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Autore: Bab1974    07/03/2016    1 recensioni
Serie di storie slash ispirate alle fiabe, partecipanti al contest di sango_79 '[Contest fiume] A mille ce n'è... di slash da narrar! (Originali e multifandom - Slash e yaoi)'
1- Il principe ranocchio Storia ispirata dalla favola Il principe ranocchio, ne stravolge il finale facendola diventare una favola slash. Il ranocchio Padon, dopo un anno di permanenza a palazzo, riesce a farsi baciare dalla principessa, ma non torna uomo. All'inizio sembra che non ci sia soluzione, ma ne trova una il fratello minore di lei.
2- Nome in codice: Cappuccetto Rosso (prossimamente)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al contest di Sango_79, indetto sia sul forum di efp che su quello di Disegni e Parole, ispirato alla seguente immagine

http://s1182.photobucket.com/user/DisegniParole/media/kazuhikomishima2.jpg.html

 

Il principe ranocchio




Il principe Hermin osservò il lago e decise di sedersi sul bordo. Era fuggito dal matrimonio di sua sorella maggiore che, finalmente, aveva trovato la sua anima gemella e il futuro re del paese. Un sospiro profondo attrasse la sua attenzione e a pochi passi da sé vide un ranocchio osservare l'orizzonte depresso. Hermin lo conosceva bene: per quasi un anno era stato ospite a palazzo, mangiando dal piatto di sua sorella, bevendo dal suo bicchiere e dormendo nel suo letto. E tutto questo solo perché le aveva recuperato una palla dorata dal mezzo di quello stesso lago. All'inizio tutti erano disgustati dalla sua presenza poi, alla fine, ci si erano abituati, compresa la principessa, che che si era affezionata a lui tanto da invitarlo al matrimonio.
"Padon, non ti è andata troppo bene con Olefia. Si vedeva quanto fossi innamorato di lei, ma puoi supporre che non poteva cedere le sue grazie a un ranocchio."
Quello sospirò ancora, più profondamente e in una maniera che strappava il cuore dal petto.
"Hermin, tu non puoi capire qual è la mia situazione." Il respiro di Padon era pesante per la disperazione "Ero certo che lei fosse quella giusta per tornare com'ero. Invece ieri sera sono riuscito a convincerla a baciarmi e... non è accaduto nulla, sono rimasto in queste scomode vesti."
"Non capisco." ammise Hermin, sorvolando sul fatto che la sorella aveva baciato un rospo. "Cosa sarebbe dovuto succedere?"
"Dovevo tornare umano. Ho fatto tutto ciò che quella stregaccia mi ha detto, lanciandomi la maledizione, non capisco dove ho sbagliato."
Hermin ci pensò su e decise che non aveva abbastanza informazioni per rispondere ai dubbi di quel povero essere.
"Perché non mi racconti cosa dice di preciso la maledizione? Magari potrei aiutarti a trovare una risposta."
Padon pensò che non aveva nulla da perdere a quel punto e recitò la formula che lo teneva incatenato in quel corpo di rettile.
"Ti maledico, diventa ranocchio
solo un bacio normale ti farà tornare,
per eliminare l'indegno malocchio,
labbra di sangue blu ti devon sfiorare."
Hermin strinse un attimo gli occhi, indeciso se mettere a parte Padon del motivo per cui il contro incantesimo non aveva funzionato. Aveva sprecato un anno che poteva essere sfruttato in modo migliore.
"Io so perché non è successo nulla." annunciò in maniera teatrale.
Lo sguardo di quel brutto ranocchio fu talmente stupito che Hermin non riuscì a trattenersi dal ridere.
"Come hai fatto a capirlo, appena ti ho recitato quell'incantesimo?"
"Semplicemente so una cosa di cui tu eri all'oscuro. Olefia, non è di sangue blu." Padon strabuzzò gli occhi e se li stropicciò, mentre Hermin continuava nel racconto "La mia adorata sorellona, è figlia di una cameriera che fu messa incinta da qualche bastardo che la abbandonò. I miei genitori, non riuscendo ad avere figli, decisero di allevarla come una principessa e continuarono a volerle bene anche quando nacqui io. Due anni fa, quando li avvisai che mi piacevano gli uomini e che non avevo intenzione di salire al trono, decisero che le avrebbero trovato un buon partito, un principe senza regno che potesse diventare re."
