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Autore: Angel2211    11/03/2016    2 recensioni
Se le piume fossero dello stesso colore non sarebbe più facile? Ma se fosse più facile non ci sarebbe nulla di proibito, e si sa, cosa c'è di più affascinante del proibito?
Anya, una normale e timida ragazza americana, stanca di sentirsi fuori posto, scoprirà il vero valore della parola "casa".
Lion, prudente e interessante biondino, coltiva da sempre un'amore per Anya, proibito sulla Terra, in Paradiso e all'Inferno.
Principe e principessa di due regni che si combattono fin dalla creazione, il loro sarà un amore travagliato, colpito anche da una guerra. Riuscirà il loro amore a trovare una soluzione?
Dal secondo capitolo:"Fu la voce della professoressa a farmi riemergere dai miei pensieri.
Due nuovi studenti? Ogni volta che sento frasi del genere non faccio altro che pensare che magari potrebbero diventare miei amici... Ma poi gli altri li "avvertono" ed io resto sempre sola.
Dalla porta fanno il loro ingresso un ragazzo e una ragazza... Ma che dico?! Questi sembrano angeli!"
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti, mi chiamo Anya Carwey, ho diciassette anni e sono la figlia di uno degli uomini più ricchi d'America. Ho i capelli pieni di boccoli ramati e gli occhi color nocciola. La mia vita è perfetta, ho un bellissimo fidanzato (ovviamente uno dei più popolari della città), abito  in una villa a San Francisco con mio padre e non ho amici.
Già, non ho amici, il mio ragazzo sta con me solo perché ho i soldi, mia madre è morta due anni fa e mio padre mi usa come se fossi una bambolina da esporre. Avevo detto che la mia vita è perfetta? Ho detto la più grande cazzata immaginabile.
Ma in fondo agli occhi di tutti lo è, io sono la figlioletta viziata di John Carwey, il proprietario della famosissima azienda Carwey, produttrice delle più innovative attrezzature della FBI, posso avere qualsiasi cosa io desideri: scarpe, vestiti, cellulari, accessori e gioielli all'ultimissima moda.
Ma anche io ho dei limiti: non ho amici, non ho una madre, non ho un ragazzo che mi ama e mio padre si dimentica pure del mio compleanno. Ah, a proposito: oggi 22 novembre è il giorno del mio diciassettesimo compleanno! Ci sarà una grande cena nella sala ricevimenti di casa mia, organizzata da mio padre, c'è solo un piccolo particolare: la cena non è per me, ma per convincere alcuni azionisti che mio padre non ha alcun'interesse nel distruggere l'azienda di Ronald Fynman.
Ronald Fynman è l'uomo che con mio padre si contende il titolo di "uomo più ricco d'America" da anni, possiede un'azienda di alta tecnologia che, come l'azienda di mio padre, fornisce attrezzature di ultima tecnologia all' FBI. Lui e mio padre sono nemici giurati.
Ma in fondo Ronald Fynman è l'uomo più odioso che conosco, anzi esiste solo un'altra persona più odiosa di lui: suo figlio!
Si chiama Lion, alto, biondo, occhi verdi, il ragazzo più popolare della scuola, presuntuoso, insopportabile e odiosamente intelligente, conosco pure la data del suo compleanno... Come mai? Beh, è nato il mio stesso giorno!
E come se non bastasse vederlo a scuola, dato che è un mio compagno di classe, lo devo vedere anche stasera con il suo "papino" alla cena "di pace".
Ma ho dimenticato di dirvi una cosa: sono una strega! O qualcosa di simile... No, non lo sa nessuno, nemmeno mio padre.
Sono in grado di muovere gli oggetti con il pensiero, aiutandomi un po' facendo gesti indicatori con le mani, ed è la cosa più forte che si possa immaginare!
Ora sono sul mio letto, devo scegliere che abito indossare per la cena di stasera. Ho ridotto l'assortimento a tre abiti: uno blu, stretto e lungo con una scollatura innocua davanti è una vertiginosa sulla schiena; uno rosa, corto, il cui corpetto è stretto e la gonna è larga e svolazzante, tutto ricoperto di un bellissimo pizzo; l'ultimo è nero ed è stile impero, lungo e svolazzante, con delle pietre brillanti sul corpetto.
Rimango più o meno un ora a fissare i tre vestiti mentre sono seduta su una sedia levitante, ma alla fine scelgo quello blu. Do un po' di colore al mio viso con un trucco leggero, indosso un paio di sandali argentati con un altissimo tacco a spillo e lascio cadere i boccoli sciolti sulle spalle. Sono pronta! 
Mi do un'ultima guardata allo specchio e, senza alcuna voglia, scendo. 
La prima cosa che vedo è mio padre che mi guarda con gli occhi storti perché sono in ritardo di dieci minuti. Gli uomini che già sono arrivati si girano a guardarmi e incitano i loro figli a farsi avanti, sono estremamente fastidiosi! Il primo che mi si presenta davanti si chiama Garret, un tipo carino, ma estremamente noioso, tanto che prima di cinque minuti lo avevo già mandato via. Detesto le cene di papà mi trattano tutti come se fossi un oggetto. Il secondo, che mi ha portata vicino alla finestra, si chiama Dan e... ha allungato le mani sul mio sedere!
Come si permette?! Allora mi allontano e gli mollo uno schiaffo, nessuno se ne accorge perché sono ancora tutti fuori dal salone, allora lui mi afferra e mi bacia con forza e violenza. Io non voglio! Voglio che vada via! Mi fa schifo! 
