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Autore: AmorJortini    10/03/2016    2 recensioni
Mi risveglio ancora qui, nel mio mondo, e non mi fermeró perché voglio vivere fino in fondo il mio destino. La musica è tutto ciò che mi lega al passato, alla tragica morte di mia madre, Maria Saramego, durante un tournée italiana. Mi piace cantare, amo tutto ciò che ha a che fare con la musica, perché CANTARE FA PARTE DI ME ❤ "Segui il tuo cuore, non ti potrai MAI sbagliare" ~ Violetta incontra León, ed inconsciamente dalla voglia di rivederlo, si iscrive allo Studio 21, con l'aiuto di sua zia Angie, ma contro la volontà del padre... ~ PARTI SIMILI A VIOLETTA, UN PO' MODIFICATE. ~ Buona lettura! 🌹
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"The love wins all."

E quel giorno la dolce Violetta incontrò per la prima volta il giovane e affascinante León Vargas. Lui, il ragazzo che le aveva rubato il cuore per la prima volta, facendoglielo battere talmente forte che non riusciva più a controllare i suo stati d'animo. Quel ragazzo, che con il solo sguardo, l'aveva pietrificata.
Ricordava quando le chiese « tutto bene? » perché stava per essere investita da un gruppo di matti con lo skateboard.
Lei, incantata dal suo magnetico sguardo, accennò un sì con il capo. Anche il giovane era stato colpito dalla graziositá di Violetta Castillo, che solo con un cenno, l'aveva già fatto innamorare di lei.
León dovette tornare ben presto dalla sua attuale fidanzata, Ludmilla Ferro.
Lei non era come Violetta, anzi non era nemmeno paragonabile a lei. Ormai, per il ragazzo dagli occhi verdi era un'abitudine stare con la bionda, poiché, insieme ad Andres e Nata, formavano il gruppo più temuto e spietato dello studio 21.
Quello era il posto più bello del mondo, pensavano tutti. Si studiava canto, ballo e musica. Un luogo stupendo, carico di positività, anche se rovinato dal quartetto. Nel profondo León ed Andres non erano come Ludmilla.
Volevano solo stare nell'occhiello del mirino, per apparire più bravi degli altri, ma ben presto cambiarono idea. Già, i due ragazzi uscirono dal gruppo, mentre Natalia, o Nata, ne continuava ancora a far parte con Ludmilla, servendola e riverendola in qualsiasi modo.
León aveva anche lasciato colei che si sentiva "l'ape regina nell'alveare", ma denominata da Francesca, Camilla, Braco e Maxi come la "tarantola velenosa". Ma questo non era il vero motivo per cui il ragazzo la lasciò.
La vera causa aveva un nome: Violetta Castillo.
Lei che, nascondendo al padre la propria passione, con l'aiuto di Angie, sua istitutrice e zia, si iscrisse allo Studio, dove incontrò persone meravigliose, come Francesca Cauviglia, Camilla Torres, Maximiliano Ponte, ma dove ritrovò anche lui, León. Lui che fingeva di amare ancora Ludmilla, e di certo anche lei faceva lo stesso gioco, visto che era innamorata di Thomas Heredia.
Ma per Violetta non c'erano occhi che per Vargas.
Lui si bloccó, vedendola lì, varcare la soglia della scuola, con tanta graziositá.

« Ciao! » la salutò immediatamente lui.

La minuta Violetta, sotto gli occhi invidiosi di qualche persona che la squadrava da capo a piedi, con timidezza rispose: « Ciao... ».

« Sono León » si presentò immediatamente, quando si accorse che la meravigliosa creatura era affiancata da un uomo, alto e dalle spalle possenti.
Era Roberto, contabile nonché migliore amico di German Castillo, il padre di Violetta.

« Piacere, Violetta... » ricambiò la stretta, per poi essere disturbata dal finto tossicchio di Roberto, che la fece scendere dal pianeta "SonoInnamorataDellaPersonaACuiStoStringendoLaMano".

