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Autore: kuutamo    11/03/2016    0 recensioni
(dal prologo)
Tom aveva freddo, perennemente da quando era morto. Un freddo al quale non aveva saputo porre rimedio e non aveva neanche voluto farlo. Non riusciva ad emettere alcun suono, quando provava a parlare era completamente afono. I suoi pensieri però, grazie alla mente apparentemente ancora funzionante, non smettevano di fermentare e alimentarsi gli uni con gli altri facendolo impazzire. Tra quelle mura cadenti e putride che si addossavano su loro stesse credeva davvero che avrebbe perso il senno, un giorno o l'altro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edith Cushing, Lucille Sharpe, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thomas Sharpe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Big Sleep

 

How can it be the last show?

(How can it be?)

No more spotlights coming down from heaven

It's a goodbye, it's curtains down time

Not even out of my dress

And already my voice is fading

Goodbye my dear 

(Goodbye)

And in to the big sleep

 

 

 

 

"Prego madame" .

La donna entrò scortata dall'uomo che le teneva le grandi porte aperte per far sì che si riparasse in fretta dal freddo gelido che colpiva ancora flora e fauna nonostante la primavera ormai fosse arrivata. Evitò di togliersi il cappotto e continuò seppur incerta a fare qualche passo verso il centro dell'ingresso. Poggiò una mano sul legno dell'imponente scalinata antica a mò di carezza e con l'altra tirò l'orlo del vestito ben in alto per non lasciare che si macchiasse con quell'orribile argilla rossa di cui godeva solo quel posto dimenticato da Dio e dagli uomini. Ma non dagli spiriti.

L'uomo scosse l'ampia mantella per far sì che il nevischio non si attaccasse al feltro e poi si tolse il cappello da bravo nuovo cristiano, come faceva ogni qualvolta entrava in una dimora. 

"Ne è sicura madame?" chiese alla donna. Lei smise di guardarsi intorno solo per rivolgergli uno sguardo deciso, quasi atroce, il migliore che potesse sfoggiare in quel momento così incerto. 

" Come desidera.. Vuole, ehm fare un giro prima di iniziare? "

" No. Conosco bene questa casa. Prima agiremo, prima potremmo lasciarla "

" Certo. Allora mi porti dov'è successo "

La donna si mosse iniziando a salire le scale. 

" Andiamo " intimò. La sua voce era molto più dura ora. L'uomo la seguì. 

" C'è qualcos'altro che devo sapere madame, qualcosa che non mi avete detto? " chiese guardingo. Edith si voltò verso di lui con espressione corrucciata; a volte quell'uomo le metteva davvero i brividi, sembrava percepisse i pensieri altrui e riuscisse a leggerli con disarmante facilità.

" Una volta ho visto il fantasma di  Sir Thomas, se è questo quello a cui vi riferite "

L'uomo annuì soddisfatto.

" E c'è qualcosa che desiderate chiedermi a questo proposito? "

Ancora una volta la donna rimase basita ma non lo diede a vedere.

" Mi sono sempre domandata perché il suo corpo fosse così bianco e pallido.. Perché non mi ha mai parlato? Con mia madre era diverso"

" Le anime bianche sono anime che si sono redente dalle proprie colpe almeno parzialmente prima di morire: perciò non sono come tutti gli altri spiriti malvagi in cerca di vendetta ma in cambio non possono comunicare con il mondo dei vivi per nessuna ragione. Non hanno nessuno da perseguitare e per questo non hanno bisogno del dono della parola. La loro anima è lievemente meno infiammata delle altre ma sono condannati ad essere relegati nel luogo in cui sono spirati senza poter alleviare le proprie sofferenze in modo alcuno"

Questo spiegava molte cose e la donna sembrò quasi essere rapita dalla esauriente spiegazione offertagli, tanto che la ripeté silenziosamente a se stessa per fissarla per sempre nella sua mente. A quel punto entrambi sapevano che la loro breve conversazione era finita e che non c'era più ragione di proferir parola.

Arrivarono dopo qualche rampa alla camera da letto in soffitta. Edith ebbe un chiaro brivido lungo la schiena che la attraversò completamente, costringendola quasi in ginocchio. L'uomo la sostenne immediatamente ponendo il braccio per sorreggerla.

