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Autore: Tikal    07/03/2016    0 recensioni
Stupido Icaro, anche questa volta sei volato troppo in alto, anche questa volta non sei riuscito a trattenerti e sei caduto.
[Clexa, 3x07, SPOILER!]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Come Icaro
 



«Octavia mi sta aspettando, sto partendo.»
Glielo hai detto così, Clarke, guardando Lexa negli occhi, sperando che lei leggesse in quel tuo sguardo tormentato il tuo rimpianto di non poter restare a Polis qualche giorno in più, di non poter stare con lei.
Ci hai messo più tempo per convincerti a dirle quelle parole che a pronunciarle, troppi pensieri che tormentavano la tua mente mentre camminavi verso la camera del Comandante e un nodo alla gola che ti ha impedito di parlare finché non ti sei trovata di fronte a lei.
Già, perché poi Lexa ha sorriso, ed era così bella senza l’armatura e il trucco da guerriera, che avresti voluto baciarla in quello stesso istante, ma ti sei trattenuta, e lo hai fatto perché avevi qualcosa da dirle, perché in momenti come quelli non sei mai solo Clarke: sei Wanheda e sei l’ambasciatrice degli Skikru, il tredicesimo clan che sin da subito ha causato guai. Hai guardato Lexa, e lei ha letto i tuoi occhi e ti ha sorriso, perché ti capisce, e capisce quanto ti dispiaccia andartene – potresti restare, essere sua ospite, ma poi rischiereste di distruggere quel precario equilibrio che avete costruito insieme, e un po’, in cuor tuo, rimpiangi di non essere semplicemente Clarke e niente di più (dura un istante, e già ti dai dell’idiota per averlo pensato: non potresti mai abbandonare il tuo popolo, per quanto le sue scelte lo possano portare sulla via della guerra).
Lexa ti stringe la mano, senza mai staccare i suoi occhi dai tuoi, sussurrandoti la frase che tutti, almeno una volta, ti hanno sussurrato «Forse ci rincontreremo» e i brividi risalgono la tua schiena: quante volte l’hai già sentita, quella frase? Quante volte hai dovuto dire addio? (Quante ancora lo dovrai fare?)
Però sorridi, perché potrebbe essere l’ultimo momento con Lexa e non vuoi che quel ricordo venga macchiato dai tuoi dubbi e dalle tue paure – il comandante della Morte che ha paura di perdere qualcuno, non è ironico?
In quel momento però, mentre vi guardate negli occhi, sorridendo, siete soltanto Lexa e Clarke, nessun Comandante e nessuna Wanheda – per un momento, i vostri popoli, la guerra, la morte e i fantasmi sono chiusi fuori dalla porta, lontani dal vostro sguardo, e ti sorprendi da quanto tempo non accadesse ciò: da quando sei arrivata sulla terra il tuo unico obbiettivo è stato quello di sopravvivere, anche a costo di uccidere. Sei stata una guerriera e un’eroina di guerra, e poi un’ambasciatrice per il tuo popolo, ma da quanto tempo non sei Clarke, solo Clarke?
Lasci andare la mano di Lexa, ma i vostri sguardi rimangono incatenati l’uno all’altro; sono istanti infiniti ma fragili e bellissimi come una bolla di sapone, e sai passeresti ore a guardarla, a contemplare quella bellissima comandante guerriera che hai trovato sul tuo cammino, ma ad un tratto le vostre labbra si uniscono, ed è un bacio ancora più bello di quanto immaginassi – ed è vostro, di Lexa e di Clarke, e di nessun altro.
È un bacio bellissimo, ma strano, che sa di malinconia e di pensieri, quelli (troppi) che hanno tormentato le vostre menti; le labbra di Lexa sono fiamme accese, come il suo cuore che batte forte per il suo popolo, e si posano leggere e bollenti sulle sue, come fuoco che brucia destinato a non estinguersi mai, a trovare il suo eterno carburante sulla tua bocca. E’ un istante che dura in eterno, mentre la spingi dolcemente verso il letto e le scopri le spalle, accarezzandole con dita bollenti, quando lei ti guarda e, Cristo, non ce la fai a non baciarla di nuovo, perché Lexa, questa Lexa, è troppo bella, ed è tua.
Avete un rapporto strano, fatto soprattutto di sguardi e di parole; vi siete incontrate la prima volta quella che sembra una vita fa, e lo avete fatto come nemiche, pronte a darvi battaglia per il vostro popolo: le vostre mani sono sporche del sangue di Grounders e Skikru in egual misura, eppure sono le stesse mani che esplorano i vostri corpi, accarezzando dolcemente ogni cicatrice ed ogni tatuaggio.
Lexa ti ribalta, salendo a cavalcioni sul tuo petto, un’espressione vincitrice dipinta sul volto, ma tu la sguardi, sorridi, e con un colpo di reni ti ritrovi sopra di lei, e le stai baciando avida l’incavo dei seni; lei chiude gli occhi, senza smettere di sorridere, un’espressione che mai pensavi di poterle vedere dipinta in volto.
La grande Heda è sotto di te, e sorride estasiata mentre i tuoi baci scendono leggeri verso il suo ombelico, e non riesci davvero ad accostare quella ragazza – quella donna – dai capelli scuri sparsi sul cuscino e la testa reclinata con l’algida comandante che incute il terrore nei suoi sottoposti solo con lo sguardo.
Perdi un secondo a guardarla, a fissare nella tua mente la bellezza di quell’immagine, ed è il secondo più bello che tu abbia mai vissuto, poi la baci, e la danza ricomincia.
 
