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Autore: Zenya Shiroyume    10/03/2016    1 recensioni
Tutti abbiamo in mente l'immagine, o stereotipo, dell'Eroe, non è vero?
Di solito, si tratta di una persona coraggiosa, senza macchia e senza paura, abilissimo con la propria arma e capace di farsi in quattro, pur di salvare la propria Principessa e i propri cari.
Ma se una persona del genere non ci fosse, per sconfiggere il Male che incombe su Mistral?
Questa è la storia delle (dis)avventure del pomposo e codardo Principe Elorin e di Anthel, lo sfortunato apprendista stregone, impegnati in un'epica impresa di salvataggio assolutamente fuori dalla loro portata. Infatti si ritroveranno a sostituire l'Eroe delle Leggende, tra mostri, boss, armi da potenziare e alleati ben poco raccomandabili.
Spero di avervi incuriosito e buona lettura a tutti! ^^
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Genere: Comico, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo Spadaccino

La ladra fissava lo scoppiettare vivace del fuoco da campo che aveva acceso, tenendosi le gambe strette al petto. Era l'unica sveglia, attenta a qualsiasi cosa si muovesse durante il suo turno di guardia, mentre i suoi occhi si abituavano all'oscurità che la circondava. Anthel le aveva da poco dato il cambio ed era crollato l'istante stesso in cui aveva chiuso gli occhioni verdi, appesantiti dalle tre ore di veglia a cui era stato costretto. Aveva l'aria più stanca del solito e non per via del combattimento contro la chimera o per il turno di veglia, ma pareva veramente strano, forse malaticcio.
Teranis lanciò poi un'occhiata furtiva al Principe Elorin, che dormiva con la testa poggiata sul pancione di Darn, costretto da Sua Maestà a togliersi la possente armatura per riuscire a stare più comodo, mentre il povero generale era bloccato a dormire come una specie di mummia.

Che idiota...” borbottò la ragazza, posando la sua attenzione agli enormi piedi dell'unico adulto presente. Grande e grosso com'era, si chiedeva perché sottostasse agli ordini di un moccioso senza fiatare, ma sicuramente con il vecchio regnante una cosa del genere non sarebbe successa. Invece, accanto a lei, lo stregone dormiva in posizione fetale, tremando come una foglia, nonostante il fuoco ardesse a meno di un metro da lui. Tera lo squadro dalla testa ai piedi e rifletté sulla richiesta che le aveva fatto, dettata più dall'isterismo del momento che dalla sua volontà. Salvare la principessa al suo posto? Quell'idea le sembrava fin troppo stupida per poter essere presa in considerazione, lei non aveva niente a che fare con quella ragazza e sicuramente non aveva voglia di farsi coinvolgere da loro. Eppure si chiese ancora perché non se ne fosse andata prima. Ne 
aveva avute di occasioni! Quando li aveva liberati per uccidere l'orco, quando aveva incontrato Elorin sul campo di battaglia, quando aveva lasciato la stanza dell'Oracolo! Eppure era ancora lì con loro, ormai a parecchi chilometri da casa sua.

Mi chiedo che ne è stato dell'esercito...” mormorò, ricordandosi della loro fuga nel bel mezzo di quel sanguinoso conflitto da cui erano usciti indenni grazie a quel misterioso spadaccino. La ragazza si guardò attorno e si chiese ancora perché fosse lì a fare la guardia, mentre probabilmente, a causa dell'inettitudine dell'unico sovrano presente a Mistral e della sua boccaccia, centinaia di uomini erano rimasti feriti e spaesati senza la guida del proprio Generale. Teranis sbuffò e si sdraiò a contemplare le stelle, appena visibili attraverso una spessa coltre di nubi che minacciavano tempesta.
Avremmo dovuto proseguire un altro po'... Sarebbe stato il caso di trovare un riparo, ma 'Sua Altezza' era troppo pigro per continuare a camminare... Idiota” borbottò al vento, mentre Anthel rotolava lentamente verso di lei, con il suo viso ricoperto di lentiggini e graffi. La ladra allungò la mano verso quel volto che spesso avrebbe voluto prendere a schiaffi e gli scostò una ciocca di capelli blu dalla fronte. Da una parte lo compativa, almeno lei aveva la possibilità di andarsene, ma non Anthel, legato da qualche scherzo del destino ad un Principe piantagrane. La ragazza gettò la testa all'indietro per un ultimo controllo e ritornò a fissare il cielo, in attesa che il Generale si svegliasse per darle il cambio.


