Crossover
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Autore: Jack_Skeletron_4ever    12/03/2016    3 recensioni
Un potente nemico sta per abbattersi nel mondo Reale. La Fantasia, disgustata dalla malvagità degli uomini, viene corrotta da essa, organizzando un contorto piano per distruggere il mondo umano, facendosi aiutare da sei cattivi, frutto dell'Oscurità presente nei cuori delle persone. Ma anche il mondo della Fantasia è in pericolo, i personaggi che abitano i nostri pensieri si ritrovano inspiegabilmente nel nostro mondo. Alcuni gruppi però vengono trovati e studiati nell'area 51. Riusciranno ad uscirne indenni? Qual'è il vero obbiettivo dell'Entità della Fantasia? Scopritelo in questa prima storia della serie "Dimensional War".
PROSSIMO CAPITOLO: 10 Ottobre 2016 (Stavolta per davvero)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dimensional War'
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Dimensional War
The Awakening
 
 
Silenzio, era questo ciò che sentiva il soldato. Il suo compito era semplice e nemmeno tanto pericoloso, scortare il generale Jim Goldman nel deserto del Nevada, lasciarlo lì e andarsene. Un lavoretto semplice e veloce, ma sperava almeno in un minimo di dialogo, invece l’uomo era rimasto stoico e impassibile, tanto che, dopo aver inutilmente cercato uno spunto di conversazione, il militare rinunciò, rimanendo così in silenzio per tutto il viaggio, d’altronde il suo aspetto era anche piuttosto suggestivo. Aveva i capelli biondi, rasati, occhi castani, un viso squadrato. Aveva una cicatrice sulla guancia destra e uno sguardo serio e feroce. La giacca verde con le onorificenze e il fisico statuario non aiutavano di certo.
Arrivati all’inizio del deserto, il generale scese dalla jeep, incitando il soldato ad allontanarsi, il quale rimise in moto l’auto e fece il saluto militare, andandosene subito dopo.
Il generale iniziò a incamminarsi, gli era stato ordinato di avanzare di almeno due chilometri dal luogo in cui era stato lasciato e aspettare lì. Mentre camminava, Goldman era inquieto, essere convocato all’Area 51 era di certo un grande onore, ma sapeva già che ciò aveva a che fare con ciò che era successo una settimana fa, ne era assolutamente certo.
“La pagherete per ciò che avete fatto” una settimana prima questo strano messaggio era apparso nelle menti degli uomini, era così strano che tutti gli esseri umani avessero pensato la stessa identica cosa, era semplicemente illogico. Goldman aveva capito che qualcosa di più grande di lui si stava mettendo in moto, ma gli altri? Loro avevano capito? Da un lato, se lo stesso direttore dell’FBI lo aveva convocato, qualcosa era in atto, dall’altro, se il suo era solo un semplice trasferimento, per quanto semplice si possa definire essere trasferiti nell’Area 51, allora… Fu in quel momento che i suoi pensieri si fermarono, non riusciva a trovare un’alternativa, sperava di farlo, perché quei pensieri lo spaventavano, chi poteva essere tanto pazzo da minacciare gli esseri umani? Ma, soprattutto, come aveva fatto ad entrare nella mente di ogni singolo essere umano?
Per Goldman non erano coincidenze, era davvero impossibile ciò, durante quella giornata non si sentiva parlare di altro e di certo i media non aiutavano, guardare un programma in diretta e vedere tutti coloro che erano dentro lo schermo guardarsi intorno confusi e spaventati aveva creato una reazione a catena, cosicché questo strano avvenimento non divenne di dominio pubblico. Pane per i complottisti, era ormai tutto un “Gli Alieni ci invaderanno” o “I politici ci hanno fatto impiantare chip nei cervelli” oppure ancora “Illuminati confirmed”.
Rimuginando su questo, Goldman non si accorse di una figura dietro di lui, non era di certo il direttore dell’FBI, ma si poteva tranquillamente dire che era un pezzo grosso. Aveva la carnagione scura, corti capelli neri e occhi castani. Indossava un abito blu, non molto adatto al deserto. Non appena il generale si girò, strabuzzò gli occhi per un momento, per poi mettersi sull’attenti eseguendo il saluto militare: “Generale Jim Goldman, al suo servizio signor presidente” disse, rivolto nientemeno che al presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama: “Riposo generale, deduco che anche lei è stato convocato dal direttore Comey” rispose lui: “Affermativo signor presidente, non sono ancora a conoscenza del mio compito, ma se lo desidera potrei scortarla” fece lui, prima che il loro sguardo fu voltato verso l’alto, a causa del rumore di pale d’elicottero in avvicinamento.