Per Vilu era tutto nuovo: seguire la propria passione senza essere rinchiusa sotto una campana di vetro, trovarsi davanti colui che potrebbe diventare l'amore della sua vita. "Wow" si ripeteva sempre nella mente.
"Si può può il proprio destino, facendolo maturare giorno per giorno" continuava.

« Se vuoi ti faccio vedere lo Studio » le propose il ragazzo, un po' spaventato dall'uomo.

Roberto era buono e tenero, ma guai a chi gli toccava Violetta. L'aveva vista crescere, compiere i primi passi e persino intonare la prima nota.
Egli veniva incaricato da German di supervisionarla, lui diceva subito di si, dopo le lasciava fare quello che voleva. Insomma, era una persona gentile e saggia.

« Sì, se per te Roberto va bene... » rispose la moretta, aspettando l'ok del suo "tutore".

« Fate attenzione. Violetta, ti verrò a prendere più tardi, ciao León! » terminò salutandolo, per poi dirigersi verso l'uscita principale.

Violetta notò subito la grandezza della struttura in cui si trovava: aveva più o meno 5 stanze: c'era l'aula di musica, di canto e di danza, la sala teatro che aveva un bellissimo pianoforte davanti alla quale si trovava il grande palcoscenico, infine la sala professori. Furono queste le aule che gli presentò il bellissimo León.

« Quindi la tua passione è la musica. Perché? Sai, ci dovrà essere un motivo... » le chiese il ragazzo dagli occhi verdi.

Si, c'era un motivo validissimo. La madre della ragazza, durante una tournée in Italia, morì in un incidente stradale. Per la sua famiglia fu un brutto colpo, ancora da snodare tutt'ora. Violetta aveva più o meno tre, forse quattro anni. Un ricordo le balenó in mente. Sì, visto che era solo una bambina, si ricordava ben poco: un giorno, precisamente una bellissima sera di Natale, in casa Stoessel regnava l'armonia, ma non il silenzio. Nel salone principale, infatti, c'era una donna di giovane età, bella dal corpo esile, proprio come la sua bambina, che la teneva sulle gambe, mentre appoggiava le morbide e sinuose dita sui tasti, che creavano il suono più dolce che si fosse mai udito. Tempo prima Angie, sua zia, nonché istitutrice privata e professoressa di canto, le raccontò di quel concierto in cui Maria cantava uno dei suoi tanti temi. All'improvviso, dal cielo, iniziarono a scendere gocce tempestose, che causarono qualche problema al microfono. Alla dolce Saramego non le importó, continuò a cantare, fino a che un applauso generale pervase il suono della sua voce. Violetta, dopo aver preso un lungo respiro, decise di rispondere al ragazzo, che dai suoi occhi aveva intuito che per lei non era tanto facile parlare di questo.

« A mia madre le piaceva cantare. Durante una tournée italiana morì in un incidente stradale. Di mia madre non c'era più traccia, zero... ».

La voce della dolce Violetta venne spezzata dai singhiozzi, e le sue guance a poco si sarebbero bagnate interamente di lacrime. Come era difficile per lei parlare di questo argomento, non poteva affrontarlo apertamente senza mettersi a piangere.

« Scusa, io non lo sapevo... » disse il povero ragazzo, dispiaciuto nell'animo, che avvolse le sue calde braccia intorno al corpo sottile di Violetta, che subito ricambió legando i propri arti.

La ragazza già sentiva di potersi fidare di León, che era la persona giusta a cui raccontare i propri problemi, e che per niente al mondo li avrebbe sperperati in giro. Violetta sentiva già di provare molto più che affetto nei suoi confronti, e di certo il sentimento era ricambiato.



