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Autore: DarkViolet92    10/03/2016    18 recensioni
DESCRIZIONE DELLA STORIA:
Questa storia partecipa al contest di fb: ”Return to the past “ di jamesguitar.
Il decennio che mi è stato assegnato è il primo del Novecento: dal 1900 al 1910, non oltre, come mi è stato ben specificato.
Introspezione di una giovane madre italiana, emigrata in America con la famiglia quando aveva dieci anni, alcuni anni dopo l’Unità d’Italia, in un ospedale americano, nel momento del suo primo parto e di quelli che seguiranno...
Ovviamente questo scritto non è a scopo di lucro.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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Riflessioni


NOTE D’AUTRICE:

Questa storia partecipa al contest di fb: ”Return to the past “ di jamesguitar.
Il genere storico non è il mio preferito per la scrittura, ma ho voluto mettermi alla prova, ancora una volta partecipando ad un contest…buona lettura.
 


Anno 1900

La mia famiglia è a casa ad aspettarmi, o perlomeno, lo sono mia madre e le mie tre sorelle minori.
Mio padre e i miei fratelli (quelli più grandi) sono impegnati a lavorare nel ristorante di famiglia.
fuori da questa stanza d’ospedale, in cui sono sdraiata su una brandina gigantesca e circondata da un’ostetrica un po’ avanti con l’età e alcune giovani infermiere, c’è solo il padre del mio futuro, o della mia futura figlia, seduto su una panca, ad aspettare ansioso l’annuncio del mio parto…
Non ho ancora imparato bene la parlata americana, pur essendo arrivata qua da bambina, contrariamente all’inglese scritto, perciò non sono riuscita ad apprendere bene il sesso del bebè che porto in grembo.
Ho solo la certezza che è uno…anche se le dimensioni della pancia e il periodo di gestazione inferiore ai nove mesi (sei), mi hanno fatto pensare il contrario.
È da mezzanotte, quando sono iniziate le prime contrazioni, che sono ricoverata in quest’ospedale, ma di nascere non ne ha ancora voglia, il mio tesoro, e adesso sono già le nove del mattino.
Dieci ore di travaglio e ancora niente da fare, non ha ancora intenzione di abbandonare la mia calda pancia, questo pargolo.

… quattro ore più tardi…

Il mio futuro sposo, si è vestito con un camice e dopo varie insistenze, è riuscito ad entrare in questa stanza per sostenermi ed aiutarmi a partorire, nonostante il disaccordo delle infermiere e dell’ostetrica presenti.
Grazie alla sua salda stretta di mano e alla sua voce, riesco ad essere forte e a partorire quattro gemellini.

…due ore più tardi…

Alla fine aveva avuto ragione lui, ero incinta di ben quattro bebè maschi…e pensare che volevo una bella femminuccia io!
Ma sono soddisfatta comunque, i miei quattro figli sono tutti sani e non hanno malformazioni.   

… un anno dopo…

Di nuovo nel medesimo ospedale, stavolta l’ostetrica è cambiata però, adesso c’è né una nuova, ho scoperto, essere una di quelle giovani infermiere che mi avevano assistito nella mia gravidanza gemellare.
Inoltre, adesso sono sposata ufficialmente, fuori dalla stanza sulle panche, ci sono sia mia famiglai, sia quella di mio marito.
Lui e i nostri quattro figli invece, sono qui vicino a me.
Chiaramente, i miei pargoletti non sono svegli, sono ancora troppo piccoli, sono sdraiati a dormire in dei lettini, completamente indisturbati dalle voci del personale medico e dei rumori delle apprecchiature elettroniche dell’ospedale.
Come lo scorso anno, sono stata ricoverata a mezzanotte e sono in travaglio da dieci ore; ma ancora nulla di fatto.
Le condizioni sono cambiate però, adesso ho delle migliori conoscenze anche dell’inglese parlato, per cui sono riuscita a capire fin da subito il numero dei pargoli nel mio grembo, ma in comune accordo con mio marito Massimo, abbiamo deciso di non voler sapere il loro sesso prima della nascita.
Dopo altre sei ore (esattamente come la mia prima gravidanza), finalmente i nostri sei angioletti sono nati, anche loro come i loro quattro fratelli maggiori sono sani e non hanno alcuna malformazione, fortunatamente.
Questa volta però sono particolarmente radiosa, ho avuto anche tre feminucce, oltre a tre maschietti.
Entrambe le nostre famiglie sono molto soddisfatte e contente di quest’ennesimo parto positivo, in particolare ci sono feste per le tre feminucce.
Erano molto attese da tutti, non solo dal parentado femminile, anche da quello maschile!

…. Anno 1902…

Ancora ricoverata a mezzanotte, sempre nel medesimo ospedale, e dall’anno scorso, con tutta la famiglia al seguito.
Ormai il personale medico ci conosce perfettamente, anche perché le mie sorelle minori e alcuni dei miei cognati, ci lavorano e dopo essersi sposati, hanno dato alla luce anche loro dei gemelli.
Dopo molte ore di travaglio, finalmente riesco a partorire…questa volta sono sette femminucce ed un maschietto.
Purtroppo quest’ultimo lo tengo in braccio per poco tempo, perché ha dei problemi ai polmoni, per cui devono sottoporlo immediatamente ad un’operazione molto delicata.
Dopo tre ore, finalmente posso riabbracciarlo, l’operazione è riuscita con successo!

