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Autore: BabyLolita    08/03/2016    0 recensioni
Vorrei dirti quello che penso di te, ma non posso farlo. Vorrei poter esprimere liberamente i miei sentimenti, ma la nostra attuale situazione mi impedisce di confessarti tutto. Vorrei gridare al mondo quanto ti trovo stupenda, ma se lo facessi rovinerei tutto quanto.
La nostra relazione si basa su un accordo che non posso infrangere, perché se ti confessassi ciò che provo davvero, perderei tutto quello che sono riuscito ad ottenere. Perché tu hai bisogno di me, ed io ti amo più di chiunque altro al mondo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathaniel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando riapro gli occhi lo faccio perché è il trambusto intorno a me a svegliarmi. I miei compagni si stanno agitando, e capisco che la loro euforia è dovuta al nostro imminente arrivo all’hotel dove resteremo per ben cinque giorni. Inizio a stiracchiarmi quando mi rendo conto che Celeste è ancora appoggiata alla mia spalla e che, nonostante tutto quel rumore, sta ancora dormendo beatamente. D’istinto le accarezzo la guancia e lei subito sorride.
   «Sei sveglia?»
Lei non risponde ma continua a sorridere.
Se solo potessi dirti quanto ti trovo bella…
D’istinto le do un bacio sulla nuca ma mi ritraggo subito temendo di svegliarla. Lei non si muove ed io tiro un sospiro di sollievo, troppo presto però. Quando mi giro, noto Castiel che mi fissa con aria divertita.
Merda, ha in mente qualcosa.
Stringo la mano di Celeste e gli mando un’occhiataccia.
Non ti permetterò di toccarla.
Lui contraccambia il mio sguardo, e mi sembra quasi che mi stia lanciando una sfida.
“Vediamo chi dei due riesce a portarsela a letto prima”
So che la sua occhiataccia mi sta dicendo questo. Questa volta non abbasso lo sguardo e cerco di tenergli testa.
Non l’avrai vinta questa volta. Non ti permetterò nemmeno di avere pensieri sconci su di lei. LEI.È.MIA.
Per la prima volta noto in lui un senso di stupore. Non si aspettava di vedermi così intraprendente. Peccato che subito dopo lui scoppi a ridere. Forse mi sono scoperto troppo. Temo che l’avergli dimostrato che tengo davvero a lei lo abbia spronato a dare il massimo per portarmela via.
Portamela via eh? Posso davvero dire che lei sia mia?
   «…Nath? Che succede? Siamo arrivati?»
La sua voce assonnata mi distoglie dai miei pensieri.
   «Si. Scusami, mi spiace che tu ti sia svegliata in questo modo. Avrei dovuto svegliarti io, è solo che dormivi così bene che---»
   «Nath, stai parlando troppo… sono appena sveglia, rallenta un po’.»
   «Scusami.»
La guardo mentre si stira e riprende possesso del suo corpo intorpidito. Distolgo un attimo lo sguardo da lei ed osservo i miei compagni scendere velocemente dal pullman non appena si ferma. Sono scesi quasi tutti quando mi sento tirare. Mi volto verso Celeste e non ho il tempo di parlare che lei mi bacia come se nulla fosse. Rimango inebetito dalla semplicità con la quale ha deciso di baciarmi davanti a tutti. Scatto all’indietro controllando che nessuno ci abbia visto. Lei sbadiglia ancora mezza addormentata.
   «Buongiorno.» mi dice poi.
   «C-che?!»
   «Buongiorno. Visto che dicevi di volermi svegliare la prossima volta fallo in questo modo. E poi dammi il buongiorno. Ora levati, voglio scendere.»
Mi alzo subito lasciandola passare. La guardo scendere dal pullman e sparire davanti ai miei occhi, mentre io ancora tento di realizzare quanto questa nostra strana “relazione” stia diventando contorta. I miei pensieri, a quel punto, non possono che andare verso una sola direzione: Castiel.
Che avrà in mente?
Inizio ad agitarmi.
Chissà perché, non ho un buon presentimento.
 
Non appena tutti gli studenti arrivano nella hall dell’hotel inizio a fare l’appello. Una volta verificata la presenza di tutti gli alunni mi dirigo con il professor Faraize alla reception e recupero tutte le chiavi delle stanze a noi riservate. Inizio a distribuirle e, quando consegno a Celeste la sua, lei mi osserva distrattamente.
   «Con chi sei in camera?»
   «Da solo.»
