia, lei non ama molto quelli come noi. -
 
- ... vedi, sono quei due! - sentirono dire alla voce di Petunia mentre la porta si apriva e ne usciva lei accompagnata da una signora sulla quarantina, leggermente più alta delle sue figlie, i capelli biondi legati in uno chignon sulla testa e gli occhi verdi come quelli della figlia più piccola.
 
La donna guardò James e Sirius, che le fecero entrambi un sorriso stentato aspettandosi la sua reazione, poi uscì e sorrise apertamente.
- Lily, tesoro, non mi avevi detto che sarebbero venuti dei tuoi amici -
 
- Non lo sapevo. Erano qui perchè un loro caro amico abita da queste parti, ma poi si sono imbattuti in me - rispose tranquilla guardando ansiosa Petunia, che fece un verso di stizza e rientrò sbattendo la porta. Lily sospirò e scosse impercettibilmente la testa.
 
- Piacere signora Evans, sono James Potter - disse lui prontamente stringendo la mano alla madre di Lily e Sirius lo imitò.
 
- James, Sirius, è ora di pranzo - disse la signora Evans guardando l'orologio - Perchè non vi unite a noi? - i tre ragazzi la fissarono basiti, poi James si riscosse.
 
- No, non vorremmo disturbare... -
 
- Nessun disturbo - disse lei - Ho cucinato un po' troppo, come al solito - sorrise - Entrate! E per favore, chiamatemi Rose -
 
Quando la porta si richiuse alle sue spalle James si voltò verso Lily, che stava raccogliendo il libro.
- Davvero - disse - Se preferisci che ce ne andiamo... -
 
- No - ripeté lei facendo cenno di seguirla - Mi farà bene avere qualche contatto con la comunità magica. Adoro la mia casa ma odio sentirmi così isolata, nonostante mi arrivi ogni giorno la Gazzetta del Profeta -.
 
L'interno della casa era incantevole come l'esterno: tutto seguiva il filo conduttore dell'azzurro, senza però essere stucchevole. Non era molto grande ma si vedeva che ogni singolo ambiente era curato con amore: gli scaffali erano pieni di libri ma non riuscivano a contenerli tutti, dato che molti erano poggiati sul tavolino del salotto e sulle scale, che si trovavano appena oltre l'ingresso, di fronte alla porta. Girando a sinistra si entrava in cucina, in cui l'odore di cibo appetitoso regnava sovrano e in cui videro la madre di Lily che apparecchiava la tavola canticchiando, aggiungendo altri due posti.
Tutto era straordinariamente non magico.
 
Subito i due ragazzi di offrirono di dare una mano e tutti insieme, tranne Petunia, finirono i preparativi.
Quando alla fine tutto fu pronto e anche lei fu costretta a scendere per il pranzo, Rose servì un meraviglioso pasticcio di rognone con patate al forno.
 
Mentre mangiavano, Rose non poté fare a meno di tempestarli di domande.
- Quindi frequentate anche voi Hogwarts? -
 
- Sì, e a settembre inizieremo il sesto anno, proprio come Lily - disse James bevendo un sorso di una bevanda che non aveva mai visto, di colore marrone scuro, frizzante e dolce, che gli piacque subito.
 
 Lily sorrise sotto i baffi quando lo vide contemplare cosa aveva nel bicchiere e il suo stomaco fece un triplo carpiato all'indietro.
 
- E fate parte del Grifondoro? - James annuì, ma la sua mente non voleva staccarsi da Lily.
- Sapete, siete i primi amici d Lily a venire qui, a parte, ovviamente... - ma non concluse la frase, scoccò un'occhiata a Lily che si era rabbuiata e sospirò - Beh - disse per cambiare argomento - Ieri sono arrivati i risultati degli esami di Lily, spero che sia andata bene anche a voi! -
 
- Oh sì - disse Sirius - Temevamo di non aver preso abbastanza G.U.F.O. per continuare la carriera di Auror, ma ce l'abbiamo fatta - poi guardò l'espressione confusa di Rose Evans e sorrise imbarazzato - Oh, mi scusi. Volevo dire che temevamo di non aver preso voti abbastanza alti per continuare a pensare di poter diventare, ehm, cacciatori di maghi oscuri, ma ci siamo riusciti -
 
 
- Siete già stati a Diagon Alley? - chiese James a Lily, e lei annuì, riscuotendosi.
 
