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Autore: G RAFFA uwetta    07/03/2016    2 recensioni
Erano più di mille anni che non nasceva una Prescelta umana e il Re era impaziente di conoscerla. Maddeline, la Vestale, nei fogli accartocciati in mano, nascondeva il Destino di Opzwellen. Una bambina, resa determinata dall'amore, saprà essere all'altezza del suo compito? Tra i viaggi attraverso i misteriosi portali, vedremo l'intrecciarsi di molte vite e il consumarsi di una verità ignorata.
Dal testo: "Gli occhi della Vestale si colmarono di autentico terrore, sulla fronte della nascitura apparve, in delicate sfumature oro, il fiore del mughetto."
Questa storia si è classificata seconda al conest "Portali" indetto da Najara87 sul forum.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Nata sotto la quinta luna di Caspio

Cap.1 La Prescelta

Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano” – Paulo Coelho

Quella mattina il sole faticava a sgusciare sotto la spessa coltre di nuvole grige che sostavano dense nel cielo che sovrastava la campagna del Wawasi. Nella piccola fattoria regnava uno strano silenzio; l'aria era satura dell'odore forte della terra bagnata, dei profumi dei fiori ancora colmi di polline, delle fragranze dolciastre dei frutti ormai maturi. La densa umidità aumentava il disagio già reso carico da un senso di aspettativa mentre l'atmosfera si faceva sempre più elettrica. Un lampo improvviso illuminò l'orizzonte diventato, nel frattempo, di un cupo color piombo. Il tuono che ne seguì scosse la terra facendo alzare in volo uno stormo di pacifiche anatre che presero a starnazzare spaventate. Il primo scroscio d'acqua investì il vecchio Pratt accorso a chiudere le stalle; il secondo sorprese un'esile ragazzina mentre si affrettava a raccogliere i panni stesi al vento; il terzo fu l'annuncio del diluvio che colpì l'intera zona per i successivi tre giorni. Al riparo nelle tenebre, Maddeline alzò lo zufolo in ossa di seppia che portava appeso al collo, intonò una melodia che ricordava lo sciabordio delle onde del mare, e la pioggia aumentò d'intensità. Dall'alto della torre, su cui era salita la sera prima, osservò le gocce battere furiose sul selciato, soddisfatta, non perse di vista il piccolo ruscello che, ingrossatosi per le acque piovane, straripò invadendo i campi circostanti. Il ritmo della musica divenne forsennato e il diluvio sommerse ogni cosa. Lentamente Maddeline fece scemare lo zufolare e, sui muri della torre, apparvero dei strani segni blu; i suoi occhi luccicarono sinistri quando l'urlo della partoriente la raggiunse. Poi, allargando le braccia verso l'alto, intonò una nenia in una lingua sconosciuta:

   — Levis la luna surfaco kaj kovri ĉion. elpurigas la menso kaj preparas la vojon. Atendi kaj kvieta ĉiu turmento.1

   La nebbia crebbe circondando il piccolo lago improvvisato dall'acqua piovana. Con un altro complicato gesto aprì uno squarcio tra la densa foschia ed osservò la luna nascere all'orizzonte, bianca e spezzata, illuminare la distesa liquida.

   — Malfermi la horizonto por la alveno de via Mastrino, ĝi klinos al Lia Sinjoro de la Abismo.2

   Uscì sul balconcino esponendo se stessa all'inclemente fluorescenza lunare assumendo, così, il suo vero aspetto. Maddeline era una creatura dei profondi abissi di Amber, alla nascita era stata scelta dal Re Opzwellen perché priva degli apparati riproduttivi e quindi, come tale, designata al ruolo di Vestale di uno dei portali per le Terre Emerse. Aveva un fisico longilineo, munito di una lunga coda che usava per spostarsi; per muoversi sulle superfici solide scivolava su una sostanza densa che la pelle squamosa secernava per evitare l'attrito. Le lunghe braccia erano simili ai rami secchi di alcune piante che si trovavano nei fondali marini, dove l'acqua era troppo salata per la sopravvivenza di qualsiasi creatura. I fluenti capelli, simili alle alghe, accarezzavano buona parte del corpo ed erano l'unico vezzo che si potevano permettere le Vestali; così, esse li impreziosivano con le perle rubate ai giovani molluschi del Vanvan. La pelle era di un colore blu cobalto, su cui il Re Opzwellen, alla nascita, aveva inciso lo stemma della Vestale: un teschio di squalo trafitto da un osso di seppia. A differenza degli altri abitanti degli abissi, come per tutte le altre Vestali, Maddeline non aveva i caratteristici tratti che distinguevano i sessi: una lunga pinna dorsale color oro per i maschi e due filiformi corna argentate, poste sulle scapole, per le femmine. Il viso allungato ricordava quello dei rossi ippocampi abitanti le fredde correnti del nord, mentre gli occhi erano due gemme nere che sprizzavano intelligenza e sagacia, frutto di studi sulla conoscenza dei simboli temporali. Maddeline scese dalla torre e si affrettò a raggiungere il limitare dello specchio d'acqua. Nel buio della notte, oltre la spessa coltre della nebbia, fu raggiunta dal vagito della Prescelta; intanto la luna era salita fino ad avere solo la coda ancora immersa nel lago improvvisato.

