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Autore: Supreme Yameta    11/03/2016    1 recensioni
La storia del fulmine più brillante del villaggio della Foglia. Intrighi, tradimenti, passione e determinazione che coinvolgeranno coloro che hanno dato origine al mito e che hanno contribuito alla salvezza della propria gente con il proprio sacrificio.
Minato Namikaze, il famoso Lampo Giallo della Foglia, con a carico una pesante eredità sulle spalle e un grande sogno da realizzare a qualunque costo per affermare la sua esistenza e conquistare l'amore della sua vita. La storia si sviluppa attorno alle sue avventure; all'amore per la sua Kushina; al rispetto verso il suo maestro, Jiraiya; e alla sua saggia guida negli insegnamenti che impartirà agli eroi dallo sharingan: Kakashi Hatake e Obito Uchiha.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kakashi Hatake, Kushina Uzumaki, Mikoto Uchiha, Minato Namikaze | Coppie: Jiraya/Tsunade, Minato/Kushina, Obito/Rin
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Prima dell'inizio
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Salve a tutti, ragazzi.
Avete capito bene, non solo mi sto complicando la vita con la mia serie principale e con qualche storia extra, ma sto per avviare una nuova storia basata sul mio personaggio preferito, ovvero Kakashi Hatake. Beh, diciamo che la mia decisione di iniziare questa serie è data per due motivi ben precisi: primo, perché mi sono reso conto che mi va; secondo, perché è necessario per la trama principale, per spiegare tutti i risvolti nascosti che rallenterebbero la narrazione delle Uzumaki Chronicles, giunti alla fase della guerra. Proprio così: qui spiegherò moltissime cose, a partire dalla storia di amore fra Minato e Kushina, sino al giorno in cui Kakashi diventa il caposquadra del team 7.

Spero di riuscire a catturare l’attenzione di voi tutti anche con questo prequel della serie. Detto questo, do un’ultima anticipazione, ovvero che i capitoli saranno leggermente più corti del mio standard, ma questo non significa che non saranno ricchi di avvenimenti. Detto questo, vi saluto e vi auguro una buona lettura.




 

Il sole aveva appena iniziato il lento processo per andare a letto, il suo colore stava assumendo una tonalità focosa e arancione, donando al cielo una sfumatura di meriggio argentato ammaliante da renderlo irresistibile a qualunque sguardo. Una beatitudine di paesaggio, macchiato da qualche nuvola sparsa in cielo che copriva la poca luce solare rimanente con la propria densa presenza, spezzettando i raggi solari all'interno della tela celeste, così da regalare maggiore bellezza al panorama.

Al villaggio della Foglia, qualunque abitante che si soffermasse a osservare il tramonto di quei tiepidi giorni d’estate, poteva godere del privilegio di essere nato in una terra tanto ospitale, con un clima così docile per i propri abitanti, riuscendo così quantomeno ad addolcire l'amara pillola delle guerre che la popolazione doveva affrontare in quel duro periodo.

Il monte degli Hokage era tinto della medesima colorazione del resto degli edifici del villaggio, le tre teste degli Hokage brillavano di una luce propria e si preparavano a vegliare sul proprio villaggio per la notte, garantendo così un sonno tranquillo ai propri cittadini.

Sopra la montagna, un uomo si ergeva fiero dalla testa del Terzo Hokage e guardava beato l’orizzonte, lasciandosi baciare dalla brezza estiva, la quale lasciava volteggiare le foglie della flora circostante.

L’uomo adorava lasciarsi immergere da tutta quella beatitudine, poiché gli dava la possibilità di godere di pace e tranquillità, cosicché da alimentare la sua ispirazione, dato che la scrittura del suo romanzo procedeva molto lentamente, a causa di uno dei tipici flagelli che incombevano sulle spalle di un povero essere umano, ovvero il blocco dello scrittore.

A un certo punto, si voltò verso la direzione a lui opposta, avendo avvertito la presenza di una persona con il quale aveva un appuntamento.

Non appena sopraggiunse la persona che stava aspettando, l'uomo ripose i propri pensieri nella sua mente e si concentrò su di questa, sorridendo dopo che lo aveva squadrato per bene dalla testa ai piedi.

