Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: ChiaraEv    06/03/2016    0 recensioni
Madison camminava a passo svelto; era in perfetto orario, forse anche in leggero anticipo, ma il suo spiccato senso del dovere faceva sì che sentisse il bisogno di andar veloce, nonostante sarebbe arrivata in classe senza alcun problema anche prendendosela più comoda. Solita ora, solita strada; ormai conosceva ogni dettaglio di quel tragitto, per il quale aveva cominciato a provare una sorta di Odi et Amo.
La giovane ragazza stava attraversando (dopo aver diligentemente atteso che il semaforo diventasse verde), ma non si rese conto che un furgone stava sfrecciando a tutta velocità nella sua direzione, finendo con il prenderla in pieno.
O forse no?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
06:30
Possono sembrare solo numeri, ma per Madison divennero ben presto sinonimo di "sveglia, ti tocca anche oggi". Che poi in realtà le piaceva anche andare a scuola, non tanto per lo studio quanto per l'aria, per l'uscire di casa ed andare, seppur per un arco limitato di tempo, in una realtà vicina geograficamente, ma distante emotivamente. Tuttavia la mattina era sacra per il suo benessere psicofisico, e per lei era alba fino ad almeno le dieci, dunque quell'orario non era tra i suoi prediletti. Nonostante ciò, appena la sveglia suonava, lei era già lì seduta sul bordo del letto, in procinto di indossare le ciabatte e, a passi lenti e trascinati, dirigersi in cucina, dove si sarebbe versata l'usuale latte e caffé che le permettevano di iniziare la giornata, insieme a qualche biscotto ingurgitato quasi a forza, giusto per far un carico minimo di energie. Sapeva bene che la colazione era il pasto più importante dunque, sebbene lo odiasse, faceva lo sforzo di mangiare quei due o tre biscotti. Facevano davvero la differenza? Se lo era chiesto più volte, senza essere ancora arrivata ad una risposta. Sotto sotto, però, credeva di no.
Colazione fatta; via al bagno a lavarsi e tutto ciò che era necessario. Decise di lasciare i lunghi capelli marroni sciolti, dopo averli pettinati con non troppa cura. Non badava troppo all'aspetto; erano rari i giorni in cui, addirittura, indossava del trucco. Che poi si limitava ad una linea timida di eyeliner e un po' di mascara. Era molto sobria la ragazza, più per pigrizia che altro. Comunque, quel dì decise che sarebbe uscita acqua e sapone. Indossò, come suo solito, abiti comodi e poco scelti; semplici leggins, un maglione grigio bello caldo e scarpe da ginnastica. Zaino preso, chiavi anche e via, fuori casa con le cuffie già nelle orecchie e musica a palla. 
07:00
In mezz'ora la giovane era fuori casa, e oltre all'orario anche la musica era sempre la solita; c'era una sorta di mantenimento del suo benessere e del suo equilibrio interiore, dietro a quella necessità quasi maniacale di sottostare ad una routine impeccabile. Maniaca del controllo? Sì, e nemmeno poco. Madison era spesso la ragazza un po' antipatica, perché eccessivamente seria e diligente, ma infondo poche persone hanno una sensibilità così profonda e sviluppata da capire che dietro ad ogni atteggiamento ci sono millemila sfaccettature. E Madison non gliene faceva una colpa. In completa onestà, dubito anche le importasse fino in fondo. Non più, almeno.
07:15
Il tragitto casa-scuola era di circa tre chilometri; avrebbe potuto prendere un autobus che l'avrebbe portata proprio lì davanti, ma preferiva farsela sempre a piedi per varie ragioni. Principalmente perché quella camminata la svegliava sempre del tutto, senza contare che amava sentire il freddo sulle gote e percepire il loro progressivo arrossire. Per di più a prendere l'autobus era la maggior parte dei suoi compagni di scuola e anche proprio di classe, gente con cui sentiva di avere poco o nulla a che fare, motivo per cui meno li vedeva, meglio si sentiva. Sì, non le importava del loro giudizio, ma il loro atteggiamento la irritava, perciò evitava quanto possibile contatti e conseguenti chiacchiere di circostanza. 
