Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Mistiy_Ronny    09/03/2016    1 recensioni
Chi è eren?
Bella domanda al quale proprio non poteva rispondere o per meglio dire, non riusciva a fornire una risposta logica.
Eren non l'aveva mai visto, non sapeva neppure che aspetto avesse, in teoria si trattava di un nome maschile perciò doveva trattarsi di un uomo. Non sapeva assolutamente nulla a riguardo però nei sui sogni quelli in cui volava, vi era sempre quella voce rude ma capace d'accarezzare la pelle. Non era mai riuscita a vedere il proprietario di quel suono, ogni volta si risvegliava la visione onirica svaniva assieme al movimento della palpebra.
Genere: Drammatico, Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: De-Aging, Lime, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Tematiche delicate
Capitoli:
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La pelle pareva volersi distaccare dalle ossa, il vento le si schianta addosso con un tale potenza che il respiro s'annullava nel petto
La sensazione del cadere, del non avere il terreno sotto ai piedi era liberatoria. Quel pavimento spesso la limitava, la rendeva consapevole di quanto il cielo fosse lontano ma in quel momento il pavimento non esisteva, la volta celeste era così vicina da parere la propria casa.
La caduta non poteva essere infinita, il suolo marrone macchiato da chiazze verdi diveniva sempre più imminente e così sentì il rumore d'un meccanismo azionarsi, lo spiccò va contro una superficie rocciosa, e una corda nera si muove per attaccarsi contro un immenso tronco. Sospinta da quella stessa corda va e una specie d'energia la innalza verso l'alto così il collo s'incurva e lo sguardo s'affaccia verso una volta celeste tappezzata da sprazzi bianchi.
<< Eren >> 


<< Erna! >> spalancò gli occhi per ritrovarsi faccia a faccia con una sorella alquanto severa.
<< Muoviti, dobbiamo andare a scuola >> si dileguò dalla stanza ed Erna lasciò andare un sospiro nervoso. Quanto sarebbe stato bello tornare a volare tra gli alberi e invece no, doveva scendere dal cielo per immergersi nella quotidianità. La ragazza si trascinò verso il bagno e con la velocità di un automa si lavò evitando di gettare lo sguardo sullo specchio, onde evitare che il morale instabile sfociasse nel disgusto.
Si infilò un paio di pantaloni da ginnastica, una felpa e poi giù in cucina ove una tazza di caffè caldo l'attendeva sul tavolo. Accanto alla tazza di porcellana vi era un piatto contenente un impasto rinsecchito dai contorni marroncini, era inedentificabile. Erna storse il naso decidendo che per quella mattina si sarebbe saziata con l'amara bevanda.
<< Che fai? Non mangi? Guarda che la colazione è importante >> eccola, puntuale come un orologio sua sorella coglieva sempre la possibilità per rimproverarla.
<< Lo so, me lo dici tutte le mattine, ma non ho fame >> buttò giù il caffè per poi acchiappare le chiavi della macchina.
<< E poi guarda >> Erna indica l'orologio affisso alla parete << è tardi >>
Mikasa le mollò un'occhiataccia ma non ribatté, con l'orologio non si poteva discutere.
Uscirono di casa e l'aria gelida mattutina penetrò sotto ai capotti. Mentre proseguirono il cammino verso la macchina, due occhi smeraldi si soffermarono verso un cielo tenero, sarebbe stato bello spiccare il volo e arrivare così a scuola anziché utilizzare quel catorcio a quattro ruote.