" Madame, prima di iniziare c'è soltanto un'altra cosa che dovete sapere. E voglio che ve ne ricordiate "

" Avevi chiaramente assicurato di avermi detto tutto ciò che c'era da sapere sulla faccenda " 

" Ma certo, è solo che voglio solo ricordarvelo. Quando un'anima torna in vita, inevitabilmente da qualche altra parte un'anima in vita dovrà prendere il suo posto per sopperire a quella mancanza. È bene che sappia che questo succederà, non c'è modo di evitarlo; questo sangue sarà sulle sue mani e la colpa della morte di un'altra persona sarà sua, madame " disse lui con il suo forte accento straniero e artificiale.

" Rammento ciò che mi avete detto, signore. E sono pronta ad affrontare ciò che mi aspetta. Non m'importa, io ho già perso me stessa insieme alla mia decenza "

" Da questo non si torna indietro. Ne siete sicura? " ripetè ansiosamente l'uomo. Mai nessuna nobildonna era andata a chiedergli simili servigi.

" Io lo amo ancora " disse Edith riflessiva e rapita da ricordi troppo dolorosi ma vividi come non mai. Quel posto sapeva riportarli in vita.

" Allora.. così sia! " si arrese. 

I due entrarono definitivamente nella camera dismessa e in disordine e lo sguardo di Edith non poté non posarsi su ciò che rimaneva del corpo di Thomas, inerme e rigido ripiegato su se stesso. Sentì il pavimento tremare sotto i suoi piedi e per qualche secondo si chiese se fosse un'allucinazione data da quella vista orribile o per davvero uno dei tanti movimenti della casa. Non riusciva a respirare, né ad avanzare altro passo, il corsetto che indossava in quel momento sembrava stringersi e farsi ancora più stretto attorno alla sua vita.

" Meglio per voi che vi sediate, il rituale richiederà tempo. Datemi l'effetto personale "

Edith ormai seduta al piccolo scrittoio indicò in direzione del cadavere.

" Dovrete sfilarglielo voi stesso, se non vi dispiace "

L'uomo si fece visibilmente pallido in volto e facendosi forza non badando al tanfo che si avvertiva, prese l'anello di famiglia del baronetto, oggetto necessario per la buona riuscita del rituale. A quel punto dispose le candele a cerchio intorno al corpo accendendole e spargendo nell'aria il fumo della salvia bruciata per proteggere i vivi. Fuori dal cerchio posò un piccolo tamburo dipinto con animali stilizzati e vi appoggiò sopra una un pezzo di metallo grezzo e massiccio a forma di rana: iniziò poi a battere entrambe le mani sulla pelle tesa del tamburo sciamanico e a parlare nella lingua degli avi recitando quelle che alla donna sembrarono formule magiche molto antiche, appartenenti a una lingua che nessuno parlava più. Il ritmo delle battute diventava sempre più serrato e mano mano che il canto si velocizzava, il cuore dell'uomo aumentava i suoi battiti facendolo entrare in trance vagando in questo e nell'altro mondo filtrando attraverso quel velo sottile che si poneva nel mezzo. Edith lo guardava atterrita, ma non come si osserva un selvaggio: era molto spaventata da quella forza che sembrava energia che l'uomo copiosamente emanava, irradiandola per tutta la stanza fin sopra al soffitto irregolare. Sentiva le forze che la abbandonavano e si chiese se non stesse partecipando attivamente anche lei al rituale; questo lo sciamano non glie l'aveva detto. Così si concentrò su altro, o sulla medesima cosa, e tornò indietro fino a qualche mese prima quando tutto era finito.

 

 

 

 

Alan dopo averla salvata ed essersi salvato lui stesso, l'aveva accudita trascurando gli ordini impartitogli a sua volta dal medico che lo aveva in cura. Restava sempre accanto a lei riposandosi solo sulla poltrona, convinto che qualcosa o qualcuno potesse portargliela via nuovamente in ogni momento. Nella caduta Edith si era rotta qualche costola e lussata una spalla: avrebbe fatto di tutto per tenerla a letto il più possibile ma dopo un mese la ragazza non ne poté davvero più di restare in quel letto, nonostante le forze ancora la abbandonassero a volte. 

Dopo quell'orripilante faccenda sarebbe solo voluta sparire, nascondersi agli occhi del mondo ed essere un'altra persona, avere un'altra storia. Perché le era capitato questo? 

Non avrebbe augurato al suo peggior nemico di provare tanto dolore, neanche alla signora McMichael. Sedeva spesso in giardino, ora che Alan la stava gentilmente ospitando, passando ore ed ore a guardare il cielo e l'edera che ricopriva il muro di cinta: sentiva rumori provenire dalla strada in lontananza oltre il muro, e quasi sempre si perdeva in quei pensieri che la riportavano a lui, a Thomas. 

