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Autore: eringad    27/03/2009    4 recensioni
I pensieri di una donna abbandonata, di una serpente crudele che preferisce condannare la sua preda a una vita di solitudine e emarginazione piuttosto che finirla e mangiarla.
Ambientata durante l'abbandono di Anko e l'impressione del marchio sulla sua pelle.
{Partecipante al Contest "Vietato chiedere" indetto da Beat}
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anko Mitarashi, Orochimaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Preda

Preda

 

Maledetto.

Che tu sia stramaledetto.

Fottuto bastardo.

Tirai malamente le catene che erano ancorate al muro, inutilmente.

Mi aveva incastrato.

Mi guardai intorno, una cella buia nessuna finestra, dovevo aspettarmelo dopotutto.

Orochimaru sensei è sempre stato un amante del tetro e dell’oscuro.

Che pessimo gusto.

Storsi la bocca disgustata.

Incatenata come un animale, le braccia e le gambe tese. E tutto questo solo per non aver condiviso le sue opinioni.

Anzi, i suoi schifosissimi esperimenti.

Avevo passato mesi, anni forse a guardarlo mentre creava esseri orrendi, solo per il suo mero divertimento.

A vedere che era disposto a sacrificare la vita d’innocenti neonati, bambini, uomini o donne, vecchi, solo per creare una tecnica perfetta, solo per creare un suo esercito perfetto.

Lui voleva tradire il villaggio, ma io non ci stavo, non potevo starci.

Non potevo seguirlo dopo tutto quello che aveva fatto.

Gli avevo detto chiaramente che non intendevo tradire il Villaggio della Foglia, non per seguire lui.

Per qualsiasi Jutsu Proibito.

Urlai furiosa tirando le catene facendole sbattere.

Il nulla. Il completo silenzio. Nemmeno il rimbombo delle mie parole lungo lo stretto e umido corridoio fuori dalla cella.

Conoscevo bene quella prigione, in ogni minimo particolare.

Ricordavo quando Orochimaru sensei mi trascinava giù per quel lunghissimo corridoio pronto a torturare qualche povero shinobi solo per delle stupide informazioni.

Morsi l’interno della guancia sentendo l’acre sapore del sangue riempirmi la bocca.

Mossi la lingua all’interno della bocca frenetica, mi rilassava quel sapore amaro, acidulo.

Ora, riuscivo a concentrarmi, a cercare una soluzione.

Prima cosa, sarebbe venuto a vedere come stavo.

Sapevo che voleva solo torturarmi psicologicamente e stancarmi fisicamente.

Un serpente gioca sempre con la sua preda, cerca di soffocarla prima di mangiarla.

Chiusi gli occhi cercando di riposare.

Tanto dovevo solo aspettare prima che arrivasse.

Sprofondai nel buio più totale e più indolente.

Un sonno senza sogni.

 

Anko…

 

Aprii gli occhi di scatto sentendo quella voce melliflua chiamarmi.

Un sorriso sadico si stagliava sul volto etereo. Gli occhi d’ambra scintillavano maligni alla luce della torcia che portava con sé.

Sorrisi sadica a mia volta.

 

“Fottutissimo bastardo.”

 

Una risata di scherno. Era lui a giocare con me come fossi un burattino.

Per lui era un altro schifosissimo gioco con la vita altrui.

Dopo tutti gli anni che avevo passato a seguirlo, per lui ero solo un altro gioco divertente.

 

“Mi sorprendi Anko, sapevi a cosa andavi incontro.”

 

“No.”

 

“Non era una domanda. Tu hai rifiutato il mio aiuto quindi ora devi pagare.”

 

Sentii i suoi passi leggeri farsi sempre più vicino.

Un serpente gioca sempre prima di mangiare.

Il suo volto a pochi centimetri dal mio, chiusi gli occhi impaurita e schifata.

Sentivo il suo respiro freddo sul mio volto mentre annusava il mio collo.

Solo spazzatura.

Quello ero per lui.

Non mi avrebbe mangiato, ero indigesta.

Voltai lo sguardo sorridendo almeno a questo. Sarei in ogni caso stata scartata da lui.

Un sorriso amaro e le lacrime di dolore comparirono sul mio volto.

Sentii i suoi denti aguzzi stringersi sulla mia pelle, nella mia carne.

Solo dolore, un oscuro e immenso dolore.

Aprii gli occhi guardando ancora quel volto marchiato di sadismo.

Chiusi gli occhi con il volto trasfigurato dal dolore.

Poi il nulla.

Il nulla più crudele che si possa immaginare.

Un nulla impregnato di terrore e dolore.

 

È viva!

 

Aprii gli occhi esausta.

Alcune figure confuse si muovevano frenetiche attorno a me.

Ero madida di sudore, sentivo i capelli appiccicati alla mia fronte e al collo.

Mi girai sul pavimento scricchiolante.

Non ero più nella cella. Riconobbi una fioca luce entrare da una porta di legno.

Portai una mano davanti a me. Le unghie lunghe di qualche giorno.

Sentii il pavimento girare vorticoso e poi mi ritrovai in aria.

Chiusi nuovamente gli occhi ritrovandomi poi in un letto d’ospedale.

Guardai fuori dalla finestra, credeva di avermi ucciso, sicuramente.

Konoha era limpida e fiorente, come sempre.

Mi aveva gettato via.

Sentii le lacrime salirmi agli occhi.

Tradita. Tradita dal mio maestro.

Tradita da chi mi aveva preso come una figlia.

Ed io, una traditrice agli occhi della mia gente.

Una traditrice tradita. Curioso.

Non sarei più riuscita a tornare indietro, questo lo sapevo.

E nemmeno volevo tornarci.

Però, non potevo fare a meno di piangere lacrime amare.

Sdraiata su un lato, guardando il mondo vivace fuori dalla finestra.

Una traditrice tradita da quel mondo roseo, che piange.

Ironico. E triste.

Un’ultima cosa pensai prima di addormentarmi nuovamente.

 

Addio maestro…


§§§

 

Questa fic ha partecipato con orgoglio al Contest “Vietato chiedere” indetto da Beat.

Ho voluto scrivere questa storia con la precisa intenzione di mostrare il feeling disturbato che c’è tra Anko e Orochimaru, di come lei non abbia bisogno di chiedere spiegazioni riguardo al suo comportamento, e di come si senta emarginata e abbandonata.

Spero vi sia piaciuta.

Grazie per aver letto ^^

 

Bye Bye

  
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