Padon sospirò di nuovo.
"Come me. Io sono un principe senza regno, sarei stato idoneo a quel compito."
"Lei, purtroppo per te, non lo era."
Tacquero entrambi per un lungo momento, poi Hermin lo fissò in maniera strana.
"La filastrocca che hai cantato parla solo di sangue blu, non del sesso di chi ti deve baciare o del fatto che ti devi per forza sposare con chi ti fa tornare uomo? O no?"
Padon, non sapendo dove Hermin doveva andare a parare, ci pensò un attimo, poi scosse timidamente la testa.
"In effetti avresti ragione tu. Avrei potuto farmi baciare da tua madre volendo."
"Oppure da mio padre. Ti ricordo ancora che non si parla di nessun sesso." gli rammentò di nuovo Hermin "Potrei baciarti io e sciogliere l'incantesimo cosicché..."
Interruppe la sua arringa, vedendo lo sguardo disgustato di Padon "Ehi, non c'è bisogno di fare quella faccia. Sono o non sono io quello che dovrebbe baciare un rospo? Non mi sembra il caso di fare lo schizzinoso!" s'irritò Hermin, che poi scattò in piedi. "Come ti pare, spero che tu rimanga un rospo per sempre!" E fece per andarsene.
"No, aspetta." lo chiamò Padon "Forse ho reagito male, non mi aspettavo una proposta del genere. Scusami." La frase fu seguita da un sonoro verso rospesco che Padon non riusciva a trattenere quando era nervoso. Il principe rise e tornò sui suoi passi.
"Beh, almeno la smetterai con questi sospiri strappa cuore." commentò "Cosa farai poi, quando tornerai umano?"
"Mi cercherò una principessa libera, oppure un lavoro, se dovessi essere tanto sfortunato da non trovarne. Potrei anche tornare al mio paese, per vedere come vanno le cose. Dopo duecento anni nel corpo di un rospo, potrei ritornare sul trono."
"O forse ti potrebbero bruciare come uno stregone." gufò Hermin "Comunque non credo che dovremmo pensare a quello che potrai fare dopo. L'importante è che funzioni e che la maledizione finisca."


Il lago in quel momento non era molto frequentata, la maggior parte degli invitati era impegnata nei giochi appositamente allestiti per intrattenere gli ospiti. Comunque Hermin e Padon decisero di inoltrarsi nella boscaglia perché fossero nascosti alla vista. Anche se non era in corsa per il trono, il ragazzo era pur sempre un principe e non stava bene che si facesse vedere in giro a baciare rospi o qualsiasi altro tipo di animale sulla bocca. Si misero uno di fronte all'altro, poi Hermin prese il rettile fra le mani e depositò un casto bacio sulle fredde labbra dell'altro. Lo osservò un attimo e lo ridepositò a terra. Contò mentalmente fino a dieci, poi, vedendo che non accadeva nulla, s'imbronciò.
"Uff, non mi dire che il mio sacrificio non è servito a nulla?" sbuffò "Ti avverto che un bacio più profondo, per quanto possa essergli amico, a un ranocchio non lo do."
Padon scosse la testa, il morale sotto le zampe.
"Non so dove possa avere sbagliato." commentò tristemente "Che sia possibile che dopo tanti anni mi sia dimenticato la precisa composizione della maledizione?"
"Oppure è passato troppo tempo. Com'è possibile che in duecento anni tu non sia mai riuscito a farti baciare?"
Un gracidare innervosito fu la risposta: avrebbe voluto vedere lui al suo posto! Come se fosse facile trovare qualcuno, oltretutto di sangue blu, disposto a baciare un ranocchio, per quanto educato e parlante!
Si stava girando di schiena, pronto ad andarsene per sempre, quando sentì un dolore sordo all'altezza del petto e le membra che si irrigidivano. L'ultima cosa che sentì prima di perdere i sensi fu la voce di Hermin che lo chiamava per nome.