Thomas Sharpe, baronetto: l'aveva sempre fatta sorridere quell'appellativo, pensava che quel genere di titoli fossero parecchio antiquati per un mondo nuovo e in rapido cambiamento come lo era l'America. 

Thomas Sharpe, suo marito: suo e di altre tre donne che sua sorella aveva spietatamente ucciso. 

' Il matrimonio per il denaro ma l'orrore, l'orrore è stato solo per amore '

Thomas Sharpe, l'uomo che aveva amato : seppur per brevissimo tempo Edith si era donata completamente a lui nel momento forse più duro della sua vita quando era più fragile e sola. Lui le aveva mostrato la via per essere soli insieme, o meglio è questo ciò che si ripeteva a volte.

Thomas Sharpe, il fantasma che ancora amava: avrebbe tanto voluto posare le sue dita sulla guancia del suo amato e aver sentito sotto di esse la sua pelle, ma ad accogliere la sua mano c'era stato solo il vuoto dello spazio dell'aria gelida e l'immagine di Tom che svaniva nel nulla, così come era apparso nella sua vita. 

Le aveva aperto il petto e strappato quel poco che rimaneva del suo cuore, quel poco messo in salvo e tenuto al caldo da Tom stesso fino a quel momento. Si rifiutava di credere a quel pericoloso susseguirsi di eventi ma la realtà era decisamente un'altra, reale e spietata. Eppure, Thomas le era sembrato sincero quando le parlava di ciò che sentiva per lei, quel trasporto che avvertiva quando si trovavano nella stessa stanza, il modo in cui lui la guardava, quasi affamato d'amore e attenzioni che voleva lei gli concedesse. Tom, nonostante la sua natura perversa e quello che aveva fatto, era sempre presente nel suo cuore e lei sapeva che non se ne sarebbe andato. Forse mai.

In quelle notti faceva numerosi incubi, tutti sulla morte di Tom.. Si convinse di essere una persona orribile per non essere andata a cercarlo e a salvarlo pensando solo alla sua sopravvivenza. Non aveva visto il suo corpo senza vita e questo la faceva impazzire: il suo cervello sembrava non accettare la sua morte proprio per la mancanza di quella lugubre immagine che avrebbe riempito i vuoti. Infondo era stato così anche per sua madre: suo padre la tenne lontana dalla sua vista per proteggerla e lei iniziò a vederla, ma con Tom non succedeva. Le appariva solo in sogno con il volto insanguinato e le mani che cercavano di aggrapparsi alla sua veste e debolmente con lo sguardo straziato implorava il suo nome sibilandolo, la sua voce non riusciva a venir fuori. Ma ogni volta lei finiva per fuggire ben lontano da lui, che abbandonato nuovamente a se stesso svaniva in una nuvola perlacea e inquietante. 

 

Edith tornò in segreto a Allerdale Hall dove ironicamente la sua vita era iniziata ma anche finita prematuramente. Le sue coetanee o lady più sagge le avrebbero detto che aveva ancora tutta la vita davanti a sé, ma Edith non riusciva proprio a vederla. E non era perché le importasse qualcosa di non essere più di gradimento all'altro sesso essendo ormai impura e anche vedova con una tragedia alle spalle: non vedeva alcuna via di redenzione perché gran parte di ciò che era stata fino a quel momento era stata spazzata via dalla morte e dalla perdita. Prima il padre e poi il suo amato Thomas, che si era portato via tutto ciò che era rimasto. Si disse perciò che sarebbe dovuta tornare in quel posto ostile e sterile per cercare di ritrovare la pace, ma ciò che la attendeva fu anche più tumultuoso.

Arrivò alla stazione di posta dove fu scortata alla dimora da un residente del luogo. Mentre il suo accompagnatore aspettava nell'immenso quanto freddo atrio principale lei se ne andò in giro per la sconfinata residenza degli Sharpe che ancora stentava a cedere ed essere inghiottita completamente. Si disse che probabilmente era quello il posto che spettava a quella casa - l'Inferno. Dopo un lungo tour si diresse nella loro camera da letto, quella che prima d'allora fu la camera dell'austera madre di Thomas. Il soffitto sembrava sempre guardarti con un'aria di monito, come se con le sue sporgenze acuminate intimasse di abbandonare quel posto al più presto. La luce filtrava debole dalle vetrate velate da profondi strati di polvere, lo scrittoio era in ordine e la sedia affiancata ad esso come lei l'aveva lasciata, la famigerata teiera era stata dimenticata sul tavolino basso davanti al camino con le sue tazze ormai vuote con all'interno soltanto l'alone scuro di quel tè amaro e velenoso, le lenzuola del letto erano ancora in disordine e i cuscini posti sulla destra. Quello che catturò la sua attenzione però fu il bordo di un foglio di carta che giaceva proprio alla base della pila di cuscini dove lei stessa aveva riposato: si avvicinò e aprendolo scoprì che si trattava di una lettera. La calligrafia era imprecisa, tremolante e sfocata in alcuni punti come se qualcuno non avesse avuto abbastanza illuminazione per essere più preciso. Fece un respiro profondo, poi avvicinò di più la lettera fino a portarsela sotto al naso, aveva dimenticato le sue lenti.

