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Autore: Marta    20/03/2005    3 recensioni
"La mia prima musica...per una volta...anche se per una piccola creatura, avevo scelto io la musica." Leggete & Recensite! Kisses.
Genere: Dark, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Festa in Maschera

Festa in Maschera

 

Era ancora una di quelle sere.

Un'altra festa in maschera come preferivo chiamarle io.

Mio padre diceva che dopo qualcuna di quelle feste sarei riuscito ad apprezzarle fino in fondo e che ogni danza che conducevo mi avrebbe fatto diventare il più bravo ballerino, colui che avrebbe potuto scegliere che musica ballare.

Era ciò che segretamente speravo di poter fare: scegliere.

Ad ognuna di quelle feste bisognava indossare una maschera, perché, diceva mio padre "Non è bene che la tua dama ti riconosca." , eppure io ero -e sono- inconfondibile, in una stanza buia i miei capelli argentati divenivano tutt'uno con la maschera che dovevo indossare ed i miei occhi color dell'acciaio non facevano che uniformare ancora di più tutta la mia figura.

Una volta giunti dal nostro Padrone mio padre entrava nella sala delle conferenze, insieme agli anziani, mentre noi giovani attendevamo di ricevere gli ordini, o come preferivo definirli io: aspettavamo la scaletta musicale da eseguire.

Dopo quasi un'ora il miglior amico di mio padre uscì e diede l'ordine di  ' condurre alla festa '  una famiglia di maghi.

Ci dissero che in casa c'erano due maghi adulti e due maghi bambini, alcuni di noi li avrebbero dovuti condurre al cospetto del nostro Padrone, mentre gli altri, cioè io ed un altro giovane avremmo dovuto rispettivamente controllare la casa ed il giardino, il che significava che avremmo dovuto distruggere la proprietà dei maghi catturati.

Una volta giunti a destinazione ci ritrovammo davanti ad una bella villetta colorata di un verde scuro, sicuramente era l'effetto delle tenebre che incombevano su essa.

Ci avviciniamo alle finestre illuminate, sembra che l'uomo ed i bambini siano al piano inferiore, per la precisione in quello che credo sia il salotto.

Nel camino il fuoco scoppiettava allegramente, facendomi pentire di non aver indossato una tunica più pesante, perché al di fuori della casa, dove mi trovavo io, faceva molto freddo e l'umidità dell' Inghilterra di certo non mi aiutava.

Mentre i bambini giocavano sul tappeto davanti al camino, l'uomo leggeva un tomo dall'aria molto intrigante -forse era un libro di magia nera- su quello che sembrava un divano molto comodo.

Non feci in tempo a pensare quanto mi sarebbe piaciuto diventare padre che i miei compagni avevano interrotto il bel quadretto, schiantato l'uomo e catturato i bambini, ora mancava all'appello solo la donna.

Mentre entrai sentì una voce femminile urlare: avevano compiuto il loro dovere.

Ora toccava a me.

Mentre gli altri tornavano dal nostro Padrone, andai nel salotto, all'interno faceva molto caldo, era tutto molto accogliente.

Ancora curioso di conoscere il titolo dell' interessante tomo, che avevo visto in mano all' uomo, mi avvicinai al divano, il libro doveva essere caduto in quella zona. Infatti lo trovai poco rotto al divano.

Quando ne lessi il titolo per poco le gambe non mi cedettero:"Fiabe per bambini di Andersen e Grimm".

Probabilmente quell'uomo, quel padre, stava scegliendo quali storie fossero più adatte per i suoi bambini,  in modo che non avessero incubi durante la notte.

Avevo sentito dire che alcuni padri leggevano le favole ai loro bambini, ma il mio non l'aveva mai fatto con me ed ormai ero troppo grande perché lo facesse, ma mi ero appena sposato e forse l'avrei potuto fare con un mio ipotetico figlio.

Con questi pensieri nella mente rimpicciolì il tomo e lo nascosi in una tasca del mio mantello.

Entrai nella stanza di fronte al salotto: era una cucina e sala da pranzo, molto pulita e molto vissuta.

Notai dei biberon al cui interno c'erano ancora dei residui di latte.

