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Autore: Yoru chan    09/03/2016    5 recensioni
Sasuke è caduto in uno stato comatoso dopo un brutto incidente e mentre i suoi genitori pregano per la sua vita al tempio, il ragazzo fa uno strano sogno.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fugaku Uchiha, Mikoto Uchiha, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Ciao!
Ho piacere di presentare questa breve storia che è molto diversa da quelle che ho scritto fin’ora, quindi la considero una specie di esperimento, sperando che risulti gradevole sebbene l’argomento trattato sia triste.
Buona lettura!
 
 
Verso la luce
 
L’odore di disinfettante le fa venire il mal di testa, già il solo fatto del perché si trovi in quell’ospedale è sufficiente per farle sentire il cuore serrato come in una morsa e i nervi tesi. Guarda di sottecchi il marito, anche lui silenzioso e all’apparenza calmo ma lei sa che non è così, conosce bene l’uomo che ama e nota le sue spalle irrigidite. Vorrebbe dire qualcosa per sostenerlo, per dare coraggio pure a se stessa, perché sul filo del rasoio sta correndo la vita di loro figlio.
Un signore distinto e con un elegante camice bianco spunta in fondo al corridoio andandogli incontro, entrambi scattano come molle aggrappandosi alla speranza. Il medico li guarda seriamente.
«Dottore…»
È l’uomo a pronunciare quell’unica parola.
«Voglio essere franco» principia quello, «la situazione è critica. Abbiamo dovuto procedere all’intubazione del paziente e sottoporlo a ventilazione meccanica in terapia intensiva, purtroppo i danni a carico del tronco dell’encefalo sono gravi e non sappiamo…»
Il medico si interrompe vedendo la donna vacillare, sostenuta subito dal marito. Quest’ultimo si fa forza rivolgendosi nuovamente a lui.
«Quante possibilità ci sono per nostro figlio?»
L’interpellato sospira. «Lo abbiamo messo nelle migliori condizioni possibili perché possa risvegliarsi dal coma, il resto dipende dalla volontà del ragazzo, di più non possiamo fare finché la situazione rimane tale, mi dispiace.»
La donna scoppia in lacrime non riuscendo più a controllarsi, mentre l’uomo tenta di consolarla abbracciandola, l’unica cosa che può fare in quel momento e tanta è la frustrazione di fronte ad una simile impotenza. Lui è quel tipo di persona abituata ad avere tutto sotto controllo, pure l’agenda dove segna i suoi appuntamenti con i clienti è piena e perfettamente programmata, eppure non riesce a fare nulla davanti alla vita in bilico di suo figlio. Stringe la moglie a sé per nasconderle i suoi pugni serrati, ma lei ad un certo punto si discosta guardandolo in volto.
«Fugaku per favore, andiamo al tempio per una preghiera.»
Conosce lo scetticismo di suo marito a riguardo, tuttavia lei sente il bisogno di andare e lui non riesce ad opporsi ai suoi occhi arrossati dal pianto.
Il medico nel frattempo si allontana lasciandoli nell’intimità del loro dolore, presto anche la coppia di coniugi abbandona l’ospedale in direzione del tempio più vicino.
Ne trovano uno poco lontano dall’asettico edificio, l’entrata è riconoscibile a distanza per la presenza di un torii, un’alta porta di legno laccata di rosso vermiglio, la sacralità del luogo la si coglie invece grazie alla presenza di un shimenawa, una grossa corda intrecciata tra gli alberi.
La coppia si inchina in prossimità del torii ed esegue il rito della purificazione con l’acqua della fontana, lavandosi prima la mano destra, poi la sinistra ed infine la bocca.
In seguito la donna inserisce una moneta in una grossa cassa rossa all’entrata dello honden, l’edificio principale, quindi fa suonare la campana inchinandosi due volte e battendo due volte le mani raccogliendosi per il momento della preghiera. Terminata la richiesta agli dei, entrambi si inchinano un’ultima volta tornando infine indietro e, passando davanti ad un cimitero che avevano già visto all’andata, notano una donna dai lunghi capelli rossi poggiare un mazzo di fiori bianchi e gialli su di una piccola tomba.
«Anche lei ha perso qualcuno» sussurra affranta la moglie.
Fugaku le cinge le spalle con un braccio, avvicinandola a sé. «Mikoto vedrai che Sasuke ce la farà. Nostro figlio è giovane e forte, si risveglierà.»
Lei gli poggia la testa sul petto in cerca di conforto.
 
