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Autore: Dama degli Intrighi    08/03/2016    1 recensioni
-Come vi chiamate?- chiese Niall, sedendosi su un sgabello appena lasciato libero
-Non dovreste essere voi a presentarvi visto che siete nuovi?- lo squadrò Cat, appoggiandosi al bancone. Si stava divertendo troppo a giocare così con loro.
-Io sono Zayn, il biondo è Niall, il riccio è Harry e quello che avete appena deriso è Liam- risponde il moro
-Io sono Mad, lei è Amy e la rossa è Cat- risponde Mad, sfidandoli con lo sguardo.
-Fate come di cognome?- chiese Harry immediatamente, trovandole un poco famigliari.
-Noi non abbiamo cognome. Siamo spiriti liberi- risponde Cat passando uno straccio sul bancone davanti ai ragazzi.
-Quanto liberi?- chiede Zayn, squadrando dalla testa ai piedi Mad. Di sicuro non poteva essere la Walker, lei mica aveva un corpo così da urlo.
-Quanto basta per divertirsi- risponde Cat con un sorriso furbo, facendo un occhiolino al ragazzo biondo.
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E voi sapete divertirvi? Leggete questa ff e ditemelo!
Alcool, intrighi, musica, pazzia, amore e molto altro ancora al VanityFox di New York.
Genere: Avventura, Comico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Locale ampio. Un fascio di luce che entra dalla porta aperta, ferendo l’aria buia e viziata. Quel posto non viene visitato da anni. Ma sembra ancora solo ieri che accaddero gli ultimi spettacolari avvenimenti tra quelle quattro mura. Ci sono ancora i segni dei quadri appesi alla pareti. Il lungo bancone di legno scuro, che ha resistito alle cose più impensabili, è ancora in piedi: fiero.
Sembra quasi chiamarmi a sé, per ricordarmi tutte le belle serate insieme. E i tavoli, ancora ai propri posti; tra panche e pouf imbottiti ora pieni di polvere. La saletta del prive sembra ancora un luogo mistico, anche senza le luci colorate soffuse e quella tenda cremisi tirata a metà. Avvolto dalla penombra pare tutto come allora e solo il fascio di luce del presente mi ricorda che guardando meglio potrò notare il segno del tempo su ogni cosa.
Mi diressi verso l’ufficio, quello che era stato di Holly. In un angolo della polverosa piccola stanza c’era un cerchio coperto da un panno grigio, che una volta doveva essere stato bianco. Mi avvicinai e, coprendomi la bocca e il naso, con uno strattone tolsi il lenzuolo. Era l’insegna, l’antica insegna a neon, sembrava intatta e anche se era spenta si poteva leggere tranquillamente il nome del locale: “VanityFox”.
 
"Salve ragazzi. Mi duole interrompere la narrazione, ma volevo avvertirvi. Questa è una storia speciale, oserei dire particolare. Vi sono colpi di scena, fuoco, musica. Una goccia di sesso, ammettiamolo quello non può mancare, e anche dei guai. Diciamo molti guai. Forse ora non vorrete più sentirla questa storia, fareste male, perché una storia così non la potete trovare da nessun’altra parte.
Ma per spiegarvi come è andata vi devo presentare tre ragazze, tre sorelle davvero speciali. Io le ho conosciute e mi hanno sconvolto la vita.  Non credo che siano mai state normali e per raccontarvi, e soprattutto farvi comprendere, la natura degli eventi che hanno portato il VanityFox di New York dalle stelle alle stalle… e viceversa… Dobbiamo andare a prima che al locale sia dato quel nome. Venite con me se ne avete il coraggio."
 
-Voglio che tu sappia che se ti stiamo permettendo di venire alla festa, Amelia..-
-Amelie-
-Come?- si voltò la ragazza che era davanti alle altre.