La mattina dopo, la dolce ragazza si alzò, per poi vestirsi ed incontrare giù nel salotto, come sempre, la sua cara zia, suo papà, Olga e Roberto. Ma oggi c'era un ospite a tavola, Federico, anche lui alunno dello studio 21, venuto in Argentina per uno scambio culturale con l'Italia. Ma ormai il ragazzo italiano non voleva più andarsene da quella scuola, poiché considerata anche da lui come "il posto migliore del mondo". Egli, all'inizio, era un po' antipatico, soprattutto egocentrico, per questo non andava d'accordo con Violetta. Soprattutto, era innamorato della ragazza, cosa capita e non accettata da León. Federico e Violetta ebbero tempo di conoscersi, poiché ormai il ragazzo si era trasferito lì, perché sua madre era una giovane conoscente di German. Alla giovane non le andava tanto a genio, per il suo carattere, ma anche perché egli aveva scoperto del segreto dello studio. German, dopo la morte della moglie, le aveva categoricamente vietato di seguire le orme di sua madre, ma concesso di studiare storia della musica in un'accademia prestigiosa nella città di Buenos Aires. Il segreto era mantenuto anche da Roberto, Olga, Angie e perfino Jade, l'odiosa compagna di German. Quel giorno, i due coetanei andarono allo studio 21 insieme, ciò che scalpitó un'amara gelosia da parte di Vargas. Egli infatti, aspettando si allontanasse la ragazza che voleva diventasse sua, si avvicinò all'italiano.

« Devi stare lontano da Violetta, non parlarle, non amarla, lei vuole solo me... » terminò il ragazzo, che teneva le braccia incrociate sul petto.

Solo in quel momento, però, si accorse che il suo angelo aveva sentito tutto, e che addirittura ne era rimasta malissimo. Quasi non si conoscevano, e già c'era qualcuno che decideva per lei, qualcuno che non fosse nemmeno German.

« León, che stai dicendo? » chiese subito un po' alterata. I

l ragazzo rimase spiazzato, come se non avrebbe voluto dire quello che aveva detto.

« León, ci conosciamo da pressappoco un mese e già vuoi decidere per me » continuò irritata la mora.

Per Violetta era stata una delusione sentirlo parlare così. Pensava di fidarsi, di potergli raccontare tutto senza problemi, e lui cosa faceva? L'aveva "tradita" in un certo senso. Era una delle poche persone che contavano nella sua vita, e che alla fine l'avevano delusa.

« Violetta non è come pensi... » controbattè Vargas, che però venne immediatamente interrotto dalla voce dell'italiano.

« Ah, no? E sentiamo, com'è? ».

La voce di Federico era arrogante, con una punta di prepotenza.

« Stai zitto tu! » lo rimproverò il messicano arrabbiato.

In quel momento Violetta voleva sprofondare. Era arrabbiata, delusa... Per molti poteva apparire come una sciocchezza, ma per lei, avendo incontrato per la prima volta dei veri amici, un primo "amore", era un colpo tutto ciò. Nessuno aveva mai litigato per lei, anzi, nessuno l'aveva mai presa in simpatia.

« BASTA! » urlò scocciata, facendo voltare i due ragazzi verso di lei.
« Non capite che cosimi fate soffrire?! Io non voglio essere di nessuno! » guardò León, che subito abbassò lo sguardo a terra.
« E non voglio che nessuno mi difendi, me la so cavare anche da sola! » si rivolse, questa volta, a Federico, che compì la stessa azione dell'altro ragazzo.

Violetta lasciò quell'ambiente di discussione, mentre i due, dopo essersi lanciati un'occhiata di sfida, si allontanarono, ognuno andando per la propria strada.