   «Come mai tu hai ricevuto il lusso di una camera singola, mentre noi poveri mortali dobbiamo condividerla con i nostri compagni?»
   «Beh, diciamo che essere il delegato scolastico ed avere la completa fiducia dei professori dà diritto a qualche vantaggio extra.»
   «Si, lo immagino. Scommetto che a Castiel non avrebbero mai dato una camera singola. Conoscendo l’elemento, di certo non sarebbe rimasto solo a lungo in quel posto.»
   «Ti prego, non farmici pensare. Temo già il momento in cui mi chiederanno di fare delle ronde notturne per controllare i suoi movimenti.»
Mi gratto la testa già esausto ancora prima di cominciare.
   «Non ti preoccupare, vedrai che questa gita andrà diversamente dal solito.»
   «E cosa te lo fa pensare?»
   «Chiamalo… intuito. Magari è la volta buona che bisognerà controllare chi entra in camera tua, non nella sua.»
Conclude allontanandosi con nonchalance. Io rimango imbambolato a fissarla mentre il resto delle chiavi che ho in mano mi scivolano finendo a terra. Il professor Faraize si avvicina chiedendomi se c’è qualcosa che non va ed io riprendo possesso di me scusandomi per la mia distrazione e raccogliendo le chiavi da terra. Finisco di distribuirle e salgo al secondo piano dirigendomi in camera mia. Percorro il lungo corridoio fino ad arrivare alla stanza 24. Non appena entro mi accorgo piacevolmente che la mia valigia è già stata portata a destinazione.
Però, davvero efficiente il servizio in questo posto.
Osservo l’arredamento incuriosito da tanto lusso. È la prima volta che una classe va in gita in un hotel a 5 stelle. Abbiamo avuto questa grande fortuna per il semplice fatto che il proprietario dell’hotel è il fratello del professor Faraize, e per questo motivo ci è stato fatto un prezzo stracciato e sarebbe stato stupido da parte della dirigente non accettare. Osservo le pareti che, con il loro colore beige, danno una sensazione di rilassatezza all’intera stanza. Il letto è da una piazza e mezza ed un grande piumone marrone lo ricopre quasi interamente. Le lenzuola sono di colore bianco e sopra al cuscino noto un cioccolatino a forma di quadrato. Mi avvicino e lo afferro: cioccolato fondente.
Peccato che non mi piacciano i dolci… beh, potrei sempre regalarlo a Celeste!
Un sorriso si dipinge sul mio volto.
Chissà che sta facendo.
Qualcuno busso alla mia porta. Quando la apro mi ritrovo davanti il professor Faraize, il quale mi spiega la disposizione dei vari studenti nelle stanze, in modo tale da poter coordinare insieme a lui le varie attività per noi studenti: al primo piano ci sono i ragazzi, al secondo i docenti ed io, e al terzo le ragazze. Capisco immediatamente che il fatto che le stanze dei professori siano state situate a metà tra i due piani è stato fatto per far sì che, in caso di spostamenti notturni, qualcuno di noi ci avrebbe fatto sicuramente caso. Prima di congedarsi il professore mi dice che lui è nella stanza 20, quella vicino alle scale per salire o scendere tra i diversi piani, mentre la dirigente è alla stanza 29, vicino all’ascensore. Saluto il professore e lo osservo sparire oltre l’angolo. Rientro in camera mia ed inizio a disfare la valigia. Ho un po’ di tempo prima dell’orario di ritrovo.
 
Alle 12 in punto ci troviamo tutti nella hall dell’hotel, pronti per andare a mangiare. Ci dirigiamo al piano inferiore, dove un ricco buffet ci accoglie. Inizio a riempire il mio piatto e poi vado a cercare un posto per sedermi. Prima di farlo noto che Castiel sta cercando con insistenza qualcuno tra la folla, ed io so chi sta cercando. Inizio a fissare le persone anche io, ma proprio non riesco a trovarla. Mi dirigo ad un tavolo vuoto poco distante da me ma inizio ad agitarmi.
Dove sei?
Continuo a cercare Celeste, ma non riesco a vederla da nessuna parte.
   «Che fai? Mi sembri in preda ad un attacco di panico.»
Non appena mi giro mi accorgo che si è seduta difronte a me ed io tiro immediatamente un sospiro di sollievo.
   «Tranquilla, tutto ok.»
   «Non si direbbe.» dice addentando una forchettata di penne al salmone.
Mentre mangia continua a fissarmi, ed io so di non poterle mentire troppo a lungo o finirei per farmi odiare.