07:30
Era ormai praticamente arrivata, le mancavano una decina di minuti scarsi. Un'altra cosa che apprezzava, uscendo così presto di casa, era poter vedere il graduale aumento di luce prendere vita nella città; a volte ci si concentrava proprio per percepirlo poiché, per come era fatta, con le cuffiette nelle orecchie diveniva spesso sovrappensiero, e perdeva l'opportunità di vedere questi piccoli dettagli che, essendo tanto graduali, ci metti un attimo a perderteli. Quel giorno no, però; era riuscita nel suo intento, ed un timido sorriso nacque sul suo volto, quando lo capì. Quanto apprezzava le piccole cose. Trovava affascinante come, di fronte anche ad un semplice fiore che sboccia, i problemi improvvisamente diventassero così piccoli, fino a sparire oltre quel prato pieno di colori. Solo che poi i fiori, per forza di cose, appasivano, ed i problemi erano ancora lì, pronti a rifarsi vivi. Ma lei le trovava tutte le maniere per scansarli, fino a quando sarebbe arrivato il giorno che sì, sarebbe stata davvero pronta per affrontarli ed eliminarli. Definitivamente. 
Quando arrivò per attraversare, il semaforo si fece rosso, dunque la ragazza si fermò ed attese, dopo aver premuto il pulsante per velocizzare i tempi, anche se credeva che quel bottone fosse, in realtà, una bella e buona illusione. Oltre quel breve tratto di strada riusciva già ad intravedere la sua scuola; un po' grigia, con del verde attorno lasciato molto a se stesso. Che peccato. 
Il verde arrivò e dunque la giovane, che aveva cominciato a vagare nei suoi pensieri, riprese il cammino, ignorando bellamente il folle alla guida del fuoristrada che, non essendo in condizioni decenti, ignorò completamente il semaforo per lui rosso e, sfrecciando a tutta velocità, travolse la giovane.
07:40
Prima dell'impatto col corpo della giovane, il tempo si fermò; come quando nei film tutto comincia a procedere più lentamente, e si riesce a vedere anche l'aria passare più debolmente, quasi con flemma. Quando la distanza fra i due "corpi" era ormai di circa dieci centimetri, la ragazza aveva il volto completamente rivolto verso la macchina, pienamente cosciente della realtà. Aveva appena preso consapevolezza di ciò che stava per accadere; anche nel giro di pochi istanti, ella si era voltata, lasciando da parte i suoi pensieri, ed aveva capito. Eppure il tempo scorreva ora con una lentezza inquietante, dunque le due realtà erano ancora lì, ad una vicinanza preoccupante ma in terribile armonia. E se quel fuoristrada, invece, non avesse finito col colpirla?
 
08:00
A molti può sembrare un orario spiacevole, soprattutto di sabato, ma in realtà Madison avrebbe dovuto essere sveglia già da un bel pezzo, visto che per lei scuola vi è sei giorni su sette. Tuttavia, quel mattino decise che si sarebbe presa un giorno di libertà. Non si era mai concessa del sano riposo quel semestre; sempre presente, voti sempre alti, insomma, era umana anche lei. Anche la madre le diceva che avrebbe potuto permetterselo, di tanto in tanto. Poi quando lo faceva improvvisando, magari spegnendo la sveglia al momento e decidere che verso dare la giornata, ecco in quel caso la madre aveva da ridire, suppongo perché preferisse essere in qualche modo avvisata. Ma questo è un altro discorso.