Fare l’amore con Lexa è strano; i suoi baci sanno di malinconia, della pacata tristezza che si prova nel ricordare momenti passati che non torneranno più – ci pensi, e ti viene in mente quel «Ti amo» che Finn, quella che sembra una vita fa, ti ha sussurrato nel tuo bunker, dopo aver fatto l’amore per terra, prima della guerra e dei Grounders e di Mount Weather, prima che tutto si incasinasse come lo è adesso. Chissà se Lexa lo ha mai detto a qualcuno, chissà se se n’è mai pentita.
Fare l’amore con Lexa è strano, ma è anche bellissimo; c’è la malinconia del sapere che questo sarà il vostro ultimo incontro, e la incanto delle cose effimere, come fiori che nascono e muoiono nello stesso giorno.
Questa Lexa, la tua, è proprio come uno di quei fiori: appena lascerai questa stanza appassirà, e sul suo visto riappariranno le ali nere della guerriera, e il suo sguardo tornerà truce e scuro, quello della severa Comandante che governa inflessibile i tredici clan – «Non pensare adesso al futuro, Clarke, o il presente appassirà troppo in fretta», Lexa ha indovinato i tuoi pensieri, e tu sorridi, posando le tue dita sulla sua schiena nuda, tracciando i contorni scuri dei suoi tatuaggi.
Non vuoi partire, adesso meno di quanto non lo volessi prima. Quanto accaduto tra voi è troppo profondo e troppo complicato per poter semplicemente partire senza nemmeno cercare di spiegarlo: non sei sicura di quello che provi, e non sei sicura di quello che potrebbe accadere se provassi a descriverlo a parole – no, non è così: sai benissimo quello che provi, hai paura ad ammetterlo a te stessa; quante volte hai amato qualcuno, e quante volte ne sei rimasta scottata?
Troppe volte sei stata come quell’Icaro di cui ti raccontava un tempo tuo padre, che volò troppo vicino al Sole e cadde in mare: più e più volte ti sei avvicinata a quella stella incandescente, e più e più volte hai rischiato che le tue ali si sciogliessero – ti sei sempre abbassata in tempo, ma cosa accadrebbe se questa volta non lo facessi?
Quando Finn ha detto di amarti ti sei innalzata verso il cielo, e lui ti ha seguito, e quando tu ti sei fermata lui non è riuscito a fermarsi, continuando a salire e salire finché non l’hai visto precipitare tra le onde – è questo che fai alle persone, Clarke, le spingi a seguirti fino alla morte, e hai paura che accada anche a Lexa.
Scuoti la testa, hai bisogno di non pensarci, quella stupida storia ti ha tormentato fin troppo, quindi ti concentri sulla schiena nuda di fronte a te, dove i tatuaggi scuri dipingono la pelle nuda del Comandante.
Lexa sorride al tuo tocco, «Me li hanno fatti il giorno della mia ascensione, ognuno di loro rappresenta un Natbilia che è morto allora»
«Sette, sette Natbilia. Avevi detto fossero otto»
La risposta di Lexa è chiara e secca, «Non voglio parlarne», e i suoi occhi tornano a guardare il tuo viso mentre ti posa un bacio leggero sulle labbra, ed è tutto talmente perfetto che non sai davvero cosa rispondere o cosa pensare, se non che magari, questa volta, Icaro potrebbe non morire.
                                                         