Buio. Freddo. Nebbia.
Il ragazzo apre gli occhi avvolto nel silenzio, disorientato.
Dove si trova? Si alza a sedere aspettandosi di sentirsi come schiacciato da qualcosa, invece contro ogni sua aspettativa avverte una certa leggerezza, accompagnato solo da un senso di inquietudine. Dopo un primo momento di incertezza, comincia a camminare in quella che sembra una foresta morta, bruciata: non si trova anima viva, l’unica cosa che riesce a vedere sono degli alberi spogli e rinsecchiti e lo circonda unicamente il gelo. Quando sta per perdere ormai le speranze, uno spiraglio di luce gli appare e andando in quella direzione si ritrova in una radura verde, baciata dal sole. Guardandosi attorno scorge all’improvviso una strana zazzera bionda, vi si avvicina accorgendosi che si tratta dei capelli di un bambino e si mette ad osservarlo stupito. Anche questi nota la sua presenza e si alza dalla sua posizione stesa, guardandolo a sua volta con i suoi grandi occhi azzurri. Ha le guance paffutelle con tre cicatrici per lato, indossa una maglietta arancione e dei pantaloncini bianchi mentre ai piedi è scalzo.
«Chi sei? Come ti chiami? Cos’è questo posto?»
Troppe domande tutte in una volta, ma sente un tepore così piacevole provenire da quell’esserino, il quale continua a guardarlo silenzioso ed ha come la sensazione che sia in qualche modo collegato a lui.
«Cos’è il gatto ti ha rubato la lingua?» Incalza stizzito dal suo mutismo.
Il bambino si gira ignorando ogni singola domanda, seguendolo con lo sguardo si accorge che è semplicemente andato ad accarezzare una volpe che non aveva notato, oppure è spuntata fuori all’improvviso? La cosa che lo stupisce di più è che l’animale non si sottrae alle sue coccole, al contrario ricambia quell’affetto giocando con il suo muso.
Il ragazzo guarda quella scena meravigliato, finché il bambino non rivolge nuovamente l’attenzione su di lui, invitandolo a seguirlo con un gesto della mano. Gli corre dietro affiancandosi alla volpe, la quale lo segue a sua volta, finendo di fronte ad una distesa di grano maturo.
Si siedono accanto ad un albero per ammirare quel panorama incantevole, godendo della visione dell’animale che scorazza libero tra gli steli, ritornando immancabilmente dal biondino in cerca di carezze. Vedendo una scena simile il più grande non può fare a meno di notare un palese paragone.
«Lo sai, sembri proprio il piccolo principe che si prende cura della sua volpe. E la tua rosa dove l’hai lasciata?»
La sua ovviamente è una battuta, nemmeno quella però sembra scuotere il più piccolo che si limita a volgergli lo sguardo di tanto in tanto, senza mai parlare.
Il ragazzo sbuffa non capendo quell’assurda situazione, non sapendo dove cavolo sia finito.
Improvvisamente il bambino scatta con la testa e un’espressione allarmata gli si dipinge in volto, facendolo preoccupare.
«Cosa c’è? Hai sentito qualcosa?»
Si alza tendendo a sua volta un orecchio, in ascolto di un qualsiasi rumore.
Il biondino tutto ad un tratto comincia a correre e allora lui si mette ad inseguirlo, gridandogli dietro: «dove stai andando?!»
La volpe continua imperterrita a trottare a fianco del bambino senza alcun problema, mentre il più grande comincia a sentire una certa pesantezza addosso che lo rallenta. Non sa cosa gli stia succedendo ed ha paura, come se avesse colto la sua inquietudine il piccolo torna indietro, andandogli incontro e portando le mani avanti come a fermarlo, facendo un segno di diniego con la testa. Lui continua a non capire.
«Cosa no?! Cosa mi vuoi dire, parla!» Gli sta venendo a meno la pazienza ormai.
Allora quello come un angelo si libra in aria arrivando all’altezza del suo viso, facendogli spalancare gli occhi dallo stupore per poi chiuderli di riflesso, quando avvicina la sua fronte calda a quella fredda di lui.
La mente del ragazzo viene invasa da immagini sfocate che si fanno sempre più nitide finché non gli appare un paesaggio montano, ritrovandosi in mezzo ad un bosco. Nota lo stesso bambino biondo questa volta accompagnato da due persone adulte, zaino in spalla e cesti di vimini nelle mani. La donna ha i capelli color del fuoco, mentre l’uomo sembra una sua fotocopia più grande, con gli stessi capelli color dell’oro e splendidi occhi azzurri. Frugando a terra quest’ultimo nota una varietà di fungo e chiama entusiasta la donna, la quale tira fuori un manuale per cercarne la razza specifica e le sue proprietà. Nello stesso tempo invece, il bambino viene distratto dall’apparire di una volpe, la stessa di prima, la quale se ne sta a debita distanza annusando chissà cosa. La segue con lo sguardo incantato, osservandola attraversare un tratto di strada poco più lontano che divide in due parti il bosco. Proprio in quel momento il piccolo vede sbucare una macchina all’improvviso da dietro una curva, ad una velocità un po’ troppo elevata per quello che consentirebbe la natura circostante. Senza perdere tempo si precipita dal povero animale, rimasto bloccato in mezzo alla strada, completamente impaurito; il bambino sbuca accanto a lei nel suo misero tentativo di proteggerla e troppo tardi i suoi genitori si accorgono del fatto per poterlo fermare, con la sola possibilità di lasciare al terrore il modo di prendere forma sui loro volti.
Una brusca frenata, lo stridio delle ruote ed infine il buio.
 