   «È per via di Castiel. Ha in mente qualcosa.»
   «Siamo appena arrivati è già ti stai facendo dei viaggi mentali su quello lì?»
Certo che mi faccio dei viaggi mentali visto che ha brutte intenzioni nei tuoi confronti!
   «Lo conosco troppo bene. Lo sto che sta per combinarne una delle sue.»
   «E tu fregatene. Il peggio che potrebbe fare è portarsi a letto tua sorella! È l’unica delle ragazze che ancora non si è passato dell’intera scuola.»
Il sangue mi si gela nelle vene.
L’unica delle ragazze? Vuol dire che…
Sbianco totalmente.
Non voglio crederci…
Celeste mi osserva e sembra leggermi nel pensiero.
   «Hey, guarda che io non ho mai avuto a che fare con lui se è questo che stai pensando.»
Mi rilasso istantaneamente.
Come ho potuto credere che anche lei fosse caduta fra le sue grinfie? Idiota.
   «Ah tieni, questo è per te.» le dico lanciandole il cioccolatino.
   «Mmmh… grande, mi hai regalato il cioccolatino che l’hotel regala a tutti gli ospiti. Davvero carino come gesto.»
Ottimo. Questo quanti punti mi fa perdere? Ma quanto puoi essere cretino su una scala da 1 a 100?!
   «Scusami, me lo riprendo subito.»
Faccio per riprendere quello che è stato uno stupidissimo errore ma lei ritrae la mano.
   «No. È mio.»
Dice scartandolo ed iniziando a mangiarlo.
Proprio non riesco a capirla.
La guardo gustarsi quel piccolo pezzo di cioccolata e poi andarsene. Mentre si allontana noto che Castiel la sta fissando. La cosa mi irrita immediatamente, tanto che il boccone mi va di traverso. Inizio a tossire insistentemente e tutti iniziano a fissarmi. Non appena riesco a ricompormi noto che Castiel sta ridendo di me e, non appena i nostri occhi si incrociano, lui fa segno di “no” con la testa. Mi alzo e salgo in camera mia, sono veramente arrabbiato. Non appena estraggo la carta elettronica dalla fessura della porta di camera mia mi ci fiondo dentro e mi butto sul letto.
Sei davvero un imbranato totale!
Chiudo le mani a pugno cercando di calmare la mia rabbia.
   «Si può sapere perché sei così agitato?»
Mi volto di scatto ed osservo Celeste guardami con aria impassibile.
   «Come sei entrata?»
   «Ti ho seguito e sono entrata prima che la porta di camera tua si chiudesse. C’è qualcosa che non mi dici, e la cosa mi snerva parecchio.»
   «Non è vero.»
Non morderti il labbro, non morderti il labbro. Non lo fare o ti scoprirà.
Celeste mi osserva e si avvicina a me. La guardo incrociare le braccia in segno di disappunto ma, come sempre, la sua espressione non fa trapelare alcuna emozione.
   «Stai mentendo.»
   «No, non lo sto facendo.»
   «Dimmi cos’hai o potrei arrabbiami sul serio.»
Castiel ha intenzione di portarti a letto e io non so come impedirlo, e tanto meno come dirtelo.
   «Non ho niente ti ripeto.»
   «Senti, detesto le persone che mi raccontano bugie, ma detesto ancora di più i bambini capricciosi. O impari ad aprirti con me o non potrò mai capirti, e se non ti capisco tutto questo non ha senso.»
Ah, e così è questo il motivo per il quale mi hai seguito? Solo perché il mio comportamento “enigmatico” non ti permette di scrivere sul tuo dannato taccuino?!
   «Se ti servo davvero solo per questo puoi anche andartene. Se tu non mi credi è un tuo problema. Io non ho proprio un bel niente.
Il viso di Celeste si scompone, e per la prima volta lo vedo arrabbiarsi. Gira i tacchi e si allontana ed io mi rendo conto che sto per perdere tutto.
   «Celeste io…»
   «Lascia stare. Finiamola qui.»
Le sue parole mi lacerano nel profondo.
Sei davvero così tanto arrabbiata? Perché?
   «Celese, sei---»
   «Solo un ricordo.» conclude uscendo da camera mia sbattendosi la porta alle spalle.
La mia voglia di seguirla in questo momento è davvero tanta, eppure non me la sento. So che l’unico modo per poterla riavvicinare è quella di essere sincero, ma temo che la sola sincerità non sarà sufficiente.
 
Le attività pomeridiane diventano un’agonia, soprattutto quando mi accorgo che lei le svolge tutte insieme ad Armin.
