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Autore: neverenough    04/03/2016    1 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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PREMESSA:
Salve gente! Prima di lasciarvi alla storia, ci sono alcune annotazioni IMPORTANTI.
1. Ovviamente i personaggi appartengono al creatore di Durarara!!, Ryohgo Narita , ma la storia che state per leggere è di mia invenzione. Farò il possibile per non distaccarmi troppo dalla trama originale, ma non conoscendo il finale dell’anime (no, non ho letto il manga o la novel ma è nei miei programmi) e avendo iniziato a scrivere questa storia qualche mesetto fa’, ho modificato i fatti, portandoli alla conclusione che mi era più comoda per la storia.
2. Non so quanti capitoli avrà. Al momento sto scrivendo l’ottavo, e probabilmente mi ci vorrà ancora un bel po’ per terminarla, anche se non vorrei farla arrivare oltre i venti capitoli (quando l’ho iniziato volevo terminare entro dieci, massimo quindici capitoli, ma si è visto...).
3. Farò il possibile per postarvi un capitolo a settimana, università permettendo.
4. Sebbene la storia sarà incentrata su Shizuo e Izaya, non ci saranno relazioni yaoi ma... un qualche accenno sicuramente lo troverete.
5. Sicuramente ci sarà rischio di OOC, ma farò del mio meglio per evolvere la situazione psicologica dei personaggi in base allo svolgimento dei fatti che narrerò.
E ho detto tutto ^^
Non esitate a farmi sapere cosa ne pensate!
Buona lettura!



