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Autore: hart_kinsella    05/03/2016    1 recensioni
Mia rivisitazione dell'episodio 3x09, "Something to talk about" | E se le due persone costrette a fingersi innamorate per lo scandalo che distragga dalla fusione con Fillmore fossero state Zoe e Wade? Scoppiano scintille, come sempre.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Wade Kinsella, Zoe Hart
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ogni tanto spunto con delle one shot Zade: lo ammetto, sono colpevole! :P 
Sooooo, stavo riguardando l'episodio 3x09 di HoD e ancora una volta mi è saltata all'occhio la grandissima opportunità (l'ennesima) sprecata dagli autori quando Zoe organizza un finto scandalo per distrarre Dash dalla storia della possibile fusione di Bluebell con Fillmore. Ebbene, Annabeth avanza la proposta che siano proprio gli Zade a fingere di avere una tresca, ma l'idea viene bocciata da tutti. E se non fosse andata così?
Era da tanto che volevo dare una mia versione dei fatti e spero (nel mio piccolo) di aver fatto giustizia a come le cose sarebbero potute andare.
Ovviamente si intende che in questo universo alternativo (non saprei come altro chiamarlo) Wade non è per niente interessato alla cugina di Zoe, Vivian.
Buona lettura e, se vi va, ditemi cosa ne pensate nello spazio delle recensioni: ve ne sarei molto grata! ;D
-Silvia

 

“Noi, in questa stanza, siamo gli unici a sapere della fusione”

Nel salotto di casa Hayes, Zoe camminava avanti e indietro sentendosi come un generale che incoraggiava le proprie truppe prima di una battaglia. Soltanto che la sua truppa era formata unicamente da Annabeth (l'unica che la stava ascoltando veramente e con attenzione) e da Wade e Joel, i quali sembravano voler essere da tutt'altra parte e sottovalutare la situazione. Situazione che non sarà stata una guerra o questione di vita e di morte, ma che era pur sempre di importanza: il sindaco di Fillmore stava congiurando perché la sua città, con la scusa di una fusione, soppiantasse Bluebell cancellandone completamente l'esistenza. E Zoe non avrebbe permesso a Dash DeWitt di spifferarlo ai suoi concittadini e di diffondere il panico che una notizia del genere avrebbe sicuramente suscitato prima che Lavon e George fossero riusciti a risolvere la cosa, come avevano promesso di fare.

“Vuoi dire esclusi Lavon e George” L'inutile e pungente precisazione di Wade, stravaccato sul divano con una bottiglia di birra tra le mani e gli stivali da lavoro mollemente appoggiati sul tavolino di fronte, la riportarono alla realtà.

“Probabilmente Tansy” Gli fece eco Joel, come un bambino che ripeteva qualunque cosa il fratello maggiore dicesse nel tentativo di scatenare una reazione nella madre, che in questa metafora sarebbe stata Zoe. Ed era esattamente questo il motivo per cui la dottoressa in primis non voleva che il suo fidanzato e il suo ex cominciassero a trascorrere del tempo insieme: Joel era diverso, meno docile e più sfrontato, meno accomodante verso di lei quando il barista era nei paraggi. E Zoe si sentiva sempre sovrastata e sopraffatta ogni qual volta quei due univano le loro menti.

“Potrebbero saperlo anche delle persone a Fillmore” Continuò Wade, che sembrava provarci gusto a pungolare la sua ex, la quale, con un sospiro, gli fece intuire di averne abbastanza e che gli intimò di chiudere la bocca.

Finalmente Zoe potè illustrare il piano che aveva escogitato, ossia inscenare un finto scandalo che avrebbe attirato l'attenzione di Dash e che lo avrebbe distratto da tutta la faccenda della fusione. Aveva ignorato le frecciatine di Wade, ascoltato a malapena la solita lezioncina di storia che Joel gli aveva fatto e poi, quando il suo ex se n'era uscito con la stupida domanda se la loro intenzione era mettere in scena una finta guerra, la dottoressa aveva finalmente avuto l'occasione di rimettere Wade al suo posto.

