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Autore: imthequeenofdisaster    06/03/2016    1 recensioni
Dopo 12 anni dalla battaglia di Endor, la flotta imperiale è stata quasi del tutto distrutta.
L'ultima ammiraglia imperiale è sotto attacco e contiene al suo interno dei file di vitale importanza.
Il giovane Skywalker è stato incaricato di recuperarli ma a bordo della nave troverà qualcosa di molto più prezioso, qualcosa che scaverà ancora più affondo nel suo passato.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Han Solo, Luke Skywalker, Padmè Amidala, Principessa Leia Organa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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[i'mthequeenofdisaster] 
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"She was very beautiful, kind but ... sad"




Sono passati 12 anni dalla battaglia di Endor e dalla distruzione della seconda Morte Nera.
Ciò che rimane dell'impero galattico sta per essere definitivamente distrutto dalla ribellione. 
Gli incrociatori rimasti sono in orbita attorno al pianeta Naboo e stanno per essere raggiunti 
dalla flotta ribelle. A guidare l'attacco sono il giovane Luke Skywalker e il generale Han Solo.





Quella che una volta era l'ammiraglia della flotta imperiale stava per essere distrutta. I suoi sistemi di comunicazione erano stati messi fuori uso poco dopo l'inizio dell'attacco e i cannoni laser ribelli avevano danneggiato così gravemente lo scafo da rendere impossibile un qualsiasi tentativo di ritirata. 
Restava solo la resa.
Le sirene di allarme risuonavano incessanti lungo i corridoi che erano illuminati ad intermittenza. I sistemi stavano andando in corto, i controlli di pilotaggio erano quasi del tutto fuori uso e di gusci di salvataggio ne erano rimasti ben pochi. 
Quando il giovane Skywalker arrivò a bordo con poco più di una ventina di uomini, l'equipaggio nemico era già stato dimezzato. L'accesso all'hangar navette era desolato e distrutto. Resti di ferraglia erano sparsi sul pavimento, la sala fredda e scura era illuminata da cavi dell'alta corrente che pendevano dal soffitto o sporgevano dalle pareti, producendo scintille e bagliori per niente rassicuranti. 
«Allora ragazzo? Sei pronto su quella meraviglia?» gracchiò la voce di Han nell'auricolare. 
«Siamo nell'hangar.» rispose Luke, facendo segno agli uomini che erano con lui di avanzare «Ancora pochi minuti.»
«Dì loro di far in fretta, non ci metteranno molto ad accorgersi della loro presenza.» si intromise Leia dall'interno della cabina del Falcon. 
«Sentito ragazzo? Non hai bisogno di altra compagnia, sbrigatevi a trovare quei file e andatevene di lì.» 
La comunicazione venne interrotta prima che Luke fosse in grado di rispondere. I caccia imperiali dovevano essere riusciti a distruggere il ripetitore. 
Avevano poco tempo. 
Luke si mosse veloce, raggiungendo il gruppo di ribelli a pochi metri di distanza. Le scale che portavano all'uscita dell'hangar trabballarono pericolosamente quando lo squadrone vi salì.
Il corridoio davanti a loro era disseminato dei corpi senza vita dell'equipaggio. Una morsa strinse lo stomaco di Skywalker e la sua mano cercò l'elsa della spada laser. 
La estrasse con estrema cautela dalla cintura e avanzò, portandosi a capo dello squadrone. Le porte stagne erano aperte e creavano una via diretta fino alla sala motori. 
Ma il suo obiettivo non era quello. 
Si voltò verso destra, verso gli ascensori e prese un respiro profondo, cercando dentro di se il controllo, la calma. Sentì la forza fluire in lui, naturalmente, come il sangue che gli scorreva nelle vene, come l'aria che gli arrivava ai polmoni. Era là sù, la cosa che stavano cercando, la lista dei pianeti di clonatori, i file che contenevano l'ultima speranza dell'imperatore di tornare.
Da quando avevano saputo della capacità dell'imperatore di transferire la propria anima, il proprio potere, da un corpo all'altro avevano distrutto ogni fabbrica di cloni.
Quella era l'ultima. 
Dovevano recuperare quelle informazioni prima che venissero distrutte insieme al resto della flottiglia, dovevano fare presto. E non potevano essere scoperti o fermati. 
