Inizialmente doveva solo essere una VorkovYuriy
poi, visto che adoro Yuriy e mi sentivo troppo cattiva nel farlo soffrire così
tanto ho aggiunto anche Boris per fare una sorta di happy end ù.ù
Spero vi piaccia!
Siate sinceri con i commenti anche perché postando questa fic sto mostrando a
che livelli è la mia pazzia =O=
Buona lettura!
{ Soffitto ~
Era scuro il
soffitto.
Spoglio e anonimo.
Freddo.
Niente pareva scalfirlo e Yuriy, guardandolo, desiderava essere come quel
inanimato testimone di quelle dolorose notti che iniziavano sempre con il rumore
della porta che si chiudeva e dello scattare della serratura che, come in quel
istante, lo avvertivano che ormai era giunto il momento.
Senza parole attese.
Il letto scricchiolò sotto il peso dell'uomo che, lento, si avvicinava alla sua
immobile e bella preda.
Il giovane, di poco più di tredici anni, sapeva che gli sarebbe successo.
Non era la prima volta né sarebbe stata l'ultima.
Sapeva di essere la preda preferita di quel animale e sapeva anche che l'avrebbe
sbranato e martoriato fino a lasciare di lui solo un ammasso di inutile carne.
Fine crudele e dolorosa... eppure restava steso su quel immenso letto, senza
muovere un muscolo, in attesa dell'inevitabile.
Era assurdo come il temibile Lupo dagli occhi di ghiaccio, il cacciatore
per eccellenza, fosse diventato la preda senza neanche tentare una minima
resistenza, ma con Vorkov non poteva essere altrimenti.
Era lui a comandare in quel Monastero ed era sempre lui a decidere le sorti di
tutti coloro che vi abitavano.
Aveva nelle sue mani la vita di tutti, ad un suo schiocco di dita decideva di
viveva e chi moriva.
L'obbedienza era l'unica via che si poteva percorrere per uscirne vivi.
E Yuriy lo sapeva ed era per quello che si piegava a ogni sua scelta.
Era per spirito di sopravvivenza e l'affetto che nutriva verso i propri compagni
- Boris, Sergey e Ivan.
Poteva essere freddo e spesso crudele, ma era pur sempre il loro Capitano e
aveva accettato quella carica consapevole che sarebbe stato lui a rispondere di
ogni minimo errore della squadra.
Ovviamente, però, non l'avrebbe mai ammesso né a sé né ad altri: ma preferiva
essere lui la preda piuttosto che vedere al suo posto uno dei suoi... Amici?
Compagni? Conoscenti? Fratelli? Qualunque cosa fossero, erano importanti per
Yuriy e quello era il suo modo per mostrare loro ciò che provava.
Quindi restava immobile a fissare il soffitto, lasciando che Vorkov facesse di
lui quello che voleva.
Si lasciò spogliare ed ammirare.
Si lasciò toccare e baciare.
Gli permise di sentire anche un gemito di dolore quando lo avvertì dentro di lui
- faceva sempre male.
E si chiese il perché non potesse essere come quel soffitto?
Insensibile al dolore.
Freddo e forte.
Indistruttibile.
Yuriy, ogni volta che si ritrovava in quella stanza, desiderava più di ogni
altra cosa di essere come quel soffitto che, silenzioso, osservava senza
smuoversi le angherie che lui subiva.
Sempre.
Si poneva quella domanda ogni volta nella speranza di trovare la sua risposta
uscendo da quella stanza, accompagnato dalle fredde parole di Vorkov: " Ho
finito. Vai via."
Risposta che lo aspettava nascosto nell'ombra per timore di essere sorpreso
fuori dalle sue stanze dopo il coprifuoco.
Risposta che, con due iridi verdi e con delle braccia pronte a sorreggerlo, lo
avvolgeva in un calore rassicurante senza chiedere spiegazioni che Yuriy non
sarebbe mai riuscito a dare per orgoglio.
Risposta che il rosso chiamava semplicemente Boris.
Solo con lui e solo in quel momenti si lasciava andare.
Gli permetteva di prenderlo in braccio e di portarlo in camera.
Gli permetteva di spogliarlo per curare le ferite superficiali del suo corpo e
di metterlo a letto, abbracciandolo per infondergli tutto in suo calore e il suo
affetto, nel tentativo di curare le ferite non visibili ad occhio nudo.
Anche in quei momenti Yuriy guardava il soffitto, mentre si stringeva a sua
volta al compagno, e aveva la sua risposta.
Il soffitto era forte e freddo.
Era imbattibile.
Guardava tutto, accettando dolore e felicità senza mai lamentarsi, assorbendo
ogni esperienza e aggiungendo nuove cicatrici.
Era... come lui, che freddo e forte non si faceva battere dalle
avversità.
Che subiva senza fiatare tutto quel dolore senza aprire bocca e che accettava il
piccolo ma grande raggio di felicità che gli donava Boris.
Ed era con quella sicurezza che finalmente riusciva a chiudere gli occhi,
distogliendo lo sguardo da quel soffitto che ancora una volta, silenzioso, li
avrebbe osservati e protetti.
.: Spazio di Miki :.
Ora ne avete la conferma: sono pazza.
Non chiedetemi come sia uscita sta cosa assurda del soffitto... ma vi svelo solo
che io passo ore e ore a fissare quello di camera mia senza far nulla... o
meglio: conto i cadaveri delle zanzare che durante tutto l'anno (sì esatto TwT)
cercano di farmi fuori. XP
Grazie per aver letto^^