Era un gruppo di tre ragazze che vestite per bene stavano camminavano tranquillamente tra le case del campus, verso la sede della confraternita che stava dando una festa di benvenuto per le nuove matricole. La ragazza che si era voltata era anche la più anziana delle tre. Al secondo anno di università con l’età di 21 anni tondi-tondi c’era lei: capelli veramente lunghi e mossi, quasi ricci e mori, occhi scuri. Madison Walker. Ah, pure un bel caratteraccio.
-Amelie, mi piace di più. Amelia non lo sopporto, lo sai- le rispose pacatamente la più piccolina delle tre. Stesso carattere indomabile, solo un tantino ancora represso dall’età così giovane: 19 anni. All’ultimo anno del liceo non dovrebbe essere da quelle parti, ma Amelia Walker, scusatemi Amelie Walker, non lascerebbe mai alle due sorelle tutto il divertimento. Capelli lunghi, lisci e castani, ma solo perché se li tinge: dice che le bionde sono troppo stereotipate a volte. Occhi scuri come la maggiore.
-Solo per una lettera? Davvero?- domanda incredula la mezzana tra le tre. E’ per lei la festa quella sera, per lei e per altre matricole.
E’ al primo anno universitario, o meglio deve ancora iniziare dato che è ancora al corso di orientamento. Sta per compiere 20 anni, capelli lunghi lisci e rossi. Quel rosso che tende al biondo, quello che chiamano “fragola”. E’ la sola tra le sorelle ad avere gli occhi verdi grandi e profondi, come la loro madre. I capelli però sono della nonna paterna, direttamente dall’Irlanda. Si chiama Catherine Walker e ha un inconfondibile buon senso. Mi disse che una delle tre doveva pur averlo per tirare le altre due fuori dai guai.
-Cambia la pronuncia!- si difese Amelie, portandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio, sfoggiando un set di orecchini che tintinnavano a ogni suo passo. Parevano piercing, ma solo loro sapevano che erano finti.
-Comunque sia- borbottò Madison alzando gli occhi in aria e tornando a voltarsi, per proseguire con la sua camminata e il suo discorso. –Sei qui perché a casa da sola non ci volevi stare e noi non ti ci volevamo lasciare. Ma ciò non significa che siccome sei a una festa per universitari tu debba comportarti da tale-
Svoltarono l’angolo e la musica le investì con il suo rumore assordante. La casa della festa era proprio davanti a loro e brulicava di divertimento e alcool. Gli occhi di Amelie si illuminarono e anche se le sorelle si erano fermate a contemplare il posto, lei sicura si spinse verso la porta spalancata.
-Dove credi di andare senza di noi, furbetta- la richiamò Catherine acchiappandola per un braccio. Se la portò affianco e insieme a Madison, con Amelie imbronciata, entrarono nella casa. Il caos regnava in quel posto, forse era direttamente nato lì. La casa sembrava immensa e in ogni stanza potevi trovare musica, bei ragazzi e alcool. Era il regno dei sogni di ogni pazza teenager. Madison fu risucchiata da qualche amica di corso, non prima di aver affidato l’uragano Amelie alla sorella.
In mezzo a tutto quel baccano Catherine si sentiva un poco fuori posto, troppo nuova per avere già degli amici con cui parlare. Si rifugiò con la sorellina in un angolo di una delle stanze in cui la musica permetteva di parlare, accanto a un divano dove due ragazzi si stavano baciando con troppo entusiasmo.
-Quello che Madison voleva dire, prima- iniziò a urlare senza guardare la sorella di cui sentiva la presenza dietro di sé. –E’ che non puoi bere alcool perché sei minorenne e se arriva la polizia… Ehy, mi stai ascoltando?- domandò voltandosi verso di lei, non avendo prima sentito nemmeno una sua protesta.
Trovò la ragazzina che beveva da un bicchiere di carta rosso. Si fermò con il bicchiere a mezzaria con uno sguardo da cucciolo puntato vero la sorella. Lo abbassò lentamente e sorrise ampiamente.
