UN ERRORE
 
Posso avere un lavoro, una casa, degli amici. Qualcuno di loro è anche un buon amico. Ma che dico? Un ottimo amico!
Posso avere una donna che scalda il mio letto, forse più di una. Un piacere effimero, fugace. Appagante forse… al momento.
Posso illudermi di amare.
Posso avere un Dio, una Chiesa, una comunità in cui integrarmi.
Posso avere Fede.
Posso avere Carità.
Ma mi manca la più importante delle Virtù … sì, quelle Teologali che provengono direttamente da quella che io chiamo “Grazia Divina”:  io non ho la Speranza.
Posso tenermi impegnato in mille piccole attività, posso mentire a me stesso e dirmi che, dopotutto, sono felice.
Ma è tutta una menzogna.
Io mi sento fuori posto, figlio illegittimo di un dio sbagliato.
Lontano da casa, straniero qui dove vivo e dove non mi sono mai integrato appieno, e ormai forestiero anche in terra natia.
Perché dopo tanti anni tutti, a “casa”, hanno imparato a vivere senza di me. Tutto continua a scorrere placido e lento e la mia assenza non la nota più nessuno.
I parenti, gli amici d’infanzia… ormai sono solo un ricordo o un incontro sporadico. Qualche sorriso, due convenevoli, una pacca sulle spalle.
Perché io me ne sono andato.
Senza mai averlo voluto davvero.
Sono solo, sono sbagliato.
Alzo gli occhi e guardo oltre il vetro della finestra: piove e il cielo è grigio, come il mio cuore.
Il cuore di un uomo che si sente un errore.