…anno 1903…

Stesso ospedale delle scorse gravidanze; ma ora di ricovero diversa quest’anno.
Direi che la promessa scomessa fatta con i miei suoceri, il giorno del matrimonio con Massimo stia riuscendo.
Partorisco gemelli, in numero crescente, ogni anno ce né qualcuno in più.
Con mio sollievo, quest’ennesimo parto dura di meno, anche se è il più doloroso rispetto a tutti i precedenti!
Ma quando vedo i miei otto pargoli, tre maschi e cinque femmine, tutti perfettamnete sani, sono felicissima.
I loro fratelli e sorelle maggiori, sotto la supervisione dei nonni e degli zii, oltre anche alla nostra, ovviamente, li tengono in braccio delicatamente.

…. Sette anni dopo, 1910…

Questo è l’unico anno in cui partorisco velocemente, solo tre ore, e solamente un figlio maschio.
Sono comunque serena, ormai abbiamo una famiglia molto numerosa: sette anni fa (nel 1903) avevamo undici maschi e quindici femmine, poi nel 1904 si sono aggiunti altri cinque pupi e pupette, per un totale di sedici maschi e venti femmine, l’anno seguente sono diventati venti anche i maschi mentre le signorine si sono fermate.
Nel 1906 le ragazze sono aumentate e hanno superato di nuovo i maschietti, infatti, si sono aggiunte altre dieci grazie, raggiungendo la quota totale di venti maschi e trenta femmine.
L’anno seguente di nuovo un pareggio tra le due squadre (nel frattempo si sono dati da fare i nostri cognati, nello sfornare altrettanti cugini e cuginette), nel 1908 si sono aumentati ancora di uno, rimanendo comunque sempre pari da entrambi i lati.
L’anno scorso lo stesso, mentre con l’ultimo arrivato di quest’anno, (non ho intenzione di andare avanti!Tutti i miei figli sono sì delle gioie... ma danno anche molto da fare e francamente sono stanca di dover allattare ogni anno!) siamo arrivati alla quota finale di ben trentadue maschi e trentuno femmine.
In compenso, ora che noi ci siamo fermati defintivamente, tutti nostri cognati, si stanno dando fare per riempirci di nipotini e raggiungerci, il fratello più giovane di Massimo, assieme alla più giovane delle mie, vuole addirittura superarci!
Beh, tanti auguri!Io di certo non ci tengo a rimanere incinta ancora una volta, sono abbastanza esausta, anche se pienamente soddisfatta della mia vita.  

…novembre 1910…

Alla fine nessuno dei nostri numerosi cognati, è riuscito nell’impresa di superarci, semmai, visto che abbiamo tutti delle famiglie numerose e lavoriamo tutti in dei ristoranti a gestione familiare, abbiamo deciso di unirli in un’unica catena.
 Inoltre, con parte dei soldi che abbiamo risparmiato per tutti questi anni, abbiamo anche comprato una serie di case tutte vicine tra loro, ma molto spaziose e con molte stanze.
In modo che i nostri vari figli e figlie possano avere, ognuno la propria stanza e letto, non dormire a gruppi in tre materassi e i più piccoli con noi!Come negli anni passati era stato.
 
….prima metà dicembre 1910…

Tutti i nostri cognati, non riuscendo ad arrivare, per vie naturali al nostro stesso numero, hanno deciso di ricorrere alle adozioni.
Massimo ed io, non badiamo più alle loro parole e abbiamo rifiutato di fare delle nuove scommesse, c’è bastata l’unica che abbiamo fatto poco prima di sposarci, con la nascita dei nostri quattro primogeniti…adesso le lasciamo fare agli altri, evitando di rimanerne coinvolti.

  …seconda metà dicembre 1910…

Come non detto…
Alla fine, la nostra famiglia si è allargata ancora, ma senza che io rimanessi incinta.
Abbiamo, infatti, ceduto alle richieste dei nostri figli e abbiamo adottato degli orfanelli, quattro fratelli di varia età, e ottenuto anche l’affidamento di quattro sorelle.
 L’unica cosa, molti dei nostri vicini di casa, ci hanno criticato, per il fatto che alcuni di loro sono neri (i quattro adottati) e di origini sudamericane (le quattro in affidamento), ma noi non gli abbiamo dato peso.
Io e Massimo, abbiamo sopportato sulla nostra pelle, quando eravamo giovani, la discriminazione per il nostro accento e le nostre origini, già quando eravamo bambini, ancora prima di conoscerci e di sposarci…per cui abbiamo le spalle sufficentemente larghe per sopportare e ingorare a testa alta anche queste nuove critiche, lo stesso vale naturalmente anche per tutti i nostri figli.
Non solamente quelli naturali, anche gli ultimi, con le loro vicende familiari precedenti, hanno il loro bagaglio di discriminazioni, per cui siamo tutti forti assieme. 
   
 
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