-E quello da dove salta fuori! Due secondi fa non lo avevi- protestò incredula la rossa.
-E’ comparso tra le mie mani pregandomi di berlo-
-E io ci credo… Dammi qua-
Le prese il bicchiere dalle mani e si voltò per appoggiarlo sul primo tavolino che avesse incontrato. Ovviamente, in quel lasso di tempo, Amelie ebbe una visione: un ragazzo dagli occhi verdi, i capelli castani ricci e con un sorriso smagliante contornato da fossette aveva appena varcato la soglia della casa e distribuendo schiaffi amichevoli e “batti pugni” si era fatto largo verso quella che doveva essere la cucina.
Il cuore le si fermò per un attimo e lo stomaco le si ingarbugliò. Senza nemmeno pensarci due volte, prima che la sorella se ne potesse accorgere, si infilò tra la gente che ballava per raggiungere anche lei quella cucina e quel ragazzo che le aveva rubato il cuore.
Al suo voltarsi Catherine non trovò più la sorella e allarmandosi iniziò a cercare lei e Madison.
-Se la prendo la faccio a pezzettini e la do in pasto al cane del vicino- disse tra sé e sé cercando di passare tra la calca di persone che sembrava formare un muro invalicabile.
 
Poco prima dell’arrivo del ragazzo riccio alla festa, da quella stessa porta a due battenti aperta erano entrati tre ragazzi del secondo anno. In cerca di nuovi candidati per la loro confraternita erano entrati come Dei, disseminando saluti, pugni gentili e “batti-cinque” a chiunque valesse la pena di interessarsi.
Tirati a lucido nei loro vestiti firmati, non vi era nessuno che non conoscesse, nel campus, i nomi di Liam Payne, Niall Horan e il suo compare inseparabile, non che capo della squadra di Baseball Zayn Malik, un vero asso anche se troppo “montato”.
Madison era in soggiorno che parlava con due sue compagne di corso quando i tre si fecero vivi e la musica si abbassò per permettere a tutti di salutare i ragazzi. La mora si portò il bicchiere di carta con la birra alle labbra, ingoiando il liquido amaro pur di non dire qualcosa di cui avrebbe potuto pentirsi in futuro. Non sopportava i tipi come Malik, quelli che si credono un re e prendono in giro i deboli, ma aveva deciso che non era ancora il caso di ribellarsi. Abbassò la testa quando lui e i suoi amici gli passarono accanto, stringendo in un pugno la mano libera.
-Che ti prende Madison?- le chiese una delle sue amiche, preoccupata.
-Niente, ho solo scoperto di essere allergica alle teste calde-
-Madison!- urlò Catherine apparendo tra un gruppo di ragazzi più in là. Alzò una mano per farsi vedere dalla sorella maggiore e poi la raggiunse.
-Ehy tutto bene? Dove sta Amelia?- domandò preoccupata appoggiando su un ripiano il bicchiere che si era appena scolata.
-E’ sparita, aiutami a cercarla prima che la casa crolli-
-Non essere esagerata, Catherine. Amelia non è così pericolosa- ribatté Madison, cercando di tranquillizzare la rossa che invece si guardava intorno convulsamente.
-MA CHE FAI!- si sentì urlare perché la musica era ancora bassa. La voce era di un ragazzo e veniva dalla cucina.
-Ecco hai visto? Quanto scommetti che è Amelia?- canzonò Catherine, prendendo la sorella per un braccio e trascinandola in quella direzione.
Amelie aveva seguito il misterioso ragazzo e nel farlo aveva rimediato dal nulla un altro bicchiere di birra. Sorseggiandolo leggermente, cercando di apparire misteriosa e sofisticata, si avvicinò all’isola della cucina. Al lato opposto il giovane ragazzo stava conversando con altri, sorseggiando anche lui dell’alcool e ridendo. Si avvicinò a lui con disinvoltura, quel tanto che bastasse per distinguere quello che diceva.