Nervosamente la chiave rigira e gira in senso orario e antiorario. L'unica risposta che s'otteneva dal motore era un rumore greve e intoppato.
<< Fanculo >> sbottò picchiando la mano contro il volante.
<< Lamentarsi è inutile >> disse Mikasa scendendo giù dall'auto
<< Se corriamo arriveremo in tempo >>
<< Magari potremmo approfittare dell'imprevisto e tornarcene a letto >> puntualizzò trovando l'opzione decisamente più piacevole rispetto a quella proposta da Mikasa ma quet'ultima non parve disposta ad accontentarla.
<< Erna, è l'ultimo anno scolastico e data la tua pessima media scolastica, non puoi permetterti d'assentarti >> disse con un tono che non ammetteva alcuna replica.
Esasperata Erna sbuffò ma non poteva contraddirla: il numero più elevato trascritto sulla sua ultima pagella era un sette e riguardava il voto di condotta.
Fianco a fianco cominciarono a correre, andare a scuola era una bella scocciatura, ma andarci a piedi era una straordinaria rottura di scatole.
Le ginocchia si innalzavano forsennate, il vento sputava sui loro volti aria gelida.
Un dolorino alla pancia attirò l'attenzione di Erna, ma non si fermò. Quel piccolo crampo era fin troppo familiare e di certo non l'avrebbe fermata.


. *** .


Avevano spaccato il minuto, nel momento in cui varcarono la soglia della porta la campanella suonò. Sfrecciarono lungo i corridoio per poi prendere posto ai banchi con il fiato corto uscente dalle labbra.
Nemmeno il tempo di riprendersi dalla corsa smorza fiato che il professore entrò.
<< Buongirono >> movimentò la bocca grassa e senza attendere alcuna contro risposta, ordinò << aprite pagina centoottanta >>. Tutti obbedirono al comando, anche Erna svogliatamente aprì il volume. Lo studio non faceva per lei, questa era una certezza assoluta, infatti appena il professore pronunciò la parola “ rivoluzione industriale”, il cervello di Erna s'atrofizzò e lo sguardo andò verso la finestra. I raggi obliqui si facevano strada verso un cielo limpido, quella bellezza naturale era rovinata dalla presenza di tetti grigi e antenne metalliche alte e grezze. Avrebbe tanto voluto incenerirli con lo sguardo, farli scomparire per poi spiccare il volo in una vasta landa azzurra.
Una fitta dolorante e la mano scivolò verso il basso ventre.
Per le piccole donne le mestruazioni non sono mai un qualcosa d'indifferente, per alcune è quasi un vanto, per altre è una piaga, per altre ancora è una stupida scocciatura. Per Erna quel ciclo naturale che doveva subire ogni mese, era un dannato pugno in faccia. Ogni mese le si presentavano e il suo corpo gridava “ sei una donna!”.
Nascondeva le curve dietro abiti larghi e privi di forma, manteneva capelli corti, non esaltava gli occhioni con mascara e altre diavolerie, eppure quelle dannate mestruazione arrivavano sempre.
Una contrazione ventrale la fece piegare su se stessa
<< Fanculo >> imprecò a denti stretti, il suo soffio disapprovato sarebbe potuto passere inosservato, sarebbe stato coperto dalla voce greve ed autoritaria del professore, eppure le sue labbra si aprirono in uno di quei rari attimi di silenzio.

Ecco, ora ho attirato l'attenzione di tutti questi stronzi” pensò tra sé e sé guardandosi attorno. Nel campo visivo rientrarono sgurdi vispi, incuriositi dall'esclamazione

<< Signorina Jeager non ha una bella c'era. Perchè non va in bagno a sciacquarsi il volto anziché offendere la mia lezione >>

non attendevo altro vecchio grassone”

Pensò fra sé eseguendo il comando.


. *** .