   — Relevigxu el la ventro de la luno, kaj la Sinjoro de la Abismo; ĉio estas finita kaj atendas vin.3

   Nel punto esatto dove le acque tranquille lambivano la coda della luna, si aprì uno squarcio nero come i più profondi abissi di Amber. Una figura regale attraversò lo stretto passaggio costituito da un velo, che ricordava la finissima seta impalpabile. Il Re Opzwellen amava assumere le sembianze umane, le preferiva a quelle di tutte le altre razze sottomesse, perché gli donavano un'aura di potere e forza fisica. Era molto alto il Re, lunghi capelli canuti si muovevano come spire di piovra intorno ad un corpo massiccio di un tenue color azzurro. Le gambe ben tornite terminavano con dei calzari di pelle color oro mentre l'inguine era racchiuso in un morbido panno che richiamava la candida schiuma delle onde infuriate. Il volto dall'espressione severa era circondato da un'elegante barba bianca e gli occhi, sormontati da folte ciglia, erano di un cupo color grigio.

   — Mi bonvenigas vin4, mio Sire. — disse Maddeline in quella strana lingua fatta di schiocchi e suoni allungati5. Osservò il Re Opzwellen attraversare lo specchio d'acqua sotto la luce della pallida luna. Lentamente, come se un unguento gli venisse spalmato addosso, il chiarore argentato riportò il Re al suo vero aspetto. La lunga coda squamosa lo teneva sospeso sull'acqua mentre la pinna finale batteva furiosa alzando spruzzi che formavano una scia spumosa, le possenti braccia terminavano con mani munite di lunghi artigli, una delle quali reggeva il tridente, simbolo regale. La pinna sul dorso era divisa in due a formare delle ali fittizie che ricordavano le estremità mobili dei pesci razza dei bassi fondali cristallini di Mwer, mentre dalle scapole si diramavano due corna leggermente ricurve verso l'interno.

   — Mio Signore, ogni cosa è stata predisposta, — disse Maddeline abbassando il capo in segno di rispetto, — se volete seguirmi — gli fece un gesto veloce della mano indicando un punto della nebbia che ancora persisteva alle loro spalle, — da questa parte.

   I capelli del Re non avevano smesso un attimo il loro ipnotico fluido movimento, come teste di serpenti si aggrovigliavano urtandosi a vicenda, la folta barba era un intreccio ispido che attorniava una bocca rosea munita di affilatissimi denti bianchi.

   — Fammi strada, Maddeline, sono impaziente di vedere la Prescelta. — Gli occhi d'ossidiana erano un pozzo profondo sul cui fondo si agitava un'anima impura resa malvagia dalla cupidigia.

   — Mio Sire, avrei delle riserve, mi spiace farvelo notare, ma non credo sia il caso che esponiate la vostra persona... — cercò di tergiversare la Vestale venendo, però, prontamente interrotta.

   — È mia precisa volontà che anche questa Prescelta faccia parte del mio harem, Maddeline, per quanto tu possa portarmi inutili carteggi, su complicatissimi calcoli temporali, la mia decisione non subirà mutamenti. — Ringhiò infastidito il Re e, scostando di malagrazia la Vestale, prese a risalire il sentiero di pietrisco tra due muri impenetrabili di nebbia. — Non tollererò un altro tuo intervento. È nato un altro sterile e, insieme agli altri quattordici che vivono a Poldici, potrebbe insidiare il tuo posto qui, a Wawasi.