T-Teranis? Teranis?”
La ragazza si stiracchiò con gusto, poi aprì un occhio e si ritrovò il viso di Anthel a pochi centimetri dal suo. Rimase un attimo interdetta da quella vicinanza, poi colpì immediatamente lo stregone con la mano per allontanarlo.

Che diamine stai facendo?”
P-Perché mi h-hai colpito?”
Anthel era seduto accanto a lei, lamentandosi del dolore alla guancia e dell'impulsività della sua compagna di viaggio. Si massaggiava il viso con la mano, mentre gli occhi erano sul punto di riempirsi di lacrime e imploravano la ladra di non colpirlo più.

Non ti azzardare più ad avvicinarti in quel modo! Piuttosto, perché mi hai svegliata?”
Teranis si accorse poi di essersi addormentata, cosa che non faceva mai al suo campo, poi si guardò attorno, senza trovare né Elorin né il Generale Darn. Afferrò Anthel per la sciarpa rossa dell'armatura e lo aggredì, chiedendogli perché non l'avesse svegliata prima. Lo stregone implorò la sua pietà e cercò di liberarsi delle forti e possenti mani della ragazza, che lentamente lo stavano portando all'asfissia.

L-Lasciami! M-mi sono svegliato anche io adesso!” fece una volta libero, carponi che cercava di mettere qualche metro di distanza da lei. Tera si alzò di scatto e afferrò la sua cintura, da cui pendevano le sue letali lame, poi afferrò Anthel per il colletto e lo sollevò.
Andiamo a cercare quei due!”
Lo stregone mugolò qualche parola incomprensibile, starnutendo di tanto in tanto. Appena sveglio, aveva la testa leggera, strana, come se non fosse totalmente padrone di se stesso. Cercò quindi di darsi una raddrizzata, poi si mise alle calcagna della ladra e cercò di stare al passo, con il naso che aveva iniziato a colare.

Fai veramente schifo...” borbottò Teranis, passandogli un fazzoletto e iniziando a correre verso est.
M-Ma da che parte andiamo?”
Verso quelle tracce!” fece indicando dei segni sull'erba, che sembravano essere impronte di pesanti zampe e corde trascinate. Lo stregone scosse la testa e si rimproverò di non essersene accorto prima, perciò si mise in moto e seguì la tanto pericolosa ladra.
Il cielo notturno era nero come la pece, carico di nuvole dall'aspetto poco rassicurante che si erano formate durante tutta la giornata.
La compagnia aveva lasciato il monastero di buon ora, fermandosi solo un paio di volte, tra cui per la pausa pranzo e ogniqualvolta Elorin iniziava a lamentarsi come un bambino. Il viaggio era stato forse uno dei più tranquilli che avevano compiuto, a Ovest di Albia, in direzione della prossima stele che presumibilmente si trovava in un villaggio chiamato Kratos.
Anthel arrancava dietro a Teranis, che pareva non aver voglia di seguire il sentiero battuto nel corso di migliaia di anni, scagliando fendenti e tagli sulla fitta boscaglia che le bloccava il cammino.
Dovrei cercare di starle lontano, pensò Anthel, mentre sentiva la testa gonfia e ovattata. Il ragazzo non era un medico, ma si diagnosticò da solo un bel raffreddore, oppure un colpo di stanchezza dovuto alla terribile settimana appena passata.

Non riesco a crederci! Come hai fatto a non svegliarti?!”
N-Non ti sei svegliata nemmeno tu, se per questo!” mormorò l'apprendista cercando di non farsi sentire dalla ragazza.
Cosa hai detto?!”
N-Niente... Sono solo un po' stanco...”
In effetti non hai una bella cera, saresti una preda facile per qualsiasi cosa uscirà fuori da questa boscaglia!”
Lo stregone avvertì la gola stringersi dal terrore che quelle parole gli avevano suscitato e rallentò appena, mettendo altri due passi di distanza dalla ladra. Si rimise a starnutire e tossicchiare, mentre sopra di lui, attraverso le fronde degli alberi, il cielo minacciava tempesta. Il naso aveva iniziato a colare come un rubinetto rotto, gli occhi si erano gonfiati impercettibilmente e sentiva uno strano formicolio alla base della gola. Non riesco a credere di starmi ammalando ora...