09:00
Dopo una discreta colazione, una bella doccia calda e tutte le cure del caso, la giovane era vestita e pronta... sì, ma per cosa? Questo non lo sapeva. Sapeva di voler uscire, andare da qualche parte in solitaria e dedicarsi del tempo, ma non sapeva dove. Dunque, dapprima, decise che avrebbe affrontato uno dei problemi. Perciò si diresse nel salotto, dove la madre stava guardando un qualsiasi programma spazzatura tanto per; conoscendola, avrebbe iniziato ben presto a fare zapping, per poi dedicarsi alle faccende di casa. A quel punto sarebbe uscita per andare dal compagno, o forse sarebbe arrivato lui in casa. Come al solito. Ormai erano settimane che l'uomo rimaneva a dormire lì; la madre gli aveva persino detto di lasciare ciabatte, spazzolino, vestiti e altri indumenti, visto che ormai era diventata normalità ritrovarlo lì. Normalità, ma solo per lei, poiché la piccola Madison, nel ritrovarlo in casa al ritorno da scuola, moriva dentro sempre più, poco a poco, fino al punto in cui di lei erano rimasti tanti grandi e piccoli pezzi abilmente tenuti insieme da una corazza che, però, cominciava a far sentire il suo peso. Ma perché mai ci stava così male? Il compagno della madre era un brav'uomo, questo era evidente, aveva anche aiutato le due economicamente. Tuttavia, per Madison era uno sconosciuto. Madison era una ragazza che col tempo era diventata estremamente chiusa, riservata, ad un occhio inesperto anche fredda, poiché la sua fiducia (come spesso succede un po' a tutti) era stata tradita ripetutamente. Ed allora lei non smetteva di fidarsi, però per gli altri avvicinarsi a lei era sempre più difficile, poiché in pochi hanno la pazienza di attendere certi tempi, e questo le permetteva comunque di fare una bella cernita di "chi va" e "chi non va". Per tal motivo, casa era per lei un tempio, spesso in passato abusato, che ora andava rispettato. Casa era lei; lì poteva liberare il suo estro senza inibizioni, nessuno che non fosse stato precedentemente accettato in tutto e per tutto poteva accedere a quel luogo. E lei, il compagno di sua madre, non l'aveva accettato per il semplice motivo che la donna non gliel'aveva concesso. Non aveva compreso la necessità della figlia di attenersi a certi tempi, non per egoismo, ma semplice psicologia; Madison, con pazienza, avrebbe accolto a braccia aperte l'uomo. Ma la madre, nel risponderle che capiva, forzava sempre più la mano, fingendo di andarle incontro ma, di fatto, facendo la vittima ed incolpandola di non volere la sua felicità. Perciò, ironia della sorte, Madison diveniva una ragazza viziatella che non capiva le sofferenze della più adulta madre, alla quale la vita aveva tolto molto, e che ora non poteva accedere alla felicità per colpa di quella delusione di sua figlia. E credetemi se vi dico che sentirsi incompresi dalla propria madre è tra i più grandi dei dolori, se ella sa perfettamente quali esperienze e circostante ti hanno portata ad essere così. Se si è consapevoli che ella ha perfettamente chiaro cosa si anima in voi nel rivivere certe emozioni, questo non voler vedere la realtà dà anche molta rabbia. 
Perciò ella non si pronunciò più; dopo averle detto, tanto con le buone quanto con le cattive, che la presenza dell'uomo la metteva a disagio, ella iniziò a tacere. Quando rientrava e lo vedeva, salutava, si chiudeva in bagno cinque minuti, sfogava la rabbia col pianto e poi usciva. Era cupa, parlava poco e sorrideva a forza ma, nel mondo di apparenze della madre, questo era più che sufficiente, perciò ella in risposta fingeva di non vedere, agiva da madre apparentemente amorevole, ed eccovi servita la famiglia del Mulino Bianco vagamente rivisitata. 
Tuttavia quella situazione era per lei divenuta insostenibile, piangere in bagno non era più sufficiente; riusciva quasi a percepire concretamente il rompersi sempre più di tutto ciò che la componeva, anche a livello viscerale. Perciò prese il coraggio in mano ed andò a parlare alla madre, cercando di convincersi che non sarebbe stato tempo perso. E dire che un tempo avevano un rapporto così bello, quasi simbiotico; ora, invece, sentire anche solo la mano della donna toccarle la spalla le dava un fastidio inimmaginabile. 
