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Autore: Gniagna    28/03/2009    1 recensioni
Quinto libro: tutto quello che è accadtu all'Ufficio Misteri (un po' anche prima e dopo) visto dagli occhi di Remus e Sirius.
Genere: Triste, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ti prego Sirius…”

“Smettila Remus! È il mio figlioccio! Non ho intenzione di restarmene qui a gingillarmi mentre lui rischia la vita per salvare me!”

L’uomo si diresse verso la porta, ma l’amico lo fermò per la manica: “Cerca di ragionare Sirius! Chiunque troveremo nell’Ufficio Misteri è tuo nemico! Rischi più di tutti noi messi insieme! Harry non sarebbe felice di vederti morto…”

“Sarebbe ancora meno felice di morire!” rispose il moro irato, mentre si liberava dalla stretta dell’amico, che, prontamente si frappose tra lui e la porta, impedendogli ancora una volta di allontanarsi dalla stanza.

“Togliti dai piedi.”

“N-no…”

“Remus! Fammi andare ad aiutare Harry!”

“N-non… non posso…”

“Se non ti togli dalle palle di tua spontanea volontà sarò costretto a…” lasciò cadere la frase sfoderando lentamente la bacchetta.

“Dovrai passare sul mio cadavere Pad.” L’amico lo superava quasi di una spanna, eppure il licantropo non ne era assolutamente spaventato, conosceva abbastanza bene Sirius da essere certo che non gli avrebbe mai fatto del male. Continuò a guardarlo negli occhi senza abbassare lo sguardo. Rimasero lì un istante poi Sirius alzò la bacchetta piantandola esattamente alla gola del compagno.

“Fatti da parte,” sibilò irato: “non obbligarmi a farti del male…”

Remus deglutì lentamente mentre con la mano cercava la sua bacchetta, forse aveva sottovalutato Sirius, possibile che dodici anni ad Azkaban l’avessero cambiato in modo così radicale? Impugnò la bacchetta pronto sfoderarla al momento opportuno, poi alzò di nuovo lo sguardo verso Sirius: “Ti prego Sirius ragi…” non riuscì a finire la frase che un getto di luce rossa uscì dalla bacchetta di Sirius mandandolo a terra lontano dalla porta.

“Mi dispiace.” Disse con un filo di voce, mentre apriva la porta e si univa a Moody, Tonks e Kingsley che li aspettavano in cucina.

Remus si alzò da terra, sentiva un dolore lancinante allo stomaco dove l’incantesimo di Sirius l’aveva colpito e, cercando di non pensare a quello che era appena successo, uscì dalla stanza e si unì al gruppo. Tonks lo osservò con sguardo interrogativo, Remus scosse la testa e facendo segno a Moody di muoversi; sentiva sulla schiena le occhiate di Sirius e mentre stava per smaterializzarsi sentì la mano del compagno cercare la sua, fu tentato di stringerla, di dirgli che non importava e che gli voleva bene. Si allontanò di scatto, incrociando un attimo lo sguardo del moro.

“Remus…” implorò Sirius cercando di mantenere quel breve contattò visivo.

Remus lo guardò con odio, prima di sibilare un “Fottiti.” e di smaterializzarsi per riapparire nell’ingresso del Ministero della Magia.

Si guardarono intorno senza parlare, il Ministero era stranamente vuoto anche per quell’ora. Corsero verso un ascensore, scesero fino all’Ufficio Misteri ed entrarono nella porta nera. Nessuno di loro aveva detto una parola, Sirius era il primo della fila, sentiva dietro di se i passi dei compagni; si era voltato un paio di volte per controllare che fossero ancora tutti li cercando di non incrociare lo sguardo dell’amico che chiudeva la fila, continuando a premersi lo stomaco dove l’incantesimo di Sirius l’aveva colpito. L’uomo sentì una dolore improvviso, aveva colpito il suo migliore amico senza pensarci due volte, l’aveva colpito perché stava cercando di salvargli la vita.

Aprì la porta e si trovarono in una grande sala circolare, sentì distintamente la voce di sua cugina che lanciava una maledizione cruciatus e l’urlo straziante di un ragazzo. Si mosse sicuro verso la porta da cui veniva il rumore e si entrò nella stanza. Vide Malfoy al centro della stanza con Harry, lo vide alzare la bacchetta verso di loro e prima di riuscire a fare qualunque cosa sentì Tonks lanciare uno schiantesimo e spedire Malfoy a gambe all’aria. Scesero velocemente i gradini che li separavano da Harry, Sirius cominciò a duellare con il primo mangiamorte che trovò a tiro, mentre con la coda dell’occhio controllava cosa stesse succedendo sia a Remus che a Harry. Non riusciva a vedere l’amico da nessuna parte, mentre, al contrario, vedeva il figlioccio a pochi metri da lui alle prese con un mangiamorte. Cerco di intervenire in suo aiuto, ma il suo avversario gli lanciò contro uno schiantesimo spingendolo a buttarsi dall’altra parte. Sirius si rialzò dolorante, schiantò il suo avversario e si mosse verso il ragazzino che nel frattempo si era liberato del primo mangiamorte ed era alle prese con Dolohov. Cercò di allontanarlo da Harry ma prima che potesse intervenire il ragazzino pietrificò il mangiamorte.