Sta per piovere... Forse dovremmo sbrigarci...” fece piano, ma la ladra lo sentì lo stesso.
Se succederà, lasceremo che quell'idiota se la cavi da solo per qualche ora, almeno finché non smetterà di piovere! Sei d'accordo?”
La voce di Tera uscì come un sibilo minaccioso, come le nuvole che incombevano sopra le loro teste, dopo un'estate incredibilmente torrida e secca. La ladra non ricevette di nuovo nessuna risposta e si girò verso l'apprendista, che se ne stava in piedi pallido e ciondolante. I due non avevano idea in che razza di guaio si era ficcato il principino, ma né il tempo né la cera dello stregone sembravano essere dalla loro parte. Tra orchi, chimere e quant'altro, la faccenda non si stava evolvendo nel migliore dei modi, perciò la ragazza si avvicinò a lui e mossa a compassione gli porse la lama che teneva nella mano destra.

Sul serio, sei uno straccio! Prendi questa e dammi quella spada: non riesci a usarla quando sei nel pieno delle forze, figuriamoci adesso!”
Anthel tirò su col naso, ormai certo di essere vittima di un fastidioso raffreddore che aveva deciso di rendergli la vita ancora più complicata e maledì mentalmente il principe, perso chissà dove nella foresta. Il povero stregone aveva le testa in fiamme, mentre il resto del suo corpo tremava a causa forse della scampagnata a notte tarda, forse per l'umidità che saliva. Il giovane borbottò ancora qualche insulto al suo biondo sovrano e nella testa ringraziò Teranis per essere lì con lui: Dio solo sa cosa gli sarebbe successo se la ladra lo avesse abbandonato, ma grazie al cielo lei era ancora lì.

Mi chiedo ancora perché ti ostini a portare quella spada larga... Ne dovresti usare una corta...”
Dillo al Principino dei Miei Stivali...
Teranis gli consegnò la scimitarra e prese l'arma del giovane che aveva di fianco, senza che questo potesse nemmeno opporsi o dire qualcosa. Quello che Teranis diceva, andava fatto senza se e senza ma.

Sei ridotto ad uno straccio e mi fai pena. Ti presterò questa solo perché stai male e so che riuscirai a tenerla su...”
Ne sei sicura? Non vorrei romperla...” borbottò tra un paio di colpi di tosse. Il giovane cercava ovviamente di rimanere sveglio ma ancora non capiva se si trattasse di influenza o qualcosa di simile, ma stava di fatto che l'inseguire i fantomatici rapitori dell'erede di Mistral non era la migliore delle cose da fare.
Nel caso, prima ti strozzerò, poi me ne farò comprare una da quell'idiota! Di denaro ne ha da vendere!”
Anthel ridacchiò alla battuta assolutamente veritiera e si sistemò come meglio poteva, alzandosi fino al naso la sciarpa rossa che adornava la sua armatura. Dall'inizio del viaggio un po' l'aveva maledetta, perché troppo pesante e calda per essere indossata in piena estate, ma in quel momento era più che perfetta: almeno si sarebbe potuto coprire e riparare dall'imminente acquazzone. Strinse l'elsa della scimitarre e tentò qualche fendente a vuoto, constando una velocità e leggerezza che non aveva ancora provato con l'arma donatagli dal suo sovrano, poi un tuono rimbombò per la foresta, facendoli sussultare. La pioggia non tardò ad arrivare e ben presto i due si ritrovarono sotto ad una doccia fredda. L'acqua iniziò a cadere con forza, tutto intorno a loro divenne sfocato attraverso le fitte gocce che non permettevano loro di vedere a un palmo da naso.

Dannazione! -sbraitò la Principessa dei Ladri -Ci mancava solo questo!”
Lo stregone riprese a tossire e a starnutire, molto più forte di prima, come se quel temporale avesse dato un'impennata al suo corpicino ormai troppo sbatacchiato. Era sì pallido, non aveva mai avuto molto colorito, eppure aveva le guance in fiamme e gli occhi gonfi e rossi.

Cerchiamo un posto dove accamparci! Se peggiorassi, sarebbe un bel problema!”
Ma dobbiamo recuperare Elorin...”
Quell'idiota saprà cavarsela, per un paio di ore. Poi con lui dovrebbe esserci Darn!”
Non... Non posso lasc... Lasciarlo così! Sefia mi ucciderebbe... E forse anche il resto del Regno...”
Teranis rivolse gli occhi al cielo. E rieccolo, a parlare ancora di quella ragazza! Anthel si era pianto addosso per tutto il tempo da quando avevano sconfitto la chimera, o perlomeno se ne era stato zitto a rimuginare su come l'avesse persa. Teranis non sopportava più quella sua espressione da cane bastonato, in più continuava a pensare alla proposta che le aveva fatto, mettendola a disagio. Non sarebbe stata lei a salvare la Principessa, forse non sarebbe stato lui a farlo e nemmeno Elorin, ma sicuramente un modo lo avrebbero trovato.