La mano a coppa sotto al getto d'acqua e scaraventò tutto il contenuto sulla pelle.
Le goccioline gelide percossero il volto, un brivido le procurò un sollievo decontraendo i muscoli tesi del volto, si trattò di un sollievo effimero dato che svanì nel momento in cui si ritrovò faccia a faccia con se stessa. Lo specchio rettangolare situato sopra al lavello mostrava un volto dai lineamenti delicati coperti da una pelle olivastra. La bellezza che derivava da quei tratti era inequivocabile, ma i protagonisti del riflesso erano due grandi occhi d'un verde serpentino ornati da due lunghe ciglia scure. Era proprio una bella ragazza, questo era un dato di fatto che non poteva nascondere. Un occhio esterno poteva mettere in dubbio per qualche secondo la sua natura, ma bastava soffermarsi su di lei qualche istante in più per percepire la sua femminilità.
Questo dato di fatto avrebbe dovuto riempire il cuore d'orgoglio di una ragazza, sì peccato che Erna non era una ragazza qualunque.
Il volto si contrasse in dolorose pieghe e la mano racchiusa in un pugno tremava dalla smania di frantumare in mille pezzi quel dannato riflesso che non faceva altro che conclamare la sua natura fisica.
Riabbassò il pugno pulsante lungo il fianco per poi chiudersi all'interno d'un gabinetto. La puzza nauseante di fogna salì dalla bocchetta del gabinetto, penetrò nelle narici per poi insinuarsi e stringere la bocca dello stomaco. Poteva sopportarlo, almeno lì non vi erano specchi.
Abbassò il coperchio del water per poi sedervisi sopra. Racchiuse il volto all'interno delle mani inclinandosi in avanti e cercò di espirare ed inspirare profondamente. Era un di quei brutti momenti in cui la testa vorticava a più non posso e la sensazione d'avere un macigno sopra al petto la soffocava. Doveva calmarsi, quella frustrazione furente era causata dall'ingiustizia di vivere all'interno di un corpo che non riusciva a riconoscere come suo, quella ingiustizia però non avrebbe mai trovato una sorta di risarcimento.

<< Erna, >>
Trasalì colta di sorpresa dalla voce di sua sorella.
<< Posso entrare? >> Mikasa non attese neppure la risposta per insinuarsi all'interno, chiuse la porta dietro di sé per appoggiare la schiena dietro la lastra di legno.
<< Certo, con comodo >> disse inacidita da quella mancanza di privacy
Mikasa guardò Erna, studiò la sua pelle sudata, il respiro alterato e sapeva che doveva stare lì nell'angolo, ben sapendo quale era il problema
<< Stai meglio? >>
Erna annuì, la collera era scemata assieme al dolore ventrale.
<< Bene >> sentenziò decisa a tornare in classe e trascinare anche sua sorella ma la mano si soffermò sulla manopola.
<< Erna so che per te le mestruazioni sono un problema, so che vorresti essere un ragazzo … >>
<< Ti sbagli, io non vorrei essere un maschio >> secca disse interrompendo le parole della giovane la quale strabuzzo gli occhi colta da quella rivelazione, ma nonostante tutto non si fece trascinare dalla sorpresa,
<< Io vorrei essere Eren >>
Mikasa corrucciò la fronte confusa, reattiva scavò nella memoria alla ricerca di quel nome o perlomeno un volto associabile a quel nome. Non lo trovò.
<< Forza, andiamo >> Erna si alzò in piedi e con fare sbrigativo scansò sua sorella dalla porta per scivolare via.


Era riuscita a evitarla durante l'intervallo, sapeva che Mikasa non avrebbe sorvolato sulla conversazione avuta in quel quadrato puzzolente. Era riuscita a evitare la conversazione anche durante il tragitto verso l'autobus, grazie al cielo le persone non erano state create per parlare con il fiato smorzato dalla fatica.
Stavano sedute nel silenzio accompagnate dal chiacchericcio dei passeggeri del'autobus e dai rumori esterni della città. Erna sapeva che quella era l'occassione propizia per instaurare la tanto temuta domanda che di fatti non tardò ad arrivare
<< Chi è Eren? >> domandò Mikasa volgendo il capo verso di lei
<< Nessuno >> rispose con la fretta di qualcuno che non vuole essere scoperto
<< Devi sapere chi è dato che vorresti essere come lui >> la incalzò senza distogliere neppure per un secondo lo sguardo dalla sorella.
<< Mikasa, non è nessuno! >> deve averlo annunciato con una nota troppo alta, dedusse questo Erna dato che tutti i passeggeri avevano smesso di blaterale e avevano voltato il capo verso di loro. Avevano inscenato un bello spettacolino.
Mikasa discostò lo sguardo dalla giovane per rivolgerne uno carico d'astio all'ambiente circostante.
<< A casa ne parliamo >> disse la sorella senza lasciare trapelare alcuna emozione.

