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Autore: Demon1901    06/03/2016    9 recensioni
Una piccola OS su un ragazzo che viene abbandonato da tutti, racconto i suoi pensieri e cosa gli porta a fare e ad incontrare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant.
Laddove fanno il deserto, lo chiamano pace.
(Agricola, Tacito.)

 
Dicono che le prime volte non si dimenticano mai, che rimangono impresse per sempre nel cuore e nella mente. Ora fermo in mezzo alla folla del bazar oltre a questa certezza ne aveva un’altra: anche le ultime volte sono altrettanto indimenticabili.
Nella mente rievocò l’immagine della casa in cui era cresciuto, andarsene da lì era stata una fortuna, varie volte aveva cercato di fuggire da quella famiglia perfetta dove la madre non faceva altro che dar ordini, tenerlo costantemente sotto controllo e farlo sembrare un perfetto idiota davanti a chiunque. Suo padre, al contrario, era il tipico uomo completamente immerso nel lavoro tanto da dar impressione di essersi dimenticato del mondo che lo circondava.
Era figlio unico quindi era il centro d’attenzione di tutti e lui detestava tutto ciò. Andare a scuola era diventato orribile, tutti quelli che una volta potevano essere definiti “amici” erano diventati degli sconosciuti che s’aggiravano per i corridoi insieme ad altri estranei. Non era mai riuscito a comprendere come fosse arrivato a quel punto, semplicemente un giorno aveva avuto la sensazione di essersi svegliato dopo un lungo letargo rendendosi conto di essere stato abbandonato, di trovarsi completamente solo ed isolato. Cercò di recuperare i contatti perduti ma presto realizzò che tutti rispondevano alle sue domande solo per cortesia, che appena si avvicinava a qualcuno quest’ultimo s’immobilizzava un po’ come quando si è a disagio, non si sentiva più in sintonia con loro, erano a frequenze diverse. Sembrava che il destino lo stesse spingendo ad affrontare la realtà di fronte alla quale per anni aveva chiuso gli occhi, il suo isolamento stava diventando una forza che lo stava lacerando, era una battaglia fra l’essere solo e il non voler essere più solo. Anche lui desiderava far parte di uno di quei gruppi, voleva poter definire fratello, amico qualcuno, quindi la soluzione era piuttosto ovvia: se non riusciva ….allora ne doveva cercare altri.
La ricerca non risultò facile quanto lo era stato il pensiero. Nel vicinato non c’era nessuno a cui poter rivolgere la parola, in biblioteca, libreria tutti troppo presi con i propri lavori, a malapena riuscivano a gestire il loro tempo che- come dicevano- era sempre poco, a scuola ci aveva già provato senza successo. Parlarne in famiglia era fuori luogo: voleva uscirne da lì non essere avvolto ancora di più. La soluzione la trovò in un momento strano ed inaspettato della sua vita. Si trovava su un ponte ad osservare l’acqua che scorreva riflettendo su quelle molecole del tutto consapevoli di dove andare, che direzione prendere mentre lui era senza meta. In vita sua non aveva mai fatto niente che potesse ritenere entusiasmante, niente gli riempiva quell'anima che ormai era vuota, in quel momento un uomo comparso dal nulla si appoggio accanto a lui. Non guardava il fiume scorrere ma lui, lo fissava. Il ragazzo provò dei sentimenti contrastanti: felicità, gratificazione e forse repressa da qualche parte anche paura e agitazione. Samael, così si chiamava l’uomo, fu il primo dopo tantissimo tempo che gli rivolse la parola volontariamente attaccando il discorso in modo strano:
«Sei triste, solo e bisognoso di aiuto». Non era una domanda ma un’affermazione. Il ragazzo non provò paura, in lui ormai vedeva una luce, una speranza di non rimanere abbandonato. L’arrivo di Samael nella sua vita fu quel colpo di scena che tutti noi aspettiamo, era un uomo saggio, pieno di conoscenza, sapienza che lo affascinavano, gli mostrò aspetti di vita inimmaginati, lo mise in contatto con un mondo che può essere visto solo quando la mente delle persone è aperta e la sua era stata aperta da Samael.
Samael non gli fece mai nessuna domanda sulla sua vita, non ne sentiva la necessità. Samael affermava che la vita passata non contava più ma ciò che avrebbe fatto poteva cambiare il mondo, poteva cambiare la visione di molte persone, aprire la mente a molti altri. Diceva inoltre che lui era stato fortunato poiché era stato trovato ma molte persone come lui stavano aspettando quella svolta, quell'aiuto che lui ora era pronto a dare. Era infatti passato quasi un anno dalla prima volta che Samael e lui si erano incontrati sul ponte e da quel giorno non aveva fatto altro che imparare tutto ciò che Samael aveva da insegnare.
Anche il suo giorno arrivò, poteva aiutare le persone a liberarsi ed era per questo che si trovava oltreoceano in mezzo al bazar, immobile. Samael gli aveva spiegato che la sua missione si sarebbe compiuta lontano da lì perché i suoi compatrioti non erano ancora pronti ma molte altre persone sì. Samael inoltre aveva precisato che non doveva sembrare un estraneo ai loro occhi altrimenti li avrebbe allarmati, doveva essere una cosa silenziosa ed insospetta cosi avrebbero raggiunto la loro strada in modo pacifico ed inconsapevole, lui sarebbe diventato il loro salvatore, aiutante ed eroe. Samael gli ricordò che in vita sua non aveva mai fatto niente di rilevante quindi era arrivato il momento di uscire di scena con stile.
Immobile in mezzo alla folla che camminava frettolosa, portò la mano alla barba che si era lasciato crescere, sistemò il cappello, simile a quelli degli altri uomini che s’aggiravano per le strade del bazar, infine portò la mano sul piccolo bottoncino nella sua tasca pronto a premerlo ma non senza aver detto le parole che Samael gli aveva ripetuto più e più volte d’imparare, non conosceva il loro significato ma Samael gli aveva assicurato che lo avrebbero portato alla salvezza insieme ad altri:
«Alla-o-Akbar» e schiacciò con forza e decisone il pulsante.

Note d’autore:
Alcune piccole spiegazioni sono necessarie quindi ecco qualcosa che potrebbe interessarvi per comprendere meglio questa OS un po’ strana:
Non ho citato il nome del ragazzo, di dove si trovava prima e dove va dopo volontariamente perché secondo me una cosa del genere può capitare a tutti e ovunque.
Le ragioni del ragazzo non sono insignificanti, essere abbandonati spinge a far molte cose ma soprattutto si è facilmente influenzabili, Samael gli offre molte vie d’uscite: andare lontano dalla famiglia che lui detesta e lontano dalle persone che lo hanno lasciato solo. Nell’ultima parte dell’OS è volutamente ripetuto più volte il nome di Samael per sottolineare il livello d’influenza. Questo nome non è casuale: Samael era il nome di Lucifero prima della caduta e significa “Colui che porta la luce”

 

   
 
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