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Autore: Immahia94    11/03/2016    1 recensioni
"voglio essere una nonna libera e indipendente" queste furono le famose parole pronunciate da Camilla, che hanno devastato Gaetano. Dopo quel giorno Gaetano colse l'opportunità di allontanarsi per un po da Torino e da Camilla.
Sono passati circa cinque mesi e Gaetano si è trasferito a Roma, non ha avuto più contatti con Camilla ma li ha mantenuto con Torre il quale di tanto in tanto lo informa sulla donna. Come reagirà Gaetano quando un bel giorno all'improvviso si troverà Livietta nel suo ufficio in cerca del suo aiuto. E soprattutto quale sarà il motivo di tanta urgenza per aver spinto Livietta a cercare l'uomo essendo a conoscenza degli eventi. E Camilla dal canto suo come se la passa...
Spero questa storia vi piacerà e vi farà appassionare.
Buona lettura
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Sono passati cinque mesi e Gaetano non può fare a meno di pensare a quegli ultimi istanti insieme a Camilla, la donna che lui ha amato per oltre dieci anni, che ha bramato sopra ogni cosa, l’unica in grado di fagli battere il cuore, di mettere a nudo la sua anima, la donna per la quale rischierebbe la vita e che se potesse regalerebbe anche il mondo e l’intero universo. La stessa donna che con semplici parole aveva distrutto tutto il suo mondo che aveva per l’ennesima volta calpestato il suo cuore e i suoi sentimenti. Dopo quel giorno si era ripromesso che non ci sarebbe più cascato che avrebbe cercato di andare avanti, ma anche se provava, rabbia, delusione e si sentiva profondamente tradito, non riusciva ad odiarla e soprattutto a non amarla. L’amava costantemente, non poteva far a meno di amarla di volerla a canto a se, di chiedersi se stava bene, se si fosse pentita delle sue azioni delle sue scelte, se fosse tornata con Renzo o peggio se si fosse messa con Michele, ma soprattutto voleva domandarle com’era fare la “nonna libera e indipendente”, se era come se lo immaginava e se senza di lui riusciva a vivere oppure cercava di sopravvivere proprio come faceva lui. Beh, Gaetano queste cose non poteva saperle poiché era scappato via da lei da tutto ciò che li legava. Seduto ad un tavolino aspettando il suo caffè, ripensava a quell’incontro in ospedale, di come anche se distrutto sotto tutti i punti di vista si era gettato a capo fitto nel suo lavoro. Passava quasi tutto il suo tempo in ufficio, tornava a casa solo a tarda sera quando sapeva che non avrebbe corso il rischio di incontrala o peggio di trovarsela di fronte alla sua porta che lo aspettava per dargli spiegazioni, si perché lui proprio non accettava di sentirsi dire le solite frasi: 
 
“ti prego Gaetano perdonami, ma ho bisogno di stare un po’ da sola”  
“lo so che ti ho deluso e ferito, ma mettiti nei miei panni….” 
“tu prego torniamo ad essere amici nonostante tutto, lo so ho sbagliato a farti credere che tra noi ci poteva essere un qualcosa in più. Ma ti prego Gaetano torniamo ad essere amici perché non posso perderti”  
 
 
Così grazie al suo lavoro, dopo circa una settimana gli fu’ offerta la proposta di andare a Roma come sostituto del questore della sezioni omicidi, in quanto quest’ultimo era rimasto coinvolto in un incidente stradale e non poteva tornare a lavoro per almeno un po’ visto i danni riportati dall’incidente. Così colse la palla al balzo e accettò l’incarico, ovviamente l’incarico era provvisorio questo lo sapeva ma almeno per un po’ sarebbe stato lontano da Torino e da Camilla.
 
Erano anni che mancava da Roma, nulla era cambiato eccetto per il fatto che la prof era a Torino abbastanza lontana da lui e dal suo cuore distrutto ma ciò non serviva a niente. La città era piena di ricordi con la sua prof, infatti aveva preso le vecchie abitudini tra cui quella di frequentare il bar Mario. Proprio quel bar che li aveva visti complici e ogni volta che era seduto al tavolino in attesa della sua ordinazione non poteva far a meno di pensare a Camilla di come era tutto più semplice e facile, certo lei era sposata però avevano quella complicità che non avevano più, ricordava tutto per filo e per segno, la prima volta che l’ha incontrata a casa del povero Nicola, di come gli abbia ridotto le sue scarpe nuove di cuoio inglese, ricordava ancora la conversazione, la prima di tante,  davanti alla panetteria dove lavorava il povero Nicola.
 