Era passata una settimana, e la Castillo non aveva scambiato una parola né con Federico, anche se dimoranti sotto lo stesso tetto, né Léon, che aveva tentato a contattarla con messaggi, chiamate... ma niente, la ragazza non ne voleva sapere niente. Ora si trovava nella sua stanza dalle pareti rosa, mentre leggeva qualche pagina del diario di sua madre: "Cantare fa parte di me" fu la frase che la colpì maggiormente. Se la ripeteva sempre nella mente, ed era vero. Violetta non poteva vivere senza la musica, in particolare senza il canto. Una sua altra passione, o eredità, era quella di scrivere ogni momento della sua vita, anche non particolarmente importante, sul bellissimo diario segreto, rosa a fiori viola. Su ognuna delle pagine, era raccontato un episodio della sua vita. Iniziò a sfogliarlo, notando una paginetta su cui era scritto:

"Caro Diario, Oggi un bellissimo ragazzo mi ha salvato da un gruppo di adolescenti che mi stavano investendo con lo skateboard. È stato molto premuroso, poiché nemmeno ci conoscevamo. Non so perché, ma i suoi bellissimi occhi verdi mi sono rimasti in testa, marchiati nella mia mente..."

León le mancava tantissimo, e forse questa era una buona ragione per perdonarlo. TOCK! TOCK! Bussarono alla porta, così Violetta, distraendosi dal pensiero del ragazzo, urlò « Avanti! » per farsi sentire.
Colui che aprì fu Federico, che con un po' di tristezza, varcò la soglia della cameretta, per poi avvicinarsi alla ragazzina, che velocemente chiuse il diario, per poi alzarsi e ritrovarsi faccia a faccia con l'italiano.

« Violetta, possiamo parlare? » chiese.

La risposta della ragazza fu secca: « Si ».

Lo invitò a seguirlo sul letto, il che accettò subito.
A Federico le mancava tanto Violetta. È vero, avrebbe dato tutto purché quella ragazza si innamorasse perdutamente di lui, ma a lui bastava solo rivolgerle la parola, solo vedere un sorriso sul suo volto, niente di più, perché si sa che PER AMORE SI FA TUTTO.

« A me dispiace che i nostri rapporti siano cambiati, vorrei rimanessimo almeno amici. » Iniziò a parlare il ragazzo moro.

Prima di rispondere, Violetta pensò: il suo cuore diceva di perdonarlo, che infondo non aveva fatto nulla di così grave, era solo lei che si doveva adattare ad un mondo diverso, un mondo nuovo.

E fu così che lo perdonó, rispondendogli:
« Sai Fede, io non pensavo la mia vita cambiasse così radicalmente. Nella mia vita siete entrati tutti voi: dalle mie migliori amiche a León, e vedi, io non mi sono arrabbiata con te perché hai risposto male a lui, ma perché io, beh... a me lui piace, e molto! » disse quest'ultima frase velocemente.

« Certo, ma io questo già lo sapevo... » quelle parole pietrificarono l'innamoratissima Castillo, che scioccata, rimase a bocca aperta, con gl'occhi sbarrati.

« ... Se devo essere sincero da un lato sono molto felice, hai iniziato a vivere, a tirare fuori il coraggio senza chiuderti più dentro ad una corazza, dall'altro sarei stato molto più contento ti fossi innamorata di me, e sognerei che quegl'occhi nocciola mi guardassero in un altro modo... » terminò.

Violetta si sentiva abbastanza in colpa, non sapeva cosa fosse una delusione d'amore, ma dai bellissimi romanzi che leggeva lo immaginava. Ma non poteva fare nulla, lei amava tutto di León: il fisico, il carattere un po' egocentrico ma che sapeva trasformarsi in romantico e dolce... insomma, tutto!

« Mi dispiace, io vorrei... » la sua voce fu subito interrotta da Federico:
« Violetta, non ti preoccupare per me. Tu ami León, non potrai MAI evitarlo! Io ti vorrò sempre bene, SEMPRE, e per questo appoggerò ogni tua decisione. »

Il ragazzo si avvicinò al suo corpicino, per poi stringerlo contro il suo petto.

« Va' da lui » le disse l'italiano, per poi indicare contemporanemante la porta con il capo.