   Maddeline abbassò il capo sconfitta mentre accartocciava tra le dita avvizzite le preziose carte, frutto di studi secolari. Aveva dedicato tutta la sua esistenza a compiacere il Re Opzwellen, dopo che l'aveva elevata a Guardiana del Portale di Wawasi. Qui la terra era fertile e ricca, le creature umane che vi abitavano se ne prendevano cura in modo armonioso, rendendola sempre più rigogliosa. Avevano molta inventiva gli umani, con pochi mezzi erano stati capaci di piegare le forze della Natura al loro servizio, senza abusarne troppo. Ognuno aveva di che sfamarsi e una semplice gerarchia li amministrava: il capo era scelto dal popolo che prendeva tutte le decisioni, di solito un uomo che, nel tempo, aveva dimostrato morigeratezza; i nobili, per essere tali dovevano esserne degni e aver dimostrato notevoli capacità gestionali; i lavoratori, semplici umani che servivano i nobili. Era stato facile insidiarsi tra di loro, crescere con loro, affezionarsi a loro. La sua razza aveva conquistato quest'angolo di paradiso migliaia di anni prima e vi avevano lasciato un Portale a custodia del mondo; gli umani avevano un unico obbligo, per dimostrare la loro lealtà: consegnare la Prescelta designata dai Segni Temporali che la Vestale interpretava osservando l'evolversi della Vita; un piccolo sacrificio per un'esistenza serena. Avevano provato a protestare, circa otto millenni prima quando regnava Belsar, il prozio dell'attuale Re, ma poi avevano saputo del quasi totale sterminio dei belligeranti Kawasa, altro popolo sottomesso che viveva su Kenduro, – un pianeta al confine tra due galassie dove la natura era in continua evoluzione, – e avevano preso la saggia decisione di assecondare l'insolita ed unica richiesta. Maddeline viveva con loro da appena tre secoli e questa era la prima Prescelta umana dopo più di mille anni, per questo il Re era impaziente: era la sua prima consorte umana. Maddeline comprendeva l'impazienza di Opzwellen, le donne umane erano molto belle, gracili e con il giusto equilibrio tra indipendenza e remissività. La carnagione era pallida e lucente alla fioca luce dei Diavoli neri6, che illuminavano lo sfarzoso palazzo reale, e rappresentava una tentazione troppo allettante per potersene privare. Nonostante ciò nutriva un forte timore, un tarlo che insidioso si era rafforzato fino a diventare certezza: la Prescelta umana sarebbe diventata la causa della morte di Opzwellen. Maddeline scosse la testa per dissolvere parte dei pensieri funesti e fece strada verso una bassa casa in mattoni rossi. Sulla porta trovarono ad attenderli una ragazzina dalla carnagione scura che si ergeva su lunghe gambe, troppo lunghe per la giovane età, indossava degli strati di velo color avorio tenuti fermi da una spilla formata da rami d'edera intrecciata, la pelle liscia e lucida rifletteva il bagliore spettrale della luna rendendola quasi eterea, i capelli, sebbene tenuti cortissimi, erano ricci e di un verde intenso, i tratti ancora infantili del viso erano appesantiti da rughe intorno agli occhi e sulle gote, segni incisi nella carne per sottolineare la sua appartenenza a Caspio, le iridi bianche erano perle lattiginose che sprigionavano lampi infastiditi, la bocca, dalle labbra piene, si schiuse su un'arcata dentale affilata e perlacea. Senza proferire verbo, si inchinò ossequiosa al loro passaggio per poi seguirli all'interno della casa. In fondo ad un corridoio buio, una tenue luce sfuggiva all'uscio appena appoggiato, evidenziando il contorno, ombre scure si muovevano silenziose mentre li raggiungeva il dolce gorgoglio di un neonato. Impaziente, il Re spalancò la porta.

   — Maddeline prendi la Prescelta e porgila al tuo Sire! — Intimò il Re con voce dura senza guardare nessuno in particolare. La Vestale si affrettò a eseguire l'ordine, togliendo dalle deboli braccia della madre la piccolina. La puerpera, stesa su un letto dalle lenzuola ancora macchiate, pile di cuscini che sprofondavano sotto il peso del corpo stanco, con voce flebile cercò di protestare, venendo prontamente fermata dalla levatrice. Kwal, la levatrice, proveniva da un mondo quasi completamente buio, dove l'unica fonte di luce era data da occasionali meteore che attraversavano il cielo. Dwaallichtje era un piccolo satellite che orbitava intorno ad un pianeta molto più grande che, durante le sue rivoluzioni, non permetteva ai raggi luminosi di una novae di raggiungerlo. I suoi abitanti erano creature albine che fluttuavano sul terreno completamente piatto muovendo in sincronia i lunghi tentacoli. Leggere scariche azzurrine attraversavano i loro corpi delineando la loro fragilità, erano tutte creature femminili che nella loro vita deponevano un solo uovo, per poi abbandonarlo al proprio destino. Kwal era speciale perché l'unica Vrouw della sua razza ad aver allevato il frutto del suo uovo: Mermaid la ragazzina che li aveva accolti sull'uscio di casa. Era al servizio di Opzwellen da quando era stato proclamato Re; era stata prelevata dal suo mondo ancora come uovo e mandata su Caspio perché imparasse la delicata arte del parto; accompagnava anche la puerpera nel lungo cammino di accettazione della perdita della figlia, in quanto Prescelta.