"Padon, Padon, stai bene?" insistette la voce del principe. La testa gli girava vorticosamente, benché sentisse di essere sdraiato ed ebbe la tentazione di mandare all'inferno Hermin, che continuava a chiamarlo.
"Lasciami perdere nel mio dolore." non intendendo di certo quello fisico "Me ne farò una ragione e passerò l'eternità in questo corpo sgraziato." La sua voce, che rimase ferma nonostante la tensione che sentiva dentro, era carica di rammarico. "Ti ringrazio per tutto ciò che hai fatto per me, sei stato un buon amico."
"Sarebbe un peccato lasciare andare un bel ragazzo come te." fu il commento di Hermin "Non mi avevi detto che oltre ad essere un principe, eri pure un giovanotto niente male."
La risposta di Hermin lasciò un senso di stupore nell'altro, che per un momento in testa ebbe solo il vuoto, riempito in seguito dall'idea, confusa, che forse questa volta il bacio aveva funzionato e che era tornato finalmente uomo.
"Perché mi sento come se una carrozza trainata da venti cavalli mi sia passata sopra?" chiese, poi, nonostante non ci fosse un solo nervo che non gli dolesse riuscì ad abbassare la testa e vide il suo corpo nascosto sotto una coperta improvvisata "E perché mi hai coperto con il tuo mantello?"
Hermin lo osservò sorridendo, la testa mora piegata leggermente da un lato.
"Non mi stupisce che tu stia male, dopo la trasformazione che hai avuto. Ho visto il tuo corpo prendere forma e diventare alto e snello. La magia di quella strega doveva essere forte, se è riuscita a farti questo." Lo spettacolo era stato rivoltante, ma allo stesso tempo affascinante e non era riuscito a staccare gli occhi neppure un istante. "Per quanto riguarda il fatto che tu sia coperto dal mantello, non lo immagini? Eri un ranocchio nudo e lo stesso sei diventato da umano."
"Ops, in tutti i miei sogni a occhi aperti non ho mai pensato che sarei stato senza vestiti. Non era la mia priorità, ma grazie per la cortesia." Padon cercò di mettersi seduto, ma la testa gli girò più forte.
"Non avere fretta, hai atteso duecento anni, puoi aspettare qualche altra ora di rimetterti in forze" disse Hermin, alzandosi "Vado un attimo nelle mie stanze a recuperare qualche vestito. Dovrei averne di qualche anno fa che credo siano delle tua misura. Tu intanto stai qui tranquillo. Questa è una parte del boschetto che è recintata e nessun invitato può entrarvi. Se poi dovesse capitare qualche membro della famiglia reale, digli la verità. Dovrebbero crederti, la tua voce è quasi uguale, anche se un po' più chiara."
Hermin si allontanò, lasciando il ragazzo a terra. Quando tornò era appoggiato ad un albero, il mantello sceso al punto che faticava a nascondere le sue nudità. Il giovane principe inghiottì un paio di volte prima di parlare, cercando di non pensare a quanto fosse bello e che era completamente nudo.
"Stai meglio?" s'informò alla fine.
Padon annuì, lentamente.
"Ce la fai a vestirti da solo?"
"Sì, credo di ricordarmi come si fa, anche se è tanto tempo che non ho bisogno di vestiti." ridacchiò il ragazzo.
Hermin, ringraziando qualche divinità della fortuna, depose il fagotto accanto a lui e se ne andò, prima che l'altro si accorgesse dell'ingombrante erezione che gli aveva provocato.
"Fai con calma. Torno fra una mezz'ora con qualcosa da mangiare. Hai qualche preferenza?"
Padon scosse la testa, sempre piano. Forse era meno in forma di quello che dava a vedere, ma era talmente tanta la gioia di avere di nuovo un corpo umano che qualsiasi acciacco passava in secondo piano.



Hermin si ritrovò di nuovo in mezzo ai festeggiamenti. Olefia, con un gran sorriso, lo raggiunse e lo invitò a ballare.
"Sei sparito!" lo rimproverò bonariamente, mentre volteggiavano in pista "Perché mi hai abbandonata in questa bolgia infernale?"