«Beh, che dire. Con quella giubba dai tutta un’altra impressione, direi che finalmente puoi definirti un vero uomo.»

Il giovane che gli era di fronte era rimasto alquanto imbarazzo per il complimento ricevuto.

«Se sono arrivato a questo punto, lo devo solo a lei.»

L’uomo emise una sonora risata, dopodiché si avvicinò al suo allievo e gli dette una sonora pacca sulla schiena.

«Che cosa sono tutte queste smancerie? Guarda che non hai bisogno di ringraziarmi. Questo è il frutto del tuo duro lavoro e della mia saggia guida!»

Il ragazzo sbuffò, ma non esitò un solo istante a prendere come scherzo, quanto appena detto dal suo maestro, che sicuramente non era certo un grande esempio di modestia.

«Non si smentisce mai, maestro Jiraiya.»

L'uomo continuò a ridere; in realtà quelle risate erano dovute più all'orgoglio che provava nei confronti del suo allievo, che per un divertimento vero e proprio.

«Nella vita bisogna sempre sorridere, ragazzo mio.» replicò Jiraiya.

Successivamente l’uomo passò un braccio per il collo dell’allievo e lo spinse verso la discesa dal monte degli Hokage.

«Adesso andremo a festeggiare la tua promozione con una bella bevuta! Offro io!» tuonò Jiraiya con aria festosa.

Minato non osò controbattere, poiché quell'invito era più che altro la realizzazione di una promessa che aveva fatto Jiraiya per il giorno in cui sarebbe diventato un jonin. Inoltre, Minato si sentiva veramente in vena di festeggiare con Jiraiya, dato che sentiva perfettamente quanto quest'ultimo fosse così orgoglioso di lui e questo lo rendeva molto felice.

Minato smise a quel punto di pensare troppo a fondo e si mise a scherzare.

«Però mi deve promettere che non deve esagerare. Non sono un grande bevitore come la principessa Tsunade.» sbottò poi.

Il viso dell’uomo mutò in una grottesca smorfia, dopodiché guardò l’allievo, come se vi avesse appena assestato un profondo colpo al cuore.

«Mi prendi per un ubriacone, per caso?»

Minato si bloccò per un momento, turbato dal fatto che avesse offeso in qualche modo il suo maestro. Invece questi scoppiò a ridere con la sua tipica maniera bonaria all'improvviso.

«Questa sera ti devo sottoporre alla mia ultima lezione sull’essere ninja. Devi imparare a convivere con tutti i tre vizi del mondo dei ninja.»

Minato a quel punto si sforzò di sorridere.

Jiraiya non era sicuramente il miglior esempio di rettitudine come shinobi, poiché era sempre stato un accanito bevitore, un indaffarato risparmiatore e un inguaribile dongiovanni; egli era insomma l’esempio perfetto di tutto ciò che uno shinobi non doveva essere.

Mentre i due uomini si dirigevano verso una locanda, s'imbatterono in una persona che era molto famosa nel villaggio.

Jiraiya ovviamente riconobbe subito il vecchio amico, così lo salutò con la sua consueta allegria.

«Ciao, Sakumo! Come stai, vecchio geniaccio?»

Jiraiya, uno dei tre ninja leggendari, si era appena rivolto alla temutissima Zanna Bianca, soprannome di Sakumo Hatake, un giovane shinobi dall'aria mite e un sorriso sempre per chiunque lo incontrasse.

«Guarda chi si vede. - esordì Sakumo. Quanto tempo, Jiraiya.»

Minato scrutò con attenzione quello sconosciuto dall’aria così cordiale. Aveva sentito delle voci secondo cui quell'uomo fosse così rispettato e potente da uguagliare la forza dei tre ninja leggendari tutti assieme; per questo non si aspettava che una figura del genere fosse così priva di interesse nell'atteggiarsi a grande star dell'esercito della Foglia: quell'uomo trasudava modestia da tutti i pori.

A un certo punto, mentre i due vecchi amici discutevano fra di loro, Minato sentì lo sguardo di quello shinobi così potente su di sé.

«E questo ragazzo? E' un tuo discepolo?» chiese Sakumo.

Minato notò quanto il petto del suo maestro fosse colpo di orgoglio e gioia, mentre si appropinquava alla presentazione del suo allievo prediletto a un grande ninja come Zanna Bianca.