Sguardo sicuro, tono fermo ed ecco che le parole iniziarono ad uscire fuori dalla sua bocca; disse quanto stava soffrendo, quanto non riuscisse a più a sopportare il fatto che, in casa, non c'era lei senza lui, di quanto le facesse male vedere che era venuta meno alla promessa del "tranquilla, mica viene a vivere qui". Le disse come stesse vivendo in una situazione d'ansia costante, di come per la prima volta stesse provando dei veri e propri attacchi di panico. Si mostrò disponibile al venire dell'uomo in casa di tanto in tanto, e se necessario del rimanere a dormire, ma chiese, quasi implorando, che fossero eventualità sporadiche, che si riuscisse a trovare un equilibrio; se lei proprio non riusciva a stare senza lui, Madison affermò convinta che lei avrebbe potuto fermarsi da lui quanto a lungo avrebbe voluto. Infondo aveva diciotto anni; non era un'adulta, ma comunque perfettamente in grado di badare a se stessa. Chiedeva solo di potersi riappriopriare dei suoi spazi. 
La madre ascoltò, ma non volle capire. Mise in mezzo le circostanze, "succede solo quando c'è bisogno", come se bisogni lavorativi cui si possono trovare soluzioni alternative (perché si poteva davvero) avessero più rilevanza del disagio psicologico appena espresso dalla giovane con una difficoltà e presa di coraggio comprensibili solo da chi li vive. Passò anche ad un atteggiamento vittimistico, affermando che l'uomo non aveva fatto nulla di male, "anzi". Perché, nonostante Madison non avesse mai detto il contrario, questa vaga insinuazione aveva comunque più valore del suo aver appena detto che stava poco a poco morendo dentro. 
La ragazza, ora allo stremo, si limitò ad annuire. Non ne poteva più, non aveva le forze per continuare, ma non si pentiva di averci provato. Inaspettatamente, abbracciò la madre, poiché nonostante tutto questo era. Strinse forte, per poter ricordare bene quel momento, poi, con gli occhi lucidi, uscì di casa.
10:30
Alla fine aveva optato per una vasta zona di verde piuttosto frequentata, non troppo distante da casa. Dovette solo prendere un autobus ed aspettare che giungesse al capolinea. A quel punto era scesa, aveva percorso neanche cinquecento metri ed eccola distesa sull'erba verde che si godeva quel timido sole tardo-invernale. Al solito, guardava con meraviglia ogni piccolo dettaglio circostante, dal colore verde tutt'intorno a lei, agli alberi imponenti sotto la cui ombra, nonostante le medio-basse temperature, qualche impavido si piazzava. Guardava con occhi sognanti anche le coppie che, mano nella mano, passeggiavano tranquillamente. Lei, che con la sua eterna aria da bambina, nonostante la fisicità perfettamente sviluppata, avrebbe tanto voluto qualcuno accanto a sé, pur non sentendosi mai matura abbastanza. Aveva provato comunque ad iniziar qualcosa, ma non era mai andata bene. Ed infondo aveva solo diciotto anni, non sentiva di dover correre. Sapeva che sarebbe arrivato anche il suo momento, o meglio, si convinceva di ciò, poiché aveva cominciato a divenir pessimista da quel punto di vista. Ma ciò sarebbe stato controproducente, dunque cercava di mantenere alto l'ottimismo.
Si era portata dietro un buon libro, tuttavia sentì improvvisamente il bisogno di chiamare ed eventualmente raggiungere sua sorella. Ella si era recentemente trasferita; anche lei non si sentiva più bene in casa ma, essendo più adulta, aveva anche le possibilità per crearsi una realtà tutta sua. E Madison, anche se ne accusava la mancanza, era contenta e fiera di lei. Scoprì che era più vicina del previsto, dunque si incontrarono a metà strada, e presero a passeggiare per le vie della zona, meno affollate del solito. Per fortuna, aggiungerei; generalmente lì si faticava anche a camminare. Quel giorno, invece, si stava piuttosto bene. Le due parlarono a lungo; fisicamente erano simili, sebbene la maggiore fosse più alta, ma caratterialmente, se Madison era introversa, la sorella era decisamente un uragano. Però, nonostante i soliti battibecchi tra consanguinei, le due erano unite da un legame da far invidia anche a fratelli gemelli. Amore. Amore puro.