Valgo davvero così poco?
Continuo ad osservarla di soppiatto cercando di intravedere in lei una qualche emozione, ma mi sembra di sfogliare un libro bianco. Non trovo nulla. Mi sembra tutto un ricordo lontano, passato, che mai tornerà. Mi è scivolata via dalle mani nel giro di un nanosecondo, ed io sono ancora fermo a cercare di capire come ho fatto ad avvicinarla la prima volta.
Se è successo una volta, perché non potrebbe accadere una seconda?
 
Dopo cena i professori ci dicono di tornare in camera, e noi ubbidiamo senza fare troppe storie. Il lungo viaggio ci ha stancato non poco, e tutti noi abbiamo bisogno di un lungo sonno ristoratore. Non appena entro in camera mia ricordo le parole che Celeste ha pronunciato durante la mattinata alludendo al fatto che forse, almeno questa volta, sarebbe stata la mia camera quella da sorvegliare. Sbuffo irritato, pensando a quanto quelle parole abbiano perso di significato ormai. Vado a dormire, non ho più voglia di soffermarmi su tutto questo.
 
La mattina dopo ci svegliamo verso le sette del mattino. Passiamo tutta la giornata a visitare musei e, sebbene solitamente trovassi la cosa interessante, questa volta mi è sembrata davvero eterna e noiosa. Passo tutto il tempo a cercare Celeste ma, ogni volta che la vedo, lei cambia direzione e fa in modo di evitarmi il più possibile. La cosa mi ferisce, e capisco che non posso andare avanti così. Decido di fare qualcosa, ma so che ora non è il momento adatto. Quando torniamo in hotel è ora di cena. Decido di agire dopo il pasto, quando i professori hanno spento le luci. Finito di mangiare torniamo tutti in camera e, quando sono ben sicuro che i professori stiano dormendo beatamente, sgattaiolo fuori da camera mia. Mi avvio verso le scale e scendo al piano inferiore. Non appena arrivo il silenzio mi accoglie ed inizio ad agitarmi. È la prima volta che disubbidisco in modo così palese. Inizio a camminare lungo il corridoio quando realizzo di non ricordare quale sia la camera di Celeste, e di non sapere nemmeno quali sono le sue compagne di stanza. Mi fermo improvvisamente.
È tutto inutile.
Torno sui miei passi ma decido di non tornare in camera, ho bisogno di sbollire. Esco dall’hotel e vado a fare due passi. L’aria è fresca, e mi pento quasi subito di non aver portato con me una felpa.
Chi se lo aspettava che sarebbe finita così eh?
Cammino a vuoto lungo il viale che costeggia la spiaggia accanto al nostro hotel e poi la vedo, bella come sempre, seduta sul muretto che dà sulla spiaggia, con le gambe penzolanti rivolte verso il mare. Mi sposto subito di lato, non voglio che mi veda. La guardo osservare il mare con aria assorta.
A cosa stai pensando?
Voglio avvicinarmi, ma mi rendo conto che tutte le belle parole che mi ero preparato per scusarmi sono finite nel dimenticatoio. Ho un vuoto in testa che mi pare incolmabile, e mi sembra che l’unica cosa che desidero davvero fare sia andare lì e stringerla forte a me, sperando che basti. Basta un secondo, ed i miei pensieri lasciano spazio alla realtà. Senza rendermene davvero conto l’ho raggiunta e, una volta dietro di lei, l’ho abbracciata. Lei subito scatta ma poi, quando si rende conto che sono io, diventa glaciale. Affondo il viso nei suoi capelli.
Dio, quanto mi è mancato questo profumo.
   «Mi dispiace per quello che ho detto, mi dispiace per come mi sono comportato, mi dispiace averti mentito. Castiel vuole portarti a letto, per questo mi sono agitato. Non voglio che tu diventi un giocattolo come tanti. Penso che non lo meriti, credo che tu valga molto di più di tutte le altre ragazze e non voglio vederti finire al loro livello. Solo che non sapevo come dirtelo, esattamente come non ho idea di come affrontare Castiel.»
Le parlo apertamente di quello che penso, dei miei timori, rendendomi più vulnerabile di quanto non sia mai stato, sperando che lei capisca quanto mi sto esponendo per lei. La sento addolcirsi almeno un po’ e la sento indietreggiare appoggiandosi al mio petto.
   «Era tanto difficile?»
   «Che cosa?»
   «Essere sinceri.»
   «No.» Si, più di quanto non voglia ammettere.