«Lui è Minato Namikaze ed è un mio studente proprio come hai detto tu. Stiamo andando a festeggiare, dato che oggi è stato promosso a jonin!»

Minato provò un certo imbarazzo per essere presentato in quel modo, soprattutto perché il suo maestro aveva la consueta abitudine di mettersi a urlare quando parlava, per tanto, quando egli lo stava presentando a Sakumo, tutto il villaggio stava a sentire.

Dal canto suo, Zanna Bianca non ci faceva molto caso e porse la sua mano al giovane shinobi dai capelli biondi, sfoggiando un pacato sorriso.

«Così giovane e sei già un jonin. Ti faccio i miei complimenti.»

Dopo un primo momento di smarrimento, Minato si apprestò a porgere la mano a Sakumo e a stringergliela; da quel momento in poi, si era guadagnato il suo rispetto.

A quel punto, intervenne Jiraiya con una sonora pacca sulla schiena dell’allievo.

«Hai visto? Non solo sei diventato jonin, ma hai anche conosciuto la temutissima Zanna Bianca.»

Un’altra sonora risata da parte del ninja leggendario.

Sakumo allora intervenne in difesa del giovane ninja.

«Suvvia, Jiraiya. Non metterti a ridere così o il ragazzo sprofonderà nell’imbarazzo.»

Jiraiya continuò a ridere per quanto detto dall’amico.

«Tranquillo! Minato ormai ci ha fatto l’abitudine, vero?»

Minato annuì, tremendamente imbarazzato per il modo con cui il suo maestro parlasse, poiché la sua voce squillante attirava l’attenzione di tutti i passanti.

Sakumo invece non fece per nulla caso agli sguardi indiscreti e se la rise.

«Dimmi, Minato. Quanti anni hai?» domandò Sakumo subito dopo.

L’improvvisa domanda ridestò Minato dai suoi pensieri, il quale si prodigò immediatamente a rispondere alla domanda appena posta.

«Ho diciassette anni, signore.» replicò lui.

Il viso di Sakumo si illuminò di una profonda ammirazione nei suoi confronti.

«Sei così giovane che hai bruciato le tappe così presto. Devi essere uno di quei geni impareggiabili come Orochimaru.»

«Con un maestro come me, cos’altro potresti aspettarti?! - s’intromise Jiraiya. Guarda che Minato l’ho allenato personalmente e mi ha già superato da un pezzo! Se Minato s’impegnasse, potrebbe battere anche te!»

Jiraiya era tutto l’opposto di Sakumo. Lui era uno dei ninja leggendari e, proprio come i suoi compagni di squadra, era sfacciatamente fiero del livello di potenza che aveva ottenuto dopo gli immensi sacrifici fatti per diventare un valido ninja del villaggio della Foglia.

Anche dopo quella sfida lanciata, Sakumo non si scompose e nemmeno nella risposta che dette successivamente, fu possibile scorgere la minima traccia di arroganza.

«Interessante. Se Jiraiya parla così bene di te, sarai sicuramente un valido ninja. Ho sentito dire che usi un'antica tecnica del Secondo Hokage.»

Minato arrossì, non era per nulla abituato a quei complimenti.

«Beh, ecco grazie, signore.»

A quel punto, Jiraiya poggiò la propria mano su entrambi i suoi interlocutori e si rivolse a loro con un sorriso.

«Tutte queste chiacchiere sono interessanti, miei cari signori. Però, io credo che una discussione fra uomini sia molto più intensa, quando ci si ubriaca assieme e io ho tanta sete!»

I due ninja scoppiarono in una risatina complice.

«Sei irrecuperabile, Jiraiya.» commentò Sakumo a tal proposito.

«Sarà anche come dici, ma non puoi negare che con me non ci si annoi mai!» ribatté l’altro.

Sakumo sorrise con tanta gioia.

«Questo è sicuro, ma per questa volta, sono proprio costretto a rifiutare la tua offerta.»

«Ma come, Sakumo? Ci pianti in asso?» sbottò Jiraiya accigliato.