-Alle coincidenze non ci credo-
-Altre ipotesi??-
-Vediamo forse siamo qui per lo stesso motivo??-
-Il pane??-
-Mmmmm-
-No eh?! Mi conviene confessare vero??-
-Si!!-
 
E subito dopo si sono ritrovati al bar a parlare come se fossero amici di lunga data,
 
-ah niente alcool in servizio!?!-
-Veramente la sorpresa è il vermut-
-mmm! Un po’ demodé vero??-
-Deliziosamente demodé!!-
 
Smise di pensare a quel primo incontro quando vide Mario avvicinarsi con il vassoio contenente la sua colazione.
 
-Ecco a lei dottore!!-
-Grazie Mario-
 
Anche se ormai era un abitudine pensare ai vecchi tempi, non poteva far a meno di provare una strana sensazione come se gli stesse per succedere qualcosa. Terminata la colazione si affrettò a pagare e andò.
Sbrigò alcune commissioni e si diresse verso il commissariato. Entrare nel suo ufficio e non trovare Torre ad accoglierlo ed essere chiamato “dottò” anche se non l’avrebbe mai ammesso gli faceva un bruttissimo effetto. Passò l’intera giornata in ufficio tra le scartoffie, era stata abbastanza tranquilla infatti da quando era tornato a Roma non si erano verificati molti casi di omicidio e questo gli aveva permesso di avere una vita più regolare.
Lasciò il suo ufficio verso sera, aveva lasciato disposizioni di essere chiamato solo in caso di estrema gravità, per il resto se ne sarebbe occupata l’ispettrice Mazzei nella quale riponeva la massima fiducia.
Tornò a casa se così poteva chiamarla, passò l’intera serata ad ascoltare musica e a leggere un libro o almeno era quello che cercava di fare. Ma la solitudine del suo appartamento non faceva altro che indurlo a pensare a ciò che aveva lasciato a Torino e di quanto gli mancasse, all’improvviso la sua attenzione fù catturata da una canzone:
 
“io che non vivo”
 
Non poté resistere e iniziò a cantarla.
 
Io che non vivo
più di un'ora senza te
come posso stare una vita
senza te
sei mia
sei mia
mai niente lo sai
separarci un giorno potrà

 
Sentì una lacrima rigargli il viso, le parole della canzone rispecchiavano in pieno ciò che era accaduto e ciò che provava, dopo questo momento di consapevolezza andò a dormire o meglio ci provò, ormai la notte era diventata un amica di confidenze per lui. Infatti proprio nel buoi pesto della notte, calava la maschera di uomo forte e risoluto che indossava tutto il giorno per esternare i suoi sentimenti e dare sfogo al suo dolore. Non c’era notte che passasse, senza piangere e pensare continuamente a pensare alla sua Camilla, domandandosi se anche lei facesse lo stesso o se stesse in dolce compagnia tra le lenzuola del suo letto. Solo al pensiero che qualcuno che non fosse lui la sfiorasse nell’intimo gli faceva salire una rabbia anche perché ormai lui la considerava sua e di nessuno più. Preferiva saperla sola e amareggiata anziché tra le braccia di un uomo che non fosse lui, e come ogni notte si addormentò solo quando sentiva le forze mancare.
 