Era vero che di bambini non ne sapessi proprio nulla, ma i due bimbi che avevano portato via i miei compagni dovevano avere almeno sette, otto anni ciascuno, così, ormai convinto che ci fosse un neonato in quella casa, salì in fretta le scale.

C'era solo una camera con la luce accesa, vi entrai.

Era una stanza-ripostiglio, tanti scatoloni, una macchina da cucire ed altri oggetti simili, di un neonato neanche una traccia, tranne delle piccole scarpette rosa.

Non riuscì a resistere all'impulso di prenderle in mano, erano così piccole che mi stavano tranquillamente su una mano.

Le posai accanto alla macchina per cucire, spensi la luce e chiusi la porta alle mie spalle.

Aprì un'altra porta, ma mi ritrovai in un piccolo bagno.

Le terza porta che aprì era la porta giusta. Non avevo bisogno di accendere la luce, dalla finestra ne filtrava a sufficienza.

All'interno della stanza c'era un piccolo lettino ed all'interno del piccolo lettino c'era una piccola figura tutta rannicchiata su di un lato che mi dava la schiena.

Mi avvicinai sperando di non far rumore, ma sfortunatamente quella piccola peste era già sveglia, pronta per un'altra poppata. Si girò a pancia in su ed allungò le corte braccine verso l'alto, ma quando io mi sporsi verso quella piccola figura, questa iniziò ad urlare ed a piangere. Senza pensarci due volte mi tolsi la maschera, l'appoggiai  su una scrivania e mi sporsi nuovamente sulla figura urlante.

La presi in braccio, facendo ben attenzione alla testolina. La cullai per un po', finché  non smise di piangere. Le asciugai piano le guance bagnate di lacrime con  un mio fazzoletto di seta e con tutta calma scesi a prepararle il latte.

La tenni in braccio per non so quanto tempo, ma una volta finito di mangiare la piccola peste bionda con gli occhioni viola tra le mie braccia, ebbe non solo il coraggio di sporcare con il suo rigurgito il mio perfetto abito nero, ma anche il coraggio di digerire completamente il pasto appena fatto!

Mi fiondai nella stanza dove l'avevo trovata, presi un vestitino pulito e poi mi fiondai in bagno, dove poco prima avevo visto un fasciatoio. Quando riuscì a spogliare la piccola peste capì di aver avuto tra le mie braccia una futura signorina, a cui la magia già non mancava, tanto che mentre mi chiedevo se le dovessi mettere o meno il talco lo fece gentilmente levitare addosso a me, sporcandomi ancora di più il mio perfetto abito nero più rigurgito!

Quando riuscì a vestirla ed a riprenderla tra le mie braccia la bambina decise di avere ancora fame, ma questa volta di cose solide, tra cui le mie dita, ed ebbe addirittura la gentilezza di strattonare i capelli che sfuggivano al codino basso che ero solito farmi per le  ' feste in maschera '.

A quel pensiero un dubbio mi assalì: se avessi portato la bimba dal mio Padrone, lui l'avrebbe uccisa?

La risposta era: sicuramente si!

Così decisi di prendere un paio di copertine, avvolgervi bene la bimba e portarla alla famiglia più vicina di maghi che avrei trovato nella zona.

Mi smaterializzai ed in un'ora circa trovai dei candidati adatti: una famiglia di mezzosangue abbastanza ricca, vedendo l'abitazione ed il vestiario, e con un solo bambino.

Lasciai la piccola, ormai profondamente addormentata davanti alla loro porta con un biglietto scritto di mio pugno, poi suonai il campanello e mi allontanai quel tanto che bastava per non farmi scoprire, ma rimanendo abbastanza vicino da sentire le loro parole.

Aprì la porta un uomo sulla trentina, che accortosi della bimba la prese subito in braccio senza un attimo di esitazione e lesse ad alta voce il biglietto:"I Mangiamorte hanno catturato ed ucciso la sua famiglia, vogliatele bene."

Dopo qualche secondo guardando attraverso le tenebre che circondavano la casa, l'uomo rientrò in casa sorridente con la bambina.

La mia prima musica...per una volta...anche se per una piccola creatura, avevo scelto io la musica!

Ora però avrei dovuto tornare tra gli altri ballerini e musicisti, sperando che il mio gesto d'altruismo paterno fosse passato inosservato.

  
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