«Devo. - replicò Sakumo. Mio figlio mi sta aspettando al parco giochi. Dobbiamo ancora andare a trovare sua madre e spero solo di non essere in ritardo o si arrabbierà con me. E’ sempre così fiscale, anche con il suo povero padre.»

«Sua moglie è stata ricoverata in ospedale, signore?» chiese Minato a bruciapelo; ben presto ebbe modo per pentirsi della domanda che aveva fatto.

Il volto di Sakumo si incupì all’improvviso, così come fece quello di Jiraiya.

«In realtà, la mia amata ci ha lasciati diversi anni fa.» comunicò l'uomo, tentando di sforzare un magnanimo sorriso.

Minato impallidì, maledicendosi per essere stato così di poco tatto.

«Mi dispiace, signor Sakumo. Non era mia intenzione...»

«Non preoccuparti, Minato.» tagliò corto Sakumo, così da tranquillizzarlo.

L’uomo rivolse lo sguardo verso il cielo, poi si risolve ai due uomini.

«Vogliate scusarmi, ma devo proprio andare adesso, sono veramente in ritardo. Vi auguro di passare una magnifica serata.»

Subito dopo, Sakumo salutò i due uomini e si allontanò in direzione del parco giochi.

Di conseguenza, Jiraiya e Minato si avviarono verso una locanda, senza più prendere in discussione la storia della moglie di Zanna Bianca. I due giunsero in un posto in cui Jiraiya era solito frequentare con la propria cricca, al fine di abbandonarsi alle beatitudini dell’alcool.

Una volta seduti, ordinarono immediatamente qualcosa da mangiare e da bere e subito Jiraiya poté godersi il suo amato sake che adorava bere tutto in un fiato; adorava bere in quella maniera, lo rendeva felice anche in quella piccola sfaccettatura e gli faceva apprezzare tantissimo il potere confortante dell'alcool.

«Ora sì che mi sento rinato!» sbottò l'uomo tutto allegro.

Successivamente, l’uomo si voltò verso l’allievo, notando che non aveva ancora bevuto nulla.

«Andiamo, Minato. Fai come me. E’ il modo migliore per goderti al meglio questo prezioso nettare!» lo incoraggiò Jiraiya.

Minato decise di accontentare il suo maestro, prese il suo bicchiere e lo bevve tutto in un fiato, lasciando entrare un immenso calore in tutto il suo corpo; era veramente una strana sensazione quella e non era certo che gli piacesse, ma non disse nulla per non deludere le aspettative del maestro.

Minato tossì con forza proprio a causa dell’alcool e questa sua reazione scatenò una profonda ilarità da parte del ninja leggendario.

«In ogni cosa della tua vita, ricorda che la prima volta non si scorda mai!» sbottò sornione Jiraiya.

Un altro cicchetto di alcool, poi un cameriere portò della carne da mettere a fuoco sulla griglia presente sul loro tavolo.

Minato si ritrovò a sorridere.

«Ma come fa a collegare tutto quanto con il sesso? Ha sempre la testa lì!»

Jiraiya arrestò le sue mansioni e si rivolse all’allievo con espressione divertita. Minato conosceva benissimo quella espressione; il suo maestro stava per dire qualcosa di dannatamente compromettente, ma soprattutto imbarazzante.

«A proposito... - incominciò Jiraiya. Dato che hai tirato fuori l’argomento, come va il tuo piano per chiedere a Kushina di uscire con te?»

Per colpa di quel nome, Minato si irrigidì di brutto e divenne tutto rosso paonazzo in viso; era sempre così, quando in una discussione con qualcuno a lui vicino, veniva tirato fuori l’argomento denominato Kushina Uzumaki.

«Che c’entrano questi argomenti con lei?!» squittì Minato rosso come un peperone.

Jiraiya scoppiò a ridere.

«Ma guardati. Il grande genio che diventa una mammoletta, non appena sente il nome della ragazza che gli piace.»

La mente di Minato era già volata sulla splendida kunoichi dai lunghissimi capelli rossi, con quel fisico asciutto e ben proporzionato, snello e agile, quei due begli occhioni color fuliggine pieni di allegria e di tutta la sua esuberanza possibile; una persona positiva e giocosa, dolce e leale con tutti.