Sta di fatto che sei malato, caro signor Eroe! Evita di comportarti come tale, quando potrei buttarti giù con un dito...”
Ci fu un altro boato che fece rabbrividire la ragazza, nascosta sotto al sue bel cappuccio di cuoio. Grugnì qualche altra imprecazione sotto voce e riprese a trascinare Anthel nella boscaglia, in cerca di un rifugio. Anche un buco va bene!, le venne da pensare, stringendo i denti mentre il ragazzo che aveva iniziato a considerare un amico diventava sempre più pallido, Non posso trascinarmelo dietro per tutto il Regno in queste condizioni!

ANTHEL! TERA! AIUTATEMI, PER L'AMOR DEL CIELO!”
Anthel alzò la testa di scatto, ascoltando la voce di Elorin che spiccava tra lo scrosciare della pioggia. Non disse nulla e si divincolò dalla ragazza, che non poté non trattenere un EHI parecchio scocciato.

Sappiamo dov'è! Non... Non posso lasciarlo da solo...”
Lo stregone si mise ritto sui piedi dopo aver tossito nuovamente l'anima e si mise a correre verso il punto da cui aveva sentito il suo sovrano. Quella era la prima traccia e sapeva che il giovane erede avrebbe attirato non solo lui, ma anche i suoi rapitori, perciò decise di non dar peso alle parole della ladra, che ancora cercavano di dissuaderlo dalla ricerca. Forse sotto sotto, Anthel sapeva che Teranis voleva far camminare Elorin con le proprie gambe almeno una volta, ma lo stregone proprio non riusciva a lasciar perdere.

Sei una testa di legno!” fece allora Tera, senza che le sue parole raggiungessero il ragazzo.

*****

Anthel camminava sotto la pioggia, strizzando gli occhi per riuscire a distinguere la sagoma di Elorin da quella dei suoi rapitori. Non aveva più sentito la sua voce, forse perché coperta dallo scrosciare di un lunghissimo acquazzone estivo che non ne voleva sapere di smettere, oppure perché aveva la testa talmente congestionata da non distinguere più i suoni.
Camminava piano, ciondolando la scimitarra della ladra, senza essersi accorto di star vagando da solo. Niente Teranis, niente Elorin e niente Darn. L'idea di ritrovarsi da solo lo metteva a disagio, ma tutti i suoi pensieri venivano troncati sul nascere dal sangue che gli pulsava forte nelle tempie.

Anthel?”
Una voce terrorizzata fece alzare il capo al giovane stregone, che aveva continuato a muoversi guardandosi i piedi, con la paura di inciampare in qualche radice o buco.
Di fronte a lui c'era una figura minuta che si muoveva sgraziatamente, coprendosi la testa con le braccia e finendo con i piedi in ogni pozzanghera a tiro. Elorin imprecava e sbraitava contro Anthel affinché questo lo raggiungesse. Voleva essere preso in braccio e voleva vestiti puliti e asciutti, tutte cose che il povero apprendista non possedeva; se fossero esistiti incantesimi per soddisfare i bisogni del Principe, non ci avrebbe pensato due volte a studiare fino a notte tarda. Tutto quello che ricordava in quel momento era solamente come respirare, assieme a qualche stupido incantesimo per far levitare le cose. In quel momento avrebbe voluto ricordare tutto quello che aveva appreso nel corso dei dieci anni che aveva vissuto al fianco di uno dei Grandi Eroi di Mistral, eppure proprio non ci riusciva.
Il giovane dalla chioma blu mosse qualche passo verso il principe, che finalmente si decise ad andargli incontro, quando alle sue spalle udì i terribili versi dei suoi rapitori. L'erede corse in fretta verso lo stregone e dalla boscaglia apparvero cinque piccoli troll, della stessa specie che il Gran Mago usava come cavie da laboratorio. Eppure quelli che avevano davanti erano ben più terribili di quelli che l'apprendista era abituato a vedere: di pelle ancora più violacea, il loro colorito rasentava quello di una mora matura, mentre dalla bocca spuntavano ben sei file di denti, tre per l'arcata superiore e tre per quella inferiore; le zampe erano tozze e dotate di lunghe dita rinsecchite, che Anthel aveva sempre nascosto in sacchetti di tela a mo' di mocassini, mentre il torso si presentava grassoccio e ricoperto di pelli di animali scuoiati da poco.
Quella vista lo fece impallidire di botto, come se il raffreddore non bastasse, e cercò di mantenere il controllo sul suo stomaco, impedendosi di rimettere la cena.
Sono disgustosi, pensò mentre il più grosso si muoveva verso di loro, con tutta quella pelle flaccida che dondolava dalle braccia. Avrebbe voluto fuggire ed evitare di toccarli, perché il semplice estrarre denti per lui era già abbastanza insopportabile: altro non avrebbe potuto sopportare.
Si mise in guardia e appena Elorin lo raggiunse, si mise di fronte a lui per proteggerlo, in attesa che quelle immonde creature li raggiungessero. I piccoli esseri, armati di lance da cui pendevano ancora resti di animali, si avventarono sui due ragazzi. Lo stregone mormorò qualche incantesimo che non riuscì a completare a causa di uno starnuto, perciò iniziò ad agitare la lama per aria, con l'unico risultato di allontanare un po' i suoi avversari. Elorin gli stringeva il braccio libero e lo tirava indietro, come se chiedesse di lasciar stare quelle creature e iniziare a correre.