"Questo è nulla, mia cara. Pensa a quanto sarai regina e dovrai ascoltare, assieme a tuo marito, i problemi di tutti e cercare di risolverli. Non so, se non avessi avuto dei gusti sessuali diversi, se sarei stato in grado di prendere il posto di mio padre."
La donna strizzò gli occhi, guardandolo con sospetto per la prima volta.
"Giurami che non hai finto che ti piacessero gli uomini per evitare di salire al trono." Il tono di accusa non offese Hermin che, anzi, si fece una grassa risata.
"Non l'ho fatto per questo e non sarebbe stata neppure una gran scusa, se non ci fosse stata una graziosa principessa pronta a prendere marito e nostro padre non fosse stato di larghe vedute. Non sarei stato il primo e probabilmente neppure l'ultimo a prendere moglie pur non trovando attraenti le donne." Hermin sospirò "Anzi, mi sono innamorato proprio un istante fa, temo."
"L'amore non è da temere, a patto che non sia a senso unico." sentenziò a fanciulla, dimostrando già una certa saggezza.
"Il caso è proprio questo. Credo che tu gli piaccia più di me." ammise il poveretto, già in ansia al pensiero di tornare da lui.
"Oh, è qualcuno che conosco? Dai, indicamelo!" ordinò, guardandosi in giro con circospezione "Voglio proprio sapere chi ti ha fatto alzare la bandiera in tale maniera." aggiunse accennando alle sue parti basse con il capo.
"Per Dio!" esclamò Hermin "Si vede molto?"
"No, la conchiglia e il bordo della giacca lo nascondono." rise Olefia "Per fortuna, nessun altra ragazza in età da marito desidererebbe danzare con te, se non costretta, altrimenti la vicinanza potrebbe esserti fatale e creare delle aspettative. Allora, mi dici di chi si tratta? Lo conosco bene?"
"Abbastanza, anche se durante questa festa è fiorito in una maniera che non crederesti. Voglio convincerlo a raggiungerci alla festa. A quanto pare è una specie di principe con una maledizione che si è risolta."
Vide la donna oscurarsi in viso e quasi bloccarsi in mezzo alla pista da ballo allestito nell'enorme giardino reale.
"Stai parlando di Padon, vero?" La faccia stupita del fratello le fece capire che era proprio così, senza bisogno che confermasse "Mi ha chiesto di baciarlo e sapevo che c'era qualcosa sotto. Ci sono rimasta davvero male quando non è successo nulla. Per non parlare di lui! Sembrava che un gruppo di baccanti gli avessero ballato sopra per una settimana di seguito. Allora, è riuscito a trovare la persona giusta!" Sembrava che la ragazza non sapesse se essere felice per lui o triste per non essere stata in grado di farlo lei stessa. "E dimmi, è così bello da farti reagire in questa maniera?"
"Lo è, ma il problema principale, al quale non avevo pensato al momento, è la sua nudità." confessò "Hai mai visto un ranocchio indossare delle braghe?"
Olefia capì il problema e cercò di trattenersi dal deridere il fratello.
"Come hai risolto il problema?"
"L'ho coperto con il mio mantello e sono corso a prendere qualche mio vestito dello scorso anno. L'ho lasciato dentro al giardino privato e sono tornato qui, con la scusa di prendergli qualcosa da mangiare e cercare di sbollire, ma non mi sta riuscendo molto bene."
"Voglio proprio vederlo. Non che sarebbe cambiato molto se si fosse trasformato ieri sera, con il matrimonio alle porte. Con tutto il bene che mi vuole, sono convinta che papà mi avrebbe uccisa, se avessi fatto saltare tutto." sentenziò Olefia.
Come se fosse stato chiamato dalla donna, il re apparve improvvisamente alle loro spalle.
"Hermin, ti dispiace se faccio un ballo con questa adorabile sposa?" chiese imponendo la sua presenza.
Il ragazzo si ritirò, contento che la sua erezione si fosse ridimensionata. La voce dell'uomo lo aveva spaventato e abbassato la sua eccitazione.
"Con piacere, padre." E cedette il posto al genitore.
