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Autore: Amantea    10/03/2016    10 recensioni
Oscar e André giovani, ai tempi del duello con il Duca di Germain e la breve vacanza ad Arras. Avevo voglia di una Oscar gagliarda, ancora lontana dalle implicazioni sentimentali di certi episodi dell'anime, che prende coscienza delle ingiustizie e della situazione disastrosa della Francia di quel periodo. Mi atterrò alla trama, non per tutto però.
(cap. 1) "Oscar la sentiva, a pelle. Ed era sempre stato così.
Forse semplicemente ci sono anime che si riconoscono, e che senza dover spiegare nulla, si capiscono".
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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LA VOCE DEL VENTO


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Aveva gli occhi puntati contro il cielo, ma André non credette neppure per un istante che Oscar stesse veramente guardando le stelle.
Era distesa sull'erba, poco lontano da lui. Le braccia incrociate dietro la nuca, il profilo elegante e fermo che si stagliava contro la notte.
Quasi non respirava, abbottonata nel lungo gilet, un punto di grigio appena più scuro dell'erba che la sua schiena esile piegava.
Ma quella era la sua Oscar.
Non c'era bisogno di chiederle nulla. Non gli avrebbe risposto. Lo avrebbe guardato, due lampi azzurri contro i suoi, a labbra serrate, per poi sospirare piano, e tornare ad osservare qualcosa di ancora più lontano delle stelle.
E allora non disse nulla.
Distolse lo sguardo da lei, come faceva sempre, dopo una manciata di istanti.
Scrutò le impronte che gli alberi lasciavano nel buio.
Ascoltò il vento che, tutt'altro che tiepido, spirava di sotto in su, solleticandogli le ciocche scure arricciolate sulle orecchie.
E aspettò.

- Non devi accompagnarmi -.
Non c'era nulla nella sua voce che tradisse ansia o preoccupazione. Nulla che facesse soltanto immaginare il filo invisibile dei suoi pensieri. Il rosso del sangue, il nero della paura, il grigio dell'incertezza, che tutto poteva annebbiare. Solo la sua voce trasparente come un diamante. Trasparente e cristallina, eppure capace di rifulgere di mille colori, se illuminata nel modo giusto. E altroché se quei colori potevano accecare! Non lo sapeva ancora, il duca di Germain, con chi si era andato a confondere. Ma la luce di Oscar lo avrebbe dissolto. Annientato, sconfitto... com'era giusto che fosse. Senza paura.
- Uscirò dal retro per non far impensierire la nonna, prima dell'alba. Ma non devi accompagnarmi, André. E' Girodel il mio padrino -.
André si tirò seduto sull'erba, lo sguardo fisso contro un punto di buio ai piedi di un albero che si stagliava con decisione non molto discosto da loro.
- Ti ricordi, Oscar, il tesoro che seppellisti sotto la quercia? -.
Oscar si volse dalla sua parte.
Lo trovò con i palmi sprofondati nel trifoglio, il ginocchio piegato, il fiocco delle calze che oscillava pigramente al vento. Ormai aveva quasi i capelli più lunghi dei suoi, così neri che nel buio solo il riflesso lucido del nastro di raso ne segnava il confine della coda.
Stava ridacchiando, a quel ricordo.
- Una trottola e un coltellino dal manico rosso. Avrai avuto otto anni, Oscar, ricordi! -.
- No, non me lo ricordavo André -.
Appena un fruscio leggero, di seta contro seta, e anche Oscar raccolse le ginocchia al petto, la schiena flessa a blanciarsi.
E tra una parola e l'altra, tutto il loro mondo.
Come se l'accenno a quel tesoro potesse ripiombarli nella loro infanzia, ricostruire un equilibrio che sembrava ormai perduto.
Un sospiro flebile accompagnò quella nostalgia.
- Sei preoccupata, Oscar? -.
Lo guardò, di nuovo. Stava strappando dei fili d'erba, con fare distratto. Pensò che solo a lui poteva venire in mente una domanda del genere.
- No -. La risposta uscì quasi inciampando, tanto fu precipitosa. - Cioè... sì -.
André girò la testa, a incrociare i suoi occhi. Li cercò, vagavano senza cercare nulla, se non qualcosa di inafferrabile che fioriva piano nel petto.
- Ma non è paura di morire. Non ho paura, per me. E' solo che... che nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di decidere della vita e della morte di un'altra persona. Nessuno, André -.
Si alzò di scatto, una strana irrequietezza sotto la pelle sottile e bianca dei polsi.
L'immagine di quel bimbo, ucciso in  mezzo alla strada. Il sangue, lo scoppio, l'odore acre della polvere, il ghigno del duca, i suoi occhi sprezzanti, su quel povero corpo, senza vederlo veramente. Senza pietà alcuna.
Questa era Oscar.
Sentiva ogni ingiustizia, a chiunque accadesse, in qualunque modo fosse perpetrata, come fosse inferta sulla sua stessa pelle.
- Se dovessi morire, André... -. Incatenò i suoi occhi azzurri a quelli del ragazzo. Lo vide raggelarsi, eppure fare finta di niente. Come se si potesse nascondere un'emozione che vibrava tra le ciglia, o increspava le labbra. O infuriava, sotto la giacca, all'altezza del petto.
- Se dovessi morire, André, prendilo pure tu, il tesoro -.