Minato la considerava una persona ammirevole e per tanto, la sua alta considerazione della ragazza era sempre corrispondente a un profondo amore segreto, la cui fioritura si era accennata solamente, quando Kushina era stata rapita da dei ninja del villaggio della Nuvola e lui era corso a salvarla, riuscendovi con straordinaria abilità.

«Allora, quando le chiederai di uscire?» domandò insistente Jiraiya.

A quella domanda, Minato divenne rigido come un pezzo di ghiaccio e si mise a parlare a voce bassa, quasi impaurito che qualche orecchio compromettente udisse le sue attenzioni.

«Non potrei… - commentò Minato. Non saprei come chiederglielo e non sono pronto a un suo possibile rifiuto. Penso che se accadesse una cosa del genere, mi ammazzerei.»

Jiraiya si accigliò molto per colpa di quel comportamento così stridente con il solito atteggiamento del suo freddo e pacato allievo; l’amore lo stava veramente rimbambendo.

«Con questo atteggiamento non la conquisterai mai! Alle donne piacciono gli uomini decisi e sicuri di sé, ma per come ti stai comportando, penso che Kushina ti toglierebbe il saluto all'istante.» lo rimproverò l’uomo.

Minato tentò di allontanarsi dalla conversazione, poiché non si sentiva molto a suo agio a parlare di quell’argomento così importante per lui.

«Possiamo parlarne di altro?» lo implorò Minato.

Alche, Jiraiya storse il naso, estremamente sorpreso per quella richiesta.

«Dici sul serio? Non vuoi parlarne con me? Sono il tuo maestro, puoi aprirti con me.»

Minato percepì il tono offeso del suo maestro e subito si prodigò a specificare meglio il motivo della sua decisione, senza riuscire a lasciare l’amaro in bocca nell’animo del suo maestro.

«Non è quello che pensa, maestro. Il fatto è che per stasera volevo evitare di pensarci sopra, dato che mi arrovello sempre su quello che c’è da fare.»

«Potrei aiutarti io. Me ne intendo parecchio di questioni di cuore.» si propose Jiraiya.

Minato sfoggiò una smorfia.

«Non si offenda, maestro, ma non ho intenzione di iniziare a spirare le donne che si fanno il bagno, né di farmi prendere a pugni da madamigella Tsunade.»

Con quella dichiarazione, Jiraiya si sentì veramente offeso e si prodigò immediatamente di controbattere.

«Perché credi che Kushina è una docile fanciulla che si farebbe fare la qualunque cosa, solo per il suo amato? Quella è un maschiaccio, un demonio dai capelli rossi! Tu avresti ben più problemi di quelli che ho io.»

Quando una persona era innamorata, era molto difficile che si rendesse conto dei difetti della persona amata, questo perché, come nel caso di Minato, quei difetti costituivano uno dei motivi principali a rendere Kushina così attraente.

«E non ha visto quanto è bella? Quando combatte, si muove come una leggiadra farfalla, con quei capelli rossi così meravigliosi.»

Jiraiya decise di berci su, proprio perché Minato era sempre stato proprio ostinato nel dirigere il suo profondo affetto nei confronti della focosa ragazzina del clan Uzumaki.

«Miseriaccia sei proprio stracotto!»sbottò l'uomo esasperato.

Poi bevve un sorso del suo amato sake e riprese a parlare.

«Considerando come stanno le cose, io non vedo proprio il motivo per andare subito da lei e farle una proposta per una cena romantica.»

Minato si irrigidì di colpo tanto da posare persino le bacchette con cui voleva prendere uno stuzzichino di pesce fritto che gli avevano appena portato.

«So che dovrei propormi io, ma proprio non ci riesco. Non appena la vedo, non riesco a dire frasi di senso compiuto.»

«Eppure, quando la Nuvola aveva provato a catturarla, non hai perso tempo per andare a salvarla. Posso credere che non puoi agire con la stessa risolutezza di allora?» sbottò Jiraiya.

«Ma quella era un’occasione drastica! - tuonò Minato. Dovevo agire il prima possibile o avrei perso Kushina per sempre e non potevo permetterlo!»

Minato era rosso paonazzo mentre ripensava a quei momenti così importanti. Anche in quel momento, stentava a credere di essere rimasto freddo come il ghiaccio in quella occasione, anche quando resse Kushina fra le braccia per tutta la durata del viaggio di ritorno per il villaggio; un ricordo bellissimo da custodire nel suo cuore.