“Bravo!” gli urlò mentre un paio di schiantesimi li mancavano per un pelo: “E adesso esci di qui…”, si voltarono entrambi di scatto vedendo Bellatrix atterrare Tonks, Sirius si mosse velocemente verso la cugina urlando al figlioccio: “Harry, prendi la profezia agguanta Neville e vattene!”

Cominciò a duellare con la donna continuando a cercare con la coda dell’occhio l’amico, poi lo vide, al fianco di Harry mentre lo aiutava a liberarsi di Malfoy, lo vide urlare qualcosa al ragazzo, poi fu troppo preso da duello per vedere qualunque altra cosa. Sua cugina era molto più brava di quanto ricordasse, continuarono a combattere in silenzio poi lei gli lanciò contro uno schiantesimo, l’uomo sorrise in segno di scherno alla donna, “Avanti, puoi fare di meglio!”, riuscì a mala pena a finire la frase che un secondo getto lo colpì al petto. Cadde lentamente e, mentre cadeva, ebbe tutto il tempo di guardarsi intorno: vide Harry abbandonare Neville e corrergli incontro vide Lupin lasciar cadere la bacchetta per terra, incrociò lo sguardo del lupo mannaro un attimo, aprì la bocca per chiedergli scusa, non fece in tempo.

Lupin guardò la caduta dell’amico immobile, lo vide cadere dietro al velo e vide Harry corrergli incontro. Si mosse più velocemente di quanto credesse di essere in grado, nella sua testa continuava a risentire la risata di Bellatrix e a vedere l’ultimo sguardo di Sirius, agguantò Harry prima che potesse salire sulla piattaforma e lo strinse a se.

“Non puoi fare niente, Harry…” è morto, cazzo, è morto e nessuno può fare niente.

“Fermalo… salvalo… è appena passato…!”

“… è troppo tardi, Harry.” Non posso fare più nulla è morto, è morto per colpa tua, perché tu non hai saputo riconoscere la verità da un sogno, è morto per salvare te, per dimostrarti che ti amava, è morto per colpa tua.

“Possiamo ancora raggiungerlo…” il ragazzo si divincolava tra le sue braccia, avrebbe voluto picchiarlo, fargli del male, urlargli contro che era colpa sua, colpa sua se Sirius era morto, invece lo strinse a se ancora più forte, Sirius era morto per salvarlo e ora quel ragazzo era l’unica persona che gli era rimasta: il figlio di James e figlioccio di Sirius.

“Non puoi fare più niente, Harry… niente… se n’è andato.”

“Non se n’è andato!” l’urlo di Harry lo colpì come una pugnalata. Sirius era morto, morto. La cosa era così definitiva da fargli quasi male. Non l’avrebbe rivisto mai più, non avrebbe più sentito il suono della sua voce o l’echeggiare della sua risata. Niente di niente. Sirius non c’era più.

Sentì la voce di Harry urlare e chiamare Sirius, ma era come una voce lontana, come in sogno lo allontanò dalla piattaforma, aiutò Neville a liberarsi dall’incantesimo che gli impediva di reggersi in piedi. Sempre come in sogno, vide Harry liberarsi dalla sua stretta e correre dietro a Bellatrix urlandole che l’avrebbe uccisa. Si scoprì ad augurargli un “Buona fortuna” appena sussurrato e a desiderare di correrle dietro anche lui, di vendicare Sirius. Mosse un passo nella direzione della donna ma, in quell’istante, incontrò lo sguardo di Silente. Si fermò di scatto: non doveva, non poteva comportarsi come un ragazzino; per l’ennesima volta nella sua vita Remus represse quello che provava e i suoi desideri, con un grande sforzo di volontà si voltò e diede le spalle all’arco, e all’assassina di Sirius.

Con una calma quasi glaciale aiutò i medimaghi a trasportare i feriti all’ospedale di San Mungo e gli auror a trasferire i mangiamorte catturati a Azkaban. Finalmente, quando tutti si allontanarono e il Ministero rimase deserto, scese di nuovo nell’Ufficio Misteri e entrò nella stanza. Si avvicinò lentamente all’arco e alla persona che ritta in piedi fissava quel gruppo di pietre.

“Severus?” domandò stupito il licantropo, avvicinandosi all’uomo da dietro. Severus si girò di scatto, “Ah, sei tu Lupin.”, sembrava quasi rassicurato dalla presenza dell’altro. Fissò l’arco un attimo poi aggiunse: “È lì?”. Remus annuì appena.

“Sai,” continuò Piton come per scusarsi “volevo salutarlo,un’ultima volta...”

“Credevo che tu lo odiassi?”

“No, non lo odiavo, avrei preferito farlo ma ero destinato ad amarlo. Non se n’è mai accorto.”

Remus sorrise “Forse è meglio così. L’abbiamo amato in due, ma tu eri troppo distante e io troppo vicino perché capisse, avremmo dovuto trovare una via di mezzo.”

Fu la volta di Severus di guardare l’altro stupito, poi anche le sue labbra si allargarono in un sorriso, mentre la sua mano cercava quella di Remus e la stringeva dolcemente: “Infondo sai com’era Black: con lui non erano possibili mezze misure.”
  
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