 

 

 

Cara Edith, 

 

probabilmente sarai a conoscenza di ogni cosa e mi odierai per quello che ti ho fatto. Ma ora non voglio più mentirti, non più. Sono stato un pazzo a metterti in mezzo a questa situazione e trascinarti a fondo con me. E non mi riferisco alla mia ormai totale e infima povertà. Edith, sono stato uno stupido a pensare che tu potessi essere come tutte le altre… Tu mi hai stregato e lo hai fatto a piccole dosi ed io non me ne sono accorto finché non mi è apparso il fatto compiuto davanti agli occhi. 

Sono consapevole di non aver più il tuo rispetto, la tua fiducia né tantomeno il tuo amore ma ti prometto che ti porterò via da questa casa maledetta e poi ti lascerò andare, se vorrai. Anzi ti lascerò andare e basta, perché tu meriti di meglio del mostro bugiardo che innocentemente chiami marito. Io ti ho amata davvero ed ho amato forse per la prima volta da quando miserabilmente esisto su questa terra, ma devo portarti via da me.

Tieniti pronta in qualsiasi momento. Io arriverò, aspettami. Nel frattempo comportati come sempre. Quando sarà il momento lo capirai. 

 

Tuo, 

 

      Tom

 

 

 

 

Si accasciò al pavimento ripiegandosi sulle sue stesse ginocchia. 

Perché non aveva notato quella lettera? Lo aveva odiato, e non che questo nuovo tassello lo rendesse meno colpevole, ma lo aveva odiato non sapendo tutte le sfaccettature della verità e si sentì letteralmente un mostro. Si sentì una traditrice. 

Quando alzò lo sguardo per poco non svenne.

 

Thomas era in piedi davanti a lei vicino alla finestra e la luce che filtrava dalle vetrate alle sue spalle gli conferiva un'aura ancora più spettale e iridescente. 

 

" Tom .." sussurrò più a se stessa che al fantasma.

La figura allungò un angolo della bocca a mò di sorriso e piegò la testa. La sua ferita scura era ancora sanguinante e si sparpagliava sul viso bianco come fosse inchiostro immerso nell'acqua. 

La ragazza si fece forza e si avvicinò ancora tremante allo spettro fino a raggiungerlo. Piegò all'indietro il collo per riuscire a guardarlo meglio ma i suoi occhi erano spenti, quel blu profondo come gli abissi se n'era andato e Edith si sentì persa.

Thomas mimò con le labbra il suo nome ma non uscì alcuna voce da quest'ultime. La fronte della ragazza si corrugò in un'espressione a metà tra l'essere esterrefatta e la delusione. Sua madre le aveva parlato, ad ogni sua apparizione, perché lui non poteva parlare con lei? Si sentì ancora più abbandonata, sola rinchiusa nel suo dolore. 

Tom allungò il braccio verso di lei e le accarezzò la guancia, ma lei non poté sentirne nemmeno il tocco delle dita. Avrebbe voluto sentire il suo calore ancora una volta, una volta ancora. Dirgli addio.

No, lei lo rivoleva. Voleva indietro il suo Thomas e non le importava di tutto il dolore che le avesse inferto. Avrebbe accettato anche quello se fosse tornato indietro anch'esso e ancora più intenso di prima. Avrebbe fatto di tutto per avere successo in quell'impresa che sembrava impossibile e  in quel cammino che solo le anime che miravano ad essere dannate sceglievano d'intraprendere. 

Mai si recò all'ultimo piano della soffitta, in camera di Lucille.

 

 

 

 

 

" Madame ? " 

Si ridestò dal suo flusso di pensieri quando sentì la voce dello sciamano riportarla al presente, violento come lo era uno schiaffo in pieno volto. 

" Sì? "

" È il momento "

Lei capì e si alzò dalla sedia dello scrittoio per raggiungere lo stregone che era inginocchiato davanti al cadavere ormai decomposto dell'uomo che aveva amato e che amava ancora. Con piccoli ed incerti passi si posizionò nella direzione opposta aggirando il cerchio di candele e s'inginocchiò anche lei sistemandosi le vesti ai lati dei fianchi. 