Avanti, scappiamo!”
C-Ci inseguiranno! E dov'è il Generale?” chiese lo stregone con voce roca, rotta dai primi sintomi di un mal di gola. Il principe lo squadrò dalla testa ai piedi e gli chiese cosa avesse, ma prima che lui potesse rispondere, il troll più grande si gettò su di loro con un grido inumano e terribile. Anthel spinse Elorin di lato e si ritrovò a terra, sovrastato dalla creatura che tanto ripugnava.
Iniziò ad urlare e a chiedere aiuto, invocando il nome di Teranis e Darn, ancora lontani e persi chissà dove.

Piuttosto, dov'è Tera?!” chiese il Principe nel panico, tremando come una foglia e incapace di intervenire.
L'apprendista non aveva il tempo per rispondere all'amico, stava ancora rotolando tra fango e pozzanghere per togliersi di dosso la bestia, mentre i compagni di questa si avvicinavano lenti e minacciosi. Elorin lanciò un urlo stridulo quando Anthel riuscì a scalciare via il troll, che rovinò verso i suoi amici come un sacco di patate.
L'erede di Mistral afferrò la mano dello stregone e cercò di tirarlo su, appesantito com'era dalla cotta di maglia e dai vestiti fradici. Il giovane dai capelli blu scalciava e lanciava fendenti scoordinati, mentre nella testa non riusciva a ricordare mezzo incantesimo che potesse aiutarlo ad uscire da quel pasticcio. Gli altri quattro mostri poi si lanciarono all'attacco ed entrambi chiusero gli occhi, terrorizzati da quei volti disgustosi.

State bene?” chiese una voce maschile, che li costrinse ad aprire gli occhi.
La bestia che aveva assalito Anthel era stesa a terra, priva di vita e la bocca spalancata con i suoi numerosi denti, mentre tutti gli altri avevano fatto la stessa fine a pochi passi dai due ragazzi. Di fronte a loro, si stagliava la figura nera del guerriero che aveva rubato il tesoro della famiglia Reale.

Stai lontano da quei due!”
La voce di Teranis risuonò per la foresta, seguita poi da un tuono che rimbombò nelle orecchie congestionate dello stregone. La ragazza era spuntata da dietro un cespuglio e fissava in cagnesco il misterioso ragazzo, che subito raddrizzò la schiena e mosse qualche passo indietro, mostrando alla ladra due ragazzini salvi e una carcassa già dall'odore insopportabile.

