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Autore: Ladyeffe    10/03/2016    0 recensioni
Un nuovo pianeta, una nuova vita, una nuova persona, ma le stesse emozioni e gli stessi sentimenti, quelli non ci possono essere tolti, siamo umani.
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DAL 1 CAPITOLO
''Elizabeth Journey, soldato numero 5'' ci misi un paio di secondi per capire quella, seppur minuscola, frase mi chiamavo Elisabeth Journey, questo lo ricordavo, ma la parte del soldato non mi era chiara...
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                     Chapter three

Dopo la simpatica chiacchierata con gli altri ragazzi ci smistarono in diverse cabine, avremmo dovuto riposare perché nel giro di 4 ore saremmo atterrati su Kepler, solo a pensarlo mi venivano i brividi, certo non ero una cagasotto, anzi, nel corso della mia vita avevo affrontato la costante ira di mio padre, la malattia di mia madre e i bulli a scuola; ero una ragazza solitaria o meglio una ragazza che non voleva rotture di coglioni, ne avevo già fin troppe. Probabilmente i bulli mi avevano preso di mira per questo, non ero per niente come le altre ragazze della mia età, io non andavo a fare shopping nel centro commerciale con le mie amiche né mi preoccupavo di avere un capello fuori posto, ero una tosta così mi definivano a scuola e per loro questo combaciava all'essere asociale.                                                                                                           
''Posso?'' parlò qualcuno sulla soglia della porta, alzai gli occhi e vidi la Dtt.ssa McGray                                                         
''Beh è già dentro'' notai. Lei fece una smorfia strana per poi sedersi accanto a me sul letto                                                      
''Sai, Elisabeth, ho notato che oggi durante l'incontro con gli altri ragazzi non sembravi molto d'accordo, cosa c'è che non va?'' cos'è mi spiava?!           
''Non so, magari perché avete mandato 11 ragazzi a morire su un pianeta sconosciuto?'' sarcasticai, cosa che la infastidì molto a notare dal suo sguardo                          
''Elisabeth ti rendi conto di quello che stai dicendo? Sai quanto abbiamo lavorato e studiato prima di mettere in atto questo progetto?'' mi rimproverò ''Poi ti ricordo che insieme a voi ci saremo anche noi della troupe scientifica e un forte esercito militare, se vi avessimo mandato a morire, non sarete gli unici.''affermò seria e infondo aveva ragione, ma tutta questa situazione mi confondeva parecchio e sentivo che qualcosa non andava.                                
''E' vero, mi scusi ma devo ancora abituarmi a tutto ciò'' cercai di tagliare corto facendo finta di crederle in parola, ma purtroppo non era da me perchè se c'era qualcosa che non mi quadrava il mio obbiettivo era di scoprire il motivo.                                                                              
Fortunatamente fù contenta della mia ingenua e falsa risposta perché mi disse di riposarmi e se ne andò soddisfatta.                                                                                                        

Provai a riposarmi, cercando invanamente di spegnere tutti i pensieri che avevo in testa ma erano fin troppi, così decisi di fare un giretto per l'astronave, magari avrei trovato delle risposte alle migliaia di domande che avevo in testa.
Sgattaiolai fuori dalla cabina e percorsi il lungo corridoio vuoto trovandomi di fronte a varie porte d'accesso, una in particolare mi incuriosì, c'era scritto SOLO PERSONALE AUTORIZZATO ma non me ne preoccupai più di tanto, così l'aprii notando sorprendentemente che non era bloccata.
Mi guardai intorno e fui meravigliata da ciò che vedevo, una grande stanza -se così posso chiamarla- con una vetrata gigante da cui si poteva vedere benissimamente lo spazio ed era una cosa fantastica, certo son cose che non vedi tutti i giorni. Solo dopo un pò mi accorsi della presenza di un altra persona, c'era un ragazzo seduto vicino la vetrata che guardava attraverso di essa, mi avvicinai e appena sentì dei passi si voltò spaventato, probabilmente pensando fosse qualcuno della sicurezza, appena capì chi ero sorrise, causandomi un altrettanto sorriso involontario.
  
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