-…So che sono arrivati quelli della Delta Phi Epsilon stanno cercando nuovi novizi, sono sicuro che appena mi vedono non mi lasciano scappare. Che vengano pure qui, Harry Styles gli sorprenderà!-
-Harry- ripeté a bassa voce la ragazza, contenta di aver scoperto come si chiamava il ragazzo.
Non contenta, però, del misero bottino decise di andare alla carica e appena i ragazzi con cui Harry stava parlando si furono distratti lei gli si avvicinò di più pronta a provarci con lui.
Ma la birra aveva iniziato a fare effetto, non a lei ma a un’altra ragazza che si era sentita male e da tempo si era seduta con la schiena contro l’isola della cucina. Amelie non se ne accorse e avanzando verso Harry inciampò tra le gambe distese della poveretta. Il bicchiere che reggeva volò verso il riccio che si ritrovò completamente fradicio.
-MA CHE FAI!- urlò immediatamente, attirando l’attenzione di tutti.
Amelie lo guardò da terra, terribilmente dispiaciuta. Si tirò su all’istante e afferrò un fazzolettino.
-Perdonami Harry, non l’avevo vista. Sono inciampata.-
-Lasciami stare- si sottrasse lui indietreggiando, non lasciando che lei cercasse di asciugargli la camicia. –E come fai a sapere il mio nome, ci conosciamo?- domandò guardandola di traverso, assottigliando lo sguardo.
Amelie arrossì e scosse il capo.
-No, io sono Amelie Walker, piacere-
-Harry, solo tu puoi avere una fan così impacciata- lo canzonò uno dei suoi amici che stava ancora ridendo, come tutti, per la scena.
Fu in quel momento che Madison e Catherine entrarono nella cucina, trovando la sorella minore tutta rossa in viso mentre i ragazzi e le ragazze presenti ridevano di lei e della sua goffaggine. Amelie appoggiò sul bancone i tovaglioli che aveva in mano, cercando di non dar a vedere il dispiacere che stava provando.
-Amelie!- la chiamò Catherine avvicinandosi a lei e prendendola per le spalle, facendola indietreggiare. –Vieni, lasciali stare-
Madison invece si parò davanti alle sorelle e con sguardo truce guardò il gruppo di matricole boriose che aveva davanti.
-Dovreste vergognarvi. Qualunque cosa abbia fatto non c’è bisogno di riderle in faccia. Branco di scimmie ammaestrate, ecco cosa siete. Andiamo sorelle.
I ragazzi ammutolirono all’istante e le tre uscirono dalla cucina a testa alta. Una volta che non si sentirono più osservate, Amelie con uno strattone si liberò dalla presa della sorella e ancora arrabbiata per come erano andate le cose infierì sulle sorelle.
-Me la so benissimo cavare da sola, non c’era bisogno che mi veniste a “salvare” in quel modo. Ora sarò doppiamente lo zimbello di tutti-
-E a te come ti è saltato in mente di scappare via in quel modo?- le domandò Catherine, ricordandosi all’improvviso che era arrabbiata con lei.
-E comunque- intervenne Madison. –Non te ne dovrebbe fregare. Tu non frequenti ancora questa università e quando lo farai sarà passato un anno e chi vuoi che se lo ricordi questo episodio? Però se ora ci metti in ridicolo siamo noi quelle che si prendono i guai ora-
Amelie, rendendosi conto che ciò che Madison le diceva era vero, chinò il viso e annuì.
-Scusatemi- bofonchiò, visibilmente dispiaciuta.
-Avanti andiamo a casa- convenne Catherine, prendendo di nuovo sotto braccio la sorellina.
Le tre Walker si guardarono intorno, cercando una via di uscita, ma quella casa era talmente grande e piena di gente che era impossibile. Si presero per mano a trenino, cercando di farsi largo tra gli invitati. Riuscirono a raggiungere solo il giardino sbagliando la porta di uscita. A bordo piscina la festa stava continuando tra gente che si tuffava con o senza costume da bagno. La musica, non si sa come, era alta anche lì e le tavolate erano ricche di bevande e cibo.