Il padre di Oscar non aveva accolto con entusiasmo l'idea del duello, se non altro perché il duca di Germain era un personaggio potente a corte, e anche di dubbia reputazione.
Ma una volta raccolta la sfida, Oscar non avrebbe potuto sottrarsi al suo dovere, e al suo onore, nemmeno volendo.
Nessuno, mai, nella storia della famiglia Jarjayes, si era tirato indietro. E il generale non serbava memoria alcuna di una sconfitta.
André lo aveva visto riempirsi di soddisfazione mentre Oscar si allenava con la pistola.
Il braccio fermo, lo sguardo attento... sparare contro dei piccoli bersagli, raffinare la mira, rinsaldare il polso, acuire la precisione. Fermare lo scorrere del sangue nelle vene, perfino. Arrestare il battito del cuore, perché nulla la distogliesse dalla sua concentrazione. Questo sarebbe arrivata a fare, se fosse stato necessario.
E quasi André era stato deriso, nella sua ansia così plateale. Aveva ricordato a un Generale sorridente e ricolmo d'orgoglio l'abilità del duca, la sua dubbia lealtà. La pericolosità di un duello. Nei duelli si può anche morire. Non aveva avuto il coraggio di arrivare a tanto, ma lo aveva pensato. E qualcosa di nero e denso gli era colato sul cuore, costringendolo a respirare a bocca aperta, un poco di affanno nel petto.
Nei duelli si può anche morire. Oscar avrebbe potuto morire. E il padre se ne stava là, la schiena dritta, il volto altero e tronfio, a parlottare con Girodel, tessendo le lodi del figlio, il suo migliore successo fuori dal campo di battaglia. Come se non capisse... come se non fosse importante veramente!

E allora non l'avrebbe lasciata sola, nemmeno quel giorno. Tanto meno, quel giorno.
Si sarebbe svegliato prima di lei, si sarebbe preparato in fretta, e l'avrebbe aspettata fuori dal cancello, là dove sbucava quella scorciatoia segreta che conoscevano bene sin da bambini. Là dove le rose rampicanti che avevano invaso l'intero muro, con i loro arbusti spinosi, i virgulti, i grappoli fioriti, mascheravano una porticina appena visibile nell'incastro delle pietre.
L'avrebbe aspettata lì, e avrebbe retto l'urto dei suoi occhi nel momento in cui lo avrebbero scorto ad aspettarla.
Ma non si sarebbe tirato indietro. E Oscar alla fine si sarebbe rassegnata, magari con un sorriso.
Perchè il suo viso diventava splendido quando sorrideva.
Uno splendido viso di ragazza. Nessuno sembrava farci caso, ma lui se ne accorgeva, eccome, che Oscar diventava ogni giorno più donna.
La sentiva, a pelle, come un ragazzo può sentire una ragazza. Come può accorgersi di un profumo, o un odore particolare, di una movenza che colpisce, di un tono di voce che resta impresso, di un'emozione che non si fa vedere, ma che resta intrappolata dietro a un moto silenzioso, e che pure si nota.
Perché non c'era altro da dire, o da spiegare.
Oscar la sentiva, a pelle. Ed era sempre stato così.
Forse semplicemente ci sono anime che si riconoscono, e che senza dover spiegare nulla, si capiscono.
Sì, doveva essere così.

Si alzò dal prato che ormai la luna si era spostata nel suo viaggio lungo l'arco celeste, ed era sorta, tonda e gialla, dietro la trina scura degli alberi.
A Oscar non sarebbe successo nulla di male finché lui l'avesse protetta. Aveva fatto una promessa, anni prima, e l'avrebbe mantenuta. A tutti i costi.
Rientrò svelto dentro il palazzo, che l'umidità della notte ormai infiorava i fili d'erba, e li costellava di piccole gocce adamantine.






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Carissimi tutti, torno con una piccola storia sui Nostri.
La storia ruota intorno alle puntate 12-13, alla presa di coscienza di Oscar sulla realtà in cui vive.
Grazie a chi leggerà, seguirà e vorrà lasciare una traccia del suo passaggio.
Con affetto,
Amantea




   
 
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