   «Cosa vuoi fare adesso?»
   «In che senso?»
   «Perché sei venuto qui a scusarti? Non sarà che ti piaccio?»
Adesso sono io ad irrigidirmi. Non avevo considerato l’eventualità che lei potesse scoprire i miei veri sentimenti. Inizio a mordermi il labbro.
Nath, sei abbastanza intelligente per trovare rapidamente una scusa.
   «No. È che sei l’unica persona che mi ha accettato come amico. L’unica che dopo tanti anni ha deciso di parlarmi e di “frequentarmi” al di fuori delle faccende scolastiche. E non mi andava di perdere tutto questo. E poi, tu hai bisogno di me giusto? Armin non può darti quello di cui hai bisogno mentre io, a detta tua, sono perfetto. Quindi ho pensato che, in fin dei conti, sarebbe stato meglio per entrambi fare pace.»
Una mezza verità. Direi che te la sei cavata tutto sommato bene.
Celeste annuisce e si volta verso di me. I nostri sguardi si incrociano ed i suoi occhi, per un istante, mi sembrano lucidi.
   «Allora?» incalza poi.
   «Allora cosa?»
   «Cosa farebbe il fidanzato della ragazza dopo aver fatto pace con lei per ripianare del tutto i rapporti?»
Sorrido, non ho bisogno di farmi dire cosa fare. Ci baciamo. È un bacio caldo, che sa di miele, e mi rendo conto di quanto mi siano mancate le sue labbra, sebbene siano state lontane dalle mie per un solo, interminabile, giorno. Quando ci separiamo Celeste torna a fissare il mare. Mi sorprendo quando non la vedo prendere appunti.
   «Non scrivi nulla questa volta?»
   «Non ho il taccuino dietro. Non pensavo che sarebbe successo tutto questo.»
   «Ed è un bene o un male?»
   «Direi un bene, ho parecchio materiale da inserire.»
   «Non hai bisogno di sapere quello che provo? Nel senso, quello che il ragazzo innamorato prova?»
   «No. Per questa volta, va bene così.»
Restiamo in silenzio per qualche istante poi Celeste con un balzo atterra sulla sabbia e mi fa cenno di seguirla. Avanziamo verso il mare e ci sdraiamo su due sdraio collocate l’una vicino all’altra. Non diciamo nulla, restiamo nella quiete della notte cullati dal rumore delle onde del mare. Una folata di vento mi fa rabbrividire e noto che anche Celeste patisce il freddo.
   «Non pensi sia il caso di rientrare? Comincia a fare davvero freddo qui fuori.»
   «Va pure se preferisci, io vorrei stare qui ancora un po’.»
   «No. Non penso sia sicuro lasciare una ragazza da sola di notte.»
   «Si papà.» risponde ironizzando.
La guardo ma lei non si volta verso di me. Mi accorgo che ha la pelle d’oca.
   «Vuoi venire qui?» dico allargando le braccia.
Lei mi guarda con una faccia strana ed io arrossisco, ma è troppo buio per notare il rossore sul mio volto.
   «Voglio dire, in quanto tuo “ragazzo” non posso lasciarti congelare. Mi sembra il minimo riscaldarti come posso.»
Celeste mi osserva con aria inquisitoria, come se cercasse un secondo fine nelle mie parole. Poi la sua espressione torna quella impassibile a cui sono abituato e si avvicina a me, accoccolandosi fra le mie braccia. Io l’abbraccio ma cerco di non farlo con troppa enfasi, una parte di me ha ancora paura di essere scoperto. Restiamo così per qualche minuto ed io mi rilasso capendo che siamo riusciti a riappacificarci. Chiudo gli occhi per un secondo, assaporando il profumo del suo shampoo e mi addormento. È la luce del sole a risvegliarmi la mattina. Guardo subito l’orologio, sono passate da poco le sei del mattino.
Siamo ancora in tempo per rientrare senza essere beccati.
Guardo Celeste che dorme ancora fra le mie braccia. Ricordo immediatamente le parole che mi rivolse il giorno del nostro arrivo all’hotel.
Devo svegliarti con un bacio?
Subito mi irrigidisco.
No, non posso farlo davvero. Ma si arrabbierà se non lo faccio, non posso farla arrabbiare ancora.
La osservo per un momento. È così bella, non mi va proprio di svegliarla. Però, allo stesso tempo, ho davvero una voglia matta di baciarla. Guardo ancora una volta l’orologio. È tardi, non posso rimandare ancora, devo svegliarla o rischiamo di farci scoprire. Le sposto una ciocca di capelli dal viso e lei si muove per un secondo.