Avevano quell'unica possibilità.
Gli ascensori erano quasi tutti fuori uso eccetto due. Luke prese con se cinque uomini e salì nel primo. Altri sette uomini lo seguirono mentre il resto rimase al piano inferiore. 
All'interno della cabina metallica che saliva ad una velocità impressionante, i rumori assordanti delle esplosioni risuonavano amplificati, interrompendo il silenzio. Le sirene di emergenza si facevano sempre più vicine mano a mano che l'ascensore li portava ai piani superiori, verso il cuore della nave. 

Appena le porte si aprirono una luce verdognola illuminò il volto di Luke e dei suoi compagni. Di fronte all'equipaggio nemico che si affrettava sul ponte di comando, Luke sollevò la spada laser ed uscì velocemente. 
Le truppe imperiali vennero prese completamente alla sprovvista dai fulminatori ribelli. 

La lightsaber di Luke sferzava l'aria difendendolo dai colpi nemici mentre si guardava intorno cercando, cercando di sentire dove il suo istinto lo stesse indirizzando, cercando di percepire la forza che lo guidava. La sua attenzione si spostò sulla sinistra, una piccola rampa di scale che portava ad una porta chiusa, forse blindata. 
«Generale Skywalker quali sono gli ordini?» 
«Credo di sapere dove cercare.» alzò la voce per superare il rumore dei laser. Indicò con un gesto del capo le scale e la porta e l'uomo di fronte a lui annuì.
«La copriamo noi.» rispose questo prima di ricominciare a sparare nella direzione che gli era stata indicata per liberare il passaggio a Luke. 
Il jedi arretrò fino alla parete, lasciando che le sue truppe lo superassero e lo coprissero mentre si allontanava dalla battaglia. 
Quando fu di fronte alla porta i suoi occhi vagarono veloci, attenti, alla ricerca dei comandi per aprirla. Sullo stipite, una luce rossa lampeggiava accanto a dei pulsanti rossi e gialli. Dovevano essere quelli. Ne premette uno, quello più grande, ma non successe nulla. Spinse quello proprio accanto e la luce si arrestò per un secondo, poi riprese a lampeggiare di giallo. 
Alle sue orecchie giungevano grida sempre maggiori, il rumore dei fulminatori era assordante e non aveva tregua.
Non aveva molto tempo.
Spinse di nuovo il pulsante centrale e quella volta funzionò. La porta si sbloccò e si aprì faticosamente come se fosse rimasta chiusa per troppo tempo. 
La oltrepassò, chiudendola subito dopo alle sue spalle e l'odore pungente del chiuso e della ruggine sembrò soffocarlo. 
La sala era in pessime condizioni, abbandonata a sè stessa, doveva essere rimasta chiusa per anni. Al centro una capsula nera, a forma di solido geometrico, aveva gli angoli smussati e la vernice era scolorita, lasciando scoperto il metallo grezzo di cui era fatta. 
Per un attimo Luke rimase immobile, incapace di muoversi, dilaniato da un emozione che gli aveva chiuso lo stomaco e tolto il respiro poi vi si avvicinò lentamente, intimorito. Provava un timore insolito, che non gli capitava di provare più da anni, da molti anni. Ingoiò il groppo che si era formato in gola e avvicinò la mano alla superficie. 
Qualcosa di magnetico lo attirava verso quella struttura che il suo intuito continuava a suggerirgli fosse pericolosa. Quando la sfiorò con le dita rabbrividì. Era fredda, gelata, ma liscia e levigata al contatto con la pelle. Poco più in basso, un congegno impolverato si illuminò e la struttura ebbe un fremito. 
Luke allontano velocemente la mano mentre la capsula si apriva, dividendosi perfettamente a metà. 
Aveva l'aspetto di una postazione di controllo fortificata. All'interno vi erano dei computer in standby, dei piccoli proiettori di ologrammi e degli schermi. Al centro un sedile compiuterizzato.
Luke girò intorno alla capsula per altri pochi secondi prima di decidersi ad entrare. Non aveva tempo, non poteva aspettare, concedersi il lusso di osservare quella strana postazione.
Si inginocchiò accanto al computer più vicino, quello proprio di fronte alla porta da cui era entrato, e lo accese, sperando di riuscire ad accedervi facilmente. 