Violetta uscì con un sorriso stampato sulle labbra, contenta di aver trovato un amico tanto fedele, buono d'animo, che aveva messo da parte le sue sensazioni ed i suoi sentimenti solo per la sua felicità.



Dopo dieci minuti di corsa per le strade più affollate di Buenos Aires, Vilu giunse finalmente a casa di León. Era il momento di raccontargli tutto ciò che provava. Busso alla porta di casa sua. Fu proprio lui ad aprire, che si ritrovò una Violetta con il fiato corto dal tanto correre ma anche dalla paura che il sentimento non fosse ricambiato.

« Violetta, che ci fai qui? » chiese corrugando la fronte.

Non si apettava per niente una sua visita, anzi, pensava fosse ancora arrabbiata con lui.

« Scusa León, io avrei bisogno di parlarti... » disse la Castillo un po' mossa dalle parole di Vargas, non la voleva lì in quel momento? Non le interessava minimamente tutto ciò che le succedeva? Ma allora, perché in questi giorni l'aveva tempestata di chiamate e messaggi di scuse? Questo era tutto ciò che si chedeva la povera Violetta.
Il ragazzo la invitò ad entrare. Si diressero nella sua stanza, per poi accomodarsi insieme sul suo morbido letto. Era davvero pronta a dichiararsi, a confessargli quello che nascondeva e che realmente provava? Iniziò a giocare nervosamente con le mani, il che fu notato da León, che gliele strinse come per incoraggiarla a parlare. Sinceramente lui non sapeva realmente quella che la sua beniamina volesse dirgli, ma infondo, però molto infondo, se lo immaginava.

« Violetta, tranquilla... cosa devi dirmi? » chiese ancora stringendole le mani.

« S-si, vedi, è un po' complicato e ... »

Violetta rialzó lo sguardo ed incontrò quegl'occhi verdi che le hanno fatto battere il cuore dal primo giorno che li aveva visti. Lo stesso valse anche per Vargas, che ammirava quelle due immensità di color nocciola. "Wow!" pensarono contemporaneamente.

« Tranquilla... » le accarezzó delicatamente il viso, gesto che la fece diventare rossa.

« Non è così facile... » rispose abbassando lo sguardo dall'imbarazzo. A quel punto León le alzò il capo dal mento, per poi avvicinarsi piano a lei. "Che cosa stava succedendo?

"Ah, sì! Voleva darmi un bacio" pensò la romantica Violetta.
Il giovane era sempre più vicino al suo viso, così automaticamente la ragazza chiuse gli occhi, facendosi trasportare dai sentimenti. Ormai le loro labbra conbaciavano perfettamente. Quello che provava in questo momento León? Amore, il cuore gli andava a mille, e questa volta sapeva di non aver sbagliato. E Violetta? Beh, per lei... era il suo primo bacio! Per questo era così nervosa quando si era accorta di quello che stava per fare León. Ma in quel momento non le importava niente. Voleva esserci solo lei ed il suo amato. I due si staccarono, riaprendo gli occhi ed ammirandoseli a vicenda, per poi sorridersi. Un sorriso vero, carico d'amore.

« Era proprio questo quello che volevo dirti... » si confessò una volta per tutte lei, che con un pizzico di imbarazzo, si buttò tra le sue braccia.

« Violetta, ti prometto in questo posto, ovvero la mia camera... » rise, il che fece incantare Violetta, ammaliata dalla sua risata, che poche, anzi rare volte aveva potuto ascoltare.

« ... Che ti amerò sempre. » terminò.

La ragazza sorrise, per poi prendere un po' di coraggio e baciare lei León. Sì, si erano promessi eterno amore, che sarebbe durato per sempre. Infatti dopo 5 anni si sposarono. Ora hanno 2 bellissimi figli, Lodovica e Jorge. Ora vivono insieme felici, perché si sa, L'AMORE VINCE TUTTO.



The End. 







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