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Autore: Hyorei    09/03/2016    0 recensioni
Europa. Ed e Paula si trovano a dover combattere contro un terzo fratello, l'uomo più terrorizzante mai esistito, vissuto nella prima metà del Novecento: il primo, un fratello nascosto agli occhi del mondo, dato per morto; la seconda, la sorella più piccola, ultima di sette fratelli, quasi tutti deceduti nell'infanzia. Il terzo, Adolf. Non aspettatevi la solita storia sulle tremende persecuzioni da lui effettuate, non aspettatevi nulla di comune; il vero lato oscuro del führer sta per essere svelato.
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Speranza

 

Sono passati quarant'anni ormai, da quando questo diario è stato sepolto. Un giovane, di cui vi parlerò fra non molto, lo ritrovò fra le rovine del bunker: ha avuto l'ardire di combattere per la verità, e così, si mise a cercare; se non fosse stato per il coraggio di questo ragazzo, io non sarei qui a scrivere, e non avrei mai più rivisto la mia amata sorella, Paula.
   Il suo nome fu Heinrich Hitler: era un soldato delle forze armate Wehrmacht, nonché mio nipote. Heinz, così veniva chiamato, fu uno dei pochi soldati ribellatosi al führer, uno dei pochi uomini sopravvissuti all'inferno delle Tenebre. L'ultimo, ad aver guardato negli occhi Adolf Hitler. Heinz trovò questo diario in una delle spedizioni ordinate dai 7 generali, che avevano ormai preso il controllo di tutte le divisioni dell'armata tedesca, nominati direttamente dal führer prima di nascondersi nel bunker: i 7 volevano ritrovarlo a tutti i costi. Certamente non perché mancasse la loquace e tenera presenza del mio fratellone, ma per ciò che egli celava nei suoi segreti. Heinz riuscì a scoprire cosa Adolf nascondeva con tanta avidità, con un'ossessione tale da trasformarlo in un orrendo mostro di crudeltà. Ciò che nascondeva era la chiave di ogni segreto, capace di svelare i misteri dell'umanità, della vita, e della morte. Ma non divaghiamo, seguiamo l'ordine cronologico degli eventi.
    I 7 non furono altro che il prodotto degli ultimi e ben perfezionati esperimenti ordinati da Hitler: la loro pelle era dura come il metallo, le loro ossa indistruttibili, i loro muscoli dotati di una potenza inumana; essi stessi non erano più umani. Ciò che più li rendeva terrificanti erano i loro occhi, tinti del rosso più macabro, come se fossero imbevuti nel sangue delle loro vittime. Si dice che i generali escano solo di notte, per assassinare chi di giorno ha osato contraddire la loro parola, o addirittura contrastare le loro azioni: se potesse, solo chi ha visto venire verso di se quegli occhi potrebbe dire di aver provato la vera paura, se non fosse che con loro, viene anche la morte. Le loro terminazioni nervose finirono con l'essere bruciate, per cui non poterono mai provare dolore; a dirla tutta, non poterono provare più alcun sentimento. Una leggenda aleggiava attorno a loro, attorno ad un possibile punto debole: durante i loro rari momenti di sonno, i muscoli del loro collo si rilassano, lasciando esposta ai pericoli la nuca; un pugnale d'argento imbevuto nel sangue degli Hitler può così porre fine alle loro terrificanti vite, e con essi, il Terrore.