   «Sei sveglia?» Non ottengo risposta. Bene, sai cosa fare. Le accarezzo il viso alzandolo leggermente nella mia direzione. Sento il mio cuore aumentare i battiti. «Dio, se solo potessi dirti quanto ti trovo bella…»
Faccio scivolare la mia mano dietro la sua nuca e la tiro verso di me baciandola. Lei non si muove. La osservo di soppiatto e la stringo a me.
Ho bisogno di sentirti più vicina.
Vedo i suoi occhi aprirsi lentamente e sento le sue mani, appoggiate sul mio petto, chiudersi a pugno per poi riaprirsi dolcemente. Sebbene entrambi siamo ormai svegli le nostre labbra non si separano. Le mani di Celeste si spostano salendo verso l’alto giungendo fino sopra le mie spalle ed abbracciandomi. Solo allora mi allontano ed apro gli occhi, osservandola. Le nostre posizioni sono cambiate, ora lei è sotto di me ed io la osservo dall’alto. Mi sta ancora abbracciando ed i nostri sguardi non si sono ancora lasciati.
   «Buongiorno.» le dico poi.
   «Buongiorno a te.»
Non ci muoviamo. Continuiamo a restare fermi come siamo. Cerco di intravedere le sue emozioni sul suo viso, ma continua ad essere indecifrabile come sempre.
Ti prego, dimmi a cosa stai pensando.
Lei chiude ancora gli occhi, ed aspetta.
Vuoi che lo faccia ancora una volta?
Mi chino su di lei e la bacio ancora e, per la prima volta, sento che è lei a tirarmi nella sua direzione. Questa volta il bacio è dolce e romantico, non forte ed aggressivo come lo è stato le prime volte. Le nostre lingue si cercano e si coccolano dolcemente.
Ecco, è questo che volevo.
Quando ci separiamo mi sembra che il mondo mi crolli addosso, ma non c’è più tempo.
   «Dobbiamo andare. Se scoprono che abbiamo dormito qui, siamo morti.»
Celeste fa cenno di sì e ci incamminiamo. Mentre ci avviciniamo all’hotel afferro la sua mano e le nostre dita si intrecciano.
   «Stai imparando, sono fiera di te.»
   «Faccio del mio meglio.» le rispondo sorridendo mentre il sole, alle nostre spalle, è sempre più alto nel cielo.




Commento dell'autrice: ho tantissime storie in corso, eppure ho deciso di continuare questa, sebbene io non sia una grande fan di Nathaniel, anzi! Ho deciso di continuarla non perché non l'aggiornavo da tempo (anche se è improponibile il tempo che ho lasciato trascorrere) ma perché alcune notti fa l'ho sognato (io che amo follemente Castiel, ho sognato Nathaniel) ed è stato inquietante come sogno (si, decisamente inquietante!!) però me l'ha fatto rivalutare completamente e ho deciso di proseguire con questa storia, perché boh, avevo voglia di parlare di lui. Ammetto che ci sono alcune parti di questa storia che forse non mi convincono, ed altre che invece mi dico "wow, ogni tanto hai davvero delle idee interessanti". Sto già scrivendo i capitoli seguenti, quindi non dovrei metterci troppo a pubblicarla questa volta (anzi, se vedete che sparisco mandatemi pure un messaggio sulla pagina, perché magari mi dimentico di pubblicare anche se la storia è già scritta. Ho problemi seri, lo so xD).
Bene, dopo tutte queste parole inutili (xD) passo ai ringraziamenti: grazie mille a voi, che ancora mi supportate e sopportate con pazienza i miei lunghi periodi di assenza (lo so, sono un danno, ma è grazie alla vostra costanza nel postare recensioni e nel mandarmi messaggi privati che io continuo a scrivere), grazie a chi, anche questa volta, deciderà di spendere alcuni minuti del suo tempo per lasciare una piccola recensione e grazie anche a chi, silenziosamente e senza farsi notare, continua a seguire i miei racconti. Ora vado a scrivere il seguito di questa storia. Ho grandi idee in mente e spero di riuscire a metterle tutte per iscritto. Scusate per gli eventuali errori, ma volevo pubblicare al più presto! Se notate qualcosa di davvero terribile non esitate a farmelo notare! Provvederò a correggere il prima possibile!
Grazie ancora a tutti voi che mi seguite, siete la forza che mi spinge a non mollare la scrittura <3
   
 
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