"A proposito, dov'è Padon? Non l'ho più visto dall'inizio dei festeggiamenti."
"L'ho visto in riva al lago. Credo che la faccia disgustata di molti invitati e la paura di essere schiacciato, lo abbiano allontanato." disse, prima di avvicinarsi al buffet.
Riempì il piatto una prima volta e mangiò di gusto, poiché si sentiva improvvisamente debole, poi lo riempì ancora, guadagnandosi lo sguardo severo dei camerieri. Ricambiò con una smorfia altezzosa e se ne andò, allontanandosi dalla folla. Cercando di non dare nell'occhio, tornò al parco in cui aveva lasciato Padon e lo trovò appoggiato ad un albero, completamente vestito, fissare un punto indefinito nel folto del bosco. Era così bello da mozzare il fiato, ma almeno ora era vestito e Hermin si sentì più rilassato. Appoggiò il piatto a terra e si avvicinò alle spalle del ragazzo. Lui era distratto e non sembrava essersi accorto della sua presenza. li toccò una spalla e, dopo un primo sussulto, essendosi accorto che si trattava di lui,gli sorrise.
"Sto molto meglio, ora. Ti ringrazio per tutto ciò che hai fatto per me."
"Nulla di che, in fondo siamo amici. Anzi, potrebbe essere più divertente giocare a carte o a scacchi con te, ora che hai il pollice opponibile e non devi farti aiutare da un servitore."
Padon tornò a fissare l'infinito.
"Non ha senso che rimanga, me ne andrò il prima possibile alla ricerca del mio destino." rivelò l'ex ranocchio "Sono passati quasi due secoli da quando sono stato trasformato e la magia mi ha tenuto giovane, anche se in quel corpo sgraziato. Ora, però, tornerò a invecchiare come qualunque altro essere mortale e mi rendo conto di non poter perdere tempo."
"Non è necessario. Ho accennato qualcosa a Olefia e lei ha già capito. Le è molto dispiaciuto di non essere stata lei l'artefice della tua trasformazione e, se vorrai, sono certo che ti troverà un impiego a palazzo. Sei giovane e puoi imparare qualsiasi mestiere e i secoli di esperienza che hai alle spalle possono solo esserti d'aiuto."
Padon non rispose e si sedette sull'erba. Hermin lo imitò e cominciò a guardare quell'essere spaesato che, dopo aver ottenuto ciò che aveva atteso per secoli, ora non sapeva che fare della sua vita. Prima di rendersene conto aveva unito le sue labbra a quelle del ragazzo e lui non si era ritratto, anzi, aveva alzato il braccio per invitarlo a proseguire. Si sdraiarono sull'erba umida, continuando a baciarsi con passione. Hermin si rese conto di stare perdendo il controllo e non voleva costringere il ragazzo a fare qualcosa di cui poteva pentirsi. Separò le labbra e interruppe il bacio. Padon si lasciò sfuggire un sospiro dispiaciuto.
"Perché hai smesso?" lo interrogò "Era così bello!"
"Sei certo che sia quello che vuoi?" ribatté Hermin "Non voglio che tu mi rimproveri in seguito di non essere riuscito a dominare i miei istinti."
Padon sorrise al ragazzo che era sdraiato sopra di lui e gli accarezzò una guancia.
"In questo momento non vorrei essere da nessun altra parte, ma mi fa piacere che tu ti preoccupi per me." lo rassicurò Padon.
Hermin non era convinto di fare la cosa giusta: Padon era confuso e su di giri per la sua ritrovata umanità e, se si fosse pentito, lo avrebbe odiato per i secoli a venire. Purtroppo, era troppo eccitato per reagire in maniera saggia. Le attenzioni di Padon avevano risvegliato la sua poco sopita eccitazione annebbiando la ragione che gli diceva che doveva fermarsi, attendere che fosse passato un ragionevole tempo prima di abusare della sua virtù. Le mani del principe cominciarono a scogliere i legacci che erano stati appena stretti, permettendogli di accarezzare la pelle morbida, anche se non delicata. Gli anni passati all'aperto l'avevano resa elastica e resistente, ma con un aroma particolare e per nulla spiacevole. Passarono le seguenti ore a fare l'amore, incapaci di saziarsi l'uno dell'altro. Alla fine, avvolti dai due mantelli, giacquero esausti ma soddisfatti. Hermin si sentiva in pace con il mondo e vedere anche il suo amante così contento, lo rilassò.