 
 Il mattino non tardò ad arrivare, come ogni giorno si alzò a fatica dal letto con la testa pesante e andò a fare la doccia, notando l’ora si preparò in fretta e furia e uscì di casa e allo stesso modo si recò in ufficio. Non si era ancora reso conto di aver ricevuto una chiamata da Livietta fin quando non prese il cellulare per avvertire l’ispettrice Mazzei che sarebbe arrivato a breve e di conseguenza sarebbe potuta tornare a casa per riposare.
Non diede molto peso a quella chiamata persa, anche perché erano mesi che non sentiva la ragazza di conseguenza non avrebbe avuto motivo di cercalo, d’altro canto la cosa gli aveva suscitato una forte curiosità e anche un senso di inquietudine e cerca in ogni modo di darsi una spiegazione ma non trovandone una valida.
Passò l’intera mattinata in ufficio ma nel primo pomeriggio fu costretto ad uscire per recarsi sulla scena di un crimine avvenuto a Latina , dove rimase tutto il resto della giornata fuori per i rilevamenti sulla scena del delitto nessi e connessi. Tornò solo in tarda serata in ufficio non aveva voglia di tornare a casa, continuava a pensare alla chiamata persa di Livietta e il perché ignaro che la risposta l’avrebbe scoperta di li a poco.
Dopo un po’ sentì bussare alla sua porta;
 
-Avanti!-
-Dottore mi scusi, ma fuori c’è una persona che la cerca!-
-Chi è??-  sbuffò
-Una ragazza e un uomo –
-Come?? –
-La ragazza dice di chiamarsi Livietta! –
-E l’uomo chi è? –
-Renzo Ferrero –
Gaetano sentendo quel nome sobbalzò dalla sedia –Che aspetti falli entrare –
 
 
-Prego il dottore può ricevervi! –
- Grazie –
 
Sia la ragazza e che l’uomo speravano che ogni loro dubbio si sarebbe spento entrando in quell’ufficio, con un istante di esitazione entrarono. Si creò una situazione di tensione accompagnata da uno strano silenzio, la prima a romperlo è Livietta.
 
-Gaetano finalmente! – aveva sul volto un aria impaurita e preoccupata
-Livietta! – poi guardo l’uomo al suo fianco e con un po’ di fatica lo salutò –Renzo! –
-Gaetano! –
-Come mai siete qui?? – si siede dietro la sua scrivania e con un segno della mano invita anche i due a fare lo stesso
-Beh Gaetano non saremmo qua se non fosse importante! – disse Renzo in modo ansioso
-Riguarda la mamma! – disse Livietta sempre più preoccupata
-Che cosa è successo a Camilla?? – cercò di rimanere il più pacato possibile
-Non sappiamo dove si trovi –
-Come non sapete dove si trovi?? -  sentì il respiro mancargli
-Ha il cellulare staccato e sono quasi tre giorni che non abbiamo sue notizie- disse Renzo
-Abbiamo creduto che fosse venuta da te! – aveva la speranza che ciò fosse vero e si leggeva negli occhi – Ho provato a cercarti sta mattina ma non hai risposto e allora siamo venuti noi qui –
-Io non ho sue notizie da quando ho lasciato Torino – ormai il suo cervello stava andando in tilt
-Allora dove può essere?? – disse Renzo sempre più preoccupato
 
Gaetano ora non sapeva più cosa pensare, vide Livietta iniziare a piangere in modo quasi convulsivo sapeva che lui era la loro unica speranza di trovarla, non riusciva a darsi una spiegazione per il suo allontanamento sapeva che non era da lei andare via senza dare spiegazioni. Sperava che non le fosse successo niente, non poté evitare di domandare
 
-Stava frequentando qualcuno?? –
-No!! Da quando sei andato via si è chiusa in casa – rispose Livietta singhiozzando
-Da quel giorno in ospedale ha chiuso con tutti, si e dedicata a Camilla j. e alla scuola e basta -  disse Renzo sottolineando la prima parte del suo discorso
 
Da una parte era felice di sentire che Camilla non avesse più rapporti con nessuno specialmente con uomini, dall’altra parte era sempre più preoccupato per questa sua sparizione. Si alzò dalla sedia e iniziò ad andare avanti e indietro per la stanza con l’intento di farsi venire qualcosa in mente ma nulla. Si sentì abbracciare così forte che quasi gli manca il respiro.
 
-Ti prego Gaetano trovala e riportala da noi! –
-Farò tutto ciò che è in mio potere per farlo stanne certa – strinse anche lui la presa e iniziò ad accarezzare i capelli di Livietta come per darle conforto
 
Renzo rimase seduto immobile ad osservare la scena, guardo negl’occhi Gaetano e fece un cenno con la testa come per dire Grazie.
 
Padre e figlia dopo la triste verità si ritirarono in albergo sotto consiglio di Gaetano, dandosi appuntamento per l’indomani.

   
 
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