Jiraiya scoppiò a ridere per l’ennesima volta.

«Quella volta, secondo me avrai fatto colpo e nemmeno te ne sei reso conto. Dovresti comunque accettare i miei consigli e provare a buttarti. Mal che vada, ci sono tantissime ragazze che vorrebbero uscire con te e alcune persino più carine e femminili di lei.»

«Penso proprio che se Kushina rifiutasse il mio invito, mi darei alla castità perenne.» commentò Minato affranto.

«Non farla così tragica! - sbottò Jiraiya. Ricordi il mio credo ninja? Mai arrendersi!»

Jiraiya comunque non poté fare a meno di rendersi conto che il livello di affetto provato da Minato, era equiparabile a quello che lui provava per Tsunade e al suo amore mai corrisposto: Jiraiya aveva avuto tante donne, ma non aveva mai amato nessuna a parte Tsunade.

Jiraiya non voleva che Minato rimanesse nella sua stessa situazione; avrebbe fatto di tutto per aiutarlo.

«Ti ripeto, le donne come Kushina, preferiscono gli uomini decisi e con le idee chiare. Credimi, io ho occhio per certe cose. Per me dovresti andare da lei, dirle con decisione che ti piace e mostrarle chi comanda a letto!»

Minato era totalmente imbarazzato da quell’argomento, non riusciva proprio a immaginarsi in una stanza, da solo con Kushina, nudi e pronti all’amplesso sessuale; tale prospettiva lo terrorizzava, ma allo stesso tempo gli dava l’angusto senso di eccitazione.

Jiraiya passò il famoso oggetto sulla mano dell’allievo, il quale si premurò immediatamente a controllarne il suo contenuto, ovvero di una piccola bustina argenta dalla forma quadrata. Non appena Minato si rese conto di che cosa fosse, scattò ritto in piedi e tentò di nascondere l’oggetto incriminante, prima che qualcuno possa vederlo.

«Maestro!» squittì lui imbarazzato.

L’uomo non si scompose e ribadì con forza le lunghe lezioni impartitegli dal Terzo Hokage, nei tempi della sua focosa adolescenza.

«Precauzioni, Minato! Precauzioni!» ripeté lui.

Il ragazzo si sedette nuovamente e si avvicinò al suo maestro per rimproverarlo.

«Precauzioni un corno! - ribatté Minato. Possibile che pensa sempre a quello?!»

Jiraiya se la rise e prima che l’allievo potesse continuare a dare di matto, notò che nel locale erano appena entrate due giovani kunoichi che conosceva molto bene.

«Tu guarda che coincidenza. C'è Kushina.»

Minato si irrigidì all’istante e spostò lentamente lo sguardo verso l’ingresso della locanda, dove due splendide ragazze stavano parlando con il cameriere per chiedergli di un tavolo per loro.

Erano entrambe delle splendide creature, del tutto differenti fra loro, una per i suoi capelli neri come la notte e la pelle pallida come la neve; l’altra dai lunghissimi capelli rossi e la pelle più accesa. Le due ragazze si facevano notare da tutti per la loro ammaliante bellezza, ma per Minato, non esisteva nessuna creatura più bella di Kushina Uzumaki.

A un certo punto, Kushina si era voltata verso la sua direzione e lo notò mentre era seduto accanto al maestro Jiraiya, poi lei si voltò verso la sua amica.

Le orecchie di Minato erano acutizzate al massimo per udire quello che le due ragazze stavano dicendo fra loro.

«Hey, Mikoto. Laggiù c'è Minato con il maestro Jiraiya. Li raggiungiamo?»

«Ah eccolo! - disse la ragazza. Beh, non ci sono posti disponibili. Andiamo a chiedergli se possiamo sederci. Ho una fame.»

«A chi lo dici!» sbottò l’amica allegra.

Le due ragazze si avvicinarono al tavolo e Minato cominciò a sudare freddo per quello che sarebbe potuto succedere, quando due persone esplosive come Jiraiya e Kushina entravano in contatto. Per colpa di tale considerazione, Minato poteva evincere un’unica conclusione; era fottuto.

   
 
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