Lo spingo via, ma niente; lui allunga di nuovo le mani sul mio sedere.
Aiuto! Non ce la faccio più! Vi prego aiutatemi! Non voglio! Non voglio! Ho paura!
Non so come la sua presa violenta sparisce tutto ad un tratto sostituita da una più dolce di uno sconosciuto.
È Lion!
Ho le lacrime che mi rigano il volto non riesco a fermarle.
"Come ti permetti?!" lo sento urlare.
"Hey, pivello mi hai interrotto!"rispose quello che aveva causato le mie lacrime ed io ebbi più paura che mai e inconsapevolmente mi strinsi al braccio di Lion che gli aveva appena mollato un pugno.
"Adesso sparisci da questa casa e non farti più vedere!" sentii dire in un sussurro Lion.
Appena Dan se ne va Lion si staccò dalla mia presa.
"Stai bene Anya?"
"Si"
"Non si direbbe"
"Sto bene, grazie"
"Visto? E tu che dici sempre che sono antipatico, sono anche molto forte" mi disse con un ghigno e facendomi innervosire.
"Sei sempre il solito spaccone!"
"Dico solo la verità"
"Me la sarei cavata anche da sola!"
"Si certo, come no"
Lo odio! Lo odio! Lo odio! Lui non sa di cosa sono capace! Avrei potuto benissimo spaccargli una bottiglia i testa con i miei poteri!
"Ti detesto!"
"Non mi importa più di tanto. Comunque auguri"
Mi ha fatto gli auguri???? È stato l'unico...
"Anche a te"
"Grazie, ma adesso credo che sia il momento di andarci a sedere"
"Si" risposi con malinconia.
La cena fu molto calma e come al solito mio padre non fece altro che ricordarmi di essere solo un oggetto per lui.
"Samuel guarda questa è mia figlia, te ne avevo già parlato giusto?"disse mio padre ridendo all'uomo che aveva accanto, mentre io avevo solo voglia di scappare.
"Si, è davvero bellissima" disse l'uomo che poi si rivolse a me "Buonasera signorina Anya"
"Buonasera a lei"
"Posso presentarti mio figlio Carlo?"
"No" rispondo acida.
Basta! Sotto gli occhi di tutti mi alzo e vado in giardino. Una volta fuori sento mio padre parlare con gli altri uomini: "Scusatela lei è fatta così, non riesco a cambiarla"
Poi mi giro e inizio a camminare infiltrandomi nel labirinto fino a che arrivo al centro, dove ci sono due grandi altalene, e mi siedo in una.
Come posso essere trattata così da mio padre?! Mio padre! Non gli importa nulla di me?! Sono così stanca... Vorrei sparire. A che serve avere i poteri se poi non hai nessuno?! Li darei via se solo potessi riavere indietro mia madre!
Già, mia madre... Lei era l'unica che mi abbia mai capita e a cui importava qualcosa di me... Mamma ti prego aiutami non so più cosa fare!
"Mi spieghi perché piangi?" disse una voce sconosciuta.
"Chi c'è?"
"Sono io e non urlare!" tra le foglie comparve l'ultima persona che avrei voluto vedere.
"Lion vattene! Non è il momento..."
"Guarda che nemmeno io ti sopporto, però potresti essere più gentile!"
"Non mi interessa"
Lui si venne a sedere proprio nell'altalena accanto alla mia. Questo ragazzo non capisce proprio nulla!
"Cosa non capisci della parola VATTENE?!"
"Nulla, solo che mi piace darti fastidio"
Questo ragazzo non potrebbe essere più insopportabile.
"Perché sei uscito?" dico rassegnata.
"I discorsi dei nostri padri iniziavano a diventare pallosi e tu?"
"Perché queste cene le odio"
"Tuo padre si è scordato del tuo compleanno?" dice lui ridendo senza sapere che non aveva fatto altro che rigirare il coltello nella piaga.
"Esatto" gli rispondo io con malinconia; non so perché gli parlo così, non sono mai stata così sincera con lui, anzi non ci parliamo mai, ci insultiamo e basta.
Lui sembrava davvero scosso, e gli si posa un velo di tristezza sul volto.
"Mi dispiace, ma ti capisco: anche mio padre si dimentica del mio compleanno... Beh direi che si ricorda di me solo quando devo presentarmi ai suoi stupidissimi colloqui"
"La mia situazione non è molto diversa... Per mio padre non sono altro che una bambolina da esporre"
"Aspetta, fatti guardare un po'... Non sei un granché" mi dice ridendo con aria da presuntuoso.
"Ma guardati tu" gli rispondo con rabbia.
"Infatti mi guardo io"
"Sei il solito idiota!"
Continuammo a bisticciare per ore, ma anche se non lo volevo ammettere lui mi aveva fatto tornare il sorriso e quando dovemmo tornare dentro un po' mi sono sentita dispiaciuta.

Tuttavia io non potevo aspettarmi che, nascosti fra il labirinto, qualcuno ci stesse osservando.
"Damon, sei sicuro che siano loro?"
"Si, e appena useranno i loro poteri ne avremmo la certezza"
"Un po' mi dispiace per loro"
"Kaila, dobbiamo obbedire agli ordini... Quei due possono chiudere quelle maledette porte e dovranno farlo!"
   
 
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