I due si coprirono gli occhi per evitare che la sabbia che si stava alzando potesse colpirli, mentre il pilota dell’elicottero si stava avvicinando al suolo. Non appena atterrò, un uomo scese dal velivolo e si avvicinò ai due, aveva i capelli neri e occhi azzurri, stava indossando anche lui un completo blu: “Signor presidente, generale Goldman, vi porgo i miei saluti” disse, mentre Obama si avvicinò per stringergli la mano: “È un piacere, mister Comey” rispose il presidente, rivelando che colui che stava davanti a loro era nientemeno che il direttore dell’FBI, James B. Comey.
Il direttore dell’FBI invitò i due ad entrare nell’elicottero, cosicché potessero dirigersi verso la loro destinazione: “Mi spiace avervi scomodato, ma la situazione che sto per presentarvi può avere degli effetti nefasti sulle nostre vite” disse, incuriosendo Goldman e preoccupando Obama: “ Di che si tratta?” chiese il generale, ma Comey non rispose subito, irritandolo: “ Non posso parlarne ora, ma se avrà un po’ di pazienza, presto saprà tutto” disse, dopo aver riflettuto per almeno cinque secondi, lasciando Jim piuttosto irritato.
Il generale aveva sempre provato un’avversione per l’FBI e la CIA, secondo lui ogni persona meritava di sapere cosa stava accadendo, ma purtroppo i servizi segreti non erano dello stesso parere, preferendo lasciare all’oscuro i cittadini delle loro ricerche e scoperte.
Non passò più di mezz’ora, quando l’elicottero arrivò alla sua destinazione, la famosa Area 51. Solo il nome di questa base militare bastava per agitare i complottisti, che credono che il governo studi forme di vita aliena in segreto.
L’elicottero iniziò la sua discesa, per atterrare davanti al portone di entrata della base: “Scusate se non entriamo direttamente, viste le vostre persone non dovrebbe essercene nemmeno bisogno, ma è necessario che ognuno venga perquisito prima di entrare” disse Comey, accompagnando i due verso la guardia davanti al portone, che non appena vide il tesserino di Comey, li accompagnò nella stanza delle perquisizioni.
Intanto, all’interno della base, uno degli agenti dell’FBI stava osservando una bacheca in cui erano attaccate varie foto, tra cui si potevano notare cadaveri, e un titolo di un giornale: “Serial killer uccide 30 persone a New York City. Le vittime mostrano uno squarcio all’altezza delle labbra, creando un sorriso macabro”.
L’agente era inorridito, nonostante tre giorni prima fosse riuscito a catturare l’assassino, questo era riuscito a fuggire, in modo molto misterioso, gli uomini che erano di guardia erano scomparsi e le telecamere di sicurezza erano state disabilitate da una strana interferenza, l’unica cosa certa era che dopo la sua scomparsa, il killer aveva smesso di uccidere.
Mentre rimuginava, l’agente Michael Smith, questo era il suo nome, venne avvisato da una guardia dell’arrivo di Goldman e Obama. Smith si passò una mano fra i capelli rossi, mentre i suoi occhi verdi mostravano una preoccupazione che a prima vista era ben celata dagli anni di addestramento. Il trio formato da Comey, Obama e Goldman era appena uscito dalla stanza delle perquisizioni e, mentre camminavano all’interno della base, incontrarono proprio Smith e immediatamente sul volto di Jim si illumino con un sorriso.
“Bentornato direttore Comey e benvenuti nell’Area 51, signor presidente e generale Goldman” disse, salutando i tre: “Michael Smith, ne è passato di tempo, ragazzo” disse Jim, allungando la sua mano, che il giovane strinse volentieri: “Dai tempi dell’accademia, ai tempi era un sergente, ora sono io ad aver raggiunto quel grado” rispose, ricambiando il sorriso.
Dopo i saluti fra i due, il gruppo iniziò ad incamminarsi lungo un corridoio, in silenzio, l’area era piena di soldati e alcuni non avevano i permessi necessari per ascoltare la loro conversazione. Comey li portò davanti ad una stanza e, dopo aver digitato un codice, ci entrarono.