Madison, sapendo quanto la sorella a volte non avesse percepito quanto lei fosse viscerale nei suoi confronti, le aprì il suo cuore confessandole che era la sua persona. Tre parole, dodici lettere, ma un mondo dietro. Significava dire "sei la persona di cui mi fido maggiormente, che più amo al mondo, dalla quale andrei se avessi appena ammazzato qualcuno e necessitassi di aiuto per nascondere il cadavere, poiché so che saresti l'unica che, senza riserve, mi darebbe il mondo. Che poi è quello che farei io per te, se solo me lo chiedessi". E lei lo conosceva bene questo significato dietro a quelle poche parole. Dopo qualche ora in compagnia ed un pezzo di pizza giusto per non rimanere a stomaco vuoto, le due si salutarono, dovendo la maggiore andare a lavorare. Si abbracciarono spontaneamente, stringendosi reciprocamente con un sentimento che anche i passanti, se avessero voluto, avrebbero potuto percepire. Poi si voltarono, prendendo necessariamente strade differenti.
16:00
Scesa dall'autobus, Madison si ritrovò di fronte casa. Ella rimase diversi minuti immobile, a meditare, finché decise che non sarebbe tornata a casa. Difatti, preferì continuare a girare. Stavolta sapeva perfettamente quale sarebbe stata la sua meta.
17:30
Il tragitto stavolta fu più lungo; aveva deciso di raggiungere il padre il quale, dopo la separazione, era andato ad abitare fuori città, non potendosi permettere un affitto in una zona più centrale. Per di più, a dire il vero, la casa si trovava anche vicino al posto di lavoro, dunque andava più che bene. Certo, per incontrarsi non era la più facile da raggiungere, ma se c'è l'intenzione, la maniera si trova. E quel sabato, Madison l'aveva trovata. Bussò, sorridendo. Il padre non sapeva nulla, e poteva solo immaginare la sua gioia nel vederla lì, lui, che si lamentava piuttosto di frequente del suo poco "interessarsi". In realtà preferiva solo che fosse il padre a rispettare il ruolo quasi stereotipato della sua figura, ma aveva anche imparato che non si può aspettare nulla, perché tanto di persone che comprendano a pieno ciò che tu intendi ne incontri una su mille. E la sua "una" era ancora in giro, da qualche parte lì intorno; era sicura che, nonostante tutto, fosse relativamente vicina. E che si sarebbero incontrate, prima o poi.
Sul volto del padre, alla vista della sorpresa della figlia, comparve un sincero e luminoso sorriso, seguito dall'allargarsi della braccia. I due si salutavano sempre così, essendo le occasioni in cui si vedevano poco frequenti. Chiacchierarono tranquillamente; il padre le offri qualcosa da mangiare e da bere e lei accetto più per cortesia che per altro, perché sapeva che al padre faceva piacere. Egli era un uomo con molti difetti, ma fondamentalmente tanto, tanto semplice. E buono. Era così, come lo vedevi, senza maschere. A volte eccessivamente ingenuo e "bambinone", ma fondamentalmente puro. L'aveva fatta soffrire tanto, la figlia, ma era così inconsapevole a volte anche di realtà evidenti, che Madison sapeva davvero che il tutto era stato effettuato inconsciamente e senza la minima cattiveria, dunque aveva imparato ad accettare il padre così com'era, e a volergli bene nonostante tutto. 
I due passarono diverse ore in reciproca compagnia, guardarono un po' di televisione insieme, commentando e scherzando su ciò che vedevano, com'erano poi soliti fare quando ancora vivevano insieme. Poi Madison decise fosse ora di andare, dunque salutò il padre con un caldo e morbido abbraccio, con la promessa che si sarebbero sentiti l'indomani, visto che parlavano telefonicamente ogni giorno.