“No, stupido, questa è Bluebell: vogliamo inventare una finta storia d'amore”

Cos'altro appassionava la popolazione della città se non triangoli amorosi, fidanzamenti interrotti (quasi) sull'altare, tradimenti, sentimenti non corrisposti e relazioni segrete? Zoe era lì da poco meno di tre anni, eppure l'aveva capito in fretta.

Si era però pentita di aver avanzato quella proposta, perché Annabeth, essendosi lasciata scappare di fronte al blogger di Bluebell la notizia della fusione, era particolarmente dotata di idee e, dopo averne proposte alcune piuttosto fantasiose e poco credibili, si addentrò in una zona decisamente pericolosa.

“Forse potremmo diffondere la storia che tu e George Tucker vi frequentate in segreto”

Quel suggerimento le fece guadagnare un'occhiataccia da Zoe e fece andare a Wade la birra di traverso, prima che quest'ultimo si mettesse a ridere tra un colpo di tosse e l'altro che seguì. Per fortuna Joel bocciò l'idea. Zoe provò una punta di sollievo, che sparì così velocemente come era arrivata quando Annabeth buttò lì un “Wade e Zoe?”

Quest'ultima scacciò quella proposta come se fosse un insetto fastidioso, una smorfia sul volto che ben esprimeva la sua contrarietà a cui la mora diede comunque voce. Si aspettava che anche i due uomini seduti sul divano dietro al quale lei era in piedi obiettassero e il silenzio che, al di là delle sue previsioni, la circondava la stranì non poco.

“Joel, non dici niente?!” Si rivolse, stizzita, al proprio fidanzato, di cui attirò l'attenzione con un'energica manata sulla sua spalla.

Quest'ultimo si consultò con un solo sguardo con Annabeth e Wade, una molto incoraggiante, l'altro non del tutto contrario “Beh, tesoro...” Esordì Joel, soppesando le parole quando incrociò lo sguardo fulminante che Zoe gli stava lanciando “Come scrittore penso che dovremmo dare a Dash e ai lettori del suo blog una storia credibile e altrettanto appassionante. E, per quanto io non faccia i salti di gioia all'idea, credo che tu e Wade facciate al caso nostro” Concluse, indicando l'amico seduto al proprio fianco, mentre lei spalancò la bocca per l'incredulità e l'indignazione.

“Beh, in effetti io ho una certa esperienza nel campo delle relazioni finte...” Un sorrisetto da schiaffi si fece lentamente strada sul volto di Wade e, man mano che lo faceva, l'irritazione che ribolliva nelle vene di Zoe cresceva “Che dici, Doc?” Le chiese poi l'uomo, girandosi per poterla guardare negli occhi, mentre lei incombeva minacciosa sopra di lui, solo il divano di pelle tra di loro “Il destino di Bluebell è nelle nostre mani” Si passò la lingua sulle labbra, gongolante, il viso improvvisamente illuminato, mentre la sfidava con uno sguardo a tirarsi indietro. Proprio lei che sembrava voler fare di tutto per aiutare il suo migliore amico.

Se gli occhi avessero potuto fulminare, in quel momento Wade si sarebbe ridotto ad un cumulo di cenere sul prezioso tessuto di pelle del divano. Questo, però, non avvenne e Zoe, dopo una breve e silenziosa sfida di sguardi con il suo ex fidanzato, cedette con un sospiro ed un'espressione contrariata che tradiva quanto la cosa non le piacesse “Sarà meglio che funzioni”

 

Più tardi, dopo che il sole era calato da un pezzo, Zoe e Wade camminavano l'una accanto all'altro per le strade deserte di Bluebell, Annabeth, munita di macchina fotografica per immortalare le loro finte effusioni, pochi passi dietro di loro.

“Allora, Doc, pronta ad andare in scena?” Le domandò Wade, sfregandosi le mani con un sorriso beffardo sulla faccia, come un bambino che si divertiva a tirare i codini alla compagna di classe seduta nel banco davanti al suo.