Il ragazzo riapre gli occhi sgomento, guardando il bambino continuare a spostare la testa a destra e sinistra con le lacrime agli occhi. Riprende a correre allontanandosi velocemente da lui e lasciandolo indietro, facendolo sentire perso.
«Aspetta! Non andare via, non lasciarmi solo!»
Non vuole sentire quel senso di pesantezza impadronirsi pian piano di lui, non vuole provare quella paura e quel senso di abbandono. Gli corre dietro con tutta la forza di volontà che possiede, inseguendolo fino a vederlo immergersi in un fascio luminoso.
Corri Sasuke. Corri verso la luce.

 

 
Eccoci arrivati alla fine, in tutti i sensi direi.
A parte le battutacce, l’argomento della vita oltre la vita è un po’ particolare da trattare, per questo sebbene ci siano diverse testimonianze a riguardo, l’ho voluto descrivere a modo mio.
L’idea l’ho elaborata dopo aver visto un video molto toccante che girava su FB, su di una ragazza che incontra un ragazzo in sogno innamorandosene e iniziando a prendere sonniferi a un dosaggio sempre più alto, pur di poter passare del tempo con lui, fino ad infliggersi la morte. Scoprirà poi che quel ragazzo è la morte stessa, la quale piange per la sua dipartita.
Inizialmente pensavo di rendere Naruto e Sasuke due coetanei, poi invece non ho resistito all’idea di descrivere un Naruto bambino, ma come nell’opera originale di Kishimoto, i due protagonisti sono indissolubilmente legati anche se è la morte stessa a separarli =).
   
 
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