22:00
Dopo aver cenato al volo, uscì di nuovo di casa, per raggiungere qualche amica. Passarono del tempo in compagnia, a chiacchierare e sorridere sorseggiando una birra nel solito pub del solito quartiere. Ahhh, quanto piacevano le tradizioni, a Madison. E soprattutto amava stare in loro compagnia; vi era la migliore amica, che conosceva dalla prima media e con cui era pertanto cresciuta. Ne aveva visto il sorgere e maturare di idee, valori, motivazioni. Ed era profondamente fiera di lei. Vi era poi una cara amica del liceo, una ragazza apparentemente diversa da lei, ma che nascondeva nel carattere tante fragilità che aveva fatto che sì che le due si avvicinassero, riscoprendosi più simili di quel che avrebbero mai creduto. Vi erano poi altre ragazze, sempre della classe o amiche di alcune di loro, persone piacevoli con cui aveva, in linea di massima, legato meno, ma la cui compagnia risultava comunque gradevole. Trascorsero un paio d'ore insieme, poi si salutarono e ognuna per la sua strada.
00:00
Abitava molto vicino alla sua migliore amica, dunque un buon pezzo di strada lo fecero insieme. Era piacevole stare in sua compagnia, poiché si potevano affrontare tanto tematiche pesanti e socialmente importanti, quanto stupidaggini, "cotte" e gossip vari. Era tra le persone con la mentalità più aperta che Madison conoscesse, ed ella le era grata poiché l'aveva aiutata anche in prima persona ad abbattere certe sue barriere. Era una di quelle persone da tenersi ben strette, quando s'incontrano, e chissà che non fosse la sua "una su mille". Forse, non l'avevo semplicemente capito. Non ancora.
Arrivarono a casa di lei, Madison la salutò con un bacio sulla guancia e un abbraccio stretto stretto, e poi continuò a camminare.


Ma la vita non va così. Il tempo non si ferma, i miracoli non esistono, e se un fuoristrada ti viene contro, non importa che tu ti giri e faccia in tempo a prendere consapevolezza che la tua vita sta per terminare; sta pur certo che ti prenderà in pieno, ed il meglio che ti possa accadere è morire sul colpo. In realtà non è l'ideale di Madison; ella preferirebbe sentire dolore fino all'ultimo, pur di aver piena coscienza della situazione; le morti così immediate e "senza scampo" (non che ci sia verso di sfuggirvi, in realtà) la lasciavano sempre molta angoscia addosso. Ma credeva anche in un disegno più grande per ognuno di noi, il che poté addolcire, in linea di massima, la pillola. Però le sembrò il tempo si fermasse davvero, poiché ella ebbe l'opportunità di rivivere l'intera giornata come l'avrebbe vissuta davvero, se solo avesse saputo che sarebbe stata l'ultima. E sebbene fosse tutto frutto della sua immaginazione, quel piccolo sogno ad occhi aperti le lasciò sensazioni piacevoli in corpo. Lo sguardo era fisso sul cofano anteriore del fuoristrada grigio; non degnò neanche di uno sguardo l'ubriaco che la stava travolgendo, tanto era presa dal pensare a ciò che avrebbe voluto fare. Si dice che alcuni, in quel tipo di momento, si vedono passar di fronte tutta la loro vita; a lei andò diversamente, e preferì poter immaginare una fine migliore, piuttosto che ripercorrere ciò che aveva avuto già modo di compiere.
07:41
I dieci centimetri divennero nove; terminata la visione del suo ultimo giorno ideale di vita, in cui tutto torna a suo posto e nella giovane regna finalmente l'armonia, il tempo riprese a scorrere apparentemente normale, e in un battito di ciglia i centimetri si azzerarono. Il fuoristrada in due secondi era già sfrecciato via, mentre a terra Madison è ormai immobile, incapace anche di percepire dolore; lo sguardo a metà tra il risoluto ed il malinconico, perso tra le nuvole; ma solo per pochi istanti, fin quando le palpebre non cedettero e terminarono anche visivamente il viaggio della giovane, il cui cuore terminò definitivamente di battere. 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: ChiaraEv