Zoe gli rispose con un'occhiataccia, il broncio che da qualche ora a quella parte solcava il suo viso ancora ben presente “Non cantare vittoria: è solo finzione” Gli ribadì con fare sprezzante.

“Uhm, allora perché sei così nervosa?” Wade si sporse verso di lei con il ghigno di chi la sapeva lunga.

E, come sempre, si ritrovò a riflettere la dottoressa mentre si scostava da lui con aria nervosa, aveva centrato il punto: la prospettiva di ritrovarsi così vicina a Wade, ben oltre la soglia di sicurezza che si era imposta negli ultimi mesi, la terrorizzava. Soprattutto senza Joel nei paraggi a cui aggrapparsi come una scialuppa in mare aperto, soprattutto dopo il bacio che Wade le aveva dato ad Hanukkah e di cui nessuno dei due aveva più parlato.

“Sai che Joel ha dato il suo benestare solo perché, per qualche strano motivo, si fida di te...vedi di non deluderlo” Gli intimò Zoe, cambiando argomento, con il tono di una madre che si raccomandava con il figlio.

La menzione di Joel, con il quale, per grande sorpresa di tutti (in primo luogo se stesso), Wade aveva stretto nelle ultime settimane una curiosa amicizia, quasi fratellanza, gli fece perdere per un attimo quella sfrontatezza che la sua ex fidanzata trovava così irritante, facendolo ammutolire all'istante. E per un secondo, vedendo la sua faccia turbata, quasi triste, Zoe si sentì un po' colpevole.

“Ok, ragazzi, cominciamo?” La voce squillante di Annabeth li richiamò all'ordine con un leggero sobbalzo.

Dopo essersi lanciati una breve occhiata, Zoe e Wade annuirono e si misero in posizione, nel vicolo poco illuminato in cui sarebbero state scattate le foto. Lei si appoggiò contro il muro, il cuore che le fece un balzo nel petto quando Wade le si mise di fronte.

Annabeth tolse subito la macchina fotografica dagli occhi, contrariata “Ragazzi, più vicini: dovete sembrare una coppia travolta dalla passione!”

Schiarendosi imbarazzato la voce, Wade fece qualche passo verso Zoe, che deglutì nervosa incrociando gli occhi verdi dell'uomo, per poi schiudere appena le labbra.

Nella brezza fresca della sera, l'unico rumore udibile era quello degli scatti che Annabeth faceva a ripetizione, mentre gli sguardi di Zoe e Wade e i loro respiri caldi si incontravano a metà strada, la tensione tra loro palpabile.

“Wade, mettile una mano sul fianco, attirala a te!” Gli suggerì A.B., che sembrava starci prendendo gusto nelle inedite vesti di fotografa.

Zoe spalancò gli occhi per il terrore sentendo le parole pronunciate dall'amica, ma non fece in tempo ad obiettare, perché la mano di Wade che si poggiò esitante e delicata sul suo fianco sinistro la distrasse, una nebbia improvvisa nella sua mente. La mano grande e forte dell'uomo che le stava davanti e che evitava il suo sguardo, tenendo quei suoi due occhi verdi profondi come l'oceano rivolti a terra, all'inizio le sembrò stonasse, fosse quasi di troppo, ma una volta che Wade, dopo qualche secondo di esitazione, intensificò la stretta, riallacciando il proprio sguardo a quello di Zoe, entrambi ebbero la sensazione che quella mano combaciasse alla perfezione al suo fianco, come se non se ne fosse mai andata.

La distanza che li separava non era ormai che di pochi centimetri e, se Zoe si fosse impegnata, probabilmente sarebbe riuscita anche a dire che cosa Wade avesse mangiato per cena. Se non avesse avuto Wade Kinsella praticamente attaccato a sé forse avrebbe trovato divertente quel pensiero. Ma in quel momento non riusciva a concentrarsi su nient'altro che fossero gli occhi, illuminati da una luce particolare, dell'uomo che la stringeva tra le sue braccia, delle sue labbra che tendevano verso di lei e che, come reazione, fecero schiudere a Zoe le proprie.