- Sì, la settimana scorsa. Dovevamo andare a Londra, quindi abbiamo deciso di passare da lì e approfittarne per comprare tutto -
 
L'espressione di James fu così palesemente delusa che Rose dovette alzarsi e portare i piatti nel lavandino per soffocare una risatina.
Sirius gli tirò una gomitata e lui si riprese, schiarendosi la gola, guardando dovunque tranne che verso Lily, che sembrava intenzionata a fare lo stesso.
 
L'atmosfera imbarazzata si spezzò quando la signora Evans presentò una meravigliosa torta di mele, e la conversazione si fece più scorrevole e leggera, anche se Lily continuava a scoccare occhiate ansiose a Petunia, che fissava con astio il piattino che conteneva la sua torta, intatta.
 
Si alzarono da tavola appena dopo le tre, aiutarono a sparecchiare e guardarono ammirati il funzionamento della lavastoviglie, poi si congedarono, ripromettendo a Rose di tornare a trovarla.
 
Lily uscì con loro, camminando fra i due sulla strada assolata e deserta.
- Avete fatto colpo su mia madre - disse sorridendo.
 
- Beh, io sono uno che fa colpo - disse James sorridendo spavaldo.
 
Sirius ridacchiò e Lily gli lanciò un'occhiata ironica.
- Certo, Potter, sogna pure, è gratis -
 
- Ehi, siamo tornati al cognome? -
 
- Noi ci detestiamo, ricordi? - disse lei in tono di sfida, mentre si legava i lunghi capelli con un elastico. James rimase un momento a fissare la pelle bianca del suo collo poi si riscosse.
 
- Hai ragione, Evans - disse lui alzando un sopracciglio - Dopotutto, tu sei solo una secchiona -
 
- E tu solo un arrogante -
 
- Ci risiamo - disse Sirius alzando gli occhi al cielo, ma venne ignorato da entrambi.
 
Si stavano guardando in cagnesco, ma nessuno dei due faceva sul serio, quello era l'unico modo che conoscevano di interagire tra loro, e nessuno dei due si era aspettato che entrassero immediatamente in buoni rapporti dopo solo un pranzo amichevole.
 
- Senti un po' - chiese James passandosi una mano tra i capelli neri - Quindi a Cokeworth ci sono varie famiglie di maghi, o no? -
 
- Sì - disse lei un po' spiazzata - Ma si camuffano bene. Perchè? -
 
- Perchè sono stanco e non ho voglia di prendere il treno - disse lui, poi si allontanò in po' da Lily, entrando in un vicolo buio e porgendo il braccio a Sirius.
 
- Che vuoi dire? Cosa...?- poi spalancò gli occhi - Non ti vorrai mica smaterializzare?! Non puoi sapere come si fa! -
 
James sorrise, la vecchia spavalderia che prendeva il sopravvento.
- Tu dici? E come credi che siamo arrivati fin qui? - lei li guardò con occhi sgranati mentre Sirius lo raggiungeva.
 
- Tu sei pazzo - mormorò Lily ancora scossa - Prega che il Ministero non lo venga a sapere -
 
- Non lo saprà, se tu non dirai niente. Ho la tua parola, Lily Evans? -
 
Lei annuì meccanicamente, lottando tra la voglia di andarsene via indignata per il loro poco rispetto per le regole, e la bruciante curiosità di vedere una materializzazione dal vivo.
 
- Ottimo allora. Ci vediamo a scuola, Lily - 
 
Con un sonoro crack il vicolo buio sparì dalla loro vista e si ritrovarono qualche secondo dopo stretti in un bagno della stazione di Ottery St Catchpole.
 
- Non so tu - disse Sirius - ma a me questa situazione sembra un po' equivoca -
 
 
 
 
 
 
 
 
Mon Petit Coin
 
Ehilà!
 
Questa è una OS che ho scritto tipo un millennio fa. L'avevo pubblicata divisa in due parti ma ho deciso di rieditarla e pubblicarla di nuovo in un solo pezzo.
Che dire, io sono una fan di James Potter e di Sirius Black, e continuerò ad adorarli checché ne dica la gente!
Con questo non voglio assolutamente sembrare contro Piton, anzi, è un personaggio complicato che mi piace molto.
Le idee e le opinioni su di lui in questa storia sono quelle di James e Sirius, assolutamente non le mie!
 
Detto questo, se volete lasciarmi un parere ve ne sarei immensamente grata!!
 
A presto,
Callisto.
  
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