1. La libreria
Non ci sono abbastanza strade da percorrere.
Quando ci si lascia prendere dalla voglia di fare qualcosa che realmente e veramente vogliamo,
a volte non lo facciamo
e a volte incredibilmente lo facciamo.
E io optai per la seconda, camminando verso la libreria "The Halmers & Simons".
La mia sete stava aumentando e la gente, dal mio punto di vista, non sembrano altro che piccole creature costruttrici e divoratrici di carne e della stessa terra.
Guardo dietro di me.
A quanto pare nessuno mi segue, bene...oggi mi è andata bene.
Proseguo senza indugio verso quella libreria, squadrando ogni passante con in mano un cellulare.
Altro vantaggio per non essere notato così tanto.
Le mie scarpe schioccano contro la pavimentazione del marciapiede, adoro queste scarpe nere abbinate al mio cappello.
Ma se Clarity mi vedesse in questo stato, certo che di lamentele ne avrei da ingurgitare.
Alla fine della mia "passeggiata" arrivai finalmente alla vetrina di quella dannata libreria, estenuante ma allo stesso tempo soddisfatto.
Appoggiai l'intero braccio alla vetrina davanti a me e vidi il mio riflesso sul vetro.
Il mio collo si stava screpolando.
Chiusi gli occhi e capii che avevo più o meno ancora due ore di tempo prima di ridiventare un umano vecchio di trecentomila anni.
A quanto pare avevo quell'età nonostante tutte le reincarnazioni che ho dovuto subire.
Ma sinceramente non avrei saputo cosa sarei diventato se avessi lasciato che quelle screpolature mi invadessero il corpo.
Scossi la testa, non volevo saperlo...
Perciò, o potevo restarmene lì ancora in quella posizione da mediocre o entrare in quella sudicia libreria.
Sentii tre rintocchi nel vetro.
Alzai lo sguardo e vidi due occhi verdi pieni di gioia e speranza guardarmi in modo sospetto.
Abbassò la mano e incurvò un sopracciglio di color marrone.
Avrà messo della matita per dare quel colore in tinta con i suoi stupendi boccoli?
Passò la mano destra davanti a me e ritornai sulla Terra.
Non potevo farci niente, con i miei vent'anni di vita e nessuna vita sociale, dovevo pur fantasticare.
Nonostante sia un modo un po' diverso da come dovrei fantasticare.
La vidi mormorare delle parole che non capii.
Alzò gli occhi al cielo e mi indicò il braccio.
Oh, adesso avevo capito.
Tolsi il braccio e lei mi fece segno di entrare.
Camminai verso l'entrata e aprii la porta.
E per tutti i santi! Sono ancora all'antica in tutto è per tutto! Niente porte scorrevoli! Ancora una volta...
Trovai la ragazza con le gambe leggermente divaricate e le braccia conserte a mo' di "Sono molto arrabbiata e ora vorrei ammazzarti".
E io gli risposi prendendo il cappello e piegando la gamba indietro e rivolgendole un saluto da galantuomo.
Lei non fece nient'altro che restare lì imparata imparata fissarmi.
Perché lei non si mette a ridere come farebbero le altre ragazze?
Uhm, questa mi è nuova.
-Senti bello, perché ti sei appoggiato alla vetrina? Sai quanto devo sforzarmi per pulire quelle maledette vetrine?-
La sua voce era incantevole, nonostante i modi di parlare.
Era molto carina: i capelli le scendevano fino al seno e che dire del seno...molto prosperoso direi.
-Bene, un altro pervertito mormora lei-
La guardai accigliato. Ma ti senti? Se un ragazzo ti guarda è pur sempre un complimento!
-Ora chiamo le guardie- affermò lei prendendo un telefono ancorato ad un muro lì vicino.
Stavo per trattenerla, quando vidi Faren apparire dal nulla e abbracciarmi come se non mi avesse visto da una vita. Diciamo 10 anni ma non credo che sia stata un'eternità.
-Blast! Ma come stai! È un piacere rivederti da così tanto tempo!-
La ragazza guardò entrambi e tirò giù il telefono...
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Ciao, sono Eselia, mi potete trovare su Wattpad con il nome "Behondme".
In Efp sono la defunta _SymplyGirl_ che oramai ho ceduto a riavere la mia email e automaticamente la mia password di Efp.
Ebbene, la fanfiction de "La Ragazza Drago" oramai non mi ricordo come andare avanti e se rifacessi la storia...non saprei dove andare a finire.
Cosa faccio?
Faccio una nuova fanfic? Sta a voi cari lettori.
XOXO
Eselia