Se Wade aveva sempre sospettato (e in gran parte sperato) che la sua ex fidanzata, l'unica donna che avesse mai amato, fosse ancora innamorata di lui, quella sera, incrociando i suoi occhi spauriti, vedendo il modo in cui lo stava guardando, ne ebbe la certezza: Zoe provava ancora qualcosa per lui, qualcosa di talmente forte che lei preferiva nascondere dietro astio e sarcasmo perché le faceva paura, la terrorizzava. Ed improvvisamente la voglia di baciarla, di rivendicare quello che, lo sapeva, era sempre stato suo, lo colse con prepotenza sotto l'obiettivo della macchina fotografica con cui Annabeth scattava instantanee senza sosta, mentre i loro corpi sembravano muoversi al ritmo di una danza di cui conoscevano i passi a memoria.

Quando lui si sporse verso di lei, Zoe spalancò gli occhi per il terrore che Wade stesse per annullare del tutto la poca distanza che li separava.

E proprio la paura che lui scorse nel suo sguardo lo distolse dal portare a termine ciò che aveva in mente, facendo deviare le sue labbra da quelle di Zoe al suo orecchio “Non ti bacerò. Non stasera, almeno” La sentì tremare tra le sue braccia: era quello che la voce bassa di Wade e il suo fiato caldo a pochi centimetri dal suo orecchio scatenevano in lei, e lui sogghignò, compiaciuto di farle ancora quell'effetto, nonostante a parole Zoe si ostinasse a dichiarare tutto il contrario “Aspetterò quando sarai pronta” Finalmente si scostò dal suo orecchio ed incrociò i suoi occhi spalancati, mentre lei annaspava alla ricerca di fiato “Sono un uomo paziente, posso aspettare” Le assicurò con voce suadente ed un sorriso sicuro di sé, scostandole delicatamente un ciuffo di capelli dagli occhi, contatto al quale Zoe si sentì mancare il terreno sotto ai piedi.

Le mani della donna si posarono sul suo petto, come un istinto incondizionato, nel tentativo di restare in equilibrio, e Wade la sorresse poggiando delicatamente le proprie mani sui suoi polsi, tenendola così ancorata a sé.

“Ragazzi, un bacio, per favore” Pretese Annabeth, della cui presenza entrambi si ricordarono solo in quel momento con un sobbalzo.

Zoe, rendendosi conto chiaramente solo in quel momento di cosa stava per accadere, del pericolo che stava correndo, si liberò in fretta e furia della stretta di Wade, spingendolo lontano da sé con una manata energica, che lo lasciò esterrefatto “No, basta, abbiamo finito” Sotto gli occhi ugualmente stupiti di Annabeth e di Wade, la dottoressa cominciò ad allontanarsi.

“Ma Zoe...” Provò ad obiettare debolmente la fidanzata del sindaco, mentre l'amica le passava accanto con gli occhi bassi e il passo veloce.

“Dovrai farti bastare quello che hai, Annabeth” Fu la sua unica risposta, che Zoe mugugnò a muso duro. Mentre se ne andava a passo di marcia da quella che per lei era quasi una scena del crimine, si chiese come avrebbe fatto ad affrontare Joel una volta tornata nella loro stanza al bed and breakfast, il cuore che ancora le martellava nel petto e le mani tremanti che dovette serrare in due pugni per farle smettere. Decise che avrebbe percorso la strada più lunga possibile per tornare dal suo fidanzato, non importava se quello significava fare due o tre volte il giro dell'intera città.

Annabeth guardò l'amica allontanarsi a bocca aperta, per poi voltarsi a guardare Wade per domandargli una silenziosa spiegazione. Lui, che si stava sfregando i lati della bocca con una mano, quella bocca intonsa ma che bruciava come se fosse reduce da quel bacio disperato ed affamato che Wade avrebbe voluto dare a Zoe, si limitò a stringersi nelle spalle. L'ombra di un sorriso che gli spuntò sul volto fu l'unica traccia della fiducia che sentiva montargli dentro ogni secondo di più: Zoe Hart, presto o tardi, sarebbe tornata da lui.

  
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