*
 
Hai paura.
È l’unico pensiero coerente che riesci a formulare, mentre le tue mani si sporcano di sangue nero – il sangue dei Comandanti, il sangue di Lexa.
Il proiettile le ha colpito l’addome, e il sangue non smette di scorrere copioso dalla ferita, mentre gli sguardi di Murphy e di Lexa sono concentrati su di te, sulle tue mani e sul tuo volto contratto dal terrore e dalla disperazione, perché no, non puoi permetterti di perdere anche lei, non adesso, non qui.
Le tue mani sono sporche di sangue che sembra inchiostro, e Lexa ti guarda con uno sguardo strano, lontano: i suoi occhi sono appannati, le sue mani sono fredde, ma non ti arrendi, non vuoi – non puoi.
Accanto a te, scorgi Titus estrarre degli attrezzi chirurgici ed una piccola scatolina, ma non te ne curi: il tuo sguardo è su Lexa, sul suo volto e su i suoi occhi che si spengono troppo in fretta, ma non vuoi accettarlo.
Quante persone hai perso da quando sei sulla terra, Clarke? E ancora prima, sull’arca? Tuo padre, Wells, Finn, e adesso Lexa. Come puoi pensare di essere un buon leader se non riesci a salvare nemmeno le persone a cui tieni di più?
La mano di Titus si posa un attimo sulla ferita, lo senti pronunciare alcune parole, Murphy è in disparte, intento ad osservare con lo sguardo cupo quella triste scena, mentre le lacrime minacciano di oscurarti lo sguardo, ma tu le ricacci indietro: non adesso, non ora. Se davvero non riuscirai a salvarla, non vuoi che il tuo ultimo ricordo di lei sia offuscato da delle stupide lacrime.
Avresti preferito andartene quando Octavia te lo ha chiesto, e invece così non sei nemmeno riuscita a trovare il coraggio per parlare a cuore aperto – perché la morte deve sempre esserti vicina? Perché non ti può abbandonare? Non hai nemmeno diciott’anni, eppure la tua compagna più fedele fin’ora sembra essere stata solo lei.
Lexa ti guarda, e due lacrime gemelle spuntano sulle vostre guance. Non puoi lasciarla andare, eppure il suo cuore ha già smesso di battere ormai, e il sangue nero macchia le tue mani mentre la baci per l’ultima volta, e le sue labbra stanno già iniziando a diventare fredde – le tue mani sono sporche del sangue di centinaia di Grounders, e da oggi anche di quello di Lexa (è lì, sulle tue dita e i tuoi palmi, a ricordarti quel tuo stupido errore, quella tua stupida debolezza che ti uccide ogni volta, ancora una volta).
Stupido Icaro, anche questa volta sei volato troppo in alto, anche questa volta non sei riuscito a trattenerti e sei caduto.
Il Comandante è morto, Lexa è morta. Lunga vita al comandante.
 
Ed Icaro, in un momento di follia, volò troppo vicino al Sole e le sue ali si distrussero e lui cadde in mare, e le onde scure si richiusero sopra il suo grido disperato.
 


Angolo Autrice
 

Sì, lo so, sono una brutta persona, ma in qualche modo devo pure esprimere il mio lutto per la mia Heda preferita, no?
Sono triste e incazzata per la morte di Lexa, e il risultato è questa shot parecchio schifosa (no, sul serio, a me non piace molto, ma capitemi, l'ho scritta di getto mentre studiavo fisica) con la quale esordisco nel fandom di The 100. Non sono molto sicura che Clarke sia IC anche perché lei non la posso soffrire più di tanto, e i dialoghi non sono esattamente ripresi dall’episodio perché non avevo la forza di vederlo di nuovo per verificare di essere attendibile – davvero, la morte di Lexa mi ha lasciato troppo sconvolta e incazzata per poter anche solo pensare di poter rivedere quell’episodio.
Credo di aver detto tutto, anche se ho la sensazione di aver dimenticato qualcosa (sono una persona malinconica e le scene tra loro due prima che Titus me le affondasse per me erano qualcosa di bellissimo e malinconico all’ennesima potenza, Icaro è uno dei miei miti preferiti e non so da dove mi sia uscito, ma mi piace troppo il paragone tra lui e Clarke e la frase finale è mia, semplicemente Ovidio nell’ultima versione di latino descriveva tutto troppo sinteticamente – sì, sono logorroica e sprovvista del dono della sintesi u.u).
Okay, adesso ho davvero detto tutto (forse), se avete qualche parere o critica o da segnalare qualche svista grammaticale fatemelo sapere (soprattutto per la grammatica, che scrivendo di fretta potrei aver combinato qualche strafalcione!), spero che questa ehm, cosa?, vi sia piaciuta e che non sia troppo OOC - e sono anche riuscita a sistemare la formattazione, mi sento contenta.
Alla prossima (perché prima o poi ci sarà una prossima volta)!
See-ya,
Tikal
   
 
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