Un rumore di dubbia provenienza lo spaventò e si rizzò seduto.
"Sembra il ringhio di qualche animale famelico." commentò Hermin, portando la mano alla spada corta che teneva accanto a sé più per decorazione che per altro. "Chissà come ha fatto ad entrare?"
Padon arrossì e si coprì con la sua porzione di mantello.
"La fame è di sicuro la colpevole, ma non è stato nessun animale. Il mio stomaco si sta ribellando, è troppo che non tocca cibo."
Risero assieme, poi Hermin rivolse l'attenzione al piatto che aveva portato e si rese conto che piccoli abitanti della foresta, soprattutto scoiattoli e formiche, ne stavano facendo scempio.
"Temo che dovremo tornare alla festa. Non credo che nel corpo di umano riuscirai a cibarti dei loro resti."
Padon scosse la testa, disgustato nonostante il brontolio continuo.
Si alzarono e vestirono, poi, rassettandosi alla meno peggio, uscirono dal giardino privato. I festeggiamenti era giunti quasi fino a lì. Alcuni bambini che giocavano nei dintorni scattarono incuriositi sperando di entrare prima che il cancelletto si chiudesse. Ci rimasero male quando Hermin lo serrò davanti ai loro volti e si mise la chiave in tasca.
"Al largo, qui è pieno di mostri che vi mangerebbero le budella." li minacciò il principe, cercando di non ridere.
I bambini erano impauriti e ancora più curiosi.
"Ma perché voi potete entrare?" chiese il più spigliato del gruppo.
"Hanno bocche piccole e denti deboli e non riescono a masticare la carne di un adulto, ma con la vostra, tenera e succulenta, farebbero un bel banchetto."
Uno dopo l'altro i bambini scapparono urlando dai propri genitori. Hermin si mise a ridere, mentre Padon sorrideva dietro di lui.
"Ora saranno ancora più incuriositi." lo avvisò.
Hermin non ribatté e lo invitò a seguirlo con un gesto della mano. Raggiunsero gli altri al banchetto. Olefia al vedere Padon tornato umano rimase senza fiato: era davvero di una bellezza che non aveva eguali. Hermin si avvicinò al padre e rifece le presentazione. Anche lui rimase molto sorpreso. Appena liberi i due ragazzi corsero al tavolo del buffet e Padon cominciò ad assaporare, senza abbuffarsi, ogni pietanza. Sembrava che i cibi avessero un sapore diverso, ora che era tornato uomo.
Olefia,appena ebbe un attimo di tempo, raggiunse il fratello.
"Sembra che non veda del cibo da secoli, eppure mi sembrava che gliene avessi portato una bella porzione, prima."
Hermin arrossì, come se fosse stato colto in fallo.
"Abbiamo avuto altro da fare e non mi chiedere cosa perché non ti dirò altro." rispose "Nel frattempo, alcuni animaletti si sono serviti del suo pasto e siamo dovuti tornare qui."
"Mi sembra che le cose stiano andando per il verso giusto. Sono contenta per voi." poi vide il volto serio di Hermin "C'è qualcosa che non va?"
Hermin cominciò a fissare il ragazzo che aveva stretto fra le braccia fino a poco prima e sospirò.
"Temo che tutto possa finire da un momento all'altro. Potrebbe essere solo un momento di confusione da parte sua, potrebbe stufarsi di me, potrebbe..." Olefia gli mise una mano davanti alla bocca, interrompendo i suoi sproloqui.
"Non pensare a quello che potrebbe succedere." lo invitò "Immagina che starete per sempre insieme. Non vale la pena avvelenarsi l'esistenza per qualcosa che non è ancora successo. Goditi la felicità e pensa che durerà per sempre."
Hermin sorrise alla sorellona e pensò che aveva ragione: sarebbero stati per sempre contenti. Se avesse pensato ciò, tutto sarebbe andato per il meglio.

  
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