   — Mi proponas al vi la elektito ho Sinjoro de la Abismo, kiu eble via geedziĝo estos sukcesa kiel via regno.7

   Maddeline passò la neonata al Re e, nel farlo, per un istante, il corpicino venne investito dalla luce della luna che entrava dalla finestra spalancata, le tende che l'ornavano si gonfiavano dolcemente cullate dalla leggera brezza. Gli occhi della Vestale si colmarono di autentico terrone, sulla fronte della nascitura apparve, in delicate sfumature oro, il fiore del mughetto8. Le dita scheletriche si serrarono cercando di trattenere il corpicino ma Opzwellen, con decisione, la prese tra le braccia e solenne pronunciò:

   — Mi ordonos al vi en la nomo Dauphiness ĉar vi povas esti libera inter Queens kaj unu el viaj RE Bride.9

   Avvolse il corpicino in un lenzuolo di seta e incise sul petto, con le unghie lunghe, il marchio del Re: un tridente avvolto tra le spire di una murena. Piccole stille color rosso scivolarono sulla pelle delicata mentre la bimba si dibatteva scossa da forti singhiozzi; le sue urla erano come spilli che trafiggevano il cuore. Kwal dovette trattenere a forza la figlia Mermaid, avvinghiandola con i lunghi tentacoli, lievi scosse azzurrine iniettavano esigue quantità di veleno soporifero. La madre, non più trattenuta, cercò di alzarsi ma strisciò miseramente in terra, allungando le braccia nel tentativo di raggiungere la piccina. Non ancora ristabilita, lo sforzo fatto riaprì le ferite del parto e una larga chiazza rossastra cominciò a espandersi sull'assito di legno. Fuori dalla stanza, lungo il corridoio buio, voci alterare di uomini si rincorrevano mentre dei tonfi scomposti provenivano dagli usci scossi con violenza. Opzwellen era indifferente all'agitazione che lo circondava, i suoi occhi erano fissi con bramosia sulla creatura che teneva tra le braccia.

   — Mi malfermos mian regnon kaj mi surgenuiĝi al vi mian Bride Reĝino.10

   Maddeline prese in consegna il fagotto e si incamminò fuori dalla stanza seguita dal Re. La torre in lontananza si stagliava nel chiarore della luna mentre la sua ombra scura tagliava in due il riflesso argentato. In breve tempo raggiunsero le sponde, la nebbia ribolliva esausta sulla superficie liscia.

   — Mio Sire dovete affrettarvi, il Portale non rimarrà aperto ancora a lungo. — Proferì agitata la Vestale. — Inoltre la nebbia si sta diradando e presto sarà visibile a tutti. — Gli occhi di Maddeline scrutavano l'inconsistenza della nebbia cercando di interpretare le sue continue evoluzioni. Ovattati, giungevano a loro i rumori della casa: porte che sbattevano, nomi che si cercavano, passi frettolosi che si lanciavano in ogni direzione, guidati dall'eco del pianto della piccolina.

   — Verrai con me, Maddeline, non è rimasto nessuno su Amber che conosca gli umani, solo tu puoi prenderti cura di Dauphiness e crescerla. — Dichiarò Opzwellen, intimandole di seguirlo. Alla prima protesta, il Re la pungolò con il tridente squarciandole la coscia che prese a sanguinare un liquido violaceo. Senza altra alternativa, la Vestale attraversò il lago e, una volta giunta al portale, si arrischiò a dare un'occhiata alla riva. Sulla sponda la piccola Mermaid stava trascinando in acqua una minuscola barchetta, il guscio con cui i piccoli umani sovente giocavano a fare i pirati nelle conche che il ruscello creava a primavera. Impugnava il tipico arco dei Kawasa ed era certa che la punta fosse intrisa di uno dei mortali veleni prodotti dal popolo dei Lavasteen, che lo estraevano dai sassi lavici di Vulkaan, il loro pianeta. Con orrore vide al rallentatore l'arco tendersi e la freccia sibilare nell'aria, cercò, con una spinta, di spostare Opzwellen ma il dardo era troppo veloce e lo colpì di striscio alla spalla destra. La ferita prese subito a sanguinare un liquido biancastro che andava addensandosi man mano che colava lungo il corpo. Senza indugiare trascinò il Re oltre il velo mentre sulla fronte del pargolo apparve ancora il mughetto, stavolta di un bel color rosso vivo. Sentì il sibilo di una seconda freccia nell'esatto istante in cui sfrecciò sulle loro teste attraversando il velo. Mentre il portale si sigillava giunse l'urlo di rabbia di Mermaid e il fruscio di un terzo dardo; percepì, più che vedere, il tonfo ovattato della punta conficcarsi nell'esigua fessura del portale, quasi completamente chiuso, e il successivo schiocco del legno spezzato. Tirò un forte sospiro di sollievo quando, delicate membra, presero in custodia la Prescelta, che non aveva cessato di piangere, alzò il volto e guardò il suo mondo esclamando:

   — Finalmente a casa. — Nessuno si avvide della nota triste e preoccupata che adombrava i suoi occhi.


 

Note autrice: questa storia partecipa al conest "Portali" indetto da Najara87 sul forum. Le immagini scelte sono le seguenti:

immagine personaggio www.pikky.net/Jth

immagine ambiente www.pikky.net/Lth

immagine scena www.pikky.net/Nth

Qui di seguito lascio un promemoria dei luoghi dove è stato installato il Portale e delle note che spiegano il testo. Ho usato l'Esperanto per far esprimere i miei personaggi perché è un linguaggio universale e l'olandese invece per alcuni nomi.

Amber – il mondo sommerso del Re Opzwellen ( maroso in olandese );

Poldici – la regione oltre la spessa cordigliera corallina su Amber dove vivono e vengono istruite le Vestali;

Caspio – la regione emersa di Amber dove vengono reclusi i Niconobi ( chiamati così i figli nati dal Re con le Prescelte dei mondi sottomessi );

Wawasi – il mondo degli umani;

Kenduro – il mondo dei Kawasa ( creature a otto arti molto combattive e dall'indole ribelle, per questo sono stati quasi sterminati );

Dwaallichtje ( fuoco fatuo in olandese ) – il mondo buio delle Vrouw ( donna in olandese );

Vulkaan ( vulcano in olandese ) – mondo ostile abitato dai Lavasteen ( pietra lavica in olandese );

Treurwilg ( salice piangente in olandese ) – il mondo dei Pittige Wortel ( radice piccante in olandese ) creature simili a piante.


 

Vi invito a visitare la mia pagina per notizie, approfondimenti e curiosit� https://www.facebook.com/pages/Pensieri-miei/368122016708287

1 Sollevati manto lunare e copri ogni cosa. purifica le menti e prepara il percorso. Attendi e acquieta ogni tormento. – Tradotto dall'Esperanto.

2 Apri l'orizzonte per l'arrivo della tua Padrona, essa si inchinerà al Suo Signore degli Abissi. – Tradotto dall'Esperanto.

3 Sorgi dal ventre della luna, o Signore degli Abissi; ogni cosa è compiuta e ti attende. – Tradotto dall'Esperanto.

4 Vi porgo il mio benvenuto. – Tradotto dall'Esperanto.

5 in realtà non ho mai sentito pronunciare la lingua Esperanto, spero mi passiate la licenza poetica.

7 Vi porgo la Prescelta o Signore degli Abissi, che possa la vostra unione essere prospera come il vostro regno. – Tradotto dall'Esperanto.

8 MUGHETTO: Questo fiore simboleggia la felicità che ritorna, perché essendo un fiore che sboccia a maggio simboleggia la primavera che annuncia la fine dell'inverno e dunque di ogni pena con il ritorno della serenità; si dice che l'usignolo a primavera aspetti le fioriture del primo mughetto per volare nel bosco a celebrare i suoi amori, i monaci, invece, usavano adornare l'altare con il mughetto che chiamavano scala per il paradiso per la particolare forma delle sue campanelle disposte come gradini lungo le scale. Alcune leggende cristiane narrano che i mughetti si siano formati dalle lacrime della vergine versate sotto la croce. È una nota consuetudine in Francia portare un rametto di Mughetto all'occhiello il giorno del 1 Maggio per salutare l'arrivo della primavera. - Testo preso da un sito che parla del significato dei fiori.

9 Ti impongo il nome di Dauphiness perché tu possa essere libera tra le Regine e unica Sposa del tuo RE. – Tradotto dall'Esperanto.

10 Ti apro il mio regno e mi inginocchio a te mia Sposa Regina. – Tradotto dall'Esperanto.

 
   
 
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