Mkasa certe volte fa paura” pensò Erna, questo dato era comprovato dal fatto che tutti i presenti avevano chinato il capo riprendendo le attività interrotte.


. *** .


Devo andare da Annie, appena torno a casa parliamo”

Mikasa intraprese un'altra strada annunciando quelle parole.
Erna sbattè la porta di casa felice del fatto che sua sorella non ci fosse, doveva assolutamente riposare lei non glielo avrebbe permesso.
Un brontolio proveniente dalla pancia gli ricordò che non si era ancora nutrita così aprì il frigo, all'occhio saltò della pasta precotta. Sbattè l'involucro all'interno del forno a microonde, girò la manopola ed attese.
Si voleva godere quella pace che presto sarebbe stata interrotta dal ritorno a casa. In quel lasso di tempo avrebbe avuto tutto il tempo necessario per elaborare una risposta plausibile.

Chi è eren?

Bella domanda al quale proprio non poteva rispondere o per meglio dire, non riusciva a fornire una risposta logica.
Eren non l'aveva mai visto, non sapeva neppure che aspetto avesse, in teoria si trattava di un nome maschile perciò doveva trattarsi di un uomo. Non sapeva assolutamente nulla a riguardo però nei sui sogni quelli in cui volava, vi era sempre quella voce rude ma capace d'accarezzare la pelle. Non era mai riuscita a vedere il proprietario di quel suono, ogni volta si risveglaiva la visione onirica svaniva assieme al movimento della palpebra.
Il timer del fornello squillò spezzando lo scorrere dei pensieri.
Buttò sul tavolo quell'ammasso di pasta fumante, sopra vi era un condimento che aveva lo stesso colore del sangue, forse si trattava di pomodoro mescolato al kechup, un autentica schifezza ma non vi badò.
La forchetta affondò e si ritrovò a masticare un maccherone che aveva la stessa consistenza d'un pezzo di gomma aromatizzato. I denti cozzavano nel tentativo di maciullare quello schifo, non era minimamente paragonabile alla pasta che preparava mamma ma lei se ne andò via troppo presto. Quando morì aveva dieci anni e non le aveva potuto insegnare a surriscaldare neppure l'acqua per bollire la pasta. Erna era troppo ingenua e trasognante per prestare attenzione alle ricette culinarie che la madre metteva costantemente in pratica sotto i suoi occhi.
La nausea l'agguanto, gli era tornato alla mente il sapore della cucina di mamma e per qualche ora gli sarebbe stato impossibile mangiare qualsiasi altra cosa . Senza neppure sprecarsi di mettere il piatto in lavastoviglie, si gettò nel letto affondando la chioma color ciccolato nel cuscino morbido.

Voglio essere Eren?

La domandà saettò per poi rimbalzare tra le pareti del carneo con una tale velocità che Erna sospirò innervosita.
<< Non lo so >> rispose flebile per portare l'avambraccio sopra agli occhi.

Angolo psichiatrico

Ciao:)

Allora … che dire? Boh … non ho mai letto una fan fiction con il tema della reincarnazione anche se non credo sia così originale il fatto che Eren si sia reincarnato nel corpo d'una ragazza.
Poi non so cosa dirvi, ho così tante fan fiction da concludere e io comincio a pubblicarne una nuova?! Come posso giustificarmi? Credo che l'ispirazione purtroppo non segue la ragione T.T

Ok, dopo queste blande scuse torniamo a questa storia, per meglio dire questo primo capitolo: vi ho presentato un unico personaggio perché non volevo appesantire l'attenzione della lettura, forse è un capitolo noioso e alquanto confuso, ma dal prossimo entrerà subito in gioco Levi( non aspetto altroXD)
La storia porta l'avvertimento di “tematiche delicate” dal punto di vista di Erna perchè si parlerà parecchio dell'identità in particolare di quella sessuale, perciò non sarà una storiella leggera. (sudo freddo, ce la farò?)
Dunque, direi di aver detto tutto quello che avevo da dire e spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Non vedo l'ora di conoscere le vostre impressioni perciò spero di sentirvi

un abbraccio

Mistiy

   
 
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