Capitolo 1


– Tom-san? – chiama Shizuo, guardando l’amico mentre rimette il telefono nella tasca della giacca. – Qualcosa non va?
L’interpellato scuote le spalle. – Spero di no. Dobbiamo fare un ultimo viaggetto, ti dispiace?
Shizuo scrolla le spalle. – Chi è? Abbiamo avuto una giornata tranquilla, non mi va di rovinarla.
Tanaka Tom sospira, grattandosi dietro il collo. – Si chiama Toshiro Kuromo, e spero davvero che non ce la rovini. Lo conosco di persona e, sebbene abbia sempre ripagato i propri debiti, tempo fa’ mi ha dato del filo da torcere.
– In che senso?
– Niente di complicato. I suoi modi tuttavia non mi piacciono molto. E, come se non bastasse, di recente sembra sia diventato letteralmente pazzo.
Shizuo non commenta, continuando a camminare al fianco dell’uomo. Avevano spesso incontrato persone fuori di testa, che per non pagare si erano addirittura buttate dal quarto piano di un palazzo. Il biondo ricorda amaramente quel giorno, in cui se la sono dovuto svignare per evitare la polizia, ma che in qualche modo erano comunque riusciti ad avere i loro nomi grazie a dei testimoni. L’uomo era morto sul colpo e tutti i sospetti erano ricaduti sui due. Per fortuna, Tom aveva i contatti giusti e la storia si risolse nel giro di una settimana. Lo stress era stato tanto, ed essere continuamente sorvegliati dalla polizia era un’esperienza che avrebbe volentieri evitato.
Le strade di Ikebukuro sono piene di ragazzi usciti da scuola dopo i rientri pomeridiani, e per questo acquisiscono un po’ di vivacità adolescenziale. Ciò rilassa molto il biondo, mentre gli ritornano alla memoria i momenti passati a scuola. Non che gli sia mai piaciuta, tuttavia quei giorni gli mancano un po’. Erano stati anni infelici, in cui farsi accettare era troppo difficile per una persona che aveva e ha ancora oggi una pazienza pari a meno cento. In qualche modo, era riuscito a farsi degli amici, con cui ancora oggi passava del tempo insieme (sebbene raramente) e si era anche trovato il “nemico del cuore”, come una volta lo aveva definito Shinra nel pieno di una sbronza, in cui non si era preso un pugno solo grazie a Celty. Erika, li definiva “amanti inconsapevoli”, che si amano ma che, non trovando modo di dare sfogo ai propri sentimenti, finiscono con l’odiarsi e a fare... meglio non indagare sulla seconda parte dei pensieri di una fujoshi accanita. Kadota, li aveva definiti “migliori amici al contrario”, con l’aggiunta di Togusa che aveva detto “migliori nemici”.
Beh, a Shizuo non importa come potesse essere definito il proprio rapporto con la pulce. Al solo sentire la sua puzza, le mani prudevano, e quando lo vede, la voglia di uccidere lo rende cieco quanto lucido delle proprie capacità di uccidere. E lo avrebbe fatto, prima o poi. Lo avrebbe seriamente mandato all’altro mondo.
– Stai pensando a Izaya? – chiede Tom, facendolo scendere dalle nuvole.
– Scusa – biascica l’interpellato, come se abbia un pezzo di formaggio in bocca che gli impedisce di parlare.
– Oh no! Non scusarti! – dice Tom, guardandolo con un sorriso accondiscendente. – Ieri ho incontrato per caso le sue sorelle, Mairu e Kururi. Mi sono sorpreso quando mi hanno fermato per strada! In realtà cercavano te, per chiederti se avevi visto il loro fratellone di recente. Quando ho detto che era più di due mesi che non lo incontravi sulla tua strada, non sono riuscite a nascondere la delusione dai loro volti.
– Chissà dove si sarà cacciato, a confabulare qualsiasi cosa che renda tutto più complicato del dovuto – commenta Shizuo con nervosismo.
– La penso anch’io così, e a quanto pare anche quelle due! Tuttavia, tutte le volte che Izaya abbandona la città per un qualche motivo lascia un avviso. Ma questa volta sembra che si sia volatilizzato nel nulla. Persino la sua segretaria lo sta cercando, ma non lo trova da nessuna parte – continua il racconto Tom, e un’ombra di sospetto s’insinua nella fronte corrucciata di Shizuo.
Effettivamente, di recente anche Celty gli aveva chiesto se avesse notizie di Izaya, dicendo che Shinra aveva bisogno di alcune informazioni che solo lui possedeva e che aveva urgenza di trovarlo. – Si starà facendo desiderare – ringhia dopo un po’. – Starà architettando qualcosa per buttare di nuovo questa città nel caos.
– Uhm, forse hai ragione – concorda riluttante Tom, voltando un angolo e iniziando a percorrere una strada piena di villette a schiera. È pressoché vuota, e il sole del tramonto, all’orizzonte, brilla di un arancione vivo, sfumando le nuvole in diverse tonalità del colore stesso, e affogandone qualcuna in un rosso vivo.
Tom si ferma quasi nel mezzo di quella strada, percorrendo il giardino e poi salendo le scale di una delle case. Bussa, e quasi immediatamente un uomo di media altezza e ricurvo sotto il peso dei propri anni (a occhio e croce sembra averne quaranta) apre la porta. Quando riconosce l’esattore, sorride in maniera inquietante. – Stavo aspettando una tua visita – dice, prima di rivolgere il proprio sguardo a Shizuo. Quest’ultimo rabbrividisce all’occhiata che riceve e, poco dopo, un odore nauseabondo gli invade le narici. – Ma prego, entrate. – Spalanca la porta, permettendo ai due di farsi avanti.
– Tom-san... – sussurra Shizuo.
– Va tutto bene, non preoccuparti – la risposta riluttante. Anche lui stesso è visibilmente preoccupato, e quell’odore nauseabondo non aiuta le cose.
Avanzano nella casa: il disordine ne è sovrano. Sembra sia passato un uragano, e che abbia lasciato in giro cose inquietanti. La maggioranza sono oggetti di metallo, accompagnati da maschere spettrali di demoni del folklore giapponese, e un trionfo di sedie rotte, ammucchiate in diversi angoli della stanza. Ci sono anche diversi oggetti che ricordano un museo di strumenti da tortura in disuso, ma è chiaro che la loro maggioranza sono stati fatti da mani inesperte, probabilmente ispirati a qualche manga. – Posso offrirvi un tè? – chiede Kuromo, indicando il divano per farli accomodare.
– No grazie – risponde Tom. Come da prassi, è meglio non accettare cibo e bevande dai propri clienti. – Siamo qui per riscuotere la somma che ti abbiamo prestato sei mesi fa’.
Shizuo si guarda intorno, a disagio in quella casa. Non sono solo gli oggetti intorno, ma quell’odore nauseabondo che l’ha raggiunto quando l’uomo ha puntato gli occhi vitrei su di lui. Era uno sguardo di derisione, misto a un altro di maligna ammirazione. Quest’odore... Shizuo lo conosce, ne è sicuro. Tuttavia, è come mischiato a un altro tipo di odore, meno riconoscibile tra gli altri e altrettanto familiare.
– Certamente – dice Kuromo, mentre i due si accomodano. – Una persona molto gentile ha deciso di compensare a tutti i miei debiti – spiega. – Ho anche un bel regalino per il biondino. – Gli occhi sono iniettati di una strana euforia, che assomiglia alla follia piuttosto che alla felicità. Si dirige verso una porta ma, prima di aprirla, prende una chiave inglese che giace su uno dei mobili.
Shizuo si rizza in piedi, pronto a un qualsiasi tipo di attacco, ma l’uomo lo ignora, ritornando verso la porta e aprendola. È in questo momento che l’odore peggiora, e Shizuo riesce finalmente a riconoscerlo. La pulce... è stata in quell’appartamento! Come ha fatto a non capirlo subito?
Vede l’uomo scomparire nell’ombra di quella camera. Diversi rumori iniziano a provenire da essa: del metallo che raschia contro qualcosa, un corpo solido sbattuto a terra. Poco dopo, l’uomo urla qualcosa: – Svegliati!
Tom guarda il biondo, alzandosi a sua volta dal divano. – Che cosa sta succedendo?
Shizuo non pensa più a niente, e si dirige in quella stanza. Il fetore presente fino a quel momento lo colpisce più violentemente del previsto, costringendolo a tapparsi il naso e a reprimere il senso di nausea derivante dal disgusto. L’uomo è accucciato a terra, accanto a un corpo di cui si riescono a scorgere appena le ombre. La stanza è buia, così Shizuo inizia a tastare il muro, nella speranza di trovare un interruttore che possa illuminarla, e lo trova poco dopo.
La luce scoppia furiosa, e Kuromo si gira, un ghigno dipinto sul volto. – Oh, sono felice che tu mi abbia seguito – dice. – Questo, è il mio regalo per te. – Si sposta, permettendogli finalmente di distinguere quel corpo nudo, steso a terra in una chiazza rossa che mette in risalto la carnagione chiara. Ma quest’ultima è piena di lividi, ustioni, ferite, tagli, squarci. Una delle gambe si trova in una posizione innaturale, e alcune delle dita dei piedi e delle mani sono storte.
E quando Shizuo vede il volto, fatica a riconoscerlo: la chiazza di sangue ha origine da uno squarcio presente tra i capelli corvini dell’uomo; il volto è tumefatto in diversi punti, e il labbro gonfio. Uno degli occhi addirittura non si riesce a distinguere.
Tutto ciò che Shizuo riesce a fare, è trattenere il conato di vomito e sussurrare il suo nome: – Izaya...