Allontanati di più!” fece puntando la scimitarra contro di lui. Il suo tono era glaciale, più freddo della stessa pioggia che probabilmente arrivava dalle montagne e gli occhi erano puntati sull'uomo incappucciato, guizzando di tanto in tanto verso i suoi due compagni di viaggio.
L'uomo conficcò la sua doppia lama rossa nel terreno e indietreggiò ancora, con le mani alzate, mentre Tera raggiungeva gli altri due, ancora a terra.
Elorin si era lanciato su di lei e le aveva gettato le braccia al collo, facendola inciampare e cadere. Quella vicinanza l'aveva tramortita, non riusciva a credere che quell'idiota avesse osato saltarle addosso, per di più sporco di fango; avrebbe già dovuto rinunciare a dormire con dei vestiti asciutti, ma ritrovarsi completamente sporca le aveva fatto salire il sangue a cervello. Gli diede perciò una ginocchiata allo stomaco e si alzò con un balzo, disgustata e da una parte imbarazzata. Per un attimo fu come se si fossero scordati del misterioso spadaccino, ancora in piedi vicino alle carcasse.
Anthel era ancora seduto a terra, stanco e confuso, mentre Elorin al suo fianco boccheggiava e inveiva contro la loro amica. Il guerriero incappucciato si avvicinò senza farsi notare da Teranis e porse la mano allo stregone, che accettò senza riserve. Il suo istinto di sopravvivenza lo aveva abbandonato completamente, ormai distingueva a malapena chi gli stava intorno, perciò si rizzò in piedi e ringraziò il guerriero con un cenno della testa. Anthel ebbe l'impressione di vedere un mesto sorriso sotto a quel cappuccio, da cui spuntavano alcuni ciuffi di capelli neri come il suo mantello. Lo stregone vide la bocca contrarsi ancora per dire qualcosa, mentre la pelle attorno alla cicatrice si muoveva come fosse cuoio.
Il misterioso spadaccino trattenne le parole ed ebbe un sussulto quando si sentì addosso lo sguardo indagatore del giovane apprendista, che ormai era arrivato allo stremo delle forze.
Anthel aveva abbassato la testa e si era lasciato cadere sul petto del guerriero; fu allora che Teranis si accorse di quella vicinanza. La ladra intimò a Elorin di mettersi in piedi e tirò via lo stregone come fosse un sacco di patate, gettandolo in braccio al Principe.

Tu! Chi diavolo sei? Perché sei sempre tra i piedi?!” sbraitò la ladra, afferrando la sua seconda scimitarra dalla mano inerme di Anthel. Si era messa in guardia, mordendosi le labbra per trattenere la rabbia. Quel tipo non le piaceva, fin dal primo momento in cui aveva incrociato il suo sguardo: quel misterioso giovane era semplicemente apparso una notte e aveva fatto irruzione in un luogo sacro, dove solo certe persone avevano il diritto di entrare. Che fosse l'uomo annunciato dall'oracolo non ne era certa, non era stato lui a risolvere la situazione ma aveva semplicemente dato una mano, per poi fuggire senza dire una parola con un oggetto di grande importanza.
Sei sospetto! Chi sei?!” chiese ancora, mentre spingeva Elorin lontano da loro. Avrebbe combattuto e si sarebbe presa ciò che le era dovuto, ossia il tesoro. E non solo, gli avrebbe dimostrato di essere la più forte e che non aveva bisogno del suo aiuto per fare da balia ai due ragazzi. Era determinata a mostrarsi per quella che era, ossia una delle guerriere più letali del Regno.
T-Tera? Dov'è Darn?”
Si trova in una grotta a est, vi sta aspettando! E io sto aspettando una tua risposta!”
Lo spadaccino si avvicinò alla sua arma e la sollevò da terra con estrema facilità, come se quel pesante oggetto pesasse come una piuma. La reazione della ladra fu quella di mettersi in guardia e avanzare di qualche passo, ma il giovane fece un inchino e si voltò, pronto a fuggire di nuovo.

EHI!”
Non è necessario che sappiate il mio nome... Qui intorno mi conoscono come Lamarossa... Piuttosto, vi conviene portare il vostro amico al riparo prima che si ammali per davvero!”
Dette quelle poche parole, Lamarossa corse via e sparì nel bosco, come fosse stato un fantasma di passaggio. Teranis era rimasta immobile come una statua, non aspettandosi nulla di quello che il guerriero aveva appena fatto, lasciandola così nel bel mezzo di quello che lei credeva fosse un duello.
Intanto Elorin se ne stava in piedi a pochi passi dietro la ragazza, con Anthel che diventava sempre più pesante e difficile da reggere. Lo stregone pareva essersi addormentato, aveva un'espressione tranquilla e pacata, nonostante l'evidente raffreddore. Tera si voltò per aiutare Elorin a trascinarsi dietro il presunto Eroe e si diressero a est.

*****

Le vie di Kratos erano immerse nel silenzio più totale. La pioggia batteva furente sul terreno fino a quella mattina arido. Tutte le finestre erano barricate, nemmeno una luce si vedeva all'interno delle case.
Il guerriero camminava a passo spedito sotto il forte temporale, ondeggiando piano la pesante lama rossa, dirigendosi verso una piccola costruzione fatiscente. Il giovane contrasse le labbra in una smorfia infastidita, mentre il vento si insinuava sotto al suo mantello, facendolo rabbrividire. La temperatura a Mistral era sempre stata alta e per tutto il tempo era stato faticoso per lui andare in giro con quel mantello, che molto spesso avrebbe voluto abbandonare in strada, eppure quel giorno un freddo improvviso si era fatto strada dalle montagne, migliorando un po' la sua condizione.