Allora imitò l'uomo, seppur con riluttanza, e posò le sue mani sula capo di Thomas.

" Ripetete con me "

 

 

levoton sielu

kutsumme

ja vetoamme jumalia

niin että voit palauttaa

maailmassamme

maassamme

ja nouse kuolleista

säveltää itse

jättää kuoleman takana

hylkää kuoleman*

*anima inquieta

ti invochiamo

e invochiamo gli dei

affinchè tu possa tornare

nel nostro mondo

nella nostra terra

risorgi dalla morte

ricomponiti

lascia la morte alle spalle

abbandona la morte

 

 

Edith ripeté la formula insieme allo stregone più e più volte, poi qualcosa successe.

Il corpo esanime di Thomas sembrava pulsare illuminandosi di luce propria. E come nel più fervido dei romanzi di science fiction il processo di decomposizione s'invertì e le fibre sul suo corpo iniziarono a riformarsi creando degli spasmi che per quanto involontari e violenti erano ancora inanimati. Lo sciamano intimò con lo sguardo alla donna di non muoversi, nonostante quest'ultima fosse visibilmente scossa per l'assurdità della situazione. I suoi occhi sbarrati erano in preda al terrore ma dall'altra parte la scrittrice che era in lei trovava tutto ciò a cui stava assistendo in prima persona assolutamente eccezionale e intrigante. A poco a poco il corpo dell'uomo stava tornando alla vita sotto i suoi occhi, come se la morte non fosse mai giunta a bussare alla sua porta, come se l'innominabile signora non l'avesse nemmeno scalfito. Per ultime, le ferite si rimarginarono e il processo fu particolarmente visibile su quella sulla guancia immediatamente sotto l'occhio: la donna sentì anche l'ossatura dello zigomo sotto la pelle risanarsi ed emettere un suono cupo e deciso. L'aura che aveva avvolto il corpo di Thomas durante l'intero e lento processo di guarigione ora era scomparsa, allora Edith non vedendo segni di vita guardò interrogativa lo sciamano che ancora una volta le rivolse uno sguardo d'intesa mimandogli di avere pazienza. 

Poi, con estrema ma quanto più surreale naturalezza, lo sterno di Thomas fece un balzo verso l'alto e iniziò così il lento moto dall'alto al basso che corrispondeva alla respirazione. Le sua dita si mossero sotto le maniche larghe e ormai logore e sporche della camicia. Schiuse leggermente le labbra e Edith riuscì a percepire il suo flebile respiro sulle mani posate ancora sulle tempie: quando spalancò gli occhi, Tom trovò il volto della sua Edith ad attenderlo. Era ancor più bella di come la ricordava, un angelo  che vegliava su di lui e lo guardava facendolo sentire come l'essere più speciale sulla faccia della terra e le sue colpe per un attimo sembrarono come dissolte.

" Edith.. " le sue labbra sottili si mossero piano e la donna per poco non scoppiò fragorosamente in lacrime. Ora poteva sentirlo, poteva udire la sua voce. 

 

 

 

Note:

La canzone dell'inizio è The Big Sleep by Bat for Lashes, ho ascoltato molto quest'artista per la scrittura di questa storia e Two Suns è un pò l'album che sceglierei come sottofondo.
Spero di essere stata più fedele possibile al film per quanto riguarda i dettagli della casa: i sentimenti contrastanti di Edith sono un pò il frutto di ciò che ho percepito soprattutto verso la fine del film e ancor meglio il lampante sguardo che lei getta verso la casa lasciando Allerdale Hall nella penultima scena. Vale lo stesso per quelli di Tom: purtroppo non vengono totalmente chiariti, com'è giusto che sia da una parte, quindi ho dato sfogo all'immaginazione basandomi sulle sensazioni che ho percepito.
Mi sono chiesta spesso come mai il fantasma di Thomas fosse assai diverso dagli altri che si aggirano per tutta la pellicola, e questa è un pò un'interpretazione fantasiosa della questione. 
La formula dello sciamano non è del tutto corretta ed è totalmente stata partorita da me per meglio adattarsi a ciò che avevo in mente. Riguardo alla figura dello sciamano, posso dirvi soltanto che segue un pò il filone ugro-finnico e che perciò presenta caratteri appartenenti alla tradizione di quelle antiche popolazioni. 

Ringrazio chi legge e chi commenterà la storia.
Alla prossima.

-kuutamo

 
  
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