Quando la schermata di avvio si accese, Luke si concesse un sospiro di sollievo. 
Era dentro, ce l'avevano fatta, ora doveva solo prendere quei file ed andare via da lì per sempre.
«Han, sono in posizione.» disse, attivando l'auricolare, sperando che lo ricevessero.
Ripose la spada laser nella cintura e, nel tornare al computer che stava esaminando, urtò un piccolo proiettore di ologrammi.
Caddè a terra e si attivò, attirando l'attenzione del jedi. 
La voce che ne uscì era familiare, una voce che non sentiva da troppi anni. 
Con le mani che tremavano sollevò la piccola sfera e l'immagine ebbe modo di figurarsi davanti ai suoi occhi. 
Il cuore gli saltò un battito, gli mancò il respiro. 
Aveva visto suo padre senza maschera una sola volta, in punto di morte, e vederlo davanti a lui, proprio com'era, senza niente di artificiale, lo rese inquieto. 
L'ologramma di Anakin era seduto proprio in quella capsula. Aveva l'aria stanca, gli occhi erano infinitamente tristi mentre parlava al registratore di hologram. 
Sembrava che stesse soffrendo, molto più di quanto avesse sofferto in punto di morte. 
Le dita di Luke tremavano, non ne volevano sapere di stare ferme mentre cercava il modo di farlo ricominciare dall'inizio. 
Sapeva di non avere tempo, sapeva che tutta la missione dipendeva da lui, ma non poteva andarsene, Anakin, suo padre, glielo impediva. 
"... lei sarebbe orgogliosa dell'uomo che sei diventato. Sarebbe orgogliosa di vedere quanta forza d'animo, quanta testardaggine e quanta benevolenza e giustizia scorrono nelle tue vene. So che vorrebbe che te lo dicessi. In te c'è così tanto di lei, figlio mio. La sua bellezza, la sua dolcezza, la sua tenacia. Tua madre era il dono più prezioso della mia vita, e non potrò mai perdonarmi di averti privato della sua vista, di crescere con lei accanto, di godere della sua voce e del suo amore ..." 
La voce di Anakin si incrinò e l'ologramma ebbe un fremito. Suo padre abbassò il volto per alcuni secondi e Luke sentì gli occhi riempiersi di lacrime. 
"... è colpa mia. Perdonami per non essere stato abbastanza forte da tenerla con me, da salvarla come le avevo promesso. Perdonami figlio, perdonami ... Padmè ..."
Gli occhi dei due Skywalker erano pieni di lacrime che però nessuno dei due sembrava in grado di lasciar scivolare sulle guance. Luke strinse con forza la piccola sfera e la figura di Anakin traballò, mentre questo si portava una mano sul volto per asciugarsi gli occhi. 
"... ti chiedo perdono, Luke. Perdona la debolezza di tuo padre, perdona il male che è nato dentro di me ... perdonami per aver distrutto la nostra famiglia ... non esiste nessun potere ora in grado di farla tornare indietro ... non lasciare che il male abbia effetto su di te, non lasciargli distruggere la tua vita come ha fatto con la mia ... devi essere più forte figlio, devi combatterlo ... distruggi il lato oscuro, distruggi l'imperatore, distruggi me ..."
La voce di Anakin gracchiò e Luke non fu certo se fosse a causa delle lacrime che stava versando o perchè l'ologramma fosse in parte rovinato. 
Lo scosse un po' cercando di far tornare l'immagine nitida come poco prima, cercando di far ripartire le parole di suo padre. Aveva bisogno di sentire, di sapere. 
Infilò il proiettore nella tasca della sua giacca e ne afferrò un secondo poco lontano. Cercò di attivarlo ma era bloccato. 
Ne afferrò altri, spargendoli sul pavimento, provandoli tutti con un desiderio smanioso di sentire ancora la voce di suo padre, di vedere ancora la sua umanità.
Quando però la figura di una donna comparve davanti ai suoi occhi si bloccò. Aveva i capelli raccolti i morbidi boccoli, che spuntavano da sotto un velo bianco, ricamato con perle e pizzo. 
Sorrideva, le guance leggermente arrossate e gli occhi vivaci.
Sembrava innamorata, sembrava felice.
Gli ricordava Leia. 