“Qui potremo parlare” disse il direttore dell’FBI, indicando un grande tavolo rotondo di legno con sei sedie attorno ad esso: “Questa è la sala riunioni dell’Area 51, vi consiglio di mettervi comodi, quello sto per dirvi è abbastanza pesante da digerire” continuò, mentre Goldman sorrise, finalmente l’FBI aveva deciso di rivelare il suo segreto.
“Avrete sentito parlare dei trenta omicidi accaduti vicino a New York City” iniziò Smith: “Quello che non sapete è chi sia stato a compierli” Michael stava per rivelarlo, ma Goldman perse la pazienza: “Andate dritti al punto, l’FBI che si occupa di un caso di omicidi? Non la bevo” disse il generale: “Vede generale, non ce ne saremmo occupati, se non fosse per chi è l’assassino” rispose Comey.
Michael accese il computer della sala riunioni e sul monitor apparve la foto di un uomo, anche se il suo viso era deturpato e le sue guance erano squartate: “ Questo è Jeff The Killer, un pazzo psicotico protagonista di alcune storie dell’orrore su internet, chiamate Creepypasta. La sua storia è piuttosto semplice, lui e la sua famiglia si trasferiscono, incontrano dei bulletti e Jeff ne è la vittima. Dopo una colluttazione dove Jeff pugnala i bulli sulle braccia con lo stesso coltello che loro avevano usato per minacciarlo, il fratello viene arrestato prendendosi la colpa al suo posto. Successivamente i bulli ci riprovano e stavolta, Jeff ne uccide due, mentre il terzo gli dà fuoco. Così impazzisce e, una volta tornato a casa dall’ospedale, si squarcia le guance, per creare un sorriso e uccide la sua famiglia” appena Smith finì di descrivere, Goldman si infuriò: “ State dando la colpa di trenta omicidi ad un personaggio che non esiste?” urlò il generale, non sopportava l’idea che Comey lo stesse prendendo in giro: “ Si sieda generale” disse Obama, per poi rivolgersi al direttore dell’FBI: “ Capirà che la vostra teoria è piuttosto fantasiosa, direttore Comey” ma Micheal si mise in mezzo:“ Se posso permettermi, signor presidente, io l’ho visto coni miei occhi, so per certo che non è una fantasia” queste parole stupirono il presidente, il quale spostò il suo sguardo su James, che annuì: “ Vi prego di seguirci, presto capirete tutto”.
Intanto, in un’altra stanza, più precisamente nel laboratorio dell’Area 51, un gruppo di scienziati stavano esaminando i dati che avevano raccolto sulle forme di vita che stavano studiando: “ Dr. Cooper, ecco i risultati delle analisi” disse uno di loro al dr. Howard Cooper.
Howard Cooper era un uomo sulla sessantina, aveva i capelli bianchi e occhi azzurri, la pelle era pallida e indossava un camice bianco, come tutti lì dentro: “ Impressionante, questo individuo possiede dentro di sé il DNA di tutti gli animali, se riuscissimo a sintetizzarlo, potremmo usarlo per far rivivere ciò che noi uomini abbiamo distrutto” disse, avvicinandosi alle tre capsule che contenevano tre diversi esseri.
Intanto, nel deserto, tre figure si erano appena materializzate a poca distanza dalla base: “ Li ho trovati” disse una voce maschile: “ Si trovano davvero in quella struttura, avverto molte persone, anche se avverto il cosmo di tre persone più flebile di altri” continuò, quest’uomo aveva i capelli biondi, un fisico statuario e gli occhi chiusi, era seduto in meditazione, accanto a lui c’era una cassa dorata.
“ Dobbiamo trovare il modo di entrare” disse una voce femminile: “ Ci penso io Raven, Shaka, sei sicuro sia lì?” chiese l’altro, era un essere umanoide dalla pelle viola chiaro, con una coda più scura, ricevendo una risposta affermativa dal biondo.
“ Sei sicuro di andare da solo? Potrei aiutarti” disse la ragazza, la quale si tolse il cappuccio del mantello viola, mostrando i suoi capelli e i suoi occhi del medesimo colore, pelle diafana e una gemma viola sulla fronte.
“ Non ne avrò bisogno, se andrò da solo avrò più possibilità di infiltrarmi e poi… non sarò proprio da solo” disse, mentre la viola annuì, lasciando un ultimo monito alla creatura: “ D’accordo, ma stai attento, Mewtwo” disse, guardando il pokèmon volare via.
   
 
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