Passando accanto a una di queste, Amelie afferrò uno spiedino di frutta e iniziò a mangiarlo.
-E ora? Dove stiamo andando?- chiese Catherine alla sorella maggiore che era la prima della fila.
-Sto cercando un’uscita, lasciami tempo- si giustificò, guardandosi intorno.
Scrutando tra la folla l’unica cosa che vide di famigliare furono i tre ragazzi, Zayn, Liam e Niall, che a bordo piscina intrattenevano una conversazione con altri compagni di squadra e qualche cheerleader cotonata.
I nervi le salirono a fior di pelle e scuotendo il capo si voltò verso le sorelle.
-No, di qui non si passa, torniamo indietro.-
Amelie intanto aveva finito lo spiedino e si era impadronita di una gelatina alla vodka. Catherine, prontamente, gliela tolse di mano e la consegnò sbuffando a Madison, che la mangiò velocemente.
-Buona…-
-Ehy, era mia!-
-Troppo tardi… Andiamo ora.- le spinse indietro Madison.
-Sai come uscire?- le chiese Catherine, ma prima che questa potesse ribattere Amelie iniziò a tirarle di nuovo in direzione della piscina.
-So io come uscire, di qua c’è una porta che da sulla strada, l’ho vista prima venite!- disse camminando all’indietro e sorridendo alle sorelle, felice di essere finalmente d’aiuto.
Successe tutto in un attimo. Amelie non guardando dove metteva i piedi, e tirando per mano le due sorelle, urtò un gruppo di ragazze vicino a uno dei tavoli. Le tre Walker le schivarono per un soffio, scongiurando una caduta teatrale tra i dolci, andando di lato. Ma così facendo urtarono le cheerleader a bordo piscina. Queste persero momentaneamente l’equilibrio sulle loro scarpe a tacco alto firmate e spinsero i tre bell’imbusti che finirono in acqua.
Paralizzate da quell’evento a catena le tre ragazze si affacciarono alla piscina per controllare cosa fosse accaduto. Vedendo riemergere Niall, Liam e Zayn sul volto di Madison si dipinse un sorriso soddisfatto, mentre Catherine era seriamente preoccupata e Amelie rideva sotto i baffi, felice di non essere un’universitaria.
Malik si portò il ciuffo di capelli bagnati indietro con un gesto de arrabbiato guardò verso le tre.
-Voi tre… Siete finite!-
-Merda!- sussurrò Catherine. –Forse è meglio andare Madison-
-Lasciami godere ancora di questo momento- rispose incrociando le braccia mentre Niall sputava acqua. –Ben gli sta-
-Se vi prendo…- esclamò Liam adirato uscendo dalla piscina e aiutando i suoi compari.
-Okay, meglio filarsela- convenne Madison voltandosi e spingendo le sorelle verso la porta che prima Amelie aveva indicato.
Velocemente la varcarono e corsero via fino a quando la musica non si sentiva più.


Salve a tutti! Eccoci di nuovo qui, a iniziare un'altra storia, un altro cammino. Vorrei precisare a lor lettori che questa storia è stata scritta (i primi 7 capitoli) nel 2010 se non vado errando. Da me e da altre due ragazze mie amiche ed editata solo su fb in un gruppo da noi creato solo per scrivere storie di fantasia e leggerle, non che commentarle, tra di noi.
Di recente, rovistando tra gli album, ho ritrovato questa storia mai finita e ho deciso di completarla da me e pubblicarla qui affinchè tutti voi possiate leggere di queste tre ragazze e il loro incontro con dei particolari ragazzi, che non sono famosi come nella realtà, che noi tutti conosciuamo.
Vi pregherei di lasciare qualche commento sotto a questo misero prologo con le vostre impressioni.
A presto.
Dama degli intrighi, xx

 
 
  
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