Le labbra di Luke si incresparono in un sorriso mentre una lacrima sfuggiva alla trappola delle ciglia, scivolandogli lungo il volto.
C'era del buono in lui, c'era sempre stato e nemmeno il potere del lato oscuro era riuscito a soffocarlo. 
Nemmeno il potere immenso dell'imperatore era stato in grado di distruggere l'amore che suo padre provava. 
Yoda aveva ragione, non più forte, ma più rapido era il lato oscuro. 
«Luke!» la voce di Han nell'auricolare lo fece sussultare. 
«Han, ho trovato i file, sto per ...» disse schiarendosi la voce, mentre si infilava in tasca anche quell'ologramma. 
«Luke ... reattore ... non ... torre ... esplosione ...» 
«Han?! Han, ripeti non riesco a sentirvi!» ma non ci fu bisogno di una risposta.
Un esplosione fece tremare il pavimento sotto le sue ginocchia e il giovane jedi scattò in piedi. 
Non aveva più tempo.
Recuperò il disco con i file al suo interno e poi il suo sguardo cadde a terra, su tutti quegli hologram. 
Esitò, il suo buon senso gli stava urlando di scappare, di concludere la missione ma c'era qualcosa che gli impediva di muoversi, almeno non senza tutte quelle piccole sfere.
Ne recuperò quante più poteva, infilandole nelle tasche, nello zaino, sotto il mantello decidendosi solo allora a scappare senza più il tempo di voltarsi indietro.
Corse fuori dalla sala, superando il tappeto di cadaveri, cercando di pensare solo al bene della missione. 
Quando arrivò al piano inferiore, lo trovò deserto, nell'hangar non c'era più nessuno. 
Il panico minacciava di prendere il sopravvento su di lui ad ogni passo, mentre si guardava intorno in cerca di una via d'uscita. 
La nave aveva iniziato a perdere quota, lo sentiva, era solo questione di minuti prima che entrasse nell'atmosfera del pianeta e venisse distrutta completamente. 
L'ultima navicella nell'hangar non sembrava essere in buone condizioni ma non aveva scelta, era la sua ultima speranza di uscire da lì.
Corse in quella direzione e vi salì, accendendo i motori senza nemmeno assicurarsi al sedile, preparandola per il decollo nel minor tempo possibile. 
Dalle tasche gli scivolarono via decine di hologram, riversandosi nell'abitacolo, non appena decollò ma Luke non se ne preoccupò. 
Gli bastava averli recuperati, averli salvati, aver salvato la parte di suo padre che non aveva mai conosciuto. 
Sua madre.
Aver recuperato le parole sincere, quelle di Anakin, le parole che erano state dette senza la maschera. 
Le parole che erano state dette da suo padre e non dal burattino nelle mani dell'imperatore.
Le parole dell'uomo che lo aveva salvato, rinunciando a salvare se stesso. 
Fuori dall'hangar, allontanandosi in direzione del Falcon, Luke sorrise, guardando le stelle davanti a lui, lo spazio nero e cupo.
Anakin.








Angolo autrice: 
ed ecco che cosa succede quando si litiga con tutta la propria famiglia, ci si chiude in camera e ci si mette a rivedere la saga dall'inizio alla fine
in pratica si da di matto lol
okay, prima os verde che scrivo, primo pezzo che dedico alla mia saga preferita, quindi non mangiatemi se non è un capolavoro
ho cercato di rimanere più fedele possibile a ciò che si trova nei fumetti e perdonate eventuali errori/orrori (siate clementi) 
volevo approfondire da un sacco la questione del conflitto di Anakin (qualcosina da questa os è uscita fuori) ma non penso di aver davvero reso giustizia al personaggio complesso e profondo quale è quindi temo proprio che tornerò tra non molto ad assillarvi con qualcos'altro eheheh
anche perchè lui mi ossessiona da più di 10 anni quindi di cose da dire ne ho tante ma va beeeene, lasciamo stare
(ho gli altarini a casa tipo Kylo Ren) whut?
d'accordo ho finito di sparare cazzate; come al solito devo ringraziare tutti quelli che hanno sprecato un po' del loro tempo a leggere ciò che ho scritto
spero davvero che vi sia piaciuto
con tutto il mio affetto,
-Elena



ma quanto sono belli?
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