Non riesce a crederci. Sembra quasi un film, o una visione, o un sogno. Ma questo tanfo è pura realtà: un misto tra l’odore della pulce e del suo stesso sangue, e il puzzo di marciume presente in quella stanza.
– Oh mio Dio... – sussurra Tom, premendosi la mano sulla bocca. Shizuo si riprende dallo shock alla vista di quel corpo inerme.
– Che cosa gli hai fatto? – chiede all’uomo, spostando di poco lo sguardo per puntare gli occhi su di lui, ancora accucciato a terra accanto al corpo con la chiave inglese tra le mani.
– Prego? – chiede l’uomo, prima di scoppiare in una risata sinistra e maniaca. – Quest’uomo si diverte a rovinare vite. Mi ha quasi portato al suicidio! E chissà quante altre persone ha portato sul lastrico vendendo informazioni! – Gli occhi spalancati guardano il vuoto. Quell’uomo non è in sé, totalmente trasportato via dalla follia. – Io gli ho solo dato quello che meritava. Con gli interessi! – E scoppia in una nuova sguaiata risata. – Quest’uomo è il male di questa città. Tutto ciò che merita è dolore! DOLORE!
Shizuo trattiene un altro conato di vomito. Poi si avvicina a Kuromo, spingendolo da parte e inginocchiandosi di fronte il corpo inerme. – Oi! – lo chiama, iniziando a scuoterlo per una spalla. – Se questo è solo uno dei tuoi trucchi, giuro che...
– Shizuo – lo chiama Tom. – Questo non è uno dei suoi giochi.
Il biondo si volta per guardarlo con rabbia. – Certo che è uno dei suoi giochi! Lui non si fa’ mai prendere! Lui...
Kuromo lo blocca, dando sfogo a un’altra folle risata. – Lui è un essere umano! Commette errori, come tutti! Per prenderlo, basta colpirlo quando tutte le difese sono abbassate! Quando la stanchezza ha la meglio! E poi... – Stavolta non ride: lascia solo che un sorriso gli si espanda sul viso. Alza il braccio che termina con la mano stretta intorno al metallo della chiave inglese. È pronto a colpire, di nuovo. È pronto a concludere quello che da qualche mese sta portando avanti.
Shizuo lo blocca, sferrandogli un pugno in pieno viso. Questi cade all’indietro, sbattendo la testa contro il muro e perdendo i sensi.
– Chiamo il Dottor Kishitani – dice Tom, uscendo dalla stanza con il cellulare tra le mani.
– Tutto questo non può essere vero – sussurra incredulo Shizuo. – Izaya! – Lo scuote ancora, ma nessuna risposta perviene. Poggia due dita sotto il suo collo per controllare il battito. E lo sente, ma molto, troppo debolmente. La pelle, inoltre, sembra diventare sempre più ghiacciata a ogni secondo che passa.
Izaya sta morendo.





Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto!
Prima di concludere vorrei fare un ringraziamento particolare a Gioia che mi sostiene sempre fungendosi anche da ancora di salvataggio nei momenti peggiori, e a Rocchan che mi ha dato ottime idee per la storia e per il titolo. Vi voglio bene ragazze ♥

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