    Heinz portò sempre con se questo diario, l'unico indizio fra le sue mani: cercò ovunque delle piste che potessero permettergli di risalire a me, cercò così intensamente, mettendo cuore e anima nel suo intento, seppur invano. Dopo essere fuggito ribellandosi agli ordini dei 7, Heinz finì col diventare, a causa della sua insubordinazione, il primo ricercato dei 7: il diario era quello che volevano, e lui ne era in possesso. Convinto di essere spacciato insieme all'intero pianeta terra, smise le sue ricerche, smise di sperare e di vivere. Di giorno, lottava per il cibo, la notte scappava dalle Tenebre: proprio durante una di queste notti la storia comincia a diventare interessante e degna di essere raccontata.
    Le Tenebre gli erano alle calcagna, assetate di sangue e inebriate dall'idea di poter banchettare con i resti del fuggitivo, ammesso che quei terrificanti mostri abbiano la capacità di formulare pensieri o addirittura idee; dopotutto, perdendo l'umanità ritengo che abbiano perso ogni più minuta caratteristica che potrebbe definire quegli abomini “umani”. Heinz correva veloce come il vento, utilizzando tutta l'energia del suo corpo, fino a quando la vista di un bunker sovrastato dalle macerie di un edificio, riaccese in lui la fiamma della vita, l'ardore della speranza; si precipitò ai piedi del portellone metallico che ne chiudeva l'accesso, cerando invano di aprirlo: poteva essere aperto solo dall'interno, e così, atterrito, si accasciò al suolo, arrendendosi al suo avverso destino, appoggiandosi al freddo acciaio della porta che l'avrebbe potuto condurre al sicuro. Proprio quando Heinz smise di sperare e si lasciò prendere dal suo triste e crudele fato, il portellone si aprì, ne uscì un fumogeno che destabilizzò gli abomini delle Tenebre, e una donna lo trascinò dentro.
«Avrei dovuto essere Marylin Monroe per farmi aprire prima o chi altro?!»
Disse stupito e al contempo spaventato Heinz, aiutato dalla ragazza ad alzarsi, la quale si lasciò scappare una tenera risata.
«Comunque sia ti ringrazio, mi hai davvero salvato la vita. Avevo smesso di sperare.» Sussurrò l'uomo, guardandola negli occhi. La ragazza gli sorrise, e il soldato ribelle si incantò davanti a quegli occhi blu che avevano incrociato i suoi, davanti a quello sguardo così intensamente bello e puro, che avevano catturato il suo, intriso della vista di molti peccati, dei innumerevoli orrori che caratterizzano quella cosa immonda chiamata guerra. «Qual'è il tuo nome, bionda?» chiese Heinz, ma la ragazza si fece scura in volto e improvvisamente il suo sguardo divenne triste e cupo; si sfiorò le labbra con le dita e una lacrima scese lungo la sua rosea guancia.
«Oh, tu non puoi... Beh che importa, spesso il silenzio vale più di mille parole, e i tuoi occhi sono il più bel carme composto dalla natura.» Heinz si innamorò di quegli occhi, tinti dell'azzurro più intenso, come il limpido mare che bagna le coste delle immacolate isole caraibiche. La ragazza gli sorrise, cercando di nascondere quella lacrima che le aveva solcato il viso.
«Non potendo sapere il tuo nome allora te ne darò uno io: ti chiamerò Klara, dopotutto, i tuoi occhi sono limpidi come i mari più cristallini che si possano vedere sul nostro pianeta. Sorridimi se sei d'accordo!» Lei sorrise teneramente, trasmettendogli con il solo sguardo quanto si sentisse felice, sentimento che probabilmente non provava da molto tempo. Lei accarezzò dolcemente il viso duro ma dolce del soldato, segnato dalle molte sofferenze causate dalla guerra; le asciugò quella lacrima, e la strinse forte fra le sue braccia.
    Heinz seguì Klara nei più profondi meandri del bunker, dove si nascondeva l'unico degli insediamenti umani rimasti sul continente: si narrava fosse solo una leggenda, ma ciò che il ribelle vide lo riempì di stupore. Se fosse rimasta la più piccola possibilità di ritrovare gli zii perduti, l'avrebbe potuta trovare in quello che si potrebbe definire un villaggio sotterraneo: lì avrebbe potuto cominciare una nuova vita, ricca di speranze. Lì, avrebbe potuto cominciare il suo viaggio verso la verità.
   
 
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