Forse avrei dovuto darlo a quel ragazzino...” borbottò, tirandosi il cappuccio fino al naso, per proteggersi da una fortissima folata di vento e pioggia. Si chiese allora se quei tre avessero trovato un rifugio, o almeno un piccolo riparo per la notte per aiutare quel giovanotto dai capelli azzurri. Lo aveva guardato con curiosità, a stento era riuscito a trattenere una risata di fronte a quella faccia lentigginosa tutta rossa e la chioma blu.
Chissà cos'aveva da guardare...” fece mettendo la mano sul pomello di una vecchia catapecchia, chiusa da una porta di legno marcio. Appena entrato, si ritrovò investito da una nuvola di fumo maleodorante, proveniente dagli avventori della taverna intenti a fumare e mangiare. Il silenzio che prima regnava sovrano venne interrotto dal frastuono di stoviglie e bicchieri che tintinnavano, assieme al rude e barbarico ciarlare degli avventori del locale. Musica, grida e rutti la facevano da padrone e il giovane fu certo che se anche si fosse allontanato di qualche metro, avrebbe comunque udito indistintamente tutte quelle voci.
Lamarossa storse il naso e indietreggiò di qualche passo, sentendo la pioggia ticchettare sulle sue spalle. L'idea di entrare lo fece rabbrividire, ma lì dentro c'era qualcuno con cui doveva parlare assolutamente. Il giovane si fece coraggio e cercò di sistemare la pesante arma, stando attento a non urtare nessuno. La taverna era infatti piena di persone ubriache, intente a scolarsi bicchieri su bicchieri a tarda notte, magari trattenendo al minimo quello che doveva essere il loro senso di civiltà.
Lo spadaccino si infilò perciò tra i tavoli macchiati a piccoli passi, scuotendo la testa all'ennesimo ricordo delle sue scazzottate da bar. Da allora ne era passato di tempo, lui stesso era diventato più maturo e meno impulsivo. Ormai non trovava nessun tipo di divertimento nel prendere a pugni le persone, anche solo per qualche motivo futile. Gli sovvennero quei giorni in cui ancora non sapeva cosa dovesse fare della sua vita, quando aveva perso le speranze di ritrovarlo e aveva deciso di lasciarsi andare, dando sfogo alla sua frustrazione con i pugni e i calci.
Ma ora che aveva chiaro il suo obiettivo, non aveva più tempo da perdere.
Quando raggiunse il bancone, ordinò sommessamente un bicchiere d'acqua e si guardò attorno, vedendo al suo fianco un uomo anch'egli incappucciato. Questo muoveva le dita raggrinzite sul bancone, verso una ciotola di frutta secca da accompagnare all'imponente pinta di birra. Lamarossa lo studiò per alcuni minuti, mentre questo si portava il bicchiere alle labbra con particolare flemma, come volesse stuzzicare il giovane che sedeva alla sua sinistra.

Per quanto hai intenzione di bere?” domandò lo spadaccino, prendendo a sua volta la sua acqua.
Finché non saresti arrivato... E visto che ci hai messo parecchio, direi che posso continuare a farlo!”
Tsk, ubriacone... Quanti ne hai bevuti?”
Suvvia, figliolo! Lascia che il tuo vecchio si conceda ancora qualche goccio, non sai per quanto ancora potrò vivere! E poi non sono affari tuoi!”
Lamarossa scosse la testa e rise da sotto i baffi, sapendo che il vecchio aveva ancora un bel po' di anni davanti: semplicemente gli piaceva prendersi gioco di lui, stuzzicando il suo buon cuore. Quell'uomo lo aveva cresciuto fin da quando aveva dieci anni, fin da quando era una testa calda che non faceva altro che ficcarsi nei guai e piantare grane con tutti. Gli era grato, molto più di quanto volesse dare a vedere: dopo quel barlume di speranza che gli aveva concesso, non gli dispiaceva di certo concedergli a sua volta un po' della sua pazienza.

Allora, come è andata? Cosa ti ha trattenuto?”
Un gruppetto di ragazzini e un adulto... Quest'ultimo e un ragazzo biondo erano all'accampamento dei troll... Quelli brutti con le bocche piene di denti, per intenderci.”
E quindi?” chiese il vecchio, bevendo un altro abbondante sorso di birra. Lo spadaccino rimase in silenzio per alcuni secondi, osservando di sottecchi l'uomo che aveva di fianco, come se le parole che era sul punto di pronunciare dovessero essere ponderate più del solito. Si mise quindi a giocherellare con una noce, facendola rimbalzare da una mano all'altra come fosse una pallina, ancora intento a soppesare le proprie parole.
Erano le stesse persone al Monastero di Albia...” disse in un sussurro, che si confuse nella fragorosa atmosfera della taverna. Sotto al mantello del vecchio, il giovane riuscì a distinguere un sopracciglio bianco che si inarcava, dando al volto raggrinzito appena visibile un'espressione incuriosita.
Intendi il ragazzino vestito da Oracolo? Quello che si è rivelato essere il Principe di Mistral?”
Lamarossa annuì con fare solenne, chiudendo gli occhi e ripensando a quella notte. Dal canto suo, non sapeva che ci fosse qualcuno in quella stanza, non credeva nemmeno che ci fosse una bestia mandata direttamente dal Signore Oscuro e non riusciva nemmeno a credere che lì ci fosse il secondo erede al trono. Di tutto quello che era successo, nulla rientrava nei suoi piani, in quanto doveva rubare il Globo Celeste della Famiglia Reale senza farsi vedere da nessuno.
Aver incontrato il Principe significava inoltre mettersi in pericolo e rischiare di diventare un ricercato, compromettendo il suo obiettivo ultimo.

Sì, con lui c'erano anche quella ragazza e il giovane con i capelli blu... Non ho idea di cosa cerchino, ma credo vogliano raggiungere anche loro Kratos...”
Vuoi fuggire?”
Non avrei problemi a combattere contro di loro, solo non credo che dovrei incontrarli di nuovo! -fece con la voce leggermente alterata- Il Principe potrebbe aizzare le guardie contro di me e sarebbe un bel problema...”
E perché mai dovrebbe?”
Non lo so...” fu la risposta dello spadaccino, che sentì le parole morirgli sulle labbra, mentre in testa vedeva quegli occhi verdi che lo scrutavano a fondo. Quel ragazzino lo aveva guardato in modo strano, come nessuno aveva mai fatto e si chiese cosa avesse visto di tanto interessante. Probabilmente nulla, pensò mentre beveva l'ultimo sorso d'acqua. Si alzò con uno scatto e abbandonò un paio di monete di bronzo sul bancone.
Serviranno più soldi per pagare tutte le mie birre!” fece l'uomo a Lamarossa, che si era allontanato velocemente verso l'uscita della taverna. Il naso aveva iniziato a fargli male, l'odore di quel posto era diventato insopportabile e stare lì lo metteva a disagio, soprattutto ora che non poteva più girare liberamente.
Quei soldi sono per pagare l'unica birra che hai bevuto in mia presenza! Il resto te lo paghi da solo, vecchio!” disse con tono secco e irritato. Voleva andarsene e lasciare lì quel vecchio ubriacone, da cui ancora non aveva ottenuto nulla. Si era stancato, voleva che le cose andassero per una volta come voleva lui e non come voleva il destino, che spesso si era preso gioco di lui, come per esempio facendogli incontrare quello strano uomo.
Aspetta! -una mano si poggiò sulla sua spalla, trattenendolo- Ti ho promesso che ti avrei aiutato, perciò abbi pazienza!”
Il vecchio era dietro di lui, brillo e dall'alito pesante, ma le sue parole uscirono con decisione e chiarezza, inaspettate da qualcuno che aveva passato la notte a bere. Il giovane lo fissò con insistenza e attese il resto del discorso, sperando che gli rivelasse qualcosa di utile.

Prendi l'altra sfera e ti prometto che ti aiuterò a trovarlo! Fidati di me, Zephyr!”


Angolo di Zenya ^^
E rieccoci con il nuovo capitolo! Pubblico con discreta puntualità e sono veramente felice per questo! Di nuovo, ecco che torna il misterioso spadaccino, a cui finalmente diamo un nome *zan zan zaaaaan* No, ok! La smetto! Ora sappiamo di più su quest'uomo e sulle sue intenzioni, ma mi piace tenervi sulle spine (?) e i nostri hanno finalmente avuto la prima vera conversazione con questo giovane ^^ Il capitolo risulta un po' più corto di quello che sono solita scrivere, ma ho un polso abbastanza malandato e sono raffreddata come il mio povero Anthel (giuro che le due cose non c'entrano niente xD).
Come al solito spero che vi sia piaciuto e fatemi sapere! Per eventuali errori, sono disposta ad accettare tutte le critiche possibili e i lanci di pomodori (